Читать книгу Non Andare Mai Dal Dentista Di Lunedì - Ana Escudero - Страница 5
III – Indagine nella clinica
ОглавлениеAllora si ricordò di Sultán e andò a cercarlo. Sultán stava aspettando pazientemente vicino alla porta della clinica.
– Sultán, vieni. Hai da fare. Devi cercare Alexis.
Sultán si alzò, sbadigliò e si stirò prima di avvicinarsi a Peter.
– Bau? – chiese interrogativo.
– Cerca, Sultán! Cerca! – gli chiese Peter.
Come aveva perso il bambino? Cosa aveva fatto quello sciocco per perderlo?
Peter lasciò entrare Sultán nello studio davanti allo sguardo accusatorio della paziente successiva.
Sultán raggiunse la stanza dov'erano prima e abbaiò forte poiché non gli piaceva quel posto, gli ricordava quando lo portavano dal veterinario.
– Sultán, smettila di perdere tempo e cerca Alexis.
Sultán si diresse verso la porta dalla quale erano spariti e poi verso una seconda porta che era chiusa.
Sollevò la zampa per abbassare la maniglia. La porta si aprì, permettendo a Sultán e a Peter di entrare in un'altra stanza, anch'essa vuota. Dove potevano essere?
Peter aprì l'unica porta che c'era e si trovò faccia a faccia con suo fratello. L'espressione di preoccupazione lo allertò, conosceva abbastanza bene Peter per sapere che stava succedendo qualcosa.
– Cosa ci fai ancora qui? È da un po' che il dottore se n'è andato.
– Cosa hai fatto con Alexis? Sicuramente sei stato tu!
– Alexis? – chiese pensieroso —. No, non l'ho visto.
– Non mentire! L'hai visto e l'hai sequestrato.
– L'hai perso? Sicuramente è da queste parti. Hai guardato in bagno?
– No.
– Allora andiamo a vedere. Vieni, andiamoci insieme.
Peter seguì suo fratello con un'espressione incerta fino alla porta del gabinetto. L'Esattore l'aprì e invitò Peter a entrare per primo.
La luce del bagno era spenta. Peter premette l'interruttore e la lampadina che penzolava dal soffitto illuminò la piccola stanza.
Sultán abbaiò varie volte, il suo olfatto l'aveva condotto alla porta d'emergenza.
– Andiamo, Peter! Adesso non è il momento di pisciare – gli disse l'Esattore quando vide Peter che si slacciava i bottoni dei pantaloni.
– Lasciami fare la pipì. Bisogna approfittare del momento.
– Sei proprio un bambino.
Peter si allacciò i bottoni e si lavò le mani.
– Non vuoi pisciare? Dovresti approfittarne anche tu.
Nel frattempo Sultán stava abbaiando senza sosta. Cosa stavano aspettando quegli stupidi umani?
Peter uscì dal bagno ed esclamò:
– Andiamo! Sultán sta abbaiando.
Sultán vide apparire i due umani, era ora!
L'Esattore aprì la porta che dava accesso a delle scale e alla fine a un'altra porta che dava sulla strada. Sultán si diresse sicuro verso questa seconda porta e aspettò finché qualcuno l'aprisse mettendosi di fianco ed emettendo un breve latrato.
– Non può essere uscito in strada! – esclamò Peter preoccupato —. Sa che non deve uscire da solo.
– La questione è se sia uscito di sua spontanea volontà o se l'abbiano obbligato.
– Obbligato? Chi l'avrebbe obbligato? Tu, tu, sapevo che sei stato tu!
– Come faccio a essere stato io se sono qui ad aiutarti? Non essere sciocco, fratellino.
– Hai mandato qualcuno. Hai dei servi persino all'inferno.
– È vero che le cose sarebbero potute andare così. L'hai pensata bene, Peter.
– Bau, bau, bau – abbaiò Sultán furioso. Perché agli umani piaceva così tanto perdere tempo?
L'Esattore aprì la porta e uscì fuori, seguito da Peter e Sultán.
La macchina dell'Esattore era parcheggiata lì vicino, così tutti e tre corsero verso di essa. Qualche secondo dopo l'Esattore accese il motore.
– Alexis è uscito dietro il dentista – ricordò Peter —, che mi ha lasciato un buco, e sì che Vivian diceva che era il migliore della città.
– Spiegami, Peter, cos'è successo? Dov'è andato il dentista?
– Non lo so. C'è stata un'esplosione, non l'hai sentita? E all'improvviso mi sono trovato solo.
– Ti spieghi proprio male. Pensa che quello che mi dici può aiutarci a trovare Alexis. Spiegami tutto quello che è successo nella clinica.
– Siamo entrati. Alexis era molto contento. L'infermiera era al banco e poi ha preso il telefono.
– Non ce n'è bisogno – iniziò a dire l'Esattore per poi aggiungere —, ma continua, cos'altro?
– L'infermiera ha detto che potevamo entrare, ma io non potevo fare un passo. Osservavo Alexis che mi stava tirando, ma io non volevo entrare.
– Tuo figlio dev'essere un santo per sopportarti. Cos'altro è successo quando hai smesso di fare lo sciocco?
– Ho inspirato e ho espirato… ho inspirato e ho espirato… – ripeté Peter tante volte quante l'aveva fatto nello studio.
– Se continui a spiegare le cose di questo passo, faremo notte. Accelera!
– Dopo aver fatto la revisione ad Alexis, ha insistito affinché mi sedessi io e poi ha insistito sul fatto che avevo un molare cariato e che doveva otturarlo.
– Ed era vero?
– No, ma mi ha minacciato che me l'avrebbe tolto un dentista sadico. Dopo un po' c'è stata l'esplosione.
– Esplosione? Che esplosione?
– Non dirmi che non l'hai sentita! È stata molto forte, anche se è sembrata lontana. Boom!
– Io ho sentito come dei rimbombi, mi sono sembrati più dei fuochi d'artificio che un'esplosione, ma adesso che ci penso ti do ragione.
– Bene. Be', il dottore ordinò all'infermiera di portare Alexis in un'altra stanza e poco dopo ho sentito una sedia muoversi, come se qualcuno si stesse alzando, ho sentito una porta aprirsi e dei passi – ricordò Peter – e poi silenzio.
– Ma Alexis è andato nell'altra stanza o no? Perché mi sembra che tu abbia detto che è andato a cercare il dottore.
– Questo è successo dopo. Alexis è uscito a cercare il dottore e anch'io. – La suoneria del cellulare lo interruppe —. È Vivian! Cosa le dico?
– La verità. È tua moglie e la madre di Alexis.
– Non posso dirle la verità. Si arrabbierà molto.
– Con ragione, non credi?
– Io non posso dirglielo, sarà meglio che glielo dica tu. Con te non si arrabbierà.
– Che non mi tocchi portare questa croce! – rispose l'Esattore, dopodiché prese il telefono e rispose: – Vivian, ciao. Adesso ti passo tuo marito. – E tese il cellulare a Peter.
– Ciao, Vivian, cosa vuoi?
– Peter, hai lasciato qui la tessera sanitaria di Alexis.
– Eh? Cosa? – rispose Peter, che non si aspettava quella risposta.
– La receptionist non te l'ha chiesta?
– No. Siamo passati direttamente nello studio.
– Allora te la chiederà quando uscirete. E Alexis?
– Sta bene. Sai, credo che manderò l'Esattore a prenderla. Ci ha accompagnato fin qui – le comunicò di fronte allo sguardo di rimprovero di quest'ultimo.
– Buona idea. Frans gli aprirà la porta.
– Vuoi dirmi qualcos'altro? No? – E riattaccò senza dare tempo a Vivian di reagire.
– Ho guadagnato un po' di tempo. Mentre tu vai a prendere la tessera, io e Sultán cerchiamo Alexis.
– Sai già dove cercarlo? Hai qualche piano?
– No, però magari qualcuno l'ha visto. Ho una foto sul cellulare – disse facendogliela vedere.
– Solo una? Bel padre! Anch'io ho delle foto di Alexis sul cellulare essendo suo zio.
– I miei genitori hanno avuto solo un figlio, cioè me. Dopo tanti anni credevo che ti fosse chiaro.
– È vero? Ne sei sicuro? Tua madre mi ha sempre trattato molto bene.
– Mia madre tratta tutti bene. È stata una madre in affidamento, lo sapevi?
– Credi che sia un momento opportuno per affrontare questo argomento? Non hai in ballo qualcosa di più importante?
– È vero! Corri, vai a casa. Io e Sultán ti aspettiamo qui.
L'Esattore rifletté un millesimo di secondo: era meglio fidarsi di Peter e seguirlo nel gioco, per così dire.
Parcheggiò la macchina in doppia fila e disse a Peter:
– Scendete. Io torno subito.
Peter saltò giù dalla macchina, seguito da un Sultán ricalcitrante. La macchina si perse dietro l'angolo.
– E adesso cosa facciamo, Sultán?
– Bau – rispose quest'ultimo. Aveva perso la traccia quattro strade prima.
– Bau? Non capisco questo bau. Io non parlo il cagnesco. Cosa vuoi dire, Sultán?
– Bau – abbaiò di nuovo e si sdraiò sulla strada allungandosi più che poté.
– Sultán! Non è né l'ora, né il luogo adatto per un sonnellino.
Sultán chiuse gli occhi. Non pensava di muoversi finché l'Esattore non fosse tornato, non aveva intenzione di andare in giro senza una meta precisa.
– Alzati, Sultán! So che gli anni pesano, ma Alexis ha bisogno di noi – disse Peter.
– Bau! – rispose Sultán con più energia, sedendosi di nuovo dopo aver sentito il nome di Alexis.