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1. L’ordine partendo dal caos

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In un laboratorio lavorava Carolina, una ragazza venticinquenne di Maiorca, che stava anche preparando una tesi di biologia. Studiava virus che colpivano gli umani in maniera mortale. Cercava possibili antigeni e poi, quando pensava che fossero pronti, li provava con “le provette umane”.

Le provette umane erano persone che di professione permettevano l’utilizzo del loro corpo per esperimenti clinici. Prima veniva iniettato loro il virus e poi l’antigene. Venivano sottoposti a molteplici prove prima, durante e dopo il processo. Chiunque poteva essere una provetta umana (ProHu), l’unica condizione era essere maggiorenne e non avere nessuna malattia mentale che danneggiasse la capacità decisionale. I laboratori li pagavano abbastanza bene. Anche se all’inizio la società era contraria, col tempo diventarono popolari. In quel periodo esistevano liste d’attesa.

Le provette umane esistevano per legge da duecento anni, da quando il governo della Finlandia legalizzò questi esperimenti con umani. Poi si aggiunsero altri paesi, finché la maggior parte si unì a questa decisione. Prima di essere permessa per legge, questa pratica era illegale e punita con il carcere per i lavoratori dei laboratori.

Molte persone morivano negli esperimenti. Alcune perché gli antigeni non funzionavano, altre a causa di infezioni. In caso di morte, la famiglia riceveva una quantità consistente di denaro per vari anni a secondo del contratto firmato. C’erano persone che non morivano, ma finivano per avere delle complicazioni, come paralisi facciale, perdita della vista, improvviso aumento di peso. Molte di queste complicazioni erano curabili, altre no. C’erano anche persone che presentavano mutazioni nel loro aspetto fisico: ad alcune venivano fuori macchie su tutto il corpo, altre presentavano cambiamenti del colore dei capelli, del colore degli occhi, dell’altezza, eccetera.

A quel tempo i virus letali si erano moltiplicati in modo esponenziale, cosa che rendeva indispensabile il lavoro di Carolina e dei suoi compagni.

***

Keysi era la tipica ragazza britannica dagli occhi blu e dai capelli biondi. Viveva in Spagna da tre anni, da quando aveva conosciuto a Londra il suo fidanzato attuale, un giovane studente spagnolo in Erasmus della sua stessa età. Keysi aveva lavorato nei laboratori di Inghilterra, Germania e adesso Spagna. I suoi genitori erano tedeschi e i suoi nonni inglesi, quindi non aveva problemi con le lingue.

Keysi era collega di laboratorio di Carolina da due anni. Erano coetanee e tra di loro si comportavano cordialmente. A Keysi piaceva lavorare in silenzio senza che nessuno la disturbasse, al massimo tollerava la musica classica. Invece Carolina parlava senza sosta, cosa che all’inizio infastidiva la ragazza britannica. Dopo i primi giorni in cui lavoravano insieme, Keysi disse a Carolina che non poteva concentrarsi se non la smetteva di raccontarle la sua vita. Da quel giorno si limitavano a scambiarsi i saluti giornalieri.

Il lavoro di Keysi nel laboratorio era lo stesso di quello della sua collega: cercare antigeni. A differenza di Carolina, lei sentiva il bisogno di trovare più di un antigene, non sopportava l’idea che ci fosse gente che sarebbe potuta morire per un suo errore. Durante le prove aveva già perso due provette umane; Carolina ne aveva perse tre.

– Buongiorno, signorine – disse un uomo di quasi due metri e dai capelli fitti, entrando dalla porta della Sala 4, la stanza dove lavoravano sempre le due virologhe.

– Buongiorno, signor Norberto – rispose Keysi.

– Vi porto cinque nuovi virus, abbiatene molta cura mentre li elaborate, è stato molto difficile trovarli per gli addetti alla raccolta dei virus. Il primo – Norberto sollevò un flaconcino che conteneva una sostanza verdognola – è un virus che abbiamo raccolto in India. Si calcola che lì abbia colpito trecentomila persone, delle quali sessantamila sono morte. Ha un livello due di priorità e nelle prossime settimane potrebbe passare al livello uno, se si estende ad altri paesi. Domande? – Norberto guardò Keysi e Carolina, che si guardarono —. Quest’altro – Norberto sollevò un flacone di forma sferica che conteneva una sostanza simile a sabbia rossa – è un virus che abbiamo trovato sul confine tra la Cina e la Mongolia. Lì l’hanno soprannominato “la sabbia volante” per le tempeste subite negli ultimi mesi, durante le quali questo virus – Norberto indicò la sfera – volava a causa del vento. Non si sa il numero di persone colpite, ha un livello cinque di priorità ed è molto pericoloso al contatto con l’acqua. Quest’altro – Norberto prese un flacone che conteneva una sostanza simile alla plastilina di colore blu marino – è un gran mistero. L’ha trovato la signorina González – la signorina González era la figlia di Norberto e la migliore del reparto della raccolta dei virus – sulle coste australiane mentre era in vacanza. Ha cominciato a uccidere molti animali marini che comparivano sulla costa. Successivamente il virus ha colpito le persone.

– Com’è passato dagli animali alle persone? – chiese Keysi.

– Per contatto diretto. La prima persona colpita, il paziente zero, è stata una delle persone che hanno trasportato i corpi senza vita degli animali.

– Come sappiamo che è stato quello il paziente zero? Le altre persone che hanno ritirato gli animali dalla spiaggia non sono state contagiate? – chiese Carolina.

– No, non sono state contagiate. Tutte le altre persone sono state analizzate e tutte erano e continuano a essere sane. Le persone successivamente colpite dal virus sono state due donne che si sono prese cura del nostro paziente zero in ospedale.

– Cos’è successo con il paziente zero?

– È morto dopo tre giorni dall’infezione, come anche le due donne e altre venti persone.

– Quando è successo tutto questo? Perché non si è detto niente alla televisione? – chiese Carolina.

– Carolina, scopriamo nuovi virus letali ogni giorno. Non possono dare notizie su tutti, il caos regnerebbe in ogni luogo dove comparisse un nuovo virus. Immagina cosa succederebbe in Australia se dicessero che c’è un virus che può farti fuori in tre giorni e che non è curabile. O in India, dove si è generato questo virus e dove sono morte sessantamila persone solo a causa sua. Il nostro lavoro è vincere la guerra contro questo male, che al giorno d’oggi è la prima causa di morte mondiale. Quando scoprirono la cura per il cancro, per l’Alzheimer e per tutte quelle malattie che ora fanno parte della storia, il nostro organismo divenne più forte, ma anche più debole, ed è di questa debolezza che si approfittano questi virus. – Norberto si avvicinò alla finestra e guardò fuori con nostalgia. Il suo bisnonno divenne famoso per aver scoperto un vaccino contro qualsiasi tipo di cancro. Per questa ragione lui diventò biologo. Così per vari decenni la gente smise di morire a causa di malattie. Però un giorno, a casa sua a Parigi, una donna iniziò a sentirsi male. Dopo tre ore morì a causa di un virus. Da allora i virus si moltiplicarono e ogni giorno si aprivano nuovi laboratori che studiavano questi virus in cerca di una cura. – Questo virus ha un livello tre di priorità. Se il numero di vittime aumenta, salirà al livello due. – Norberto indicò un flaconcino ovale che conteneva una sostanza di un colore giallo verdastro. Questo qui è un virus trovato qui, in Spagna, nel comune di Soria per l’esattezza. È stato rilevato ieri sera e una delle nostre squadre si è recata sul posto per raccoglierne dei campioni. Ha colpito due persone, una coppia di anziani. La donna è morta poche ore dopo il contagio avvenuto tra le due e le sei ore prima. Il marito è ancora vivo. Questo virus ha un livello nove di priorità. E infine abbiamo quest’altro virus – Norberto prese un flacone cilindrico che conteneva un liquido blu chiaro – che proviene da una fredda montagna della Norvegia. È stato trovato per caso: un alpinista stava camminando su per la montagna, quando iniziò a sentirsi male e a sanguinare dalla bocca. Corse finché poté, fino ad arrivare a un rifugio di alpinisti, dove, già incosciente, lo portarono a un ospedale. L’alpinista arrivò in ospedale in arresto cardiaco. Per fortuna poterono rianimarlo ed è ancora vivo. Tutti gli alpinisti del rifugio iniziarono ad avere gli stessi sintomi alcuni minuti dopo, come anche quelli che in quel momento si trovavano all’ospedale. Dopo diverse ore l’ospedale fu messo in quarantena e lo è tuttora.

– Mio Dio! Quante persone infette ci sono adesso? – chiese Keysi, che era rimasta a bocca aperta.

– Circa cinquecento persone fino a stamattina, forse adesso saranno mille. È molto contagioso e la cosa peggiore è che non sappiamo come avviene il contagio.

– Quando è successo tutto questo? – chiese Carolina.

– Ieri sera. Si saprà durante il telegiornale del mezzogiorno. Ha un livello due di priorità. Ragazze, al lavoro!

– Aspetta, perché abbiamo un campione di questo virus così presto? – chiese Carolina.

– Ce l’hanno mandato da un laboratorio norvegese. Secondo loro siamo i migliori.

Il laboratorio di Norberto, “Il faro della luce”, era prestigioso a livello internazionale. Per lavorare lì dovevi prima superare una serie di esami di teoria e di pratica molto severi.

La ricerca di antigeni aveva una lista di priorità da nove a uno, dove uno era il massimo livello. Inizialmente la priorità veniva stabilita a seconda del numero di vittime mortali, poi a seconda del numero di persone infette, finché alla fine ogni laboratorio sceglieva la priorità a seconda del proprio sistema. Il laboratorio di Norberto sceglieva la priorità per trovare un antigene basandosi su calcoli che prevedevano il numero di persone infette e di vittime mortali che ci sarebbero state nei giorni successivi.

Keysi annotava tutto quello che diceva Norberto su un taccuino, che poi condivideva con Carolina. La ragazza inglese aveva una memoria eidetica, quindi non aveva bisogno di prendere appunti mentre Norberto parlava.

Quel giorno sarebbe stato duro. Avevano portato loro cinque virus. Per scoprire gli antigeni potevano metterci ore, giorni, settimane o mesi. Ogni secondo era importante. Da persone come loro dipendeva la differenza tra vivere e morire.

Keysi continuò subito con il virus sul quale stava lavorando prima che arrivasse Norberto. Aveva un livello due di priorità e lei stava per trovare l’antigene.

– Credo di averlo trovato – disse Keysi.

– Cosa? – chiese Carolina, immersa nei suoi pensieri.

– L’antigene per il virus di Cancún. Lo manderò a Norberto perché lo provi lui, noi abbiamo già abbastanza lavoro.

– Non cercherai altri possibili antigeni? – Keysi cercava sempre diversi antigeni.

– Carolina, sono nervosa. Molte persone stanno morendo, dobbiamo affrettarci.

– Keysi, calmati. Così non sei d’aiuto. Se vuoi, puoi prenderti il giorno libero.

– Prendermi il giorno libero? Con questo caos? – chiese la ragazza inglese perdendo la pazienza.

– In questo caso, vai al bar, prenditi un caffè, rilassati, se vuoi chiama il tuo fidanzato – Keysi storse il naso – e poi, quando starai meglio, torna.

– Va bene, chiamerò Clara. – Clara era la segretaria di Norberto che faceva le veci del fattorino.

La segretaria di Norberto entrò nella sala dopo pochi minuti.

– Clara, porta questo antigene a Norberto. Digli che è pronto per essere provato e che è quello di Cancún.

– Clara, di’ a Norberto anche che mi piacerebbe avere una copia dei rapporti dell’ospedale dell’alpinista norvegese e del caso zero australiano – disse Carolina.

Keysi seguì il consiglio di Carolina e andò alla sala dedicata al relax, ma non avrebbe chiamato il suo fidanzato con il quale aveva litigato, forse per l’ultima volta.

Keysi tornò alla stanza dove lavorava, la Sala 4. Carolina aveva già iniziato a lavorare sul virus indiano.

La ragazza inglese rimase lì, in piedi, con la porta aperta, guardando la sua collega. Questa si girò e la guardò senza capire niente. Allora la ragazza inglese si mise a piangere e subito Carolina corse ad abbracciarla.

– Cosa succede, Keysi?

– Il mio fidanzato mi ha lasciato.

Carolina aveva visto il fidanzato della sua collega un paio di volte, durante le feste di Natale e a un altro evento organizzato dal laboratorio. Le sembrava un ragazzo molto attraente, ma un po’ antipatico.

– Forse non era il ragazzo migliore per te.

– Carolina, so che non lo era, però questo non facilita le cose. Ho lasciato tutta la mia vita in Inghilterra per lui, ho imparato lo spagnolo e sono venuta a vivere a Maiorca con lui.

– Non si può risolvere?

– Non si può risolvere? – ripeté Keysi —. Non voglio risolverlo.

– Pensavo che tutto andasse bene tra di voi.

– Andava bene, finché l’anno scorso rimasi incinta.

– Non ne sapevo niente – Carolina era sorpresa.

– Neanch’io, finché fu troppo tardi. Un giorno il mio fidanzato si svegliò a mezzanotte perché voleva un bicchiere d’acqua. Il letto era pieno di sangue. A quanto pare, stavo sanguinando perché qualcosa non funzionava dentro di me. Stavo abortendo e non sapevo neanche che fossi incinta. Lo ero da due mesi. Successe tutto molto in fretta. Nei giorni successivi ero triste, ma tutto continuava come al solito. – Keysi fece una pausa —. Dovremmo continuare.

– Certo – rispose Carolina.

Quella era stata la conversazione più intima che le due colleghe avessero mai avuto, e anche la più lunga. Continuarono a lavorare. Keysi adorava Richard Wagner, così Carolina si avvicinò al computer e avviò una playlist di Wagner senza dire niente.

Decisero che ognuna avrebbe creato un antigene per i cinque virus, condividendo i dati per accelerare il processo.

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