Читать книгу Salvato Da Una Ninfa Marina - Rebekah Lewis - Страница 9
Capitolo 2
ОглавлениеC’erano giorni in cui vivere sotto le onde era meraviglioso ed eccitante. Oggi non era uno di quelli, perché Ione se ne era andata di casa. Veramente. Beh, era libera di andarsene se lo desiderava, ma non aveva intenzione di tornare nel Mare Egeo. Come molte delle sue quarantanove sorelle prima di lei, Ione alla fine ne aveva avuto abbastanza e aveva bisogno di spazio. La conseguenza di quel concetto era che l’oceano forniva un sacco di spazio.
A volte fin troppo.
In effetti, non sapeva proprio per certo in quale oceano o mare fosse finita, a furia di nuotare senza una meta, senza prestare attenzione ai dintorni, persa nei propri pensieri su cosa avrebbe fatto in seguito. L’acqua era molto più fredda che a casa, quindi era andata sicuramente a nord. O a nordovest. Avrebbe dovuto fare più attenzione...
Mordendosi le labbra e guardandosi intorno, fece oscillare la coda dietro di sé fino a mettersi in verticale, poi guardò in su. Una piccola barca galleggiava sulla superficie. Gli umani erano fortunati ad avere così tanta libertà sulla terraferma. I pericoli per i mortali erano in agguato da ogni parte nell’acqua. Sulla terra, erano minori. Almeno lo pensava. Ione non si era mai avventurata oltre la linea costiera. Non si era mai sentita al sicuro sulla terraferma prima. A causa della sua natura. Per quello che avrebbe dovuto fare per proteggersi se fosse rimasta troppo a lungo...
Forse sarebbe dovuta andare alla ricerca dell’Isola Evanescente che alcune delle sue sorelle avevano cercato per anni precedentemente. Non rimaneva mai nello stesso posto per due volte ed avrebbe offerto più sicurezza se avesse provato il desiderio di accoppiarsi. Forse non avrebbe dovuto annegare l’uomo che avrebbe usato per generare le proprie figlie, se si fosse trovata in qualche posto al sicuro. In qualche posto che non spingesse gli umani a cacciare i suoi simili per paura o curiosità. Era ormai pronta ad accoppiarsi con un uomo, ma non riusciva a convincersi di ciò. Inoltre, non voleva uccidere qualcuno dopo un atto del genere. Sembrava...sbagliato. Cosa sarebbe successo se le fosse piaciuto e avesse voluto farlo di nuovo con lui?
Ione scosse la testa, scuotendosi via i capelli dal viso nel farlo. Non apparteneva al mondo degli umani, ma la prospettiva di annegare dei mortali aveva contribuito a tenerla lontana. Non aveva una natura violenta e quasi tutte le ninfe marine erano femmine, mentre solo una parte di loro aveva le pinne come lei. Suo cugino Tritone- figlio di Poseidone e suo messaggero, come lo era Hermes per Zeus al di sopra delle onde- aveva una coda come la sua, così come i suoi figli, sia maschi che femmine. Poteva accoppiarsi con uno dei tritoni maschi se lo desiderava, ma i suoi cugini non facevano niente di romantico per lei. Certamente erano dei maschi decenti, ma lei voleva qualcosa di... diverso. Se si fosse mai accoppiata, voleva qualcuno di nuovo ed eccitante. Qualcuno che non le ricordasse di come era cresciuta. Che non appartenesse alla famiglia. Qualcuno tutto suo. Forse un umano.
La sua famiglia sarebbe inorridita se lei ne avesse lasciato vivere uno per il proprio piacere? Il desiderio la pervase mentre ci pensava. Le ninfe avevano bisogno di due cose nella vita: l’elemento dal quale traevano la propria forza e il sesso. Erano secoli che stava nel mare, ma il sesso...si occupava di se stessa quando nasceva il desiderio, ma aveva bisogno di stroncare quella parte di sé. Più la negava, più diventava triste. Per questa ragione non sopportava più di stare a casa. Ed era dovuta partire. Aveva bisogno di molto di più di quello che avrebbe dovuto desiderare.
Il rumore di un tuffo le fece alzare lo sguardo di nuovo. Uno degli umani era saltato nell’acqua. Che strano. Il bel mezzo della notte non era proprio il momento ideale per farsi una nuotata, se non si avevano le pinne. Gli umani non avevano la vista acuita come lei...né le branchie. Quindi perché stava facendo così?
Il mortale, un maschio, continuava ad affondare, muovendo appena un braccio o una gamba, scalciando per tornare verso la superficie o la barca, che stava andando via come se loro non avessero notato affatto che si era allontanato. Lei rimase a bocca aperta. Per gli Dei, stava affogando! I suoi compagni lo avevano lasciato a morire di proposito? Perché lo avrebbero fatto?
Prima di avere preso qualsiasi decisione, mosse la coda ad un’andatura veloce, scivolando verso l’alto fino a quando non afferrò l’uomo sotto le braccia. Era divisa tra l’istinto di proteggere l’umano ed quello di proteggere il segreto della sua gente da quelli come lui, quindi Ione si affrettò ad allontanarsi con lui nella direzione opposta rispetto alla barca. Il fatto che il cielo notturno nascondesse tanto quanto il chiaro di luna svelasse, era d’aiuto. Era sempre stata affascinata dal bagliore della luce della luna- ma ora non era il momento di stupirsi per quelle cose.
Quando portò la testa dell’uomo fuori dalle onde, lui non respirava. Temendo di averlo tenuto sotto troppo a lungo, lo circondò con un braccio e gli posò la mano sul petto, sopra il cuore, poi fece scivolare il palmo sotto la stoffa ampia dei suoi vestiti. La carne era fredda al tocco, forse a causa della temperatura dell’acqua e non perché fosse troppo tardi. Incanalando tutta l’energia nella mano, avvicinò le labbra alle sue, chiedendo all’acqua che lui aveva inalato di tornare a lei. Di uscire dal suo corpo. Quando l’acqua salata raggiunse le sue labbra, si tirò indietro, mentre lui tossiva e sputava l’acqua fuori dal corpo.
Quindi Ione lo guardò ed ammirò la sua bellezza maschile. I capelli scuri si erano liberati dal laccio che ne teneva ancora una parte legata dietro la nuca. Aveva gli occhi blu- un blu notevole per i suoi sensi resi più acuti dalle necessità della vita sott’acqua. Aveva la mascella squadrata e un struttura del viso piacevole. Mentre la guardava, sbatté gli occhi, come se non riuscisse a crederci. Poi trasalì.
“Devo dire”, disse a denti stretti con un tono che le provocò i brividi. “Pensavo che il paradiso fosse un posto meno...bagnato”. Quindi girò gli occhi e perse i sensi.
Gli umani erano talmente fragili.
Con un sospiro, lo tenne stretto e nuotò verso la riva. Poteva distinguere a malapena una spiaggia in lontananza e sperava che la notte avrebbe offerto loro abbastanza privacy, in modo che il suo emergere in superficie non mettesse in pericolo lei o la sua gente. In ogni caso, sentiva il brivido dell’avventura. Ed il desiderio di accoppiarsi tambureggiava nelle sue vene.
***
AVEVA MALE DAPPERTUTTO. Se era morto, James non avrebbe dovuto sentirsi più leggero? A meno che non fosse finito all’inferno, il che non aveva senso, visto che era sicuro di avere visto un angelo prima di perdere di nuovo i sensi. Un bell’angelo dai capelli dorati che aveva recuperato la sua anima direttamente dall’oceano. Era completamente inzuppata, come si sentiva lui ora.
Quando un’onda lo colpì direttamente dietro la nuca, il suo corpo fu spinto in avanti e l’acqua salata gli entrò in gola, facendogli bruciare gli occhi e le narici.
“Le mie scuse”. La voce era melodiosa e dolce, e lui si lamentò, quando si rese conto che la donna era rimasta con lui. Lo teneva tra le braccia e la sua pelle morbida e liscia strusciava contro di lui mentre lo portava a riva a nuoto. Il suo angelo. James si girò per guardarla. I capelli dorati e la pelle perfetta, senza alcun difetto, che ricordava. Mio Dio, era...
Colpì la sabbia con le ginocchia e ricevette un’altra ondata in faccia. Erano approdati sulla spiaggia e lei lo stava trascinando lontano dalle onde...con una notevole difficoltà. Avrebbe dovuto aiutarla, ma metà del suo corpo era insensibile e l’altra metà avrebbe voluto esserlo.
Allungò le mani per appoggiarsi alla spiaggia e tirarsi su, ma il suo moncherino ancora aperto e bruciato toccò la sabbia. Trattenne il respiro e si lasciò cadere, anche se erano immersi nell’acqua fino al ginocchio. Aveva perso la mano. In qualche modo aveva dimenticato quel dettaglio altrimenti indimenticabile, distratto com’era dal bel viso dietro di lui e dal fatto che aveva male dappertutto.
“Sei ferito!”, esclamò la donna con la sua voce melodiosa. Era una persona terribile, visto che sentiva sollievo perché lei si strusciava contro di lui?
“Solo un graffio, in realtà”. Perché voleva impressionarla? Era chiaro che fosse mezzo morto. Perché cercava di proteggere il proprio orgoglio? Lei lo aveva tirato fuori dall’acqua ed avevano nuotato fino a riva.
Strabuzzò gli occhi quando scoprì che la sua ipotesi, prima di avere il viso pieno di sabbia, era corretta. Lei non indossava niente.
James si lasciò cadere sulla schiena, deciso a dare un bello sguardo alla sua salvatrice senza appoggiarsi al braccio sinistro. Capì immediatamente di essere stato vittima di un’illusione febbrile, perché aveva compreso che la donna non era affatto un angelo- sentiva troppo dolore per essere in Paradiso- ed era sicuramente nuda, ma non poteva essere umana. Era troppo perfetta, troppo bella, e si sentiva troppo a suo agio nell’acqua. Quando abbassò lo sguardo, e si maledisse perché gli mancava l’autocontrollo di un gentiluomo- trattenne il respiro. Era impossibile. Lei non poteva esistere, a meno che lui non stesse impazzendo. “Sei una...”
Lei si guardò. La maggior parte della metà inferiore del suo corpo restava nascosta nell’acqua poco profonda, ma le scaglie dorate della coda da pesce arrivavano fino al suo addome, per fermarsi al di sopra dell’ombelico, e risalivano un po’ più in alto sui lati fino a coprirle i fianchi. I suoi capezzoli nudi erano dello stesso colore delle sue scaglie e dei suoi capelli. Anche se c’era poca luce, i suoi occhi sembravano della stessa sfumatura. Con la sua pelle morbida ed abbronzata, anche al chiaro di luna sembrava fatta d’oro. Lui desiderava toccarla, ma strinse le dita della mano che gli restava per reprimere quel bisogno. Le storie di sirene che aveva sentito durante i suoi giorni in mare le descrivevano come perverse cacciatrici con un bel viso, ma con motivazioni sanguinarie. Avrebbe perso l’altra mano se avesse osato?
La sirena distolse lo sguardo da lui e guardò l’acqua. “Sono deludente ai tuoi occhi come lo sono agli occhi della mia gente?”
Cosa? Come poteva una donna così bella credere di essere deludente? “Non capisco”. La sua affermazione era vera sotto molti punti di vista. L’esistenza della donna, cosa gli era successo e il fatto che lei credesse di avere dei difetti nel suo aspetto.
Lei sospirò e guardò il moncherino ferito nel polso sinistro. Lui avrebbe quasi voluto immergerlo di nuovo nell’acqua per nascondere l’imperfezione agli occhi di lei. Se c’era qualcuno di deludente da guardare, quell’onore spettava a lui. Sarebbe stato considerato un invalido al suo ritorno a Londra. C’erano anche delle cose peggiori, ma il nome della sua famiglia avrebbe occupato i pettegolezzi per mesi. Qualcosa che non avrebbe certo giovato a sua sorella durante la sua prima stagione.
“Devo portarti più avanti sulla terraferma”, disse lei di nuovo, interrompendo le sue preoccupazioni. “Se mi permetti di toccarti di nuovo.” Quando lo guardò, non mostrò alcuna compassione. Lui le fu grato per tutto ciò.
James aprì e chiuse la bocca varie volte, mentre si sforzava di trovare le parole per rispondere a quell’affermazione. “Perché non dovrei permetterti di toccarmi?” Mentre iniziava a scuotere la testa e diventava sempre più consapevole del dolore al braccio e nel fianco, l’idea delle sue mani sul proprio corpo gli diede conforto. Il suo tocco gli avrebbe procurato un sollievo temporaneo? Moriva dalla voglia di scoprirlo.
“Pochi istanti fa, hai esitato e sei sfuggito alla mia presa, quando hai visto che non sono come vorresti.”
“Volere...cosa? Sei la più bella donna sulla quale abbia mai posato lo sguardo. Se ti ho spinta via, era perché non riuscivo a vederti dalla posizione in cui mi trovavo e ne avevo disperatamente bisogno.” Era evidente che le donne sulla terra e in mare avevano bisogno di essere rassicurate e di parole dolci. Non era un compito difficile, ma era comunque divertente.
“Oh.” Lei distolse lo sguardo e giocherellò con i capelli fingendo timidezza. Il fatto di non potere dire se fosse arrossita o no, gli fece maledire l’assenza di luce. Sarebbe stata luccicante e scintillante alla luce del sole? Le sue scaglie erano ruvide o lisce al tocco? Balzò all’indietro quando si rese conto che si era chinato più vicino a lei. Dannazione, lei lo avrebbe consumato come una falena che non si rende conto dei pericoli nascosti nel volare troppo vicino a una fiamma. Forse c’era una ragione se le sirene erano spesso chiamate “fanciulle del mare”. Chi aveva bisogno di una canzone quando si aveva quell’aspetto?
“Come ti chiami?” Non aveva mai pensato che le sirene fossero reali, nonostante le sciocche superstizioni del suo equipaggio, e adesso che se ne trovava davanti una, non sapeva proprio cosa dirle. Fortunatamente i capelli le erano ricaduti sul seno, e ciò lo aiutava a controllare il desiderio di guardarlo. Lo avrebbe comunque trasformato in un libertino.
“Ione.” Un sorriso brillante le illuminò il viso, poi gli prese la mano e posò il palmo sulla propria guancia. “Il mio nome è Ione.”
La sua pelle era così morbida e calda, nonostante la freschezza della brezza marina. “Grazie per avermi salvato, Ione. Io sono il cap...James. Puoi chiamarmi James.” Non gli importavano le formalità, visto che lei non apparteneva al suo mondo e non le sarebbe importato cosa potesse significare il suo nome di famiglia o la sua posizione. “Sfortunatamente, penso di stare morendo. Non dovresti assistere a queste brutture. Aiutami ad allontanarmi dalla marea e non ti terrò lontana dalla tua destinazione.” Non capiva come sarebbe potuto sopravvivere quella notte. Se fosse riuscito a tornare alla tenuta, sicuramente avrebbe ceduto alla febbre e sarebbe morto di malattia o infezione. Nessuno meritava di assistere a tutto ciò, se poteva evitarlo.
Il sorriso di Ione si spense poi, alzando il mento con determinazione, lasciò la sua mano e lo afferrò di nuovo sotto le braccia. Il suo corpo brillò per un attimo, prima che le scaglie scomparissero e si trasformassero in gambe umane. Mentre si muoveva ed i suo capelli si separavano, James prese nota vagamente che i suoi capezzoli stavano diventando più scuri, fino a un normale rosa, mentre accadeva tutto ciò. Intrigante. Lui serrò gli occhi mentre lei si alzava, per non essere beccato a fissare la parte superiore delle sue cosce. Tuttavia era troppo tardi. Non aveva peli e niente la proteggeva dal suo sguardo. Il sangue che non aveva perso iniziò a risalirgli fino all’inguine.
James aprì gli occhi quando Ione lo depositò sulla terraferma e si lasciò cadere al suo fianco, per niente intimidita dalla propria nudità. “Non morirai, James. Non sotto la mia sorveglianza.”
Chiudendo di nuovo gli occhi con forza e cercando di controllare quell’altra parte di se stesso prima che lei se ne accorgesse, lui scosse la testa e fece un cenno verso il Mare del Nord. “Non puoi controllare la natura.” Il suo unico rimpianto al momento del trapasso sarebbe stato di avere abbandonato sua sorella. Underwood, quel ragazzino maligno, sicuramente le avrebbe fatto del male. James sperava di sopravvivere abbastanza da avvisare il porto che la sua nave stava per essere rubata sotto i loro occhi. Underwood avrebbe falsificato la firma sui documenti ed avrebbe agito come se tutto fosse a posto, il farabutto. Non gli importava che il ragazzo lo avesse messo fuori gioco, non voleva che quel furfante ottenesse quello che voleva. Underwood doveva imparare il rispetto e, evidentemente, qualcosa che le persone civilizzate chiamavano morale.
“Ne sei sicuro?”, disse Ione talmente a bassa voce che James quasi non la sentì. Poi si girò verso di lui, afferrando la sua camicia bagnata. Gli piaceva sentire le sue mani su di sé, anche se solo per conforto e non per ragioni più piacevoli. “Se fossi umana come te, cosa faresti?”
Sentì che le proprie sopracciglia si sollevavano e si rimangiò la risposta più ovvia, perché, nonostante i suoi giorni da contrabbandiere, aveva un’educazione da gentiluomo. “Perdona la mia confusione...Mi stai chiedendo cosa farei adesso se non stessi morendo, oppure suggerisci che vorresti sentire come ti corteggerei?” Strinse i denti ad una nuova ondata di dolore e tornò a sdraiarsi sulla sabbia.
“Non morirai”, affermò Ione come se lo sapesse con assoluta certezza. “Parlami di questo...corteggiare?” Lui la guardò di nuovo: aveva la pelle tra le sopracciglia raggrinzita, come se fosse perplessa a quell’idea. Era adorabile.
Avrebbe voluto poter condividere la sua sicurezza riguardo alla propria longevità. “Sarebbe difficile, visto che non possiedi una famiglia, né una casa sulla terraferma per farlo in modo corretto. Secondo le regole della mia gente, il fatto che siamo da soli adesso sottintende che abbiamo fatto delle cose che non abbiamo commesso.” Non voleva farla fuggire dalla paura, parlando di come sarebbe stata rovinata, quindi ci andò cauto, per quanto poteva. “Non potresti stare con me, a meno che non fossimo sposati. Dovrei ottenere una licenza speciale e tenerti nascosta nella residenza di campagna di mio padre fino al matrimonio.”
Peccato che fossero solo fantasie. Lui sarebbe morto e lei viveva nell’oceano. Erano proprio una bella coppia.
Ione sollevò di nuovo il mento con determinazione e si alzò, concedendogli una vista allettante del suo corpo completamente nudo. Questa volta lui non chiuse gli occhi. Era completamente senza peli, a parte quelli che aveva sulla testa e le sopracciglia. La gola di James, già dolente, divenne più secca di quanto ritenesse possibile. Il suo corpo continuava a reagire- e ciò provava che non era ancora morto. E lei lo aveva salvato senza alcuna ragione, eccetto la gentilezza. Cosa non avrebbe dato per avere una donna così notevole nel proprio letto. Una donna dalla quale ritornare a casa la sera o dopo un lungo viaggio. Da amare, onorare e prendersene cura per tutta la vita.
Non era semplicemente possibile.
“Non sono sicura di capire completamente perché il matrimonio sia così importante per la tua specie, se vuoi restare da solo con una donna, ma posso lavorarci sopra.” Ione rivolse un cenno di assenso a se stessa. “Comunque, devi darmi la tua parola che non racconterai mai a qualcun altro delle mie origini o di come mi hai incontrata in realtà. E’ l’unico modo. La sicurezza della mia gente sarà sempre più importante dei miei desideri personali.”
Pronunciò quelle parole con un tono triste. Sembrava...solitaria. Come faceva a sentirsi sola una donna con una natura così calorosa e una tale radiosità naturale?
Sicuramente, James non capiva proprio a cosa avesse acconsentito dando la sua parola. Una parte di se stesso credeva di poter fare qualsiasi cosa a quel punto pur di averla vicina il più a lungo possibile. Inoltre, se fosse morto, a chi avrebbe detto “Giuro sulla mia vita che non rivelerò a nessuno il tuo segreto”?
Il sorriso di Ione era radioso. “Resta qui.”
James sbuffò. “Sono sicuro di non poter andare da nessuna parte nell’immediato futuro, amore mio.”
Lei annuì nuovamente e si buttò di nuovo tra le onde, lanciandogli un breve sguardo. Quando l’acqua le arrivò alla vita, si tuffò in avanti, con la coda dorata rivolta all’insù e le pinne che schizzavano mentre spariva sott’acqua.
“Ecco che se ne va”, James disse tra sé e sé, mentre la donna dei suoi sogni si allontanava a nuoto. “Almeno posso morire pensando a lei.” Con queste parole, posò la testa sulla sabbia e chiuse gli occhi, nonostante la sensazione assilante che lei fosse stata solo un’illusione.