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Capitolo due

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Chance

Non perdevo di vista la scatola placcata d’oro da quando Nora Whynot l’aveva portata nella caverna. Era tempestata di gemme, e nascondeva i segreti che avrebbero cambiato la mia vita. Mio fratello aveva ucciso il primo proprietario di quella reliquia, e la seconda persona che ne era entrata in possesso era appena uscita dall’ospedale. Ora, finalmente, apparteneva al mio tuono. Feci scorrere un dito sui simboli incisi dentro il coperchio d’oro secoli prima. Avevo imparato molte lingue, nella mia lunga vita, ma il Braille non era tra di esse. Volute di fumo si alzarono dal metallo.

La leggenda di quella scatola non era una stupidaggine.

Il drago a lungo dormiente dentro di me aveva aperto un occhio assonnato. Ma possedere quella scatola non era sufficiente, da solo, a farmi mutare.

Tanner, lo storico del nostro tuono, alzò lo sguardo dal grimorio che da ore studiava attentamente. Voltava ogni pagina di papiro con riverenza. I nostri antenati avevano scritto quelle istruzioni a mano, ma nel corso delle generazioni il vero significato di quelle parole era andato perduto. Le ombre viola scuro sotto i suoi occhi non avevano nulla a che fare con l’illuminazione della caverna. Lavoravamo tutti senza sosta per decifrare il codice.

«La reliquia ha una sua energia.» Rafe fissò la scatola come se fosse la sua nemesi. Aveva trascorso gli ultimi cinquant’anni nella sua forma umana, incazzato per il fallimento dell’incantesimo d’amore di Nora. Quella magia avrebbe dovuto aiutare i draghi dell’ultimo tuono del Nord America a trovare le proprie compagne. Fino a quel momento, solo mio fratello Tyson c’era riuscito. Il resto di noi era ancora condannato a trascorrere il resto della propria vita come essere umano. «Ed è arrabbiata.»

Visto che da cinque decenni l’incantesimo d’amore fallito mi impediva di passare alla mia forma di drago, il mio status di alfa era stato messo a dura prova. Non potevo guidare gli altri senza la possibilità di mutare. Fino a quando Tyson non c’era riuscito, dopo essersi accoppiato con la sua compagna durante la Festa di Beltane, nessuno nel tuono aveva avuto più autorità di me.

Non ero abituato a fare spazio a qualcun altro, ma ero disposto a lasciargli le redini se ciò avesse significato che avrei potuto mutare.

Da quando Nora ci aveva portato la reliquia, il mio drago mi parlava. La sua voce non era forte abbastanza per annunciare al resto del tuono che ero vicino alla mutazione, ma era lì. L’antica iscrizione su quella scatola era la chiave per far riacquistare al nostro tuono il suo splendore. Se avessimo capito cosa cazzo c’era scritto.

Mi alzai dal tavolo, spingendo via il grimorio davanti a me. «La scatola è potente, riesco a sentirlo.»

Jax aggrottò la fronte. Fino a quel momento era stato insolitamente silenzioso. Assolutamente inusuale, da parte sua. Negli ultimi cinquant’anni era lui quello che aveva mantenuto il sorriso sui nostri volti con tutte le sue stupide battute. «C’è qualcosa che... non va. È così da quando Nora ha portato qui quel dannato affare. Riesco a malapena a muovermi, e sento la testa pulsare. Nella migliore delle ipotesi, è il mio drago che si prepara a saltare fuori. Ma se è tutto ciò che sa fare dopo cinquant’anni, preferisco rimanere umano.»

Fanculo. Quell’affermazione faceva riflettere.

L’energia sortiva l’effetto opposto su di me. Mi rendeva irrequieto. Come se dentro di me ci fosse un animale in cerca di una preda. Come se finalmente la possibilità di mutare fosse alla mia portata, e avessi un margine di errore sottile come un laser. Quell’enigma, scritto in una lingua dimenticata all’interno della scatola, avrebbe potuto essere l’ultima possibilità del tuono di spezzare l’incantesimo.

Più a lungo fossimo rimasti nelle nostre forme umane, più ci saremmo indeboliti. Era diventato difficile acquisire l’oro e i gioielli di cui avevamo bisogno per proteggerci. Erano secoli che vegliavamo sulla Summerland Valley, e di recente eravamo stati colpiti a tradimento, accecati da una minaccia che non eravamo riusciti a vedere, ma che stava proprio sotto il nostro naso.

Per anni, nella valle, c’era stato un drago ribelle. Non era un membro del nostro tuono, e avevamo pensato che non ci fossero altri draghi oltre a noi nel Nord America, finché non si era mostrato. Jerry, questo il suo nome, si era reso responsabile di un omicidio e della distruzione della casa di Nora, andata completamente bruciata. Lo avevamo ucciso prima di scoprire se stava lavorando da solo.

Se il tuono non fosse riuscito a risolvere quell’enigma, non saremmo più stati in grado di difendere la valle. Avremmo perso tutte le nostre conoscenze.

«Ovviamente è un fottuto casino. Il nostro destino ci è stato consegnato a mano da Nora Whynot» ringhiò Rafe. «Da Nora e dall’altra nipote...»

«Monique» lo corressi.

Rafe sbuffò. «La scatola è qui da quando ci sono Nora e Monique. Sono loro che bloccano l’energia di cui abbiamo bisogno per decifrare il codice.»

Tanner scosse la testa. «Nora non può cambiare ciò che è scritto in questi libri. Tutti sanno che è un’incantatrice da quattro soldi. Non c’è niente, nei grimori, che faccia riferimento a quel messaggio. E ricorda che lei non può influenzare questa cosa, non sa che questi libri esistono.»

«Magari ha lanciato un altro incantesimo.» Rafe strappò il libro a Tanner. Sfogliò troppo velocemente le pagine delicate, e la sua frustrazione aumentò quando non trovò quello che stava cercando. Quando alzò lo sguardo, i suoi occhi erano selvaggi. «E se non funzionasse?»

La paura non si addiceva al nostro tuono.

«Funzionerà» gli assicurai. Non avevo modo di sostenere quell’affermazione, ma i ragazzi si erano fidati di me per secoli. Erano rimasti con me, intrappolati nelle loro forme umane, per cinquant’anni, finché non era emerso un nuovo leader tra i draghi. «Gli incantesimi e le leggende funzionano in modi che fatichiamo a comprendere. Potremmo dover ricorrere ad alcune delle nostre sacre reliquie...»

Quell’idea fu interrotta da un colpo alla porta, che si aprì senza invito. Non fu una grossa sorpresa trovare Nora dall’altra parte. A parte le Whynot, nessun essere umano che viveva a Summerland aveva mai trovato ospitalità nelle nostre caverne. I nostri concittadini conoscevano solo la leggenda secondo cui i draghi una volta proteggevano la Summerland Valley.

«Non è un buon momento, Nora.» Tenere per me la mia irritazione richiese uno sforzo. Se fosse stata solo lei, non le avrei concesso quella cortesia. Ma non era venuta da sola. C’era Monique alle sue spalle.

La donna che aveva svegliato il mio drago.

«Chance si sta comportando educatamente. Non è mai un buon momento, Nora» aggiunse Rafe, fissando la donna minuta. «La maggior parte delle persone aspetta di essere invitata prima di irrompere in una stanza.»

Nora alzò gli occhi al cielo. «Scusate se ho interrotto gli affari segreti dei draghi. Ma potrei morire aspettando un invito da parte vostra.»

«Nonna» disse Monique a denti stretti. «Forse è meglio se ce ne andiamo.»

«No.» Ero troppo consapevole degli sguardi compiaciuti del mio tuono mentre camminavo verso le signore. Monique, che somigliava tantissimo a sua sorella pur essendo più raffinata – no, sobria – aveva acceso un fuoco dentro di me. E il mio drago mi implorava di alimentare le fiamme. «A cosa dobbiamo questo onore?»

Nora agitò la mano. «Chance Drake, non provare ad ammaliarmi.»

“Non ci penso proprio.”

Cazzo, il mio drago non mi parlava da decenni. Dissimulai la mia sorpresa.

Non potevo lasciare che quella donna mi prendesse alla sprovvista. E non potevo mostrarmi debole con il mio tuono. Per la prima volta in una generazione, avrei dovuto attenermi agli ordini di un altro drago. Sarei morto, per mio fratello, ma prendere ordini da lui avrebbe potuto spezzarmi. «Non sperarci troppo, Nora. A cosa dobbiamo la tua visita?»

Lei raddrizzò le spalle. Aveva capito che c’era in atto uno scontro di potere. «Mia nipote se ne stava tutta imbronciata nella sua stanza, di sabato sera, e questa caverna è piena di bellissimi draghi single, che oltretutto sembra non si stiano divertendo. Devo lanciare un altro incantesimo...?»

«No!» rispondemmo tutti all’unisono.

Nora ridacchiò. «Avete una giovane donna bella e annoiata sotto il vostro tetto. Non incolpate me se il vostro incantesimo d’amore non ha funzionato.» Si avvicinò al tavolo. «Come ve la cavate con la scatola?»

Nora aveva percepito che qualcosa non andava nel momento in cui era entrata nella stanza. Poteva far schifo come incantatrice, ma sapeva leggere l’energia.

«Ci hai trafficato prima di donarcela?» chiese Jax.

«No.» Nora indietreggiò, la fronte aggrottata. «Gli incantesimi rispondono all’energia, ed è per questo che non sempre vanno come uno spera. È la vostra energia che li guida.»

«Quindi stai dicendo che è la nostra fortuna di merda a impedirci di mutare?» chiese Rafe. «Questa scatola avrebbe dovuto spezzare l’incantesimo.»

«È possibile.» Nora sospirò. «Se attribuite alla reliquia troppo potere, potrebbe accorgersene. Lo sa. Ricordate, il potere è dentro di voi.»

«Va bene. Ma l’incantesimo dovrebbe essere in uno di questi libri.» Tanner sfogliò le pagine. Alla faccia del mantenere segreti i nostri grimori alla vecchia incantatrice. «La leggenda vuole che questa reliquia contenga il codice che ci consentirà di proteggere la Summerland Valley per le generazioni a venire.»

«Avete bisogno di aiuto per decifrarlo?» chiese Nora.

«No!» rispondemmo di nuovo all’unisono.

“Lasciala parlare” mi avvertì il mio drago. Cazzo, ora che il bastardo sfuggente e pieno di scaglie si era svegliato, voleva mettere in discussione tutto.

“Hai ragione, dannazione.”

Lo assecondai. E che cazzo. Avevo già perso il mio ruolo di alfa. Non avevo intenzione di perdere anche il mio drago. Mi rivolsi a Nora. «Credi che potresti aiutarci a leggere questo antico idioma?»

«Chance» disse Tanner sottovoce. «Che cazzo stai facendo?»

Scossi la testa. Per una volta, avrei ascoltato quello che aveva da dire la vecchia. E non era perché al mio drago piaceva guardare sua nipote. La magia di Nora era misteriosa, e forse stare al passo era il modo più semplice per procedere.

«Non riesco a leggere ciò che c’è scritto. Ho dato un’occhiata, ma non sono riuscita a cogliere nemmeno una parola. Solo sensazioni.»

«Nonna, stai parlando per enigmi» disse Monique. Era rimasta vicino alla porta. La nostra energia aveva praticamente alzato un muro tra lei e noi.

«Mia nipote deve imparare a credere nella magia.» Nora mi mise una mano sul braccio e fece un cenno in direzione di Monique. «Forse tu puoi insegnarle come.» Si voltò e andò verso la porta.

«E questo cosa ha a che fare con l’incantesimo?» le chiese Rafe.

Nora lo guardò di traverso. «Tutto.» Poi se ne andò.

Monique era sbalordita. «Mi dispiace» disse. Il suo sguardo guizzò tra la direzione presa dalla nonna e me. «So che può essere una donna difficile.»

Rafe si prese gioco di lei. «Non sai quanto. Dove diavolo sei stata tutti questi anni, comunque?»

«A studiare medicina.» Monique incrociò le braccia davanti al petto nel caso in cui quel muro di energia non fosse stato abbastanza per proteggerla da noi. «So che dipendete da questa scatola per cambiare qualcosa che vi riguarda, ma io non credo nella magia.»

Rafe alzò le spalle. «Sei tu che ti perdi qualcosa.»

Monique prese un respiro profondo e si fece coraggio. «Farò andare via la nonna da qui il prima possibile. Se preferite, possiamo trasferirci in un hotel. Resterò a Summerland solo finché non si sarà rimessa in sesto.»

“Falla restare” chiese il mio drago.

«No.» Ignorai lo sguardo di Rafe mentre mi avvicinavo a Monique. Magari non credeva nella magia, ma irradiava da lei. «Fate parte della nostra famiglia. Potete restare nelle caverne per tutto il tempo che volete.»

«Grazie.» Monique strinse le labbra per smorzare un sorriso. Non avrebbe permesso a se stessa di sentirsi a proprio agio con noi. «Cercherò di tenerla sotto controllo.»

A quel punto fu il mio turno di ridere. «È impossibile controllare Nora Whynot.»

«Come se non lo sapessi» rispose Monique ridacchiando. «Posso controllare ogni altro aspetto della mia vita, ma con la mia famiglia, beh, è un’altra storia.»

Interessante. Quella donna teneva alta la guardia, ma mi aveva appena rivelato parecchio. Si proteggeva nell’unico modo che conosceva.

«Spero che tu rimanga per un po’, Monique.» Il mio drago era pronto a ruggire. «Potrebbe piacerti, questo posto.»

Lei sospirò. «Mi piace già.»

E detto ciò, andò via.

Incantesimo Di Mezza Estate

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