Читать книгу Guerra e pace. Ediz. integrale - Lev Tolstoj, Lev Tolstoj - Страница 15
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ОглавлениеNatalia, testè scappata via, si fermò nella serra contigua al salotto, porgendo orecchio a quanto di là si diceva e aspettando l’uscita di Boris. Incominciava già a perdere la pazienza, e batteva rabbiosa del piedino in terra, pronta a scoppiare in lagrime, quando si udirono i passi misurati, nè frettolosi nè lenti, del giovane. Natalia rapidamente si nascose fra i vasi di fiori.
Boris si arrestò in mezzo alla camera, si guardò intorno, si spolverò con una mano la manica dell’uniforme e stette a guardarsi in uno specchio. Dal suo nascondiglio, Natalia spiava, aspettando. Lo vide mirarsi, sorridere e poi dirigersi alla porta di uscita. Stava lì lì per chiamarlo, ma ci ripensò. «Cerchi pure, cerchi a posta sua!» disse fra sè. Uscito appena Boris, ecco sbucar da un’altra porta Sofia tutta rossa in viso e lagrimosa. Natalia si contenne dal primo impeto di correrle incontro e stette ad osservare, non vista, quel che accadeva nel mondo. Provava un gusto nuovo, speciale. Sofia mormorava qualche cosa e sogguardava verso il salotto. Di là, improvvisamente, venne fuori Nicola.
— Sofia! che hai? ma ti par modo questo? – gridò, affrontandola.
— Nulla, nulla, lasciatemi! – singhiozzò Sofia.
— Ma no, io so invece che cosa hai.
— Se lo sapete, tanto meglio. Andatelo a dire a lei...
— Sofia!... una parola!... Ma ti par giusto, ti par ragionevole tormentar me e te stessa per una fantasia?
Nicola le prese la mano. Sofia non la ritirò e smise di piangere.
Natalia, senza muoversi, senza trarre il fiato, con occhi avidi osservava dal suo nascondiglio. «Che accadrà adesso?» pensava.
— Sofia! – disse Nicola. – A me non importa niente del mondo intero. Tu per me sei tutto. E te ne darò la prova.
— Non mi piace, quando mi parli così.
— Ebbene non lo faccio più... Perdonami, Sofia!
E così dicendo, l’attirò a sè e la baciò.
«Ah! che bella cosa!» pensò Natalia; e quando Sofia e Nicola uscirono dalla camera, ella sbucò dal suo nascondiglio e chiamò a sè Boris.
— Venite qua, Boris, – disse con aspetto grave e malizioso. – Ho da dirvi una cosa. Qua, qua...
E se lo tirò dietro nella serra, fra i vasi di fiori, dove appunto era stata nascosta. Boris sorridendo la seguì.
— Sentiamo la cosa.
Ella si confuse, si guardò intorno, e vista la sua bambola gettata sopra uno dei vasi, la prese.
— Su, date un bacio alla bambola!
Boris fisò con tenero sguardo il visino acceso di lei, e non rispose.
— Non volete?... Ebbene, venite più in qua...
Si cacciò più addentro fra le piante e scagliò lontano la bambola.
— Più in qua, dico, più vicino, più vicino! – bisbigliò, tirandolo per una manica dell’uniforme e arrossendo più forte, con una espressione solenne e spaurita.
— E a me... me lo volete dare un bacio? – balbettò con un fil di voce, guardandolo di sottecchi, sorridendo e quasi piangendo dall’agitazione.
Boris si fece di fiamma.
— Come siete curiosa! – disse, chinandosi verso di lei, ma nè tentando nè aspettando.
Di botto, ella balzò sopra un vaso di fiori, stette così più alto di lui, lo avvinse con le braccia nude e sottili, e con una scossa del capo rigettando indietro i capelli, lo baciò sulla bocca.
Saltò poi in terra dall’altra parte e, abbassata la testa, si fermò.
— Natalia, voi sapete che io vi amo, – diss'egli, – ma...
— Siete innamorato di me?
— Sì, innamorato... Ma di grazia, non facciamo più queste cose... Ancora quattro anni... Allora domanderò la vostra mano.
Natalia si mise a pensare.
— Tredici, quattordici, quindici, sedici, – e contava sulla punta delle dita. – Benissimo! Sicchè siamo intesi?
E un sorriso di giubilo le illuminò il viso.
— Siamo intesi.
— Per sempre? fino alla morte?
E presolo a braccetto, rientrò con lui sicura e trionfante nella camera attigua al salotto.