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PROLOGO
ОглавлениеEstate 1989
Confine tra Nepal e Repubblica Popolare Cinese
Quando gli Sherpa giunsero in prossimità dell'ennesimo ponte sospeso, in uno stentato inglese, spiegarono alle due donne, che li avevano assoldati a Kathmandu, che non sarebbero mai andati oltre quel punto. A loro non era consentito sfidare le proprie divinità, avevano troppa paura. Nessuno di loro si era mai avventurato oltre quel ponte e chi, in passato, aveva osato farlo, non era mai più ritornato. Se le donne avessero voluto proseguire, lo avrebbero fatto a loro rischio e pericolo. Avrebbero lasciato loro lo stretto indispensabile da portare in spalla negli zaini, alcuni viveri, delle tavolette di cioccolato, un fornelletto da campeggio e la leggera tenda biposto a igloo. Loro sarebbero rimasti tre giorni, non di più, ad aspettarle.
La giornata era tersa, l'aria rarefatta dei quasi quattromila metri di quota donava al cielo un colore azzurro intenso, e le vette delle montagne più alte della Terra sfidavano, con le loro guglie innevate, lo stesso cielo limpido. Aurora e Larìs avevano sfilato le calde giacche a vento in goretex, che le avevano fino allora protette dalle improvvise bufere di neve, spesso affrontate durante i cinque giorni precedenti. Il loro scopo non era certo quello di provare l'ebbrezza di una vacanza estrema, bensì quello di raggiungere il Tempio della Conoscenza e della Rigenerazione, per incontrare il Grande Patriarca. Avrebbero potuto attingere al sapere universale conservato al tempio e divenire così adepte del livello più alto della setta. Sapevano già che, da quel punto in avanti, avrebbero dovuto proseguire da sole, affidandosi al loro intuito e ai loro poteri. Se avessero fallito, se avessero sbagliato strada, sarebbe stato impossibile per loro salvarsi. Avrebbero solo trovato la morte tra quelle montagne. Aurora pagò il pattuito al capo Sherpa dicendogli che, se voleva, se ne poteva andare anche subito. Ma l'uomo dai lineamenti asiatici, che reggeva le redini di un lama, scosse la testa e ripeté: «Three days.»
Scaldò un tè forte per le due donne e le congedò, salutandole con un cenno della mano. L'anziana e la sua giovane amica issarono gli zaini in spalla e si avventurarono sul ponte, sospeso sopra un abisso di almeno ottocento metri di altezza.