Читать книгу Ti Presento Francesca - Loretta Candelaresi - Страница 6

1^ parte
CAPITOLO 2

Оглавление

“Cara Alessandra sono di nuovo qui per te,

ormai attendo questo appuntamento importante , con impazienza quasi come quando stai leggendo un romanzo e la storia ti prende così tanto, che non vuoi staccare gli occhi dal libro.

Dunque riprendiamo il racconto .

I viaggi sono un capitolo entusiasmante della storia della nostra famiglia; soprattutto se visti dall'angolazione di Francesca.

Costretta quasi come una nomade,

a crescere nella station wagon di papà Raffaele – lui che quasi come un canguro si porta il suo cucciolo sempre con sé – e la scarrozza da una parte all'altra della città.

Francesca acquisisce una familiarità con il mondo esterno.

In effetti dopo la scuola, c'è da accompagnare suo fratello Gabriele in palestra a scherma, e lei attende paziente di poter accedere anche lei ad uno sport.

Finché un giorno decide. “”Papà !“”, gli tira la giacca e gli fa capire che nella stessa palestra , esiste un corso di danza – “voglio fare la ballerina”.

Talmente eloquente e decisa, che papà Raffaele, in un baleno, si trova costretto ad iscriverla al corso di danza classica.

Io ne vengo a conoscenza , direttamente a cose fatte. Ma non sono meravigliata, sembra l'attività perfetta per una prima ballerina come lei, in fondo la sua maestra d'asilo mi aveva preparato già da tempo, lei è nata per calcare il palcoscenico.

Così i miei figli sono impegnati tutti e due in palestra. Finalmente la piccola Francesca ha capito la sua vocazione e comincia a muovere i suoi primi passi proprio con la danza classica.

Miriam, la sua insegnante di danza, ne è entusiasta, e la segue con pazienza e tenacia.

Durante gli anni in cui Gabriele svolge la sua attività di schermitore, siamo coinvolti in viaggi continui, in tutta Italia. E più volte all'anno.

Imperturbabile Francesca insieme a noi, affronta i frequenti spostamenti.

Normalmente la situazione è la seguente : valigia pronta in macchina dalla sera prima; mattinata rispettivamente a scuola per i figli e al lavoro per i genitori, poi si prelevavano i ragazzi dalle rispettive classi e si partiva nel primo pomeriggio da Roma.

La sera giunti a destinazione ci si preparava per fare il tifo per Gabriele.

In quegli anni abbiamo visitato tante città, Pesaro, Rimini, Lucca, Venezia, E' si Venezia! E viene un sospiro! Me la ricordo ancora lei incuriosita, svettare sul battello, ed osservare come se vedere una città sull'acqua fosse la cosa più normale del mondo.

Altrettanto naturale era stare ore e ore in una palestra affollatissima e tifare per suo fratello.

A Venezia quella volta eravamo rimasti fino a sera, ma decidemmo ugualmente di partire saremmo tornati a casa in nottata.

L'incoscienza e la presunzione della gioventù. Ti senti sempre all'altezza della situazione, inarrestabile.

E invece quella notte il ritorno fu particolarmente accidentato. Da Venezia a Bologna tutto liscio: ai bambini un bel panino e una bevanda e la speranza di tirare dritto fino a Roma mentre loro dormono sonni tranquilli.

Invece nei pressi di Firenze la macchina si arresta. Come un mulo che si impunta non c'è nulla da fare. Abbiamo deciso di chiamare i soccorsi, far aggiustare l'auto e ripartire dopo la riparazione. Incredibile ma vero. Così è successo. Nonostante gli sballottamenti i bambini hanno continuato a dormire in macchina. Senza mai svegliarsi fino al nostro ritorno a casa alle h.03,00 di notte.

Data la predisposizione di tutta la famiglia per i viaggi, è capitato diverse volte, che alla fine della scuola, per il compleanno di Francesca il 20 giugno, siamo partiti direttamente per le vacanze.

E così abbiamo festeggiato in Calabria, con i bambini che abbiamo trovato nella località di villeggiatura. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, spegnere le candeline in compagnia di perfetti estranei, ma lei divertita dispensava allegria e sorrisi.

Francesca è una bambina che ama la socialità e la libertà.

Queste due caratteristiche le coniuga perfettamente in ogni ambiente, ma anche e soprattutto a casa.

Per niente intimidita, dal fatto di dover trascorrere la maggior parte del tempo in compagnia del padre e del fratello, dosa le sue energie, la sua curiosità, la sua intraprendenza, facendo in piccolo tutto ciò che loro fanno, e non tirandosi assolutamente mai indietro.

Non è raro vederla cimentarsi a impastare gli gnocchi insieme a suo padre, o ruotare il mestolo nel tino per far fermentare il vino.

Per niente intimorita la vedi giocare insieme ai gatti o cercare di cavalcare il cane.

Anche di fronte alle abbondanti nevicate, tenendosi alla mano del fratello non desiste per poter giocare a palle di neve.

Costretta a volte dalle situazioni a giocare più con le macchinette, che con le bambole, guarda a volte infastidita ma incuriosita suo fratello che intende cimentarsi a fare il cuoco , rovistando tra i suoi giochi di piccole stoviglie e piattini.

Consapevole del carisma dei più grandi, preferisce affidarcisi, piuttosto che contraddirli.

E' così che guarda a suo fratello Gabriele. Lo vede autorevole, a modo suo, conviene cercare di andarci d'accordo, piuttosto che contrastarlo. In fondo sa che quando sono insieme lui fa sempre del tutto per difenderla e proteggerla.

Francesca crescendo sviluppa anche molta autonomia.

E una perfetta organizzatrice, capisce subito che dovrà crearsi un suo spazio, delle amicizie autonome, non legarsi troppo a nessuno delle figure familiari .

E ben chiaro nella sua mente che non può e soprattutto – non vuole, né vorrà mai- dipendere da qualcuno.

Ogni sua relazione familiare, avrà questa impronta, amore tanto per tutti, affetto grande, ma a nessuno sarà permesso di soffocarla, né tanto meno influenzarla.

L'apporto degli altri, sarà perciò strumentale, i suoi sentimenti saranno diluiti e distribuiti su più persone, per ognuna di loro, lei sarà dono e da ognuna di loro attingerà amore.

Alla vigilia del suo ingresso alle scuole elementari, dopo una bella e lunga parentesi di asilo, Francesca appare curiosa di immergersi, in questa nuova esperienza.

La sua maestra dell'asilo nel congedarsi, quasi con le lacrime agli occhi, mi ha detto: “Peccato se ne va la più affidabile, la più amorosa di tutte, la mia “segretaria” preferita.”

Quando alla fine di ogni anno scolastico si svolge la recita a scuola, Francesca è contesa tra i due contesti. La scuola e la palestra.

Giugno che è anche il suo mese di nascita.

Giugno la travolge sempre di fatica, ma lei imperturbabile porta a compimento con profitto entrambi i saggi ed è raggiante.

Sul palcoscenico del teatro col suo tutù rosa, senza alcuna vanità, ma con grazia e decisione porta a termine le figure che Miriam le ha insegnato con tanta pazienza ed i risultati sono eccellenti.

Alla soglia dei sei anni le estati sono lunghe e noi che dobbiamo sempre organizzarci con i turni di lavoro per riuscire a guardare i figli, cominciamo a guardarci intorno.

Tre mesi senza scuola sono interminabili; Il nostro obiettivo sono i centri estivi.

Ci hanno parlato bene dell'oratorio di Capocroce a Frascati.

Gabriele che sta iniziando il catechismo per la Prima Comunione ha già conosciuto don Vincenzo.– “”E' un personaggio tosto, un trascinatore uno che ci sa fare””– commenta lui. Ed è proprio Gabriele a farsi promotore dell'iniziativa : “”Ogni estate a Capocroce ci sono 15 giorni di vacanza con gli animatori: una specie di giochi senza frontiere, intervallati da gite al mare a Torvaianica, un litorale piatto vicino Roma””.

Tanto entusiasmo da parte di Gabriele quasi sorprende, l'ultima volta che l'ho visto così deciso è stato quando ha scelto come sport la scherma!

Comunque un po’ incuriosita, ma anche disperata dalle circostanze, ho deciso di andare a parlarci. La questione era imponente: come facevo ad iscrivere soltanto Gabriele che ormai aveva 11 anni?

E con Francesca come avremmo fatto? L'idea di lasciarla a Roma dalla nonna non poteva essere una valida alternativa.

All'incontro, -Don Vincenzo mi accoglie con un sorriso enorme e pieno di fiducia- e mi dice, “”Non disperarti fammela conoscere, vediamo- se è una bambina a modo e responsabile si può fare! “”

Incredula torno a casa, e racconto l'accaduto: Francesca pur non avendo compreso completamente la situazione saltellava già di gioia.

Certamente in quel caso suo fratello sarebbe stato il suo alfiere. Durante l'incontro:

Don Vincenzo ci dice “” Me la porto con me al mare, stai tranquilla, questa bambina è meravigliosa ed è più responsabile anche di suo fratello. Iscrivila al centro estivo e prendi per lei la maglietta più piccola che c'è. Semmai , se è troppo lunga faremo un nodo. Sarà la nostra mascotte!”

Il ricordo della gioia di quelle estati ancora mi pervade! La frenesia di preparare gli zaini per andare al mare, vederli tornare stanchi, scottati dal sole, pieni di sabbia, ma felici.

Li sentivi cantare mentre li portavi a casa.

Finalmente qualcosa da condividere: Le rivalità per le gare sempre a cercare strategie per far vincere la competizione alla propria squadra.

I nomi delle squadre erano quelli dei personaggi delle fiabe, oppure dei fumetti, oppure di eroi fantastici. Le magliette tutte di colori diversi erano come una lavagna, piene di scritte di firme di disegni.

Che bella atmosfera. Ricordo la gioia ogni mattina, quando nelle limpide mattine d'estate, li lasciavo mano nella mano, con le promesse di una nuova avventura da vivere.

Li guardavo, mentre mi allontanavo per andare al lavoro, i miei ragazzi, ed ero piena di orgoglio e di gratitudine. Grazie Don Vincenzo!

Al ritorno una volta che ero arrivata in anticipo a riprenderli, mi capitò di assistere alla cerimonia degli oggetti dimenticati. C'era una specie di vendita all'asta.

Solo che chi si era dimenticato oggetti sulla spiaggia, poteva riappropriarsene, con la promessa di maggiore attenzione nel futuro, e recitando qualche preghiera.

Don Vincent l'altro sacerdote giovanissimo, che li accompagnava, era uno specialista del recupero oggetti; e riusciva sempre a raccontare qualche storiella divertente per finire bene la giornata. Altra sua specialità era la chitarra. I ragazzi ne erano entusiasti. Alla conclusione del periodo del centro estivo, dopo due settimane, c'era la festa finale fino a tarda sera.

Il cuore dell'oratorio era il teatro. Lì si svolgeva la cerimonia di premiazione di tutte le squadre.

Ma prima della premiazione, c'era un vero e proprio spettacolo di canti, balli e recite.

Gli animatori davano la loro parte migliore, nell'organizzare tutto, i testi, i costumi, e soprattutto le danze. Indovina un po' chi primeggiava nelle danze?

Francesca ancora così piccola, ma così determinata, svincolata per un po' dalle rigide regole della danza classica, si lanciava in capriole e rullate, quasi che stare con la testa in giù, fosse uguale ad avere i piedi per terra.

Ogni anno in occasione della festa di Capocroce, ogni famiglia portava qualcosa da mangiare. Era una gara bellissima.

Ricordo ancora le battute con il nostro caro amico barista. Il suo regno era il bar dell'oratorio, la sua simpatia inenarrabile, ottima compagnia. Era il nonno ideale di tutti i ragazzi. Immancabile anche di fronte al bar, il biliardino, altro teatro di interminabili partite da parte di genitori e ragazzi.

Mariella, colei che li nutriva con pentole enormi di pasta, era la regina della festa e per lei c'erano sempre gli hip hip hip urrà! Gridati da tutti i ragazzi dell'oratorio.

Scusami cara Alessandra mi sono lasciata prendere la mano nel raccontare, ma l'entusiasmo era troppo forte. E forse allora non percepivi quanto, la gioia di quel momento, fosse grande.

Lo percepisci solo oggi quanto fossero unici quei momenti.

Per tutta la mia famiglia quel periodo è stato fonte di grande gioia.

Capirai bene che per Francesca l'occasione di essere catapultata, anche se come mascotte, in un contesto di socialità così stimolante , è stata una grande occasione per espandersi ancora di più, per protendersi ancora di più verso gli altri.

Per oggi mia cara devo salutarti, ti ringrazio per la complicità e la pazienza che dimostri ma ti prometto che saprò ascoltarti anch'io, e lo faremo meglio quando, alla fine di questo periodo, potremo finalmente incontrarci

Un caro saluto e un abbraccio forte.

Loretta

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

“Cara Loretta,

sono orgogliosa di te abbiamo proprio ripreso il ritmo come quando eravamo ragazze, mi sto nutrendo di nostalgia, ma anche di curiosità. il racconto si sta facendo avvincente e così mi sembra di aver vissuto sempre vicine , come due sorelle. Proprio come se non ci fosse stata nessuna interruzione nella nostra amicizia.


Intanto volevo raccontarti di me........di Robert..... del mio lavoro.......

Ti Presento Francesca

Подняться наверх