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CAPITOLO 1
BRUCIATA VIVA
(Khali Phi – 564 anni dopo l’Apocalisse Oscura)
L’odore di fumo sembrava reale. Entrò di prepotenza nelle narici di Nael che dormiva profondamente.
Sognava di essere in superficie, fuori dalla cittadella. La Terra di Nessuno, così chiamata perché nessun essere umano né specie vegetale o animale osava vivere là sopra.
Il terreno era arido, composto solamente da granelli di sabbia spessa e rossa e da rocce appuntite. Nael non aveva la minima idea se l’ambiente fuori da Kali Phi fosse realmente così. Lei, come tanti altri, non c’era mai stata. Nessuno lo poteva descrivere con certezza, ma in quel momento lei sapeva di trovarsi in superficie.
L’aria densa le otturava i polmoni e la ragazza faticava sempre più a respirare.
Faceva caldo.
Nael si accorse che dalla sua fronte scendevano microscopiche gocce di sudore, via via sempre più grosse e numerose. Sentiva il corpo umido e appiccicoso.
Ebbe la stranissima sensazione di prendere fuoco. D’istinto si guardò i piedi. Stavano bruciando.
Le fiamme aumentavano e salivano sempre più intensamente. Le consumarono i vestiti, riducendoli in cenere in un batter d’occhio.
In breve tempo si ritrovò nuda. La carne, però, non bruciava. Anzi, rimaneva sempre di un pallido candore, e il calore sprigionato dalle fiamme sembrava penetrare sotto la pelle.
Un forte dolore all’avambraccio destro fece urlare Nael con tutta la voce che aveva in corpo. Subito dopo cominciò a dolerle l’avambraccio sinistro. Poi entrambi i polpacci, la schiena, il basso ventre e il petto.
Non riusciva a capire cosa stava succedendo. Bruciava sul serio o era solamente un incubo troppo vivido?
Le fiamme, tutto d’un tratto, sembrarono diminuire fino a scomparire.
Tutto tornò tranquillo. Un lampo di luce la accecò e lei si riparò gli occhi coprendoli con una mano. Quando la luce si spense, Nael abbassò il braccio e vide uno specchio fluttuare davanti a lei. Era apparso come per magia, dal nulla. Il suo riflesso era immobile, come disegnato sulla superficie liscia del vetro. Spinta da una strana curiosità Nael guardò più da vicino e si accorse che strani simboli le erano apparsi sul corpo.
Figure rotonde con incomprensibili disegni all’interno e nomi sconosciuti all’esterno. Non capiva cosa significassero. Per quanto cercasse di focalizzarli, non riusciva a trovare una spiegazione logica a quelle incisioni.
Un bagliore improvviso le partì dalla fronte e il dolore la fece urlare più forte di prima. Si accasciò al suolo e si prese il viso tra le mani, sperando che quel gesto facesse smettere quell’incubo e quell’agonia. Era come se qualcuno le stesse incidendo qualcosa a forza con la lama di un coltello.
Appena tutto finì, la ragazza trovò il coraggio di alzare la testa e guardarsi allo specchio. Un altro simbolo. Rosso quasi come i suoi capelli, più marcato degli altri e decorato solamente con cinque simboli al suo interno.
Nessuna scritta.
Nael allungò una mano tremante verso il suo riflesso ma non fece in tempo a toccare lo specchio che un vortice di luce argentea la risucchiò indietro, catapultandola nel mondo reale a tutta velocità.
Fece un salto sul letto ritrovandosi con il respiro corto e la fronte imperlata di sudore. La canotta che indossava le si era incollata alla schiena e le punte dei capelli erano fradice.
L’incubo era stato molto intenso e non credeva di poter dormire ancora. Era troppo spaventata! Si guardò braccia e gambe, si toccò la fronte e la pancia freneticamente, ma dei simboli non c’era traccia.
Guardò l’ora sull’orologio olografico sul comodino. Segnava le cinque e ventitré.
Prese il telefono e mandò un messaggio vocale a Kay, la sua migliore amica. Quello era l’unico modo che conosceva per tranquillizzarsi un po’ e aveva assolutamente bisogno di parlare.
Una stranissima sensazione le chiudeva lo stomaco. Non sapeva perché, ma era pronta a scommettere che quell’incubo le avrebbe segnato la vita.