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IV

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Al medesimo

Sul medesimo argomento.

Onesto e savio religioso frate Guittone, lo Meo Abracciavacca, ch'è vostro, vi si racomanda.

Se veritá cannoscenza sostene e bono amore, convene che ogni fine elezione da canoscenza mova ed amore lo confermi. Dunque, se, per vera dimostranza di bono, sento me apriso d'amore, e poi diletto disiando servir e veder voi, non meraviglio, ma laudo, conoscendo ciò ch'amare ed elegere si dee in esta parte, e purificando e sanando. Amore, non in ozio, ma in continua operazione regna. E quinde intendo vostra benignitá, sovenendo e svegliando me, ne la grave e fortunosa aversitade, in gioia alcuna, di che fue alquanto brunita la ruginosa mia intenzione. Ora sperando sanare la mente in veritá, mò vo' dimando risposta di fina sentenzia di ciò ch'i' ho dubbio, mandandolovi dichiarando per lo sonetto di sotto scritto. Consimil è la lettera e 'l sonetto a l'autro in sentenzia, ma non in voce.

Pensando ch'ogni cosa aggio da Dio,

non so di che mendar lui possa fallo;

ché alma e corpo e vita e mondo 'n fio

mi die' per lui servire a fermo stallo.

Ed eo 'l diservo, in che tegna disio,

non sento di che dica: — Esso disfallo. —

Aldo misericordia dir: com'io

creder lo possa, non veo, sí n'avallo.

Ché pur somma giustizia è fòr defetto.

Al vero Dio misericordia come

chede contr'essa e m'opera salute

vorrial sapere; e poi di loro assetto,

avendo pieno ciascuna su' nome

dal Signor nostro, ch'è tutto vertute.

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