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CAPITOLO QUATTRO

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Oliver cadde fuori dal portale. Hazel gli andò a sbattere contro la schiena. Un attimo dopo, arrivò anche Ralph, colpendoli entrambi.

“Ahi!” sussultarono tutti mentre si ammassavano uno sull’altro.

“State tutti bene?” chiese Oliver, preoccupato per i suoi amici.

Hazel annuì, strofinandosi il gomito con il quale aveva sbattuto contro Ralph. “Sì, ma dove siamo?”

Si guardò attorno. Ralph nel frattempo si stava massaggiando la pancia, il punto dove il gomito di Hazel l’aveva colpito

“Ehi!” disse sgranando gli occhi. “Siamo già stati qui!”

Confuso, Oliver si accigliò e si guardò attorno osservando gli edifici. Erano tutti di tre o quattro piani, ammassati uno all’altro, con facciate piatte e tetti di color terra d’ombra bruciata. C’era la cupola di una cattedrale che incombeva dietro ad essi, gettando la sua ombra su tutto e dominando con la sua presenza. Ralph aveva ragione. C’era qualcosa di familiare in quel posto.

Poi Oliver sussultò quando capì. “Siamo tornati a Firenze.”

Hazel sgranò gli occhi. “Firenze? Dev’essere un errore. Pensi che il professor Ametisto ci abbia mandato di nuovo per sbaglio fino al portale di Leonardo?”

Oliver scosse la testa. “Non penso. I portali di Da Vinci erano rossi. Quelli del professor Ametisto sono viola.”

“Beh, allora forse siamo qui perché Leonardo ci aiuterà di nuovo?” suggerì Ralph. “Magari sa dove si trovi lo Scettro di Fuoco? O può fermare il tempo di nuovo in modo che possiamo trovarlo?”

Ma mentre si guardava attorno, Oliver si rese conto di una cosa. “No. Ci sono molti più edifici di quando siamo venuti a trovare Leonardo. Potrà anche essere lo stesso posto, ma è un’epoca diversa. Non siamo qui per avere l’aiuto di Leonardo. Siamo qui per trovare qualcun altro.”

Per qualche motivo sembrava ancora più strano trovarsi in un posto dove già erano stati prima. Avevano percorso queste strade nella loro missione con Leonardo da Vinci solo poche ore prima. Ma ora si trovavano nelle stesse strade, solo che anni – se non decenni – più tardi. C’era qualcosa di davvero strabiliante e complicato in questo.

“Non può essere tanto dopo, però,” considerò Hazel, picchiettandosi il mento. “Ci sono più edifici, ma sono tutti dello stesso stile architettonico. Non penso che siamo arrivati tanto più in là di un centinaio di anni rispetto a quando siamo stati qui l’ultima volta. Quali altri strabilianti italiani ci ha inviato a trovare il professor Ametisto?”

“Beh, oltre a Da Vinci e Michelangelo,” iniziò Oliver, “c’è ovviamente…”

Ma non riuscì a finire la sua frase, perché in quel momento qualcuno arrivò di corsa da dietro l’angolo e gli andò a sbattere dritto addosso.

“Scusa!” gridò il giovane.

Oliver si rialzò e si lisciò i vestiti stropicciati. “Sto bene, non ti preoccupare.”

Hazel sussultò. “Oliver, stai parlando italiano!”

“Davvero?” chiese Oliver.

Prima che potesse avere una risposta di conferma, il giovane che gli era andato addosso continuò a parlare.

“Sono in ritardo per la mia lezione all’Accademia delle Arti del Disegno,” disse. “È la lezione del professor Galilei.” Poi corse via.

Oliver si voltò verso i suoi amici. “Quel tizio parlava italiano?”

Entrambi annuirono.

“Sì!” disse Ralph. “E anche tu!”

Oliver scosse la testa. “Ma non capisco. Come?”

Poi ricordò. Lucia Moretti, l’insegnante che avevano incontrato nella loro ultima avventura, aveva instillato alcuni dei suoi poteri nella mente di Oliver. Forse una delle cose che gli aveva donato era la lingua italiana?

“Aspettate,” disse Oliver improvvisamente. “Ha detto che stava andando a una lezione di Galileo.”

Hazel sgranò gli occhi. “Certo. Galileo è uno dei fiorentini che sono venuti dopo Da Vinci. Dobbiamo essere nell’Italia del sedicesimo secolo.”

“Dovremmo seguirlo,” disse Ralph.

Oliver annuì, d’accordo con lui, e tutti partirono di gran carriera dietro al giovane che era scappato di corsa.

Lo Scettro di Fuoco

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