Читать книгу Danzando Verso La Felicità - Marisa Santi - Страница 10
II
ОглавлениеLa sveglia suona e sobbalzo dal letto scrutando con occhi assonnati l’ora. Mannaggia, è già tempo di alzarmi! È solo mercoledì e mi sento stanca come se fosse già venerdì, con addosso il peso di una settimana. Sbuffo, mi stiracchio sul letto e cerco di raccogliere le forze per affrontare un'altra faticosa giornata. L’estate è finita da poco e la città ha ripreso il suo ritmo, gente che rincorre i mezzi pubblici, automobilisti che si insultano a suon di clacson e studenti di ogni età con lo zaino sulle spalle e con l’indolenza che gli si legge in faccia, esattamente come me oggi. Prima o poi voglio prendermi una giornata libera e poltrire nel letto tutto il giorno facendomi solo cullare dall’ozio.
Questo semaforo non ne vuole proprio sapere di diventare verde. Mentre, attendo di attraversare vengo rapita da una visione paradisiaca. C’è un ragazzo che mi sta di fronte dall’altra parte della strada che attende di attraversare, è bello da togliere il fiato, sembra uscito da un tabellone pubblicitario. Capelli castani con riflessi del colore del grano, occhi azzurri come il cielo in una giornata estiva ed è alto e possente come un Dio greco: impossibile non notarlo. Spero non si sia accorto del mio sguardo fisso più del necessario su di sé. Attraversiamo la strada in sensi opposti e per un attimo incrocio i suoi occhi. Mi sento come una quindicenne e, intimidita da quello sguardo magnetico, arrossisco. Procedo nella mia direzione e cerco di far sparire l’imbarazzo, ma mentre entro in aula, mi ritrovo ancora a provare a cacciare quella splendida visione dalla testa ed a togliermi il sorriso ebete dalla faccia. Inizio ad avere anche sensi di colpa nei confronti di Max. Cosa potrebbe pensare della sua ragazza imbambolata alla vista di un altro uomo?!?
La mattina si trascina pesantemente tra lezioni lunghe ed altre noiose, il tempo pare non passare e il mio orologio è li a ricordarmelo ogni volta che lo guardo. Per fortuna è arrivata l’ora della pausa pranzo.
<<Pianeta terra chiama Isabel… allora rendi partecipe anche me del tuo smarrimento di oggi o vuoi tenerti tutto per te?>> Chiede Roberta incuriosita dal mio atteggiamento da adolescente con la testa tra le nuvole.
<<Niente di che Roby, stamattina mentre stavo venendo qui mi sono imbattuta in una visione non indifferente, mi sento come Cenerentola dopo aver visto per la prima volta il suo principe.>>
<<Dove l’hai visto?>> mi chiede incuriosita.
<<Era fermo al semaforo, adesso che mi ci fai pensare aveva in mano una cartina stradale, chissà dov’era diretto, magari non sarà nemmeno italiano, dall’aspetto potrebbe essere del nord Europa...>>
<<Perché non li faccio mai io questi incontri?>> sbuffa Roby. <<E al tuo Max non ci pensi a come ci rimarrebbe male se sapesse che sei rimasta inebetita pensando ad uno sconosciuto… Comunque, se ti capitasse di rivederlo, pensa a me che sono ancora single!!!>> Entrambe ci mettiamo a ridere.
La prima parte della mia giornata è terminata, ora mi tocca correre presto a casa per aiutare mia madre per poi dedicarmi alla danza. Domenica avrò un saggio e non sono ammesse brutte figure! “Forza e coraggio Isabel datti una mossa!” Dico a me stessa ad alta voce.
<<Isabel.>> Sbraita mia madre
<<Dimmi.>> Le rispondo presa alla sprovvista dal suo tono agitato e per avermi distolto in maniera irruente dai miei pensieri.
<<Ascolta, ho bisogno che tu mi dia una mano a sistemare la camera degli ospiti. Sta arrivando un nuovo inquilino e si dovrà fermare con noi per un po’. Non ho avuto molto tempo questa mattina per organizzarmi e ho saputo del suo arrivo solo da pochi minuti, non pensavo arrivasse già oggi.>>
<<È uno studente?>> domando curiosa.
<<No, adesso non fare domande e aiutami prima che arrivi!>>
A volte penso che i miei genitori abbiano il loro bel da fare con questa immensa casa di tre piani. Il piano terra è composto da ingresso principale, una sala da pranzo molto ampia, un salone con il camino dove solitamente ci ritroviamo per guardare la tv o per conversare e ricevere gli ospiti, una grande cucina in stile americano e poi c’è la mia preferita: la palestra dove i miei genitori hanno fatto inserire un enorme specchio su tutta la parete e un impianto stereo. Al primo piano ci sono le sei camere che affittiamo col proprio bagno e per finire l’ufficio di mio padre. Invece al secondo piano c’è la mia camera con il bagno esterno, la camera con servizi dei miei genitori e infine quella per gli ospiti. All’ultimo piano c’è un enorme terrazzo dove in estate andiamo a prendere il sole ed a volte a mangiare con gli amici. Per fortuna abbiamo una collaboratrice domestica che ci aiuta. Mia madre è una donna instancabile, si occupa di tutto lei, anche di preparare i pasti per i ragazzi. Forse anche lei avrebbe la necessità di andare in vacanza e riposarsi un po’.
Abbiamo cambiato le lenzuola e rinfrescato la stanza. Adesso non resta che attendere l’ospite.
<<Hai ancora bisogno di me?>> chiedo a mia madre con la speranza di potermi defilare.
<<No tesoro, torna pure ai tuoi allenamenti. Grazie per avermi dato una mano.>> dice in tono tranquillo. Finalmente si è rilassata.
<<Di niente.>> Mi dileguo dandole un bacio sulla guancia.
Prima di scendere vado in camera per indossare una tutina nera. Passo velocemente in cucina per prendere dell’acqua e poi di corsa in palestra. “Da questo momento in poi niente distrazioni Isabel!” Accendo lo stereo e parto con il riscaldamento.
Heaven out of hell di Elisa riempie la stanza e finalmente io e il brano siamo una sola cosa. Non c’è niente di più emozionante che lasciarsi trasportare dalla musica. Mi fa sentire libera, felice e in grado di volare. Non smetterò mai di danzare è la cosa che più mi rende felice.
Mentre volteggio mi sento osservare, mi fermo e vedo riflesso allo specchio una sagoma, dietro di me appoggiata alla porta. Non posso credere ai miei occhi! Sono un cumulo di emozioni contrastanti. Quello sguardo mi intimidisce “com’è possibile?” Solitamente nessuno mi fa questo effetto. Sono come paralizzata, incapace di pronunciare una sola parola per lo stupore, per ironia della sorte quello splendido Dio greco che ho incrociato stamattina al semaforo è qui, nella mia palestra che mi guarda con uno splendido sorriso! Mi sto per sciogliere come neve al sole. Ha i capelli spettinati che gli danno un aria sexy da morire, indossa una maglia di cotone grigia a maniche lunghe, un jeans nero e tiene in mano una giacca di pelle nera. Potrebbe tranquillamente fare il modello, ha un fisico scolpito e asciutto, praticamente gli sto facendo la radiografia! Non so da quanto tempo sia lì a fissarmi, continuo a scrutare quella meraviglia davanti a me per non so quanto tempo, sembra siano passati attimi infiniti e mi sento al quanto imbarazzata. Per fortuna arrivano i miei genitori a salvarmi.
<<Isabel, ti presento Mattia, lui è il nuovo inquilino di cui ti ho parlato>> dice mia madre notando il disagio in cui mi trovo.
<<Piacere!>> dico quasi balbettando. Per fortuna posso fare finta che si tratti di affanno dovuto dall’attività fisica da cui sono stata interrotta.
<<Piacere mio Isabel… Da quello che ho visto devi essere una ballerina e, oserei dire, anche piuttosto brava!>> dice Mattia per smorzare la formalità delle presentazioni, ma senza mai togliere i suoi occhi dai miei.
<<Grazie. Danzo da quando ero molto piccola… non fossi brava mi preoccuperei un pochino.>> Rispondo con tono ironico e forse lievemente acido: per quanto mi renda felice del fatto che, inconsapevolmente, con quella frase mi avesse aiutata a superare l’iniziale gelo o paralisi in cui ero caduta. Non voglio che si accorga dell’effetto che ha su di me.
Ringrazio mentalmente i miei genitori che lo invitano a visitare il resto della casa approfittandone per riprendere le redini del mio autocontrollo e metabolizzare l'accaduto. Spengo lo stereo, mi asciugo il sudore dalla fronte e mi dirigo verso l’ingresso principale per poter raggiungere le scale e andare a fare una doccia. Non so se vorrei rinfrescarmi per la sudata in palestra oppure se mi serve una doccia fredda per riprendermi dalla vampata di calore che si è impossessata di me alla visione di quell’uomo stupendo.
Anche Mattia è nell’ingresso per recuperare i suoi bagagli.
<<Posso darti una mano?>> gli chiedo mettendo da parte la timidezza.
<<No, grazie>> risponde sorridendomi.
Quasi mi ri-sciolgo guardando il suo viso. Gli sorrido anch’io e salgo le scale facendo gli scalini due a due per evitare altri contatti con i suoi occhi. Cosa diavolo mi sta succedendo? Mi sento un’idiota. Nemmeno in età adolescenziale mi è capitata una cosa del genere.
Incontro mia madre vicino alla mia camera e le chiedo: <<come mai avete deciso di occupare anche la stanza degli ospiti? È la prima volta che succede. Solitamente quando siamo al completo questa camera non l’avete mai affittata...>>
<<Mattia, è il nipote di una mia cara vecchia amica quindi per noi una persona molto speciale, si trova qui a Torino per lavoro e, non avendo altre stanze disponibili, con papà abbiamo deciso di ospitarlo in questa.>>
Mentre parliamo lui ci raggiunge e mia madre lo aiuta a sistemarsi nella sua stanza.
<<Isabel, recupera degli asciugamani per Mattia per favore.>>
<<Si, vado subito.>> Prendo quello che mi è stato chiesto e mentre loro sono ancora in camera sento mia madre che sta parlando con Mattia.
<<Mi spiace che questa stanza non abbia il bagno come le altre. Purtroppo lo spazio non ha permesso di costruirne uno e così per evitare di rendere la stanza troppo piccola abbiamo deciso di non metterlo. Solitamente questa è la stanza che usiamo per gli amici che si fermano non più di qualche giorno. Potrai usare quello che c’è di fianco alla stanza di Isabel e dovrete condividerlo.>>
Non posso credere alle mie orecchie le sta permettendo di usare il mio bagno, invadendo così la mia privacy e la mia intimità. Santo cielo solo il pensiero di dover condividere qualcosa con lui mi fa venire l’ansia. Inizio ad odiare mia madre in questo momento, non riesco neppure a trattenere una smorfia di disappunto nei suoi confronti, fortunatamente notata solo da lei. Poi armandomi di un timido sorriso mi rivolgo a Mattia: <<Prometto di non metterci troppo. La mattina cercherò di alzarmi prima per non farti perdere tempo. Ora se potete scusarmi, andrei a farmi una doccia.>>
Entro in camera e mi corico qualche minuto sul letto, respirando a fondo per riuscire a concentrarmi sulle tante novità di questa giornata.
Una bella rinfrescata era davvero ciò che ci voleva, mi sono rilassata e adesso sono pronta per affrontare la serata e ho la consapevolezza di dover nuovamente incrociare la profondità e l’azzurro degli occhi di Mattia. Vado nel salone per ritrovarmi con gli altri che fortunatamente sono già lì a presentarsi con il nuovo arrivato.
Osservo le facce delle mie amiche e mi rendo conto che Dio-greco-Mattia non fa solo uno strano effetto a me. La sua bellezza è ammaliatrice. L’unica differenza è che loro riescono a comunicare con lui senza incespicare ed essere ridicole come ho fatto io!
<<Ben trovata Isabel, tua mamma è stata così gentile da farmi fare il giro della casa e mi ha presentato i ragazzi. Ho visto il terrazzo e volevo complimentarmi con te. Mi ha detto che sei tu a prendertene cura e, in particolar modo, delle rose.>>
Annuisco e lo ringrazio. Il cuore mi batte all’impazzata, perché continua a fissarmi… è davvero imbarazzante. Non posso fare a meno di arrossire.
Lo squillo del telefono mi porta alla realtà.
<<Isabel è per te!>> strilla mio padre dal corridoio.
<<Pronto, ciao Max…>> rispondo con nonchalance.
<<Ehi! È da un po’ che ti chiamo sul cellulare…>> mi rimprovera
<<Scusami, devo averlo lasciato sbadatamente in palestra.>>
<<Volevo ricordarti che stasera verrò a prenderti così andiamo a fare un giro da qualche parte.>>
<<Me lo ricordavo!>> mento.
<<Allora ci vediamo più tardi e, mi raccomando, non tardare come al solito!>>
Mentre parlo al telefono noto la presenza di Mattia che non esita ad ascoltare e vedo i suoi occhi diventare tristi all’improvviso. Distolgo lo sguardo da lui e mi concentro sulla conversazione. <<Ti aspetto questa sera per le ventuno; a dopo!>>
Ultimamente io e Max non ci frequentiamo spesso. Prima ci vedevamo ogni sera e ci sentivano telefonicamente almeno una decina di volte al giorno. Poco alla volta abbiamo capito che forse sarebbe stato meglio vedersi meno, l’attesa ha il suo fascino.
Conclusa la telefonata torno nel salone: <<Scusate ragazzi, sapete com’è Max, se non mi sente mille volte al giorno dà fuori di testa!>>
<<Tranquilla Isabel!>> esclama Rebecca
<<Stavamo chiedendo a Mattia se potesse fargli piacere uscire con noi, così gli mostriamo questa magica città e magari potremmo anche fare un giro per locali>> dice Alex
<<Certo, mi farebbe molto piacere.>> risponde Mattia entusiasta dell’offerta.
<<Cosa ne dici, sopporterai la nostra compagnia?!?>> gli domando rivolgendogli un timido sguardo.
Annuisce senza parlare, continuando a fissarmi. Devo superare questa sensazione di imbarazzo. Adesso lo riempio di domande, magari prendendo un po’ di confidenza mi farò passare questa paura di incrociare i suoi occhi. Forza e coraggio.
Resetto e con disinvoltura gli chiedo: <<Da dove vieni?>>
<<Da Roma!>> mi risponde guardandomi come se davanti a lui ci fosse un’altra persona.
In effetti ho cacciato via l’adolescente impacciata che si era impadronita della mia mente. Non so come ci stia riuscendo ma sto tornando in me. Era ora!!!
<<Wow, amo Roma è bellissima, però non riuscirei a viverci è troppo caotica e presa d’assalto dai turisti. Magari un giorno potrai tu farci da cicerone nella tua città. Non sono ancora riuscita a visitarla tutta.>>
<<Molto volentieri, quando vorrai Isabel sarò a tua disposizione.>> Dice senza nascondere un sorrisetto malizioso.
<<Me lo ricorderò quando vorrò evadere da Torino e dai miei mille impegni.>>
“E magari quando la smetterai di intimidirti guardandolo.”
Interviene il mio subconscio.
Tra una chiacchierata e l’altra il tempo è volato. Mia madre ci invita a prendere posto a tavola. In qualche modo mi ha nuovamente salvata.
Durante la cena Mattia è molto partecipe e per nulla in difficoltà cosa che mi porta in maniera inaspettatamente naturale a sperare in una sua repentina integrazione nel gruppo e, nuovamente, ad augurarmi di vincere altrettanto rapidamente l'imbarazzo che mi crea la sua presenza. Mi perdo ad osservarlo, ha qualcosa di misterioso. Quando è distratto mi rendo conto che i suoi occhi cambiano luce, cosa avrà che lo preoccupa? Bello e tenebroso… Devo smetterla di guardarlo così, prima o poi qualcuno se ne accorgerà e non va bene. Dò un occhiata all’orologio appeso alla parete e mi rendo conto che è davvero tardissimo, sono già le venti e tra un’ora Max sarà qui. Saluto e mi alzo per andare nella mia stanza. Quando sono vicino alla scala, mi rendo conto che Mattia mi ha seguita.
<<Ce la farai a sopportarci?!?>> lo sfido ironicamente mentre saliamo assieme.
<<Direi di si!>> esclama sorridendomi.
<<Immagino tu sia stanco… Ti conviene andare a riposare. Più tardi, quando rientrerò, farò in modo di non fare rumore per evitare di disturbarti.>>
<<Non sono affatto stanco. Penso di sistemare alcune cose in camera e poi mi dedicherò alla lettura di un libro. Mi spiace avere invaso il tuo spazio… sai, per il bagno...>>
<<Non preoccuparti potrò sopportarlo>> gli dico facendogli un sorriso.
Mattia è nella sua stanza e si butta sul letto pensando divertito all’esuberanza e all’impaccio di Isabel. Anche lui è frastornato dalle tante emozioni per la giornata appena trascorsa. Si sente attratto da quella ragazza. Ripensa al momento in cui l’ha vista volteggiare, sarebbe rimasto ore ad osservarla mentre danzava. Quando ha incontrato i suoi penetranti occhi nocciola non riusciva più a distogliere lo sguardo dal suo. E’ consapevole di averla messa in imbarazzo. Si sente attratto non solo dal suo aspetto ma dalla fragilità che vuole nascondere tramite ironia e sicurezza. Quando lei li ha raggiunti nel salone con indosso quel vestitino color crema che le lasciava scoperte le lunghe gambe toniche l’ha trovata irresistibile. Isabel: un viso particolarmente bello, incorniciato da lunghi capelli castani dai riflessi ramati, occhi grandi di un castano ambrato, bocca carnosa ben disegnata che fa da contrasto all’espressione fresca e innocente. Ha un corpo tonico, il fondoschiena rotondo e modellato, un seno generoso, vita stretta e con tutte le curve al posto giusto… Evidentemente lo sport ha aiutato a far sì che il suo fisico si modellasse nei punti giusti. Di certo non passa inosservatae tutto di lei gli rimanda perfezione e sensualità... Sommerso dal pensiero di Isabel dimentica per un po’ i suoi problemi e la vera motivazione che l’ha indotto a trasferirsi a Torino per un po’di tempo.
Al solo pensiero che ci sia solo un muro a dividermi da Mattia mi fa venire la pelle d’oca. Basta pensare a lui! Devo riprendermi e muovermi. Decido di indossare un abitino nero che metta in evidenza le forme senza essere volgare, decolleté nere, un filo di trucco sugli occhi e un po’ di lip gloss, qualche goccia di J’adore, l’ultima spazzolata ai capelli che lascerò sciolti e, finalmente, sono pronta.
Il cellulare incomincia a squillare e, come da copione, è Max per avvisarmi del suo ritardo. Non ce la può proprio fare ad essere puntuale!
<<Questa volta cosa ti è successo?>> gli domando sbuffando.
<<Isabel scusami, ma ho avuto un imprevisto, quindi stasera purtroppo non possiamo vederci.>>
La reazione è immediata e piccata <<E me lo dici soltanto adesso, quindici minuti prima dell’ora “x”? Bravo, siamo alle solite!>>
<<Hai ragione ad arrabbiarti, ma mia madre si è sentita poco bene ed ha bisogno di me, mi dispiace. Giuro che domani mattina passo a prenderti prestissimo e ti porterò prima a fare colazione al bar e poi ti accompagnerò a scuola.>>
<<Va bene, anche per stavolta sei perdonato, ma per vendicarmi domani non darò peso alla mia linea e, visto che pagherai tu, mangerò tutto quello che mi capiterà sotto il naso. Non darmi buca di nuovo! Adesso vai da tua mamma e salutamela!>> dico smorzando il mio risentimento.
Capisco che questa volta è per una giusta causa, ma è seriamente difficile sopportare di ricevere costantemente dei bidoni.
Esco dalla stanza sbattendo involontariamente la porta. Non dovrei ma sono comunque molto arrabbiata è la terza volta che mi tira pacco negli ultimi dieci giorni. Sono talmente furiosa da non rendermi conto che la mia “delicatezza” nello sbattere la porta ha fatto uscire Mattia dalla sua stanza. I suoi occhi sono addosso a me che mi scrutano dalla testa ai piedi. Perché mi fissa così?
Rompendo il silenzio gli dico: <<scusami per il fracasso. Ma la mia dolce metà ha un innata e incredibile predisposizione a farmi infuriare…>> Continua a squadrarmi in maniera imbarazzante, praticamente mi sta mangiando con gli occhi!
Sono sicura d’essere diventata paonazza. Finalmente decide di dire qualcosa.
<<No, non preoccuparti per me. Dimmi tu piuttosto cos’è successo?>>
<<Max mi ha dato buca, di nuovo! E dire che mi sono fatta carina per lui.>>
<<Non avrà la minima idea di cosa si stia perdendo; sei bellissima!>>
E dopo questa affermazione arrossisco ancora di più.
<<Sai cosa ti dico, che niente va sprecato! Se a te può andar bene, uscirò io con te stasera.>> Mi propone Mattia.
<<Certo, ti porterò un po’ in giro per le vie di Torino!>> Rispondo entusiasta, preoccupata per le strane sensazioni che provo e per dover rimanere sola con lui.
<<Ti andrebbe se andassimo a fare una passeggiata in centro e poi in un pub a bere qualcosa?>>
<<Mi piace! Dammi solo il tempo di cambiarmi e sono subito da te.>> Mi risponde divertito per aver notato il mio sguardo sui suoi pantaloni della tuta, facendomi l’occhiolino. Arrossisco, rendendomi conto che anch’io lo stavo mangiando con gli occhi. Dio santo quest’uomo sarebbe super sexy anche con indosso un sacco della spazzatura.
Nell’attesa sono scesa in cucina per bere un bicchiere d’acqua fredda per riprendermi e fare calmare i bollenti spiriti anche se forse sarebbe meglio mandare giù qualcosa di alcolico il quale potrebbe rendermi più spigliata.
Mi dirigo verso il corridoio e nel frattempo noto Mattia che sta scendendo le scale per raggiungermi. Ha indossato un jeans, una maglietta di cotone nera con scollo a v e una giacca di pelle. È bello da fare male!
Mi prende la mano e mi chiede se sono pronta a portarlo in giro. Annuisco e respirando a fondo inizio a parlare a raffica: <<ti porto in auto fino in Piazza Vittorio Veneto, è tra le più grandi piazze d’Europa e da lì in poi andiamo a piedi per le vie principali del centro: Via Po, Piazza Castello, Via Roma e poi torneremo indietro da Via Lagrange per poi ritrovarci nuovamente in Via Po econcludiamo andando a berci qualcosa ai Murazzi.>>
<<Perfetto, mi fido di te!>> esclama divertito dalla mia improvvisa parlantina.
Raggiungiamo la mia auto, una Mito nera dell’Alfa Romeo.
Messa da parte la timidezza e sciolto il ghiaccio, incomincio a sentirmi a mio agio. Così per accelerare i tempi e conoscerlo meglio lo tempesto di domande riguardanti la sua città nativa e la sua vita privata. Quando mi ci metto sono davvero invadente.
<<Scusami se ti tormento, ma mi domando cosa diavolo ci fai qui a Torino, abitando in una città stupenda come Roma.>>
<<Lavoro>> risponde.
Nonostante le mie decolleté siano molto alte, sono riuscita a camminare tanto e seguire l’itinerario prefissato.
Raggiungendo i Murazzi gli faccio notare la chiesa della Gran Madre e il Monte dei Cappuccini.
<<Lo sapevi che Torino è una città magica? La prossima volta ti porto in Piazza Statuto. Anticamente era una porta della città considerata infausta e fuori da questa vi erano le crocifissioni. Per i suoi precedenti storici si pensa che la piazza nasconda qualcosa di malefico, addirittura si suppone che sotto l’aiuola centrale ci sia la porta per l’inferno. Torino è il vertice del triangolo della magia nera con Londra e San Francisco e anche della magia bianca con Praga e Lione. Il punto preciso del vertice della magia nera è un piccolo obelisco costruito nel 1808 su un punto geodetico secondo calcoli trigonometrici ed è situato in un aiuola del piccolo giardinetto.>>
<<Davvero?>>
Annuisco. Poi gli indico le tre statue della Gran Madre e gli spiego cosa rappresentano.
<<La statua al centro rappresenta Vittorio Emanuele I, quella di destra l’allegoria della religione con la tiara ai piedi, mentre, quella a sinistra l’allegoria della fede, una donna che regge un calice. Si ritiene che la statua volga lo sguardo verso il luogo in cui si nasconde il Santo Graal. Invece una delle leggende esoteriche vuole che non lo sguardo ma che l’indice della mano indicasse il luogo in cui è sepolto il Graal, per questo ignoti l’hanno distrutto.>>
<<Interessante.>>
<<Magari appena entrambi avremo un po’ di tempo libero, ti porto a fare un tour, facendoti visitare la Torino misteriosa, sotterranea e esoterica.>>
<<Mi piacerebbe molto.>>
<<Non credo in queste cose… anche se in fondo l’esoterismo mi affascina e spaventa al tempo stesso.>>
<<Anch’io non credo in queste cose. Anche se in questo momento un po’ di magia la percepisco e più che alla porta dell’inferno, mi sento in quella del Paradiso.>> Mi dice guardandomi negli occhi.
<<Sapevo che ti sarebbe piaciuto qui…>> gli dico fingendo di non capire. Perché penso che non si stesse riferendo alla città… sono la solita presuntuosa.
Mentre siamo al pub e continuiamo a bere, Mattia mi elenca i posti che vorrebbe visitare. Successivamente mi racconta qualcosa della sua famiglia, di avere delle sorelle e di esser molto affezionato a loro.
<<Mi sono trasferito qui per questioni di lavoro. Sono un consulente finanziario, mia zia mi ha detto di conoscere delle persone che necessitano di me ed io ho bisogno di avere più clienti e accumulare esperienze, così ho deciso di trasferirmi! Conoscendo i tuoi, mi ha aiutato a trovare una sistemazione, ha chiesto loro la possibilità di ospitarmi nella vostra pensione. Purtroppo a casa sua non c'è molto spazio per ospitarmi.>>
<<Io non ho mai conosciuto tua zia, mia madre mi ha detto che è una sua amica di vecchia data che ancora non ho avuto il piacere di conoscere. Stando a quello che dice, non abita in città. Sarei curiosa di incontrarla, potrebbe rivelarmi qualcosa che mia madre combinava da giovane. Non si sa mai, potrebbe tornarmi utile quando mi starà con il fiato sul collo!!!>> Commento con un sorrisetto compiaciuto.
<<Se vuoi un giorno ti ci porterò, vive in Val di Susa da quando si è sposata.>>
<<Grazie, mi piacerebbe molto.>>
Vorrei chiedergli anche se è fidanzato, ma penso che non sia il caso, potrebbe pensare che io possa avere “altri” interessi nei suoi riguardi.
Parliamo ancora molto continuando a mandare giù birra, cosa che mi rende più sicura e meno timida. Ridiamo e ci divertiamo per tutta la serata. Senza rendercene conto il tempo è volato.
<<E’ tardissimo!>> esclamo guardando l’ora. Sono quasi le tre del mattino e tra poche ore devo andare all’università.
<<Hai ragione, il tempo è passato velocemente, non pensavo fosse così tardi!>>
<<Già… E’ ora di andare a dormire>> dico molto dispiaciuta di dover interrompere la piacevole chiacchierata.
<<Grazie mille per la bella serata...>> dico facendo una pausa per prendere coraggio e raccontargli di averlo già visto.
<<Sai, stamattina mentre andavo all’università ti ho incrociato; eri fermo ad un semaforo con la cartina stradale in mano. Non ho potuto fare a meno di notarti e sono rimasta affascinata dal tuo aspetto, pensavo fossi inglese o Irlandese… sei particolarmente interessante!>> esclamo e poi cerco di riparare <<Scusa, mi fa male bere tanto, perdo il controllo e non penso a quello che dico…>> arrossisco e evito di guardarlo in faccia.
Mi sorride e mettendo due dita sotto il mento mi costringe a guardarlo negli occhi: <<Evidentemente è un segno del destino che noi dovessimo incontrarci.>>
<<Forse...>> gli rispondo intimidita da lui, dai suoi occhi e dalla situazione.
<<Non ti sfugge niente! In parte hai indovinato, ho origini Irlandesi da parte di mia madre.>> Mi comunica orgoglioso.
<<Me lo hanno suggerito i tuoi lineamenti, il colore degli occhi e dei capelli. Sei la classica bellezza del nord Europa.>> gli confesso diventando color porpora. Meno male che ho smesso di mandare giù birre. Non oso immaginare cosa non potrei ammettere… ad esempio che se non fossi fidanzata gli sarei saltata addosso. E adesso da dove mi escono questi pensieri peccaminosi?!?
Ci dirigiamo verso l’auto, entriamo e metto le mani sul volante fingendo d’essere attenta a quello che sto facendo. Non voglio che si accorga del mio volto ancora paonazzo per via della mia confessione di qualche minuto prima.
Mattia è immerso nei suoi pensieri ed io non voglio aprire bocca per evitare altri strafalcioni. Il silenzio è quasi confortevole.
Finalmente siamo arrivati a casa, rimanendo sempre in silenzio saliamo le scale e ci troviamo davanti al corridoio dove ci sono le nostre stanze.
Rompendo il silenzio gli sussurro: <<Notte Mattia e grazie ancora per la bella serata.>>
Lui mi guarda e si avvicina per darmi un bacio sulla guancia. <<Notte Isabel.>>
Entriamo nelle nostre rispettive camere e nonostante le grandi emozioni provate durante la giornata appena trascorsa mi addormento non appena appoggio la testa sul cuscino.