Читать книгу Ti Presento Francesca - Loretta Candelaresi - Страница 8

1^ parte
CAPITOLO 4

Оглавление

Cara Alessandra, volevo ringraziarti per la pazienza e la discrezione, sai è terapeutico potersi esprimere liberamente e dilungarsi anche nei particolari, sapendo che chi ti ascolta lo fa con affetto e dedizione.

Attendo con impazienza il momento per riabbracciarti, per ora mettiti seduta e ascoltami.

Nell'autunno 2005 comincia lentamente come un vento sconquassatore, un turbinio, un vortice di avvenimenti a cui non sapevo dare spiegazione.

Qualcosa che ti inquieta, ma che non sai bene cos'è.

Durante i mesi precedenti, avevo avuto parecchi punti a mio favore, parecchie soddisfazioni, ma come per la teoria del piano inclinato, quando inizia la discesa non sai bene dove ti porta.

Cominciai con un allarme medico, che riguardava la mia persona, fortunatamente rientrato all'inizio di novembre.

Poi Gabriele, manifestava qualche inquietudine verso la scuola – il liceo -.

Malintesi, tensioni tra gli alunni e i professori, l'idea di fargli cambiare scuola; l'abbandono da parte sua della tanto amata disciplina della scherma.

Di comune accordo abbiamo deciso che Gabriele avrebbe continuato a frequentare, il suo liceo, era irremovibile su ciò.

Abbiamo deciso di non influenzarlo nella sua decisione. Intanto , il 13 dicembre c'è il primo colloquio con i professori a scuola di Francesca. Non posso mancare.

Quel giorno tornando a casa ero abbastanza irrequieta, forse questo il motivo, per cui un piccolo battibecco, fa scatenare un serio diverbio tra me e Gabriele.

Il tempo di cambiarmi e riuscire di nuovo. Pensavo -ora incontrerò i professori di Francesca e cercherò di rilassarmi, di occuparmi di altro-.

Il ricordo di quel giorno è così nitido : ero emozionata fissavo tutti gli insegnanti, tutte persone nuove intorno, volevo familiarizzare anche con i genitori dei nuovi compagni di Francesca.

Mentre ero assorta in queste riflessioni, mi viene incontro l'insegnante di lettere di Francesca. “Sono la professoressa Soldano – esordisce- le mie materie sono letterarie, ma seguo i ragazzi anche per il corso pomeridiano attinente al cinema ed al teatro;”

“Signora si sieda- dice ancora- è lei la mamma di Francesca! signora sua figlia è una ragazza meravigliosa;

mi prende la mano e mi dice ancora- “signora io non mi sbaglio mai in queste cose, perché sono una persona che ha superato molte prove ed ho sviluppato una speciale sensibilità ;io le dico che sua figlia ha una bella anima.”

Attonita, meravigliata, forse addirittura infastidita . Mi dicevo “ma cosa vuole dire?– come mai non si interessa soltanto del profitto a scuola?.”

Comunque visto che era stata una giornata particolarmente altalenante dal punto di vista emotivo, ho continuato i colloqui con gli altri docenti, ho familiarizzato con alcuni genitori, in particolare con quelli di Flavia e di Martina con i quali avvertivo un forte affiatamento e rientrando a casa cercavo soltanto un po' di serenità.

In fondo era stata una bella esperienza, tutti in qualche modo concordavano sul fatto che Francesca era una ragazza valida, una che ha stoffa e questo mi / ci inorgogliva molto.

Come al solito al Natale si arriva in un baleno. La solita frenesia, ma in fondo un periodo pieno di festa e di preparativi.

Cara Alessandra, ti parlerò dell'amore speciale che Francesca nutre per il Natale!

Inizierò con un suo scritto che definisce fino in fondo il suo sentimento di bambina

“L'esperienza del Natale dovrebbe essere diversa da come è.

Per la strada si vedono luci addobbi, gli alberi di Natale e i presepi tutti innevati e pieni di luci. Il natale all'inizio era nata come esperienza di gioia, di felicità, ma soprattutto per festeggiare la nascita di Gesù, cosa che adesso non tutti fanno. Ormai il Natale è diventata una festa come un'altra, fatta solo per i regali e le abbuffate, che tutti aspettano con ansia, inclusi i commercianti. Io credo che Gesù prova orrore di noi, è come fare una festa in cui il festeggiato non è invitato.

Per me il Natale è una festa bellissima, e io la festeggio con gioia e allegria ma soprattutto festeggio Gesù, e posso assicurare che è bellissima e soddisfacente. Comunque festeggiare il Natale che è una festa cattolica, senza festeggiare Gesù non ha senso, e quindi tutte le religioni potrebbero avere il Natale come festa, per divertirsi ed essere felici.”


Francesca insieme a papà Raffaele e talvolta insieme a suo fratello Gabriele, è artefice della creazione di bellissimi presepi. Di solito nella nicchia accanto al camino.

La base costituita da pezzi di tronchi d'albero, a formare la capanna, un tappeto di muschio autentico preso nel sottobosco di casa, e tanti tanti personaggi, e tanta inarrestabile creatività. Il risultato semplicemente magnifico.

Ma quello che eccitava di più Francesca erano i regali, soprattutto quelli per Natale.

Questa prerogativa la accompagnerà anche quando diventerà più grande.

I preparativi sempre imponenti. Il salvadanaio con i risparmi, preparato da mesi e poi …

Per la prima volta a Natale 2005 a sorpresa mi chiede di poter uscire con le sue amichette per poter comprare lei stessa i regali.

All'inizio sono un po' contrariata, non mi sorride l'idea -così piccola-, di mandarla in giro a fare acquisti.

Poi però cedo, è talmente gioiosa e sorridente, come chi si aspetta tanto da qualsiasi piccola cosa nella vita.

L'unica promessa è che i regali si comprano di mattina, da una certa ora ad una certa ora, e che i soldi messi da parte devono essere esattamente sufficienti per tutti i regali da comprare.

“”D'accordo dice lei”” e si accorda con le sue amiche della scuola media.

Loro sono un bel gruppetto e sembrano proprio affiatate. E così dopo due ore- esattamente come promesso- tornano raggianti piene di pacchettini, puntualissime e sono avanzati alcuni centesimi!

Meravigliata, ma orgogliosa di averle concesso fiducia ho pensato che ne è proprio valsa la pena.

Quel Natale nella prima parte delle festività ci riserva qualcosa di piacevole, ma col passare dei giorni proprio durante la pausa tra il Capodanno e l'Epifania qualche nube comincia ad addensarsi.

********

Ricordo come fosse ora, la finestra aperta per i fuochi d'artificio a mezzanotte, una fitta in gola, e un brivido di freddo mi percuote .

Il giorno dopo una febbre acuta e mia sorella che telefona e si preoccupa.

Ciò che mi ha colpito, non era tanto l'infreddatura, ma la sensazione profonda di qualcosa di insidioso, che ti fende, ti penetra come una stillettata di un pugnale!

Pensare che tempo pochi giorni e quella sensazione si concretizza.


E' mia sorella questa volta che si sente male. Sembra una indisposizione, ma col passare dei giorni peggiora, la sento preoccupata .

E' il 9 gennaio 2006, il primo giorno di lavoro dopo le vacanze di Natale, lei che è insegnante elementare , deve rientrare a scuola.

Ma io la dissuado, e le impongo di non essere imprudente. Resiste ancora un paio di giorni, ma non riesce neanche più a ingoiare il cibo . La notte dell'11 gennaio decide di farsi vedere in ospedale.

La doccia fredda terribile, la ricoverano e la operano la notte stessa. La diagnosi post operatoria, non lascia scampo. L'istologia conferma i sospetti.

L'incubo si materializza in nemmeno 15 giorni. Da quel momento la malattia di mia sorella mi assorbe completamente e io cerco disperatamente di vivere il mio dolore e la mia preoccupazione in solitudine. Come fossero due binari paralleli.

La mia realtà fuori casa- comprende l'assistenza, a mia sorella, che vive da sola.

Mi sdoppio e cerco sempre a casa, al lavoro, di far trapelare il meno possibile.

I miei ragazzi sono sensibili e sicuramente sono provati, ma anche per darmi coraggio, non mollano . Cercano di non farsi vedere troppo tristi e preoccupati.

Così quando torno a casa, dopo essere stata in ospedale a trovare mia sorella, cerco di farmi avvolgere dalla confortante chiassosità della mia famiglia.

Mi serve questa doppia dimensione. In qualche modo loro riescono a ricaricarmi.

A darmi una motivazione.

Così se prima , facevo acrobazie tra lavoro, casa e figli; oggi mi tocca quasi l'impossibile.

Devo dire che in questa fase mio marito è stato una roccia e mi ha dato un aiuto enorme.

La sua presenza mi rassicurava. L'ospedale dove era ricoverata mia sorella è lo stesso dove lui lavora.

Non le faceva mai mancare il conforto di medici ed infermieri. Cercavamo di non lasciarla sola, di rassicurarla.

E in qualche modo lei dimostrava coraggio; forse proprio per non rischiare di demolirmi ulteriormente.

Il periodo da metà gennaio a metà febbraio 2006 è talmente intenso e terribile da sembrare un'unica giornata.

Altre nubi offuscano l'orizzonte, in arrivo altri problemi.

Ora ti racconterò l'incidente di Gabriele, il 21 febbraio del 2006.

La giornata, è una bella domenica di febbraio ,Gabriele decide di sistemare il motorino, io sono in ospedale da mia sorella a Roma.

Tutto bene fino all'ora di pranzo; Raffaele prepara la tavola Francesca 12 anni appena, si agira lì intorno.

All'improvviso davanti casa, Gabriele prova il motorino e il cane Scotch gli taglia la strada ; lui è senza casco, il gran frastuono, lui si rialza ma ha la bocca sanguinante.

Suo padre lascia tutto com'è, salta in macchina con lui; non c'è tempo da perdere.

Francesca rimane in un batter d'occhio da sola a casa a cercare di togliere le tracce di sangue dai pantaloni del fratello, a cercar di tenere testa agli eventi .

A me, che arrivo ignara di tutto dopo mezz'ora, dice : “Mamma non ti preoccupare, papà ha portato Gabriele a fare una tac e ci chiamerà ogni mezz'ora per darci notizie”.

Lei nel frattempo cerca di tranquillizzarmi, mi dedica attenzioni mi propone di vedere un film in attesa poter sapere l'evolversi della situazione.

Ed è così che passiamo il pomeriggio cercando di avere tregua tra una telefonata e l'altra. Ricordo ancora i film che aveva scelto “Flash dance” e “The terminal”.

Con il passare delle ore sappiamo solo che la situazione è sotto controllo, ma che ci sono delle criticità che potranno essere chiarite entro le 48 ore successive, Gabriele dovrà comunque subire un intervento alla mandibola.

I giorni successivi all'incidente ci hanno dato molte preoccupazioni, ma per fortuna dopo l'operazione alla mandibola qualche rassicurazione è arrivata.

La convalescenza, molto dura, Gabriele ha dovuto alimentarsi per due settimane soltanto con la cannuccia.

La sua bocca doveva rimanere serrata. In quel periodo ha perso quasi 10 chili. Ma siamo andati avanti.

A fine marzo 2006, mia sorella esce dall'ospedale, e da allora in poi abbiamo dovuto trovare una soluzione per assisterla a casa, terapie comprese.

Abbiamo avuto la fortuna e la gioia di conoscere Wanda una signora , meravigliosa che oltre le cure e l'assistenza le ha donato da subito le stesse premure che le avrebbe dato una mamma.

Io mi dedicavo a mia sorella soprattutto nel week end venerdì compreso.

Per il resto cercavo di portare avanti i miei impegni con i ragazzi regolarmente: loro andavano a scuola ed io al lavoro con assiduità come sempre.

A pensarci ora non so nemmeno io come abbiamo fatto.

Intanto, con il passare dei mesi, Francesca si era inserita molto bene nella sua classe ed insieme alle sue amiche Flavia e Martina aveva accettato di partecipare ad una gara sportiva a Roma.

La sua professoressa di ginnastica Wilma, era entusiasta di questo terzetto e non voleva rinunciare a loro per la gara.

Nonostante la notte prima della gara avesse diluviato, Francesca è riuscita a convincermi ad acconsentire alla partecipazione. Così prima di andare al lavoro, l'ho lasciata al pullman con tutti i suoi compagni, felice di poter partecipare.


Altra novità della scuola media, erano i viaggi. Ogni anno secondo il progetto scolastico avrebbero fatto una gita di una settimana. La prima riunione prevista per parlarne è all'inizio di aprile 2006.

Ero presa da tanti pensieri, ma vedere l'entusiasmo di Francesca che fremeva per sapere tutti i dettagli del viaggio, in qualche modo mi dava energia.

Pensavo -almeno loro devono avere tutte le occasioni per essere felici e stare in compagnia-.

E così da quel momento ogni volta che c'era uno stimolo verso l'esterno, un progetto che li coinvolgeva, ho deciso di appoggiarlo e di trarre io stessa gioia di riflesso.

In qualche modo questo ha avvantaggiato soprattutto Francesca.

Ogni volta che diceva “”voglio andare …..”” lei sapeva che io, pur di vedere quel sorriso sulla sua faccia, non avrei mai negato la mia autorizzazione.

Lo so, è un paradosso, come proprio la figlia femmina e non ha ancora 13 anni.

Io mi fidavo della sua gioia e della sua gratitudine.

In prima media il viaggio era previsto per una distanza a medio raggio- zona inusuale il Molise- ma a detta dei partecipanti il viaggio ha avuto molti spunti di interesse.

Il paesino dove hanno soggiornato è Capracotta, si proprio quello dove si producono le campane: della chiesa.

Ricordo ancora i preparativi, dentro quella valigia avrebbe messo tutto il mondo e secondo me, non riusciva a credere veramente che sarebbe partita per davvero.

Ti Presento Francesca

Подняться наверх