Читать книгу Le avventure dei Principi Amir & Akhmed. Il Diaspro rosso e la strega Luthien - Роберто Борзеллино - Страница 2

Capitolo primo

Оглавление

ASTAGATT E LA FORESTA DEGLI INGANNI

In una lontana e sperduta isola dell’oceano Pacifico chiamata Astagatt, viveva il re Mohammed Pascià Sultan, con la sua famiglia, la regina Adeela e i loro due figli maschi: i principi Amir e Akhmed. Il re governava i suoi sudditi con giustizia e magnanimità e per questo gli abitanti dell’isola lo avevano soprannominato “Mohammed il Giusto”.

Sull’isola regnava la pace da molti secoli e gli abitanti dell’unica città, Astagatt, la capitale, vivevano in modo mite e semplice. Qui le occupazioni principali erano la pesca, la pastorizia e l’agricoltura mentre solo i più ricchi e benestanti potevano dedicarsi alle arti, allo sport e alla letteratura. Insomma, l’isola offriva tutto quello che un essere umano poteva desiderare.

Ad ogni modo non era facile raggiungere l’isola di Astagatt perché era circondata dalla cosiddetta “Barriera”; un enorme “muro d’acqua” alto più di trenta metri, frutto di chissà quale strano incantesimo.

Gli abitanti dell’isola si erano ormai abituati a quell’immenso spettacolo che, per tanti secoli, era riuscito a tenere lontano tutti gli indesiderati. Infatti, la “Barriera” poteva essere superata solo per pochi giorni all’anno e, senza una guida esperta, qualunque nave avrebbe fatto, inevitabilmente, naufragio.


L’isola di Astagatt


Astagatt, in tutto l’arcipelago, veniva considerata come un paradiso sulla terra. Le sue spiagge erano incontaminate, con sabbia bianchissima e finissima; i ruscelli e le piccole cascate d’acqua purissima scendevano dolcemente dai pendii delle colline e la vegetazione, ricca e rigogliosa, offriva una varietà sterminata di frutta esotica, gustosa e buonissima da mangiare.

Cosa si poteva desiderare di più?

Ma le cose belle hanno i loro lati oscuri ed anche Astagatt non ne era immune. Il centro dell’isola, da tempo immemore, incuteva enorme timore tra gli abitanti, proprio lì dove si ergeva maestosa l’unica grande montagna. Tutt’intorno c’era una fitta distesa di alberi secolari che anche la potente luce del sole, a stento, riusciva a penetrare con i suoi raggi. Dal suo strano nome, “La foresta degli inganni”, chiunque poteva intuire che era meglio starsene alla larga.

Un’antica leggenda raccontava che sulla cima di quella montagna, perennemente imbiancata dalla neve, in una grotta buia e fredda, viveva un pericoloso ed unico abitante, la vecchia e malvagia strega Luthien.

In realtà, nonostante il trascorrere dei secoli, fino a quel momento nessuno l’aveva mai vista personalmente ma sull’isola si continuavano a tramandare, di padre in figlio, delle orribili e raccapriccianti storie di cui era stata protagonista Luthien. Gli abitanti, in questo modo, cercavano di conservarne il ricordo anche per evitare che qualche sprovveduto, malauguratamente, potesse avvicinarsi troppo a quel luogo maledetto e cadere preda della vecchia strega.

Solo in un libro era riportata, dettagliatamente, la descrizione della malvagia Luthien, oltre all’elenco dei suoi poteri ed il modo per poterla uccidere.

Il suo nome era “Il Libro dei Ricordi”.

Naturalmente faceva parte della collezione privata dei sovrani e solo ai re e ai loro discendenti che, per secoli, si erano succeduti sul trono dell’Isola di Astagatt, era consentito leggerne il contenuto.

Il libro conteneva una sibillina profezia che recitava, pressappoco, così: “Un giorno non troppo lontano… da un re giusto e sincero… nascerà un giovane e coraggioso principe…. che riuscirà ad attraversare indenne la Foresta degli inganni. Lui sarà l’eletto perché troverà uno speciale e potente talismano… il Diaspro Rosso… che dovrà portare sempre con sé.… ma se questo non avverrà allora lui perirà… come un comune mortale.

Questo prezioso dono ho nascosto nel fondo degli abissi e solo una tragedia sfiorata permetterà… al re giusto e sincero… di ritrovarlo. L’eletto supererà indenne la foresta degli inganni… scalerà la montagna e raggiungerà il nascondiglio segreto di Luthien. Il Diaspro rosso lo guiderà e proteggerà da ogni inganno… ma se lui non la ucciderà… per altri mille anni il potere della strega sopravviverà”.

Da sempre la gente dell’isola fantasticava sugli enormi poteri della vecchia strega Luthien; soprattutto si temevano i suoi incantesimi con i quali riusciva ad attirare, all’interno della foresta degli inganni, tutti gli sprovveduti.

Più di una volta era capitato che qualcuno, spinto dalla curiosità, si fosse avventurato all’interno di quel luogo sinistro e non fosse più tornato indietro.

Questi disgraziati venivano persuasi, da una voce suadente e gentile, ad inoltrarsi sempre di più all’interno della foresta.

Vieni… vieni da me… non avere paura… qui troverai oro e argento in abbondanza”, ripeteva una cantilena incessante, “vieni… vieni da me… non avere paura… qui troverai l’elisir di lunga vita”.

Le parole della strega erano accompagnate dal suono di una musica irresistibile.

Per quei poveretti non c’era scampo. Senza nemmeno rendersene conto si ritrovavano, addormentati e appesi a testa in giù, nella dimora di Luthien, sulla cima della montagna.

Qui la strega, pazientemente, preparava i suoi disgustosi intrugli. Al centro della grotta vi era un enorme calderone di acqua bollente, pieno di strane spezie ed erbe magiche, di cui si serviva per preparare una succulenta zuppa di carne. Quando la cottura le sembrava giunta al punto giusto vi immergeva le sue vittime ancora vive, le bolliva lentamente e poi le divorava con tutta calma.

Con le ossa, avanzate dal prelibato pasto, si divertiva a fare degli strani amuleti. Quello era il suo passatempo preferito.

Dopo aver ucciso e mangiato la sua vittima di turno, la strega cadeva in un profondo letargo e, per un lungo periodo di tempo, sull’isola, non si sentiva più parlare di Luthien. Il suo risveglio anticipato poteva essere provocato solo da un imminente pericolo che lei, immediatamente, percepiva come minaccia alla sua stessa esistenza.

Ogni famiglia sull’isola aveva subito un lutto a causa della malvagia strega. Solo i re, le loro mogli e i loro discendenti, che si erano succeduti sul trono di Astagatt, sembravano immuni agli incantesimi di Luthien, come se una potente ed invisibile mano li proteggesse. In ogni caso, per non far correre rischi inutili alla popolazione, ogni re aveva sempre raccomandato a tutti di tenersi a debita distanza dalla “Foresta degli inganni” e dalla stessa montagna.

Anche i due principi Amir e Akhmed avevano sempre seguito il consiglio del padre. Non si erano mai avventurato verso il centro dell’isola e si erano limitati ad osservare quegli strani luoghi solo da molto lontano, preferibilmente a bordo della nave ammiraglia “Glorius”.

Per fortuna la popolazione era stata protetta, nei secoli, da colui che tutti, indistintamente, veneravano come un dio: il mago Sekmet.

Con i suoi poteri aveva sempre limitato, con successo, la furia cieca e distruttiva della strega. Senza il suo decisivo contributo adesso, sull’isola, non ci sarebbe stata più un’anima viva. Liuthien con il tempo, si era rassegnata a mangiare, di tanto in tanto, solo qualche abitante dell’isola ed a lasciare, molto raramente, la protezione della sua umida grotta.

Peraltro, il mago Sekmet, di cui nessuno conosceva le sembianze, era stato colui che aveva scritto l’antico “Libro dei ricordi”. Aveva profetizzato l’arrivo dell’eletto, il ritrovamento in mare del potente “Diaspro rosso” e la liberazione dell’isola dalla malvagità della strega Luthien.

Il Diaspro rosso era un potentissimo talismano che aveva realizzato lui stesso, ricavandolo dalla roccia di un meteorite arrivato da chissà quale pianeta del sistema solare e caduto sulla terra milioni di anni prima.

Sekmet vi aveva inciso sopra una speciale formula che l’eletto avrebbe dovuto pronunciare in presenza della strega. Solo la combinazione di questi tre elementi: il talismano rosso, la formula e l’eletto, avrebbe permesso di sconfiggere e uccidere Luthien.

La figura misteriosa del mago aveva acceso la fantasia degli abitanti dell’isola. Si raccontava che, tra i suoi enormi poteri, poteva trasformarsi in chiunque lui desiderasse. Poteva essere un piccolo bambino che giocava sulla spiaggia, una vecchina che tesseva la tela o un contadino che arava i campi. Ad Astagatt tutti avrebbe potuto incontrare il mago Sekmet ma nessuno sarebbe stato in grado di riconoscerlo. L’unico indizio che sembrava rivelare la sua presenza era un forte profumo di rose rosse appena colte dal giardino. Nulla di più.

In effetti, sull’isola c’era un solo abitante in grado di riconoscerlo sotto qualunque forma lui avesse deciso di trasformarsi: la strega Luthien. Anche per questo si teneva a debita distanza sia dal palazzo reale che dalla stessa città, tutti posti che il mago frequentava assiduamente ogni giorno. Gli unici due posti in cui poteva agire indisturbata e che considerava i suoi terreni di caccia erano la foresta e la montagna.

Le avventure dei Principi Amir & Akhmed. Il Diaspro rosso e la strega Luthien

Подняться наверх