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II.

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Due, tre volte, perdutamente. Letizia s'era sporta dal parapetto sul fiume tacito e lento. Avea chiuso gli occhi, s'era allungata sul parapetto col busto, col ventre, lasciando penzolar le gambe dentro del ponte; e con le braccia stese, irrigidite quasi sul vuoto, aveva aspettato che una forza misteriosa, fatale, implacata la sospingesse d'un subito. Ma al senso pauroso del vuoto s'erano ritratte le sue braccia tremanti, gli occhi suoi s'erano aperti e subito chiusi sull'acqua tragica e scura e più greve, più rilassato era rimasto quel corpo senza volontà, sul muretto. Or ella temeva quasi di spiccarsene, anzi le pareva che sul punto di scivolarne a terra qualcosa dovesse risospingerla e precipitarla dall'alto. Rimase prona sul parapetto e pianamente riaperse gli occhi e guardò il fiume, disotto. Il Volturno trascorreva lento e silenzioso tra le quattro arcate di fabbrica imperatoria: l'acqua torva, pareva, a tratti, stagnante, così tardo era il suo cammino. Ma, di volta in volta, dei gorghi l'agitavano, e su per la giallastra superficie si rincorrevano pezzi di fradicio legno e batuffoli di paglia o di fimo. Nereggiavano lateralmente le rive, e, più in là, sotto il ponte ferroviario, prima di far gomito, l'acqua, incorrotta, luceva, con aspetto diverso.

La donna interrogò un'ultima volta il fiume. Or ne saliva un alito d'umidità e il liquido fangoso, che lambiva alle basi immani i pilastri quadrati degli archi, aveva un fascino freddo. La chiamava. Nulla pareva più propizio del silenzio circostante, dell'ora solitaria.

— Che morte! — ella mormorò.

E come, nell'atto in cui s'indugiava, le cupe acque la tentavano, l'attiravano ancora, pallidissima, vibrante per tutto il corpo d'un tremore improvviso, Letizia scivolò sul ponte dal parapetto e a questo s'addossò, quasi mancando. Confusamente le appariva, ora, uno spettacolo novello. A man destra l'Arcivescovado, le case basse, una via che procedendo lungo le case si stringeva, e, nell'alto, più in là, sul cielo bianchiccio, la cupola della «Santella». In fondo, rimpetto a lei, l'alto anfiteatro della «Riviera Casilina» il cui largo arco era terminato dalla fabbrica rozza e massiccia della polveriera. Le finestre di «Riva Casilina» trattenevano ancora il lume del tramonto e se ne accendevano; abbasso, quasi sull'argine del fiume, l'infame contrada «Mazzamauriello» sciorinava su d'un sentiero invisibile le sue due o tre casucce a un sol piano.

Con la bocca serrata, con le braccia penzoloni, volte le spalle al tramonto la donna non distaccava lo sguardo da quel gruppo di case. Di là, su pel fiume, pareva che le arrivasse una voce aspettata, un susurro incitante. E fascinata, immobile, ella rimase lì ritta, tra le ombre che scendevano rapidamente sul ponte.

L'ora scoccò all'Arcivescovado. Letizia si volse attorno, smarrita. Era notte. S'era spento l'incendio del bosco, il cielo s'era chiuso, un velo plumbeo, subitamente, scendeva sulla «Riviera Casilina» e la nascondeva. Nell'ombra, alcune forme confuse passavano sullo spiazzo e si disperdevano. Allora ella scese dal ponte verso il «Corso Appio». Traversò lo spiazzo con celere passo, tutta raccolta nello scialle, frettolosamente. E pur, sul punto di penetrar nella via cittadina illuminata e viva, per un momento si soffermò, parve incerta. Ma ella voleva soffocare nello scialle un singhiozzo e nascondervi le sue lagrime, poi che piangeva, procedendo. Fu un attimo. Poi mormorò:

— Andiamo. Volontà di Dio.

Rabbrividì. Si premette le labbra con un lembo dello scialle, come per soffocarvi nell'atto stesso che ne uscivano quelle parole orrorose. Ma vide, davanti a lei, luminoso, felice il «Corso Appio»: alcune donne ridevano sulla soglia d'una bottega, un cuoiaio tranquillamente fumava presso alla sua, appoggiato allo stipite, e con un cicaleccio allegro, parlando di cose vane e giovanili, sbucavano da un palazzo tre o quattro fanciulle e passavano.

— Sì, sì — disse Letizia, disperatamente, nel cospetto di questa provocante pace d'anime e di cose — Volontà di Dio!.. Volontà di Dio!

Entrò nel «Corso Appio», e andò avanti, risoluta.

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