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Capitolo Otto

Ritorno a Casa

Quando Aaron entrò nel vialetto di casa, la porta principale della piccola villetta familiare bianca si spalancò. Un adolescente allampanato con i capelli biondi e arruffati si precipitò verso la macchina. Aaron ebbe a malapena il tempo di chiudere la portiera prima che Daniel gli arrivasse di fronte, guardandolo come se si trovasse davanti un fantasma.

“Stavo letteralmente per chiamare il 911,” sbottò Daniel. Alzò il telefono. “Che diavolo è successo? Dove sei stato? Volevo venire a cercarti ma papà non mi ha permesso di prendere la Jeep.”

“Scusa,” disse Aaron. “Sono rimasto fuori fino a tardi, ho bevuto troppo. Mi sono fermato a casa di un amico.”

Daniel scosse la testa. “Ma quel tizio strano… Hai ricevuto i miei messaggi? Questo tipo mi ha scritto in privato dicendomi che aveva delle informazioni su di te, poi un'ora dopo mi ha mandato questa… questa… una cosa, e ho pensato… non lo so. Pensavo fossi stato rapito. Sei stato rapito?”

“No,” rispose Aaron. “Posso controllare il tuo telefono?”

Daniel alzò un sopracciglio.

“Voglio vedere il video che quel tizio ti ha inviato,” disse Aaron. “Puoi descrivermelo tu stesso oppure darmi il telefono e farmi guardare.”

Daniel gli consegnò il cellulare senza protestare.

Aaron scorse la chat fino a trovare il file inviato da Farley. Abbassò il volume dell'audio prima di avviare la riproduzione. Sei secondi. E basta. Sei secondi in cui succhiava il cazzo di Silas. Era una ripresa troppo vicina e a fuoco per dire che non si trattava della sua bocca intenta a leccare quell'uccello. Non mostrava nient'altro. Non mostrava Aaron che si dibatteva o urlava. Non mostrava Aaron che ripeteva più volte la parola 'no' singhiozzando. Erano solo sei secondi di Aaron bendato che, all'apparenza, succhiava ben volentieri un cazzo.

Aaron cancellò il file, poi riconsegnò il cellulare a Daniel.

“Pensavo,” iniziò Daniel, con la voce leggermente incrinata. “Pensavo che fosse il video di un ricatto… o qualcosa del genere.” Si morse il labbro. “Lo è? Sei stato ricatt…”

“No,” sbottò Aaron.

“Stai bene?”

“Sì, Danny, certo che sto bene.” Incrociò le braccia sul petto per nasconderne il tremito. Non riusciva a smettere di tremare, cazzo. Il suo stomaco si rivoltò.

“Allora non capisco,” mormorò Daniel.

“Qualcuno si è solo comportato come una testa di cazzo,” disse Aaron.

“Hai detto di aver bevuto troppo. Ricordi cosa è successo la scorsa notte?”

Aaron si passò una mano sul viso. “Non è successo niente. Questo,” indicò il telefono, “non ha niente a che vedere con la scorsa notte.”

Che le Olimpiadi della Menzogna abbiano inizio.

“Non so che cosa sia,” continuò Aaron. “Ma non si tratta di me e non devi preoccuparti.”

Daniel guardò il telefono. “L'hai cancellato,” disse. “Aaron, quella era una prova.”

“Papà l'ha visto?”

Daniel alzò gli occhi al cielo. “Sì, ma non è stato affatto d'aiuto. Era sfinito la notte scorsa ed era ancora stanco morto quando si è alzato. Diavolo, probabilmente è già di nuovo ubriaco.”

“Dov'è?”

“Dentro,” rispose Daniel. “È andato al lavoro, ma lo Zio Jack l'ha rimandato a casa.”

Jack Miller era il loro zio non ufficiale, e anche l'unico motivo per cui Aaron e Robert avevano un lavoro. Jack possedeva un'officina in città. Aaron era un meccanico a tempo pieno e Robert lavorava part-time. Jack mandava regolarmente a casa Robert.

Se Robert quel giorno fosse stato sobrio, sarebbe stato al lavoro. Se fosse stato al lavoro, non avrebbe visto il video. Poi pensò che, se Robert fosse stato al lavoro, Daniel sarebbe stato da solo e avrebbe chiamato la polizia, e Robert lo avrebbe comunque scoperto.

“Non è arrabbiato,” lo tranquillizzò Daniel. “Non è stato semplicemente di alcun aiuto.” Scosse la testa e i capelli gli caddero sulla fronte, così li spostò. “Dio, sono felice che tu stia bene.”

“Credo sia il caso di dire a papà che sono tornato,” sospirò Aaron.

“Vengo con te.”

Non serviva a niente. Con Daniel a casa, sveglio e preoccupato, Robert non avrebbe detto niente. Aaron era qualcosa da eliminare ma Robert avrebbe aspettato che Daniel fosse da un'altra parte. La loro madre era morta in un incidente d'auto quando Daniel era ancora piccolo ma il ragazzo aveva ancora gli incubi. Dopo la morte di June, Robert aveva dedicato la propria vita a mantenere il mondo intorno a Daniel puro, pulito e sicuro. Daniel aveva odiato quella premura e un giorno aveva confidato ad Aaron che il motivo per cui voleva trasferirsi in un college così lontano, era principalmente per allontanarsi da Robert.

Aaron pensò all'incidente. All'epoca, Aaron era già sporco. Quando andava ancora al liceo, infatti, Robert lo aveva beccato a pomiciare con un ragazzo, e quello aveva compromesso per sempre le cose. Era stato il suo primo e ultimo appuntamento. Era stata anche la prima volta che Robert lo aveva colpito. Aveva detto ad Aaron che non sarebbe mai diventato un vero uomo. Aveva fatto credere ad Aaron di essere troppo sporco per stare vicino a Daniel: se voleva continuare a far parte della sua vita, da quel momento avrebbe dovuto comportarsi bene.

Daniel, ovviamente, non sapeva niente di tutto quello.

Robert gli aveva giurato che, il giorno in cui avesse deviato di nuovo dalla retta via, sarebbe stato anche l'ultimo un cui avrebbe visto Daniel. Non aveva spiegato bene il significato della parola 'deviare', ma Aaron aveva sempre avuto troppa paura per chiedere chiarimenti. Ma non aveva bisogno di spiegazioni per capire che quello che era successo il giorno precedente rientrava tra le 'deviazioni'.

Seguì Daniel in casa. Robert era seduto sul divano e stava guardando la televisione. Fece un cenno con la testa in direzione di Aaron quando i due ragazzi entrarono.

“Te lo avevo detto,” disse Robert a Daniel. “Ti sei preoccupato per niente. Aaron, sono felice che tu sia tornato.”

“Grazie,” rispose Aaron. “Mi dispiace avervi fatto preoccupare.”

“Non ero preoccupato,” disse Robert.

Daniel alzò gli occhi al cielo. “Dovreste essere entrambi preoccupati. Quello che è successo è stato strano.”

Aaron finse di sbadigliare. “Vi dispiace se faccio un pisolino? Mi sento ancora un po' intontito per via dell'alcol.”

Robert non disse niente. Non lo guardò neppure. Daniel scosse la testa, chiaramente esasperato e probabilmente per niente convinto dalla falsa tranquillità che Robert e Aaron stavano cercando di dimostrare. Aaron non era mai stato bravo a fingere e Daniel era troppo intelligente per continuare a lungo a vivere nel mondo perfetto che gli avevano costruito intorno. Sapeva già troppo. Ma Robert aveva ragione a volerlo tenere ancora un po' al sicuro. Robert aveva sprecato la propria vita. Quella di Aaron ormai era irrecuperabile. Daniel era l'ultima speranza. Se nascondergli la verità poteva tenerlo alla larga dalle cose brutte del mondo, abbastanza a lungo da permettergli di trovare la propria strada, allora Aaron era ben felice di mentire.

* * * *

Aaron rimase chiuso nella propria stanza fino al tramonto. Non si cambiò i vestiti. Non gliene importava niente. Non riuscì neppure a dormire un po'. Una parte di lui stava disperatamente sperando di poter restare lì. L'altra sapeva che doveva andarsene. Le persone che aveva tentato di ingannare lo stavano inseguendo e la prima cosa che avrebbero fatto sarebbe stato allungare le mani e distruggere il mondo di Daniel.

Si sedette sul letto, prendendosi la testa tra le mani. Robert non gli avrebbe mai permesso di restare lì.

Sentì la porta di Daniel chiudersi verso mezzanotte. Robert entrò nella sua un'ora dopo. Non bussò. Aprì la porta e, quando vide che Aaron era sveglio, gli fece un cenno. Non potevano parlare lì, avrebbero rischiato di svegliare suo fratello.

Aaron seguì suo padre al piano di sotto, attraversando il soggiorno e l'ingresso e poi uscendo in giardino. Era buio. Non c'era la luna, solo un'infinità di stelle luminose.

“Che cosa hai fatto?” domandò Robert.

Aaron non riuscì a guardarlo. Il suo stomaco si rivoltò di nuovo.

“Devi dirmelo, così posso prepararmi.”

“Ho rubato dei soldi,” disse Aaron. I soldi, si rese conto, erano ancora nel bagagliaio della sua auto.

“Cos'era quel video?”

Non aveva senso mentire ma una parte di Aaron, quella meno razionale, lo spinse comunque a rispondere: “Non lo so.”

Robert lo colpì forte, sul viso. “Cos'era quel video?” ripeté.

“Ho accettato di farlo per soldi,” rispose Aaron. Sentì il sapore del sangue in bocca. Robert non era mai stato il tipo da andarci piano. “Mi sono spaventato all'ultimo minuto e sono scappato. Ma ho preso lo stesso i soldi. Li rivogliono indietro.” Aaron si rese conto solo in quel momento di aver lasciato Silas fuori dal racconto, e neanche lui riuscì a capirne il motivo.

“Parla chiaro, ragazzo,” disse Robert. “Loro chi? Quanti sono? Ci daranno la caccia?”

Aaron scosse la testa. “Ho preso io i soldi,” ripeté. “Glieli restituirò e chiuderò la faccenda. Non ci faranno del male.”

Robert lo colpì di nuovo. “Loro chi?” ripeté. “Voglio i numeri precisi, Aaron. Quanti sono?”

“Due uomini e una donna,” mormorò. “Uno degli uomini è il tizio che ha contattato Daniel. Ma, dopo che gli avrò restituito i soldi, andrà tutto bene. Quello sistemerà tutto.”

Robert non disse niente e Aaron non rialzò lo sguardo. Fissò i piedi di suo padre. Non gli sfuggì il fatto che Robert avesse deciso di avere quella conversazione vicino alla sua auto. Aaron sentì la propria voce risuonare nell'aria prima di rendersi conto di stare parlando.

“Non voglio andarmene,” mormorò.

“Non rendere le cose più difficili del necessario,” rispose Robert.

“Per favore.” Sapeva che doveva andarsene. Aveva messo Danny in pericolo. Quando June era morta, avevano giurato di proteggerlo da tutto. Ma adesso Aaron era un pericolo per lui. Doveva andare via.

Sentì le chiavi tintinnare e capì che Robert doveva averle appoggiate sul cofano dell'auto. “Gli dirò che abbiamo litigato,” disse. “Gli dirò che hai un ragazzo. Che ti sei ubriacato, hai fatto quel video e che il tuo fidanzato lo ha mandato per scherzo a Daniel.”

Aaron annuì.

“Non hai pensato che fosse una gran cosa,” continuò Robert. “Io e te ne abbiamo parlato, ti ho detto che quello che è accaduto è una cosa grossa. Tu ti sei arrabbiato e sei andato a vivere dal tuo ragazzo. Probabilmente non ci parlerai per un po', credendo di essere dalla parte della ragione. Ecco quanto sei pazzo. Capito?”

Aaron annuì di nuovo.

“Non dirlo a Jack. Ha la bocca larga. Si lascerà sfuggire qualcosa con Daniel, e Daniel penserà che hai bisogno di aiuto. Ma non ti aiuterà, dico bene?”

“Sì,” sussurrò Aaron.

“Risolverai tutto.”

“Sì, papà.”

“Riporta indietro il denaro. Fai quello che devi fare. Non tornare a casa.”

Aaron sentì qualcosa spezzarsi nel proprio corpo, come un osso, ma più in profondità. Chiuse gli occhi e si mise una mano sullo stomaco. “Per favore,” mormorò.

“Non dire niente,” lo interruppe Robert. “Non farlo.”

Aaron si morse la lingua.

“Prendi la macchina,” disse Robert. “Ti ho messo un po' di cose sul sedile posteriore: cibo non deperibile e acqua. Temo di non poterti dare di più. Hai fatto le valigie?”

Aaron scosse la testa.

“Avresti dovuto farle. Non venirmi a dire che non ti immaginavi quello che sarebbe successo. Ti avevo avvertito.”

“Lo so.”

“Ora dovresti andare.”

Portafoglio, chiavi, auto. Aaron aveva tutto. Non riuscì a muoversi.

Robert lo afferrò per il colletto della camicia, aprì la portiera e lo spinse nella macchina. Gli gettò le chiavi in grembo. “Vattene.”

Le mani di Aaron iniziarono a tremare di nuovo violentemente. Non riusciva a smettere di tremare, cazzo. Robert chiuse la portiera.

Aaron finalmente alzò lo sguardo verso il padre, fissandolo attraverso il finestrino. Robert lo guardava torvo e ogni tanto lanciava un'occhiata in direzione della casa. Quando Aaron non riuscì a inserire la chiave nel quadro, Robert fece un passo in direzione dell'auto.

Aaron riuscì a mettere in moto. Se avesse tardato ancora, Robert lo avrebbe picchiato di nuovo, più forte. Tuttavia, Daniel era al sicuro. Robert non lo avrebbe mai picchiato. Aaron chiuse gli occhi e pregò che fosse vero.

Cercando di ingoiare le lacrime, afferrò il volante con una mano e inserì la marcia con l'altra. Non si guardò indietro neanche una volta mentre si allontanava.

Frammenti Di Cuore

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