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Capitolo Due

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Molly osservò la reazione di Matt nella luce morente. Il corpo alto e immobile dominava la stanza, con occhi che la fissavano quasi appartenessero a un cacciatore pronto a colpire la preda. I tratti spigolosi del viso mostravano chiara incredulità e turbamento, e i capelli scuri gocciolavano sulla camicia già fradicia. La rabbia che le sembrava di percepire gli conferiva un’espressione animalesca… o erano i muscoli rigidi, tesi, come pronti all’attacco?

«Qual è il vostro nome?» ripeté. «Quello vero.»

«Ve l’ho appena detto.»

«E io ho appena detto che Molly è morta. Il vostro scherzetto non è affatto divertente.»

«Vorrei che fosse tutto uno scherzo» replicò lei con un nodo in gola. «Invece è un incubo che sembra non finire mai.»

E durava già da dieci interminabili anni. Prima di due settimane fa ignorava persino che i genitori fossero morti. Era stato un commerciante di passaggio per il territorio del Nuovo Messico a dirglielo… segno evidente del suo scarso contatto con i bianchi fino ad allora.

La notizia l’aveva distrutta.

L’unica speranza che avesse mai nutrito era stata quella di tornare a casa dalla sua famiglia. E adesso che ci era riuscita, l’irrecuperabile perdita della fanciullezza le procurava un dolore tanto acuto da impedirle quasi di respirare.

Non avrebbe mai più rivisto i suoi. Per tutta la settimana precedente si era sforzata di comprendere appieno il significato di quella nozione, ma ancora le sfuggiva. Se non altro le sue sorelle erano sopravvissute. Il che era qualcosa, un debole anello a cui aggrapparsi tra le fondamenta instabili della sua vita.

Il colpo di grazia, tuttavia, era arrivato dalla scoperta della propria presunta morte, un fatto che aveva abbattuto qualsiasi parvenza di sicurezza avesse mai provato. Per dieci anni aveva sperato e sognato che qualcuno andasse a liberarla. Per dieci anni si era chiesta come e quando sarebbe riuscita a fuggire e tornare a casa. Ma loro l’avevano creduta morta. Nessuno aveva mai indagato. Matthew Ryan, il suo amico d’infanzia, non l’aveva mai cercata.

Matt, proprio lui che adesso le stava di fronte, praticamente un estraneo, un uomo che oggi avrebbe quasi temuto se tempo addietro non lo avesse conosciuto così bene.

«Vi spiacerebbe spiegarmi come diamine fareste a essere Molly Hart?» La sua voce era carica di disprezzo.

«Fui rapita dagli uomini che assalirono il ranch quella sera.»

«Comanche?»

Lei scosse la testa. «No. Loro ci attaccarono molto dopo, quando cavalcavamo già da un po’. Parecchi uomini rimasero uccisi, e quasi tutti furono scotennati. Fu allora che gli indiani mi presero.»

Un lampo illuminò la stanza e il telaio rotto di un letto ancora lì nell’angolo. Quello di Emma, sua sorella minore. Questa era stata la loro camera.

«E come lo spiegate, il corpo che abbiamo trovato? E la croce d’oro?»

«A un certo punto del tragitto con i Comanche, fummo raggiunti da un’altra banda. Con loro c’erano diversi prigionieri bianchi. Una aveva più o meno la mia età.» Fece una pausa, quindi riprese in tono sommesso: «Urlava e piangeva e i Comanche erano impazienti. Uno di loro le scoccò una freccia, inchiodandola a un albero. Gli altri sembrarono arrabbiarsi, ma ormai era troppo tardi. Era già morta, e la bruciarono. Io stessa mi sforzavo di non urlare, così mi limitai a gettare la croce ai suoi piedi… non c’era altro che potessi fare per lei.»

Deglutendo a fatica, Molly ricordò il terrore con cui aveva convissuto in quei primi giorni. Quante volte ai margini della mente si era profilato il pensiero che anche la sua orrenda fine fosse ormai prossima?

Matt sembrava sotto pressione, i lineamenti turbati dall’incertezza.

«Se quanto sostenete è vero» disse senza alcun entusiasmo «allora dove siete stata in questi dieci anni? Non era raro che i Comanche cedessero prigionieri all’esercito in cambio di merci. Io per primo mi sono occupato di quegli scambi parecchie volte.»

«Davvero?» Era stato così vicino durante la sua prigionia? Avrebbe forse avuto maniera di aiutarla? «Eravate nell’esercito?»

«Per un certo periodo.»

«Non ricordo di aver avuto molti contatti con altri bianchi. Non mi trattavano da prigioniera. Fui adottata dalla famiglia di un comanche chiamato Corre Coi Bisonti che mi allevò con le sue due figlie.»

«Come siete fuggita?»

«Rimasi con loro per otto inverni prima che mi abbandonassero con un trafficante nel Nuovo Messico.»

«E con quale tribù eravate?»

«Quahadi» rispose lei.

«Mmm, vivevano in regioni piuttosto remote. Non ho mai avuto rapporti diretti con loro.»

Dunque non era stato così vicino a lei come aveva inizialmente pensato.

«Perché vi hanno barattata dopo otto anni?»

«Ci fu della confusione circa una proposta di matrimonio per me. La figlia maggiore di Corre Coi Bisonti si adirò e lui, in un gesto di buona volontà, scelse di restituirmi alla mia gente.»

«Buona volontà un corno» inveì Matt. «Vi ha tenuta in ostaggio per otto anni.»

«Allora, mi credete?»

Le sue parole rimasero sospese nell’aria, prive di risposta. La pioggia infieriva sul tetto, il tuono ruggiva in lontananza e l’oscurità l’avvolgeva come una vecchia amica. Quante volte si era stretta alle sorelle comanche sotto il lembo di un tepee mentre una tempesta improvvisa sorprendeva la tribù?

«Perché non vi siete fatta viva due anni fa?» Matt sembrava ancora dubbioso.

«Il trafficante mi picchiava» rispose lei con voce d’un tratto roca. «Un vecchio minatore di nome Elijah s’impietosì, mi comprò e mi portò nel profondo Messico.»

Un lampo illuminò Matt. Fletteva la mascella e teneva le mani sui fianchi con atteggiamento indifferente, ma il suo umore diceva ben altro. Non ricordava di averlo mai visto così.

«Chi era il trafficante?»

«Un comanchero chiamato Jose Torres.»

Matt imprecò a denti stretti.

«Lo conoscete?» chiese lei, sorpresa.

«Già. È un ignobile pezzo di…» s’interruppe e inspirò a fondo. «Molti prigionieri, purtroppo, sono passati per le sue mani.»

«Quando Elijah è morto, qualche mese fa, non ho avuto altra scelta se non cercare la via del ritorno» aggiunse. «Non lo avevo fatto prima perché non avevo idea di dove mi trovassi.»

«Ci avete messo due mesi a tornare nel Texas?»

«Mi sono fermata per qualche settimana appena fuori Albuquerque per aiutare un’amica. Mi ha accompagnata qui.»

«E dov’è, adesso?»

«C’incontreremo domani. Si chiama Claire Waters. Quando l’ho trovata era ridotta molto male.» A dire il vero, Molly si era meravigliata che fosse ancora viva, coperta di lividi e sangue com’era, giacente sul letto di uno delle migliaia di arroyos ai piedi delle Sandia Mountains.

D’un tratto si sentì stanca. Gli eventi della giornata, e delle ultime settimane, cominciavano ad avere la meglio. «Dovremmo accendere un fuoco» disse, andandogli incontro verso la porta. Matt non si mosse. Gli occhi incollati su di lei.

Indugiando al suo fianco, Molly azzardò: «Ricordi la volta in cui trovai un serpente a sonagli nascosto sotto un cespuglio di mesquite?» Teneva lo sguardo dritto davanti a sé. «Ero pronta a colpirlo con la fionda, ma tu mi bloccasti il braccio. Quell’estate vegliasti su di me più di chiunque altro avesse mai fatto.»

Sollevò il mento e lo guardò, chiedendosi che cosa gli fosse accaduto in quegli anni. Sembrava aspro, rabbioso e stanco. E zoppicava un po’. Era sposato? Aveva una casa piena di figli? Dieci anni prima era stato così benevolo con lei: paziente, indulgente e sorridente di fronte ai suoi teatrini. Sapeva che sarebbe stato un buon padre.

«Ero convinta che non ti avrei mai più rivisto, Matt.» Sulle sue labbra affiorò un sorriso titubante.

Lui si limitò a guardarla e Molly gli passò accanto in tutta fretta, lasciandolo solo a far chiarezza dentro di sé.

Lo Scricciolo

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