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Capitolo 4 “Attenzione”
ОглавлениеKyoko si ritrasse, sentendo improvvisamente irradiare da lui delle vibrazioni che non avrebbe dovuto sentire. Stava succedendo qualcosa e le sembrava di essere l’ultima a saperlo.
«Mi servono risposte.» sussurrò con voce nervosa, mordendosi il labbro inferiore nella speranza di liberarsi della strana sensazione che Kyou le aveva provocato. Si augurava di scacciare in fretta gli scioccanti brividi che le stavano massacrando il sistema nervoso.
Annusando il suo odore e sentendo il proprio sangue riscaldarsi, Kyou si appoggiò allo schienale. L’esile corpo della ragazza stava tremando, ma non per repulsione. Abbassando lo sguardo, quasi sorrise quando vide che aveva la pelle d’oca sulle braccia.
«Perché stai soffocando il tuo potere? Devi conoscere ciò che ti circonda, prima che il passato si ripeta.» le disse con tono leggermente arrogante.
Kyoko deglutì, «Che cosa intendi dire?».
«Tu sai che ci sono degli immortali qui, vero?». I suoi occhi brillavano in un modo che Kyoko non aveva mai visto, e la sua voce era dura, come se fosse arrabbiato. «I demoni si stanno avvicinando mentre parliamo.».
Kyoko spalancò gli occhi, poi li restrinse. Quel Kyou aveva intenzione di giocare? «Cosa ti fa pensare che ci siano demoni e Guardiani qui?» gli chiese, con uno sbuffo di scherno.
In un istante, Kyou la afferrò per le braccia e la fece alzare, avvicinando il proprio viso a pochi millimetri dal suo. Ringhiò furiosamente: «Stai molto attenta...».
Kyoko sbatté le palpebre, non credeva ai propri occhi. Davanti a sé non aveva più la persona con cui stava parlando un attimo prima. Adesso stava guardando due occhi dorati, furiosi e che brillavano di una luce innaturale; poi c’era un paio di zanne bianche, e sentiva anche gli artigli che le stavano graffiando inconsapevolmente un braccio.
I suoi capelli erano lunghi il doppio di prima e sembravano quasi fluttuare nell’aria. Con un grido spaventato, Kyoko si liberò e fece subito un passo indietro, ma lui si avvicinò con aria minacciosa.
«Tu sei un Guardiano?» balbettò debolmente.
«E tu sei la sacerdotessa che avrebbe dovuto già saperlo.» sibilò lui in risposta, mentre sentiva la propria rabbia svanire.
Kyoko si voltò per correre verso la porta, ma urlò quando sentì due possenti braccia che la afferravano da dietro.
Kyou la strinse a sé mentre si dimenava. La sollevò da terra e lei scalciò in aria nel tentativo di sfuggirgli. Dandole il tempo necessario per capire che era inutile lottare, le avvicinò le labbra all’orecchio e sussurrò: «Resterai qui finché non sarai abbastanza forte per liberarti da queste braccia, sacerdotessa.».
Poi la sollevò ancora di più e la lanciò sul divano, facendola rimbalzare. Adesso che erano di nuovo faccia a faccia, Kyoko lanciò un grido furioso, poi rimase sorpresa quando il suo aspetto tornò come prima.
Lo guardò con rabbia e alzò un pugno, «Che diavolo sta succedendo?».
Kyou era di nuovo calmo, l’unica differenza era che i suoi occhi stavano ancora brillando: «Tu resterai qui». Poi si sporse verso di lei e aggiunse: «E mi permetterai di addestrarti.». Poggiò le mani sulla spalliera del divano, intrappolandola, e continuò: «E questa volta vincerai senza compiere alcun sacrificio.». Mentre pronunciava le sue parole, le mostrò il proprio disappunto.
Kyoko si appoggiò allo schienale più che poté e gli restituì uno sguardo infuocato, anche se non percepiva alcuna minaccia da parte sua. Non era umano, ma non aveva intenzione di farle del male. Lo guardò perplessa, metabolizzando ciò che le aveva appena detto.
«Questa volta? Che vuoi dire con... “questa volta”?».
Kyou inspirò profondamente, «Tu puoi aver dimenticato, ma io no.». L’odore di Kyoko lo circondò e il familiare dolore di un cuore dimenticato tornò a perseguitarlo, ma lei doveva sapere la verità: «In passato abbiamo combattuto insieme, sacerdotessa, e tra non molto dovremo farlo di nuovo.».
Lo sguardo di Kyoko si addolcì per un istante, «Chi sei tu?».
«Il tuo Guardiano. Kyoko, hai dimenticato tutto perché hai sacrificato i tuoi ricordi per riportare il Cuore di Cristallo Protettore in questo mondo.». La guardò negli occhi e la sua voce divenne un sussurro: «Devi fidarti di me.».
Anche se Kyou aveva cercato di spaventarla, il suo corpo le diceva di fidarsi di lui. «Io... mi fido di te.». Non appena sussurrò quelle parole, si ritrovò tra le sue braccia. All’inizio s’irrigidì ma poi, sentendosi avvolta dal calore, cedette a quell’abbraccio e si rilassò.
Kyou non era riuscito a trattenersi. Per troppo tempo aveva temuto un rifiuto e adesso, sentendo le sue parole, si era tolto un enorme peso dalle spalle. La strinse a sé, lasciandosi circondare dal suo odore mentre le strofinava il viso sui capelli.
«Non andartene, stavolta.» le sussurrò in un momento di debolezza.
Kyoko percepiva la tenerezza nelle sue parole e nel suo abbraccio ma, pochi minuti prima, lui l’aveva spaventata a morte, e adesso la stava stringendo come se fosse una questione di vita o di morte. Era combattuta tra la paura e il desiderio di accarezzargli una guancia.
Aveva ancora tante domande e mormorò: «Voglio ricordare tutto quello che tu dici che ho dimenticato. Che cosa devo sapere?».
Kyou chiuse gli occhi, non voleva ancora tornare al mondo reale... lei era proprio dove doveva essere... tra le sue braccia. Sospirando, la lasciò andare controvoglia e le si sedette accanto.
Si passò una mano tra i capelli e fece un respiro profondo per placare i propri istinti furiosi. Frenando il proprio desiderio, si concentrò sulla parete che aveva di fronte e iniziò a dirle quello che doveva dirle. Ascoltare qualcosa non era come ricordarlo.
«Non sarai sola. Tutte le persone che sono arrivate qui come te, con una borsa di studio, sono state convocate qui per te. Non si ricordano di te e tu non ricordi loro, ma hanno combattuto con te allora, e lo faranno di nuovo quando sarà il momento.», la sua voce era intrisa di un pizzico di nostalgia.
Kyoko spalancò gli occhi, «Suki e Shinbe?!» esclamò, chiedendosi perché si fidasse di lui così prontamente.
Kyou annuì: «Allora li hai già incontrati. Sì, eravate molto vicini, anche con Toya. Lui ti ha protetto più di chiunque altro.».
«Toya?» ripeté Kyoko, alzando un sopracciglio, «Stai scherzando?». Poi aggiunse mentalmente: “Non gli piaccio nemmeno.”.
Kyou sospirò, «In questa vita Toya non è cambiato, è ancora il ragazzo insopportabile e testardo che era un tempo. Ma ti ha protetto con tutto se stesso, e sarebbe morto per te se ce ne fosse stato bisogno.».
Kyoko si accigliò e gli chiese: «E lui non lo ricorda?». Le sembrava che Kyou stesse dicendo la verità, e tutto aveva senso perché le mancava una parte di ricordi. Lo guardò negli occhi, rivoleva tutto quello che aveva dimenticato.
Kyou scosse leggermente la testa e aggiunse: «Io sono l’unico a non essere tornato con te. Quindi sono l’unico che ricorda quello che è successo. Toya non ricorda neanche di essere mio fratello.».
Kyoko trattenne il fiato, «Fratello? E perché tu sei l’unico che ricorda tutto?». Aveva bisogno di sapere.
«Tu hai rinunciato a tutti i tuoi ricordi in battaglia, per distruggere il male del nostro mondo e salvare il Cuore di Cristallo Protettore. Nello stesso istante, hai espresso il desiderio di rivedere tutti, un giorno. Non volevi perdere nessuno. Quando sei scomparsa all’improvviso, sono scomparsi anche tutti gli altri... compreso il nemico. Li hai portati inconsapevolmente qui, con te.».
Kyou sospirò con rimpianto e continuò: «Io avevo un incantesimo che mi proteggeva da qualcosa del genere.». Spalancò gli occhi mentre riviveva quel ricordo, e aggiunse: «Hai portato tutti con te, e non lo sapevi neanche. Sono rinati tutti qui, nel tuo tempo, mentre io sono rimasto da solo nel passato.». Poi incrociò il suo sguardo, «Sono sopravvissuto e ho aspettato. Quando è arrivato il momento, ho radunato tutte le persone che avevo perso. Hai portato qui il cristallo e anche il male che lo reclama...», la sua voce si fece più cupa, «... ha già iniziato a cercarti e io non gli permetterò di trovarti.».
Kyoko annuì, cercando di capire, e gli chiese: «Allora posso fidarmi di tutti quelli che sono arrivati qui come me?». Kyou annuì e lei continuò: «Loro sanno tutto questo?».
Kyou scosse la testa: «Percepiranno un legame che crescerà ma, ad ogni modo, io conosco soltanto il passato, non il futuro. Ti proteggeranno come hanno fatto allora. È per questo che sono nati... è questa la loro ragione di vita.».
Kyou distolse subito lo sguardo dai suoi occhi indagatori, sapendo che la verità delle sue stesse parole riguardava anche lui. «Abbiamo ancora un po’ di tempo ma, per ora, voglio che tu smetta di nascondere i tuoi poteri di sacerdotessa e conosca ciò che ti circonda. Io veglierò su di te e ho detto a Toya di fare lo stesso.».
Kyoko lo scrutò attentamente, cercando di ricordare qualcosa di lui. Sembrava conoscerla molto bene. Guardandolo ancora più intensamente, sussurrò incuriosita: «Quanto eravamo vicini, io e te?».
Un bagliore di affetto represso brillò negli occhi dorati di Kyou, poi lui s’irrigidì e si allontanò da Kyoko. Riassunse l’aspetto freddo e distaccato, poi guardò verso la porta e ringhiò. Guardò di nuovo Kyoko e le disse: «Non rivelare a nessuno quello che ti ho detto, lo ricorderanno da soli.».
Kyoko sussultò quando qualcuno bussò forte alla porta e la aprì senza aspettare.
Toya iniziava a preoccuparsi per la sicurezza della ragazza e pensò di intervenire, se non altro per salvarla dalla freddezza di Kyou. Mentre entrava, il suo sguardo fu subito attratto da lei.
«Bene, vedo che è sopravvissuta alla chiacchierata.». Sentiva che qualcosa non andava e le sue iridi brillarono di argento. «Se hai finito con Kyoko, Suki la sta aspettando.». Toya guardò fisso Kyou, ignaro delle pagliuzze argentate che iniziavano a brillare nei propri occhi. L’altro lo guardò con la solita aria annoiata e annuì in silenzio.
Kyoko guardò Toya affettuosamente. Adesso che stava usando i propri sensi, sentiva che era preoccupato per lei, anche se non sembrava.
“Sarebbe morto per te.” le parole di Kyou tornarono a perseguitarla.
Kyou la vide rilassarsi nei confronti di Toya e provò un desiderio remoto, ma familiare, che lo lasciò perplesso. Ricordava bene quella sensazione e restrinse lo sguardo sul Guardiano d’Argento. Kyoko avrebbe sempre avuto quel legame speciale con suo fratello?
Kyoko si alzò in piedi, salutando Kyou con un cenno e rivolgendogli un sorriso che Toya non poteva vedere, poi si girò e rivolse a Toya un sorriso smagliante. «Arrivo, non voglio far aspettare Suki.». Si diresse verso la porta, lasciando Toya con una sensazione di calore. Una sensazione che soltanto i suoi sorrisi potevano provocargli.
Lui scosse la testa per cercare di scacciare quel calore, poi guardò Kyou, che lo stava fissando intensamente. «Che c’è?» gli chiese con voce dura, sapendo che non avrebbe avuto risposta. Concludendo che non ne valeva la pena, se ne andò sbattendo di nuovo la porta, e si affrettò per raggiungere Kyoko.
La guardò mentre camminava in fretta lungo il corridoio. Sembrava avere fretta di allontanarsi da Kyou. Sorrise tra sé e accelerò il passo per raggiungerla... un gioco da ragazzi, visto che era un Guardiano. I suoi pensieri s’incupirono, chissà se lei sapeva chi era. Ne dubitava, altrimenti non gli avrebbe sorriso in quel modo.
Arrivata alle scale, Kyoko capì che Toya l’aveva raggiunta perché riusciva a percepirlo. Sì, riusciva a sentire la sua aura potente, ma era una sensazione leggermente diversa rispetto a Kyou. Chiuse gli occhi per un istante. Non le importava se lui si era comportato in modo meschino, la sua aura era molto calda e la faceva sentire protetta.
Aveva capito che Toya era più giovane di Kyou e percepiva il suo potere nascosto. Un potere che, se sfruttato, avrebbe potuto oscurare suo fratello in un istante... anche se lei dubitava che uno dei due lo sapesse. Kyoko era felice di usare di nuovo i propri sensi.
«Allora...» gli chiese, «... dove sono Suki e Shinbe?».
Toya restrinse lo sguardo, era rimasto fregato dalla sua stessa bugia. Cosa voleva che ne sapesse di Suki e Shinbe? Era tornato soltanto per lei, per portarla via da Kyou.
«Non lo so.» biascicò pigramente.
Kyoko lo guardò accigliata, «Ma hai detto...».
Lui la interruppe: «Dovresti ringraziarmi per averti salvato.», avvicinandosi come per intimidirla.
«Salvato da cosa?» ringhiò Kyoko, non gradendo il suo atteggiamento. Cavolo, a volte si comportava come un vero idiota.
«Da Kyou.» ringhiò Toya in risposta, stringendo il pugno. Muovendo le sue belle labbra, Kyoko riusciva sempre a farlo incazzare. “Belle labbra?” Come gli erano venute in mente quelle parole? Confuso, si scostò da lei.
Presa alla sprovvista, Kyoko si limitò a guardarlo. Poi iniziò a ridere, sempre più forte. «Oh, davvero?» gli chiese, cercando di respirare tra una risata e l’altra. «E perché dovresti?» s’interruppe e placò la propria risata, anche se mantenne un sorriso smagliante e i suoi occhi brillavano ancora di malizia.
«È carino da parte tua, non sapevo che t’interessasse.». Arricciò il naso, cercando di mantenere un’espressione seria.
Toya la fulminò con lo sguardo, aveva la sensazione di essere preso in giro. «Quindi alla fine hai deciso di restare, “sacerdotessa”?» pronunciò l’ultima parola come se avesse l’amaro in bocca.
Kyoko smise di sorridere e avvicinò il viso a pochi centimetri dal suo, guardandolo dritto negli occhi. «Sì, ho deciso, “guardiano”.». Alzò un sopracciglio, poi si voltò e corse giù per le scale ridendo.
«Sì!» esclamò Kyoko a bassa voce, e segnò mentalmente un punto a proprio favore. “Kyoko 1... Toya 0.”.
Toya spalancò gli occhi per un istante, prima di rendersi conto che quella ragazzina lo aveva fregato. «Maledizione!» sibilò, e la seguì.
Kyoko era quasi in fondo alla scalinata quando sentì i propri sensi si attivarsi. Percependo un altro guardiano oltre a Toya, si guardò intorno. L’unica persona abbastanza vicina da provocarle quella sensazione era uno studente in fondo alle scale, che la osservava con interesse.
Lo guardò e rimase meravigliata per i riflessi violacei dei suoi capelli selvaggi e dei suoi bellissimi occhi. Mentre lo fissava, le parve di vedere scintille di tutti i colori nelle sue iridi.
Toya aveva raggiunto Kyoko. Vedendola fermarsi all’improvviso, capì che stava fissando Kamui. “Quindi adesso sa riconoscere gli immortali.” pensò tra sé. La prese per un braccio e disse: «Vieni, te lo presento.».
Aveva scoperto il punto debole di Kamui appena lo aveva incontrato. Tutto quello che sapeva di lui era che non aveva i genitori ed era cresciuto in affido, fin quando Kyou non gli aveva offerto un posto lì.
Kyoko si lasciò trascinare da Toya verso lo sconosciuto. Sentiva che era un immortale, e percepiva in lui anche una straordinaria gentilezza. Esplorò la sua aura con i propri sensi e vi trovò il calore... insieme all’innocenza che poteva appartenere soltanto a un bambino.
«Ehi Toya, chi hai portato?» gli chiese Kamui, guardando la ragazza con espressione estasiata. Si sentiva come se la aspettasse da tanto tempo... anche se non aveva idea di chi fosse. Era come se avesse sentito terribilmente la sua mancanza. Riprese fiato e fece un respiro profondo, sentendo il suo odore che gli sembrava molto familiare.
Guardò Toya e gli chiese: «Allora... ti sei trovato una ragazza?», poi sogghignò con un’espressione divertita.
«Neanche per sogno.» ringhiò l’altro, «Non è il mio tipo.».
«E come fai a saperlo? Non ce l’hai mai avuta una ragazza.» esclamò Kamui, ridendo della sua stessa battuta.
Kyoko si sforzò per non ridere, ma era difficile con il divertimento negli occhi di Kamui e l’espressione accigliata di Toya.
«Questa è Kyoko.» disse Toya voltandosi verso di lei, e le lasciò il braccio come se si fosse appena ricordato che glielo stava stringendo. «Kyoko, questo è Kamui. Anche lui ha ricevuto una borsa di studio e sarà in classe con te.».
«Sì, anch’io sono uno scroccone.» disse Kamui con aria seria, facendo scoppiare a ridere Kyoko.
Lei si rivolse a Kamui e allungò una mano. Se lui era lì con una borsa di studio, allora era stato suo amico in passato; con un sorriso cordiale gli disse: «Ciao Kamui, piacere di conoscerti. Da quanto tempo sei qui in Accademia?».
A Kamui piaceva già quella ragazza così socievole. «Circa due anni. Allora, cosa ci fai con questa testa calda? Ti sta portando in giro?». Guardò Toya con un sorrisetto, poi guardò di nuovo Kyoko. Il lato malizioso della sua personalità emerse, e le prese la mano. Chinandosi leggermente, se la avvicinò alle labbra e la baciò con delicatezza.
Kamui quasi rise per l’occhiataccia che gli lanciò Toya. Solo un idiota poteva non accorgersi dell’evidente attrazione che l’altro provava per quella ragazza adorabile.
Kyoko arrossì e ridacchiò per il “testa calda”. Vedendo Toya fulminare Kamui con lo sguardo, sorrise. «In realtà stiamo cercando Shinbe e Suki. Per caso li hai...».
Prima che finisse la frase, qualcuno la afferrò per un braccio, trascinandola tra Kamui e Toya. Kyoko si voltò e si ritrovò davanti a Suki, che aveva un’aria preoccupata.
«È andato tutto bene, Kyoko? Rimarrai, vero?» la ragazza sembrò quasi implorarla.
Kyoko annuì, ricordando la voce suadente di Kyou che le chiedeva di restare. «Non andrò da nessuna parte.» disse, poi fece un cenno a Shinbe, che sembrava piuttosto compiaciuto di quella risposta.
Toya rimase perplesso per le parole di Kyoko. Chissà che cosa le aveva detto Kyou per farle cambiare idea con una tale determinazione. Adesso si comportava in modo diverso, sembrava quasi felice. Di solito, quando qualcuno parlava da solo con Kyou, poi se ne andava spaventato e spariva per ore. Quel tipo dava i brividi anche a lui, ogni tanto.
Kyoko prese Suki a braccetto e si avviò verso le scale: «Se stasera andiamo a ballare, devi aiutarmi a trovare qualcosa da mettere.». Le due ragazze si strinsero a vicenda e si allontanarono parlottando. Si comportavano come se si conoscessero da sempre.
Shinbe, Kamui e Toya le osservavano mentre salivano le scale. Shinbe, preoccupato, chiese a Toya: «Ma lei sa che cosa sta succedendo?».
Toya osservò Kyoko che parlava con Suki, e rispose: «Sì, credo di sì.». Poi si voltò verso gli altri due e cambiò argomento: «Kamui, vieni con noi stasera?».
Shinbe, sorpreso, esclamò: «Toya! Verrai a ballare sul serio?!». Era scioccato. “Strano, non è da lui.” pensò tra sé.
«Beh, ho l’ordine di sorvegliarla come un falco, quindi non credo di avere altra scelta, tu che dici?» ribatté Toya con tono irritato, così avrebbero pensato che lo stesse facendo controvoglia. In realtà, all’improvviso sentiva di non volerla perdere di vista.
Il battito cardiaco gli rimbombava nelle vene, come per dirgli che doveva proteggerla a tutti i costi, che gli fosse stato ordinato o meno. Immaginare Kyoko che si muoveva a ritmo di musica non gli era affatto di aiuto. Il suo istinto protettivo emerse, avrebbe preferito che lei non andasse a ballare.
Un ringhio sommesso si fece strada nella sua gola e Toya scosse la testa, cercando di scacciare il pensiero di troppi occhi indiscreti che la guardavano... occhi che non ne avevano il diritto.
«Sembra divertente. Vengo anch’io.» intervenne Kamui. «Nei weekend bisogna fare qualcosa per staccare la spina da questo posto.». Si sentiva quasi stordito per il sollievo di sapere che Kyoko sarebbe stata lì con loro, d’ora in poi. «E poi dobbiamo trovare una fidanzata per Toya.» aggiunse con tono innocente.
«Idiota, chi ti dice che ho bisogno di una ragazza?» ringhiò Toya, dando uno scappellotto a Kamui. «Tu non sai neanche che cos’è una ragazza.».
Shinbe intervenne sorridendo: «Penso di essere l’unico qui a saperne qualcosa e, se voi due “verginelli” volete, posso dimostrarvelo.». Fece un passo indietro quando i due si voltarono e lo fulminarono con lo sguardo.
Cambiando subito argomento, Shinbe si avvicinò a Toya e gli chiese: «Kyou ti ha ordinato di sorvegliare Kyoko?», e si voltò a guardare nella direzione in cui lei se n’era andata. «Sapete... ultimamente ho percepito un cambiamento negli equilibri, come se stesse per accadere qualcosa. Il male si sta avvicinando. Mi chiedo se lei c’entri qualcosa.». L’istinto di Shinbe non sbagliava quasi mai, e questo lo preoccupava.
Anche Toya l’aveva percepito e voleva delle risposte. «Chi ha tempo non aspetti tempo. Perché non chiedere la verità a Mister Ghiacciolo?» disse. Sapeva che Kyou stava nascondendo qualcosa e lui aveva intenzione di scoprire cosa.
Prima che Shinbe potesse fermarlo, Toya stava già salendo le scale. Shinbe fece una smorfia, «Non mi piace quando sono da soli nella stessa stanza. L’ho già visto una volta, e non è stato bello. Si comportano come due fratelli, o qualcosa del genere.». Con i suoi occhi color ametista, osservò Toya che saliva i gradini a due a due.
Kamui annuì, a volte Kyou lo spaventava a morte. «Meglio lui che io. Ci vediamo stasera.» disse, e se ne andò, lasciando Shinbe da solo, a guardare le scale.
Nel profondo della sua mente, dove i suoi poteri guardiani si riflettevano all’interno del suo io, Shinbe si chiedeva quale sentimento provasse per la sacerdotessa. Chiudendo gli occhi, cercò la verità nella sua stessa anima.
Quando li riaprì, in essi brillavano segreti che soltanto lui conosceva.
*****
Kyou era perso nei propri pensieri, rifletteva su come comportarsi con Kyoko, adesso che l’aveva portata nel posto giusto. Fu interrotto bruscamente da qualcuno che bussò alla porta. Sbatté le palpebre e cercò di non alzare gli occhi al cielo, sapendo che non poteva essere altri che Toya. Guardò verso la porta e la vide aprirsi senza permesso.
Toya entrò di scatto e individuò il proprio bersaglio seduto sul divano. «Che diavolo sta succedendo con Kyoko?» gli chiese senza giri di parole.
Gli occhi di Kyou guizzarono verso di lui, ma il suo viso rimase impassibile alla domanda.
Toya conosceva gli stati d’animo di Kyou meglio di chiunque altro e sapeva che non l’avrebbe neanche guardato, se lui non l’avesse colpito nel segno. Capire Kyou era come studiare una materia scientifica. Persino un suo battito di ciglia poteva significare qualcosa. Toya andò a sedersi sulla poltrona di fronte a lui.
«Andiamo, non sono uno stupido. Se devo proteggerla, devi dirmi perché. Qui siamo tutti da soli, perché per lei è diverso?» sbottò, quasi disgustato all’idea, «È solo una debole umana.».
Toya si ritrovò una mano artigliata attorno alla gola e la afferrò per liberarsene, mentre scrutava l’espressione furiosa di Kyou.
«Tu farai come dico io.» disse Kyou con la voce tremane per la rabbia.
Toya restrinse lo sguardo, adesso aveva la prova che c’era qualcosa sotto. «Bene.» sibilò, e fu liberato dalla stretta. La rabbia di Kyou svanì all’istante mentre lui tornava a sedersi, e la sua maschera gelida gli riaffiorò sul viso come se fosse uno scudo dietro cui proteggersi. Toya scosse la testa e sbottò: «Devi dirmi perché lei è così importante per te.», enfatizzando le ultime due parole.
Kyou, in un certo senso, lo capiva. Lo aveva allevato dal giorno in cui era nato. Sapeva che suo fratello non era lontano e, quando emise il suo primo respiro in questo mondo, lo sottrasse ai suoi genitori umani perché non lo avrebbero compreso. Lo stesso valeva per gli altri fratelli anche se, per un po’, Kyou aveva preferito sorvegliarli a distanza.
Aveva sperato di cambiare la personalità di Toya in qualche modo, eppure sembrava sempre la stessa, nonostante tutti i suoi sforzi. Alla fine, aveva concluso che Toya era sempre Toya, a prescindere dalla vita che viveva. Aveva pensato che incontrare Kyoko gli avrebbe fatto ricordare qualcosa ma, finora, suo fratello non mostrava alcuna reazione, solo un po’ di interesse. Kyou si accigliò pensieroso.
«Non provi niente per lei?» gli chiese, con un tono che fece rabbrividire Toya.
«Dovrei?» ribatté l’altro, sapendo che in realtà provava qualcosa per lei, ma non lo avrebbe mai ammesso. Incrociando le braccia, assunse la sua solita espressione annoiata, ignaro delle pagliuzze argentate che gli brillavano negli occhi.
«Sì.» rispose freddamente Kyou.
«Maledizione! Ma perché è così speciale per noi?» esclamò Toya esasperato.
Lo sguardo di Kyou lo sfidò, «È lei la persona che stavamo aspettando.».
Toya spalancò gli occhi... da quanto ricordava, Kyou gli aveva detto che dovevano prepararsi all’arrivo del custode del Cuore di Cristallo Protettore. Ma non poteva trattarsi di lei... perché mai una debole umana sarebbe in possesso di un cristallo così potente? Lui si aspettava un guerriero... non una semplice ragazzina.
«È lei la ragione per cui hai riunito tutti qui?» gli chiese alzando un sopracciglio.
Kyou aveva sempre evitato di parlare a Toya del suo passato, ma lo avvertiva sul suo futuro. «Tu devi proteggerla a tutti i costi.» gli disse.
La stanza era silenziosa e il cervello di Toya era entrato in un vortice di pensieri. Ultimamente, aveva percepito un aumento delle vibrazioni demoniache e il lato malvagio diventava sempre più forte.
«Quindi è lei. C’è qualcos’altro che devo sapere?». Si sentì quasi sollevato sapendo che era quello il motivo per cui suo fratello era così interessato a Kyoko e, per il momento, non avrebbe indagato su quei sentimenti che portavano alla gelosia.
Kyou aveva tenuto nascosta la verità per così tanto tempo, non era sicuro di essere pronto a condividere i ricordi. Il fatto che Toya e Kyoko fossero stati vicini in passato non lo aiutava. Erano inseparabili. Forse sarebbe stato meglio dimenticare alcune cose. «Tu sei rinato per proteggerla e io ho passato più di mille anni ad aspettarla. Per adesso... non c’è altro che devi sapere.».
Toya sbuffò, poi ridacchiò in modo quasi sinistro. «Non c’è altro che devo sapere, eh?». Si passò una mano tra i capelli, sentendo un bisogno irrefrenabile di sfogare una rabbia nascosta di cui non era a conoscenza. «È per questo che la guardi in quel modo? Hai detto che eravamo vicini... sei geloso di qualcosa che è successo tanto tempo fa, con una ragazza che probabilmente non ti guarderebbe neanche?» lo punzecchiò Toya... fissandolo con i suoi occhi color argento fuso.
Kyou quasi ringhiò a quelle parole. A volte, la perspicacia di quel ragazzo lo sbalordiva.
«Non mettere alla prova la mia pazienza, Toya. Cristallo o no, io non intendo tollerare le tue accuse o le tue supposizioni che riguardano la sacerdotessa. Hai ricevuto l’ordine di proteggerla... non m’interessa se ti va di farlo o no. Terrai a bada il tuo carattere e non la metterai in pericolo in alcun modo. Sono stato chiaro?». Guardò suo fratello minore con un’espressione gelida.
Dalle sue parole avrebbero potuto formarsi dei ghiaccioli. Toya capì che, almeno per il momento, la conversazione era finita, quindi si alzò e lasciò la stanza senza guardarsi indietro e senza dire una parola. Una volta uscito, si fermò davanti alla porta di Kyoko. Percepiva la sua presenza all’interno della stanza.
Alzò una mano per bussare... voleva stare con lei ma, al momento, non aveva una ragione valida, quindi abbassò la mano e s’incamminò lungo il corridoio.
Se qualcun altro fosse stato lì con lui, avrebbe visto la sagoma di un paio di ali che gli apparve dietro la schiena, per poi svanire poco dopo.