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Estate 2015, Ancona (Marche)

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Nell’appartamento di Gianluca la luce del sole del mattino attraversava la finestra che era accanto al suo letto, un letto su misura -era lungo due metri- fatto arrivare dagli Stati Uniti alcuni anni prima, quando gli affari prosperavano così tanto che era riuscito ad acquistarlo senza problemi. Durante il giorno il letto restava nascosto all’interno della parete. Non ne aveva bisogno fino a notte.

Erano le sei del mattino, Gianluca non faceva fatica a svegliarsi presto. Mise un piede sul tappetino che c’era accanto al letto e l’umanoide che aveva fabbricato l’anno precedente apparve davanti a lui con la colazione e il giornale.

-“Grazie Giuseppe, sei molto gentile” –disse Gianluca mentre prendeva il vassoio e lo metteva sul letto.

-“Grazie, signore. Può chiamarmi Peppino, se vuole.”

-“Certo che mi va, Peppino! Così si chiamava mio nonno.”

L’umanoide se ne andò mentre Gianluca guardava i suoi movimenti. Era così contento della sua opera! Gli umanoidi imparavano in fretta e questo che aveva a casa era diventato davvero molto gentile. Sapeva che l’intelligenza artificiale messa a punto da lui e dal suo gruppo di giovani scienziati era in grado di svilupparsi sola ma non avrebbe mai creduto che avrebbe potuto raggiungere questi livelli di perfezione. Credeva che questa fosse la prima decisione presa dall’umanoide, e gli piaceva. Bevve un po’ di caffè e mangiò un bel pezzo di torta di mele. Buonissima, veramente bravo Peppino! Dopo aver fatto colazione prese il giornale che era sul vassoio. Gli piaceva il contatto con la carta. Gli era sempre piaciuto tenere i libri in mano, sfogliarli, distinguerne i diversi tipi di lettere, i diversi tipi di carta con cui si fabbricavano, e anche il profumo di un libro nuovo. Un profumo che non avrebbero mai potuto avere i libri elettronici. All’interno delle pareti dell’appartamento c’era una biblioteca enorme, lì dove non c’era un mobile, c’era uno scaffale nascosto. E di mobili ce n’erano pochi. La prima pagina spesso non la leggeva: politica, calcio, le foto di qualche disgrazia... Ma questa volta qualcosa lo colpì fin dall’inizio: era sbalordito, non era possibile che fosse successo. Si avvicinò al computer.

-“Buongiorno” –disse.

Il computer si accese subito, gli rispose nello stesso modo e lui si sedette per confrontare quello che era scritto nel giornale e quello che dicevano le testate digitali. Sulla prima pagina la stessa notizia. Gianluca, frastornato, cominciò a leggere:

Carneficina al nord dell’Inghilterra
Nessun sopravvissuto. Un noto lord inglese, famoso per il suo comportamento bizzarro, e tutta la servitù, sono stati trovati morti in condizioni strazianti.

Sotto queste poche parole la foto di un castello che Gianluca conosceva, quello del nobile inglese che aveva acquistato da lui uno degli umanoidi e che aveva voluto che lo portasse lui personalmente. Quando era arrivato al castello, Gianluca aveva avuto l’impressione di aver fatto un viaggio nel tempo: i mobili più moderni avevano ottant’anni, le persone che abitavano lì sembravano uscite da un romanzo di Agatha Christie e, per un momento, Gianluca aveva creduto di essere in questi castelli dove, a volte, si celebrano week end di mistero nei quali le persone devono risolvere un omicidio, con tanto di prove, tracce e via dicendo. Ma non era così. Quell’uomo viveva veramente ancora nell’epoca della regina Vittoria: il suo abbigliamento e quello della servitù, il loro atteggiamento, la maniera di parlare (un inglese così strano che Gianluca capiva a fatica). Una settimana, a dire il vero, che aveva messo a dura prova i suoi nervi e la sua gentilezza. “Milord, le chiedo scusa”, “Milord, mi piacerebbe mostrarLe”, ecc. Oltre al castello, c’era una fattoria di maiali e di prodotti suini. Una ditta molto esclusiva e nota in tutto il paese, da cui il lord otteneva il denaro per poter vivere in quell’edificio così antico dove aveva abitato la sua famiglia fin dal XIII secolo e che era stato ristrutturato dagli inquilini che vi erano vissuti fino al presente. Lui non aveva fatto niente, lo aveva soltanto restaurato senza aggiungere niente di moderno. Proprio per questo Gianluca era sbalordito: la luce elettrica e l’umanoide erano le due cose più moderne lì dentro.

Scese dalle nuvole e rimase un po’ a guardare la foto del castello, le montagne alle sue spalle, la fattoria, che immaginava più lontana, tanto da non poterla vedere. Sfogliò un po’ alla rinfusa il giornale e poi tornò alla pagina 2, dove c’era l’articolo che parlava dell’accaduto.

Lo lesse con attenzione. L’articolo raccontava come un nipote di Lord Thomas Richard Edward Fotheringaybagehot fosse arrivato al castello due giorni prima e avesse visto la porta principale socchiusa, fatto che lo aveva stupito talmente tanto che, prima di entrare nel castello, aveva chiamato la polizia. Intuiva fosse succeso qualcosa di terribile dal momento che milord, di solito, chiudeva il castello lui stesso e non apriva la porta a meno che non ce ne fosse bisogno, ovvero tre volte alla settimana, quando veniva aperta per far visitare ai turisti le stanze più importanti dell’edificio. Ma quel giorno non era uno di questi. Secondo il giornalista, tutti coloro che erano entrati nel castello erano rimasti inorriditi dallo spettacolo che c’era all’interno. Chiedeva scusa ai lettori però la sua coscienza non gli permetteva di descrivere niente.

Gianluca non volle continuare a leggere. Cosa poteva essere accaduto di così tanto terribile da non poter essere raccontato? Lo squillo del telefonino lo riportò alla realtà; guardò il piccolo schermo. Era uno dei suoi clienti.

-“Pronto? Mi dica. Ho capito. Cercherò di risolvere il suo problema il più presto possibile”.

Aveva appena riagganciato quando il telefonino squillò un’altra volta, e poi un’altra ancora, e così via fino a quando ebbe parlato con tutti i clienti che avevano acquistato un umanoide. Cosa stava succedendo? Tutti sostenevano che gli umanoidi facessero cose strane e bizzarre. Guardò l’orologio: era da quasi quattro ore che parlava come un pazzo chiedendo scusa. Stava per uscire dall’appartamento quando gli arrivo un SMS: “Problemi. Vieni subito.” Gianluca chiuse la porta e se ne andò. Tutto era andato liscio finora e all’improvviso....

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