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Capitolo Due

“Il lavoro è tuo, se lo vuoi.”

Il cuore di Carla sussultò e le venne voglia di abbracciare la signora dietro il bancone. “Grazie infinite.” Era un sollievo che la donna non le avesse chiesto referenze o informazioni sugli impieghi precedenti, anche se Carla aveva casualmente accennato al fatto che in passato aveva lavorato in vari negozi.

“Vuoi iniziare subito? Non ho ancora fatto la pausa pranzo ma non ci vorrà molto tempo per mostrarti come usare il registratore di cassa.”

“È proprio come quello che usavo io,” rispose Carla allegramente. “Anche se potrei essere un po’ arrugginita.”

La donna scoppiò a ridere. “È come andare in bicicletta, cara.”

“Grazie di cuore, Signora Bellingham. Le sono davvero riconoscente.”

“Oh, no, chiamami Delores, lo fanno tutti.” Il suo nuovo capo le diede un colpetto sul braccio in modo amichevole. “Frank è nel magazzino, se hai bisogno di qualcosa. Vado a chiamarlo.”

Mentre andava a chiamare il marito nel retro, Carla diede una veloce occhiata al negozio. Sembrava che vendessero un po’ di tutto, dal pesce al filo di metallo. Sorrise. Il locale era pulito e ordinato e tutto era etichettato. Pensò che le sarebbe davvero piaciuto lavorare lì.

“Ciao, tu devi essere Carla, dico bene?” Un uomo con i capelli bianchi e un grande sorriso le andò incontro.

“Sì, signore. Ho iniziato oggi.” Carla gli strinse la mano ricambiando il sorriso.

“Beh, benvenuta a bordo. Delores fa tutto il lavoro qui mentre io mi occupo del retro. Se hai bisogno di qualcosa chiamami in qualsiasi momento, senza preoccuparti di disturbarmi.”

Frank era una persona amichevole e Carla lo prese immediatamente in simpatia. “Grazie, signore, lo farò.”

Delores tornò dal retro con una borsa in mano. “Sono felice di vedere che vi state conoscendo. Ho un paio di commissioni da fare, e avere due mani in più renderà la mia vita molto più facile d’ora in poi. Non mi ci vorrà molto.” Fece l’occhiolino a Carla mentre si dirigeva verso la porta d’ingresso. Era una donna molto in carne e riuscì a stento a passare dalla stretta corsia del piccolo negozio.

“Beh, se ti va bene tenere d’occhio qui io vado ad accendere il bollitore.” Frank sorrise ancora mentre scompariva nel retrobottega.

Carla si guardò intorno tra gli scaffali, cercando di familiarizzare con la disposizione dei prodotti. Era tutto molto pulito e immaginò che Delores fosse meticolosa riguardo l’ordine. Il pavimento era lucido e non c’era un solo granello di polvere sugli scaffali. Tornò dietro il bancone. Le buste di carta erano appese ai ganci in base alla grandezza e vide anche dove veniva conservata la carta per avvolgere il pane. Su uno scaffale sotto il bancone c’era un piccolo cestino, contenente nastro adesivo, forbici, una pistola spara-prezzi e alcuni rotoli di riserva per gli scontrini. Sorrise per il modo in cui tutto era in perfetto ordine.

Il campanello sopra la porta suonò per avvertirla che qualcuno era entrato nel negozio e quando alzò lo sguardo vide un paio di splendidi occhi verdi e familiari che si muovevano verso di lei. Matt.

“Hai ottenuto il lavoro?”

“Sì. Grazie mille per avermi aiutata.” Carla sorrise timidamente e si sentì tremare un po’.

“Ecco il tuo caffè, dolcezza.” Frank si avvicinò e appoggiò una tazza fumante sullo scaffale sotto il bancone.

“Ciao, Frank. Spero vi stiate prendendo cura di lei al meglio.” Matt fece un occhiolino sfacciato all’uomo, il quale sogghignò.

“Io mi prendo cura di tutte le mie donne,” replicò Frank.

Carla ridacchiò. “Grazie,” disse, prendendo la tazza.

“Beh, sicuramente ti illuminerà un po’ questo posto,” ghignò Matt.

“Stai dicendo che la mia amata moglie non lo fa?” Frank inarcò scherzosamente le sopracciglia.

“La tua Delores è una brava donna,” lo rassicurò Matt con una risatina.

“Humpf.” Frank sbuffò mentre si voltava per andarsene, ma Carla lo vide farle un occhiolino furbo mentre si allontanava.

Ridacchiò di nuovo. Di sicuro alle persone del posto piaceva stuzzicarsi a vicenda.

“Posso fare qualcosa per te?” chiese, con un sorriso dolce. Matt era senza ombra di dubbio un bell’uomo.

Matt sorrise. “In realtà sono passato per congratularmi con te per il tuo nuovo lavoro.”

“Come facevi a sapere che l’avevo ottenuto?” domandò, aggrottando la fronte.

“Delores è andata alla tavola calda poco fa. Le voci girano velocemente da queste parti.”

“Oh, capisco.” Carla non poté fare a meno di sentirsi un po’ infastidita da quelle parole e giurò di stare attenta alla curiosità degli abitanti di Pelican’s Heath. Si morse nervosamente il labbro. “Sei davvero gentile, Matt. Hai bisogno di qualcosa, ora che sei qui?”

Non solo era consapevole di Frank che girellava nel retrobottega ascoltandola chiacchierare invece di lavorare, ma si sentiva anche un po’ a disagio davanti a quello splendido uomo. Era stupendo, su questo non c’erano dubbi, e la sua sola vicinanza faceva sentire strano il suo corpo, ma lei doveva ricordare a se stessa che in realtà di stava nascondendo e non poteva permettersi di avvicinarsi a nessuno… anche se avrebbe tanto voluto farlo.

Matt guardò gli scaffali vicini. “Forse un po’ di questo preparato per pancake,” disse, esaminando un pacchetto.

“Usi un preparato per fare i pancake?” Carla non voleva essere scortese ma le parole piene di sorpresa le uscirono di bocca prima che potesse fermarle.

Matt inarcò le sopracciglia. “Vuoi dire che tu non lo fai?”

“Certo che no. Ci vuole meno di un minuto per mescolare un po’ di farina, due uova e del latte, al mattino. Di solito lo lascio riposare mentre faccio la doccia e poi è perfetto per essere cucinato.” Carla si portò una mano alla bocca quando si rese conto di essersi lasciata scappare più di quanto avrebbe voluto rivelare su se stessa.

Matt la stava guardando con un sorrisetto, e nei suoi occhi c’era un’espressione fin troppo sexy. “La doccia?”

Carla si morse un labbro. Dannazione! Gli prese il pacchetto dalle mani, arrossendo furiosamente. “Ti faccio il conto.”

Era consapevole di lui che ridacchiava mentre batteva il prezzo sul registratore di cassa e imbustava il preparato per pancake. Stava ancora sorridendo quando prese la busta dalle sue mani e le consegnò i soldi. Carla gradì fin troppo le dita che sfiorarono le sue mentre i soldi le cadevano sul palmo e di nuovo sentì il fuoco bruciarle dentro. Alzando lo sguardo vide i suoi profondi occhi verdi lampeggiare eccitati e fu shoccata quando sentì un caldo rivolo d’eccitazione scivolarle tra le gambe. Deglutendo forte, distolse rapidamente lo sguardo e fu sorpresa di non sentirlo ridacchiare più.

“Grazie.” La voce le uscì in un sussurro e rabbrividì.

Il campanello alla porta suonò di nuovo per avvertirla dell’arrivo di un altro cliente e subito i suoi occhi si posarono sull’anziana signora appena entrata.

“Io non ti conosco,” annunciò seccamente la donna dai capelli grigi.

“Questa è Carla Burchfield. È nuova a Pelican’s Heath. Carla, ti presento la Signora Taylor. Sua figlia gestisce il negozio di abbigliamento in fondo alla strada.” Matt fece le presentazioni prima ancora che Carla potesse aprire la bocca.

Carla sorrise alla signora, la quale la stava studiando con curiosità. “Piacere di conoscerla, Signora Taylor.” Non poté fare a meno di sentirsi un po’ nervosa al pensiero che tutti sapessero di lei, soprattutto perché stava cercando di mantenere un basso profilo, ma sperava che fosse una cittadina abbastanza piccola da non causarle alcun problema.

La signora annuì dalla sua posizione vicino alla porta e iniziò a scegliere i prodotti dagli scaffali.

“Tu non hai un lavoro, Matt?” Carla sperava che il cowboy cogliesse il suggerimento e se ne andasse. Era un po’ agitata per il modo in cui parlava a tutti di lei, ed era ancora più allarmata per colpa dell’effetto che la sua voce e il suo sguardo stavano avendo nelle sue mutandine.

“Ho una piccola fattoria non lontano da qui,” rispose, casualmente.

“Deve esserci un sacco di lavoro da fare,” rimarcò lei.

Lui rise. “Sì, beh, il duro lavoro non mi spaventa.”

Carla sospirò. Non era proprio quello che lei intendeva. “Hai delle persone che lavorano per te?”

“Un paio.”

Il luccichio nei suoi occhi le disse che sapeva perfettamente quello che Carla stava tentando di fare, ma non aveva alcuna intenzione di assecondarla.

La Signora Taylor lo superò e appoggiò il cesto con la spesa sul bancone di fronte a Carla. “Non è ora di tornare al lavoro, Matt Shearer? Alcuni di noi hanno un sacco di cose da fare, a differenza tua.”

Matt ridacchiò e si rimise il cappello, annuendo educatamente alle due donne. “Sì, signora!” Toccò la falda e annuì di nuovo prima di dirigersi verso la porta.

Carla sospirò di sollievo, desiderando essere altrettanto schietta con le persone, anche se doveva ammettere di stare già sentendo la sua mancanza, nonostante Matt se ne fosse appena andato.

“Devi essere diretta con loro.” La donna sembrò leggerle nel pensieri mentre Carla le faceva il conto.

“Sì, Signora Taylor. Cercherò di tenerlo a mente.”

“Ne avrai bisogno se hai intenzione di restare da queste parti. Alla gente di Pelican’s Heath piace parlare e spettegolare. Starebbero tutto il giorno a farsi i fatti degli altri, se potessero. E questo negozio è un buon punto di ritrovo. Vivi nei dintorni?”

“Non molto lontano da qui.” Carla cercò di sembrare indifferente mentre finiva di imbustare la spesa.

Notò che gli occhi della Signora Taylor si stringevano di nuovo mentre le consegnava il denaro. “Mmh. Sei un tipo riservato, non è vero?”

Carla arrossì. “No, certo che no.” Provò a ridere ma le uscì più come una risatina acuta mentre il nervosismo aveva la meglio. “Alloggio proprio fuori città, ecco tutto.”

“Mah.” La Signora Taylor era chiaramente poco convinta mentre prendeva la spesa, e Carla temeva di averla offesa.

Non ci fu tempo di aggiungere altro, però, perché un uomo entrò nel negozio proprio mentre la Signora Taylor si avvicinava alla porta. Si fermò di colpo quando la vide e Carla rimase senza fiato.

“Ciao.” Si trattava di un altro cowboy di bell’aspetto, che si toccò educatamente la falda del cappello mentre si dirigeva verso il bancone. “Ho decisamente scelto il giorno giusto per passare da qui.”

Carla si sentì arrossire. “Ciao, io sono Carla. Ho iniziato a lavorare oggi.”

Lui si tolse un guanto e le strinse la mano. Le sue dita erano lunghe e calde e le avvolgevano completamente la mano, che lei non aveva mai considerato piccola prima d’allora. “Aiden Fielding. Possiedo il ranch qui dietro.”

Carla era sicura di doversi mostrare un po’ più amichevole ma stava disperatamente cercando di non raccontare la propria storia a tutti gli sconosciuti che incontrava. C’era qualcosa in quelle persone che sembrava in grado di metterla totalmente a nudo.

“Sei di queste parti?”

Ci risiamo! Non importava quanto si sforzasse, non riusciva a trovare una risposta che non risultasse scortese. “No. Tu?” Sperava che facendogli alcune domande avrebbe distolto la sua attenzione da lei.

“Sì, vivo qui da tutta la mia vita. Di dove sei?”

Speranza vana!

“Wyoming. È molto carino da queste parti. Capisco che tu non voglia andartene.”

“Non ho mai avuto molta scelta. I miei genitori erano i proprietari del ranch e una volta morti io e mio fratello ne abbiamo assunta la gestione. Inclinazione naturale, suppongo,” le rispose. “E tu? Viaggi molto?”

“Non proprio.”

“Hai intenzione di stabilirti qui, nella contea di Cavern County?”

“Non ho ancora deciso. Tuttavia spero di restare per un po’, soprattutto ora che ho questo lavoro.” Carla si mosse a disagio, consapevole che Frank Bellingham poteva stare ascoltando e non voleva dargli l’impressione sbagliata. Era appena stata assunta e non voleva che lui pensasse che avrebbe lasciato presto la città.

Il campanello sulla porta suonò di nuovo ed entrarono altri due uomini. “Beh, adesso ti lascio andare. Sono passato solo per comprare un paio di francobolli,” le disse Aiden.

Lei lo fissò con aria assente.

“Delores di solito li tiene nel registratore di cassa,” le spiegò.

“Oh, giusto.” Arrossendo, Carla aprì il registratore di cassa e glieli consegnò, guardando poi il suo bel sedere mentre usciva spavaldo dal negozio. Era un uomo affascinante e molto amichevole, ma in qualche modo non sembrava avere su di lei lo stesso effetto di Matt Shearer.

Il resto del pomeriggio passò velocemente perché il negozio fu molto affollato. A Carla piaceva il suo nuovo lavoro, e scoprì che le piaceva anche incontrare i cittadini, la maggior parte dei quali erano davvero amichevoli. Alcuni dei clienti più in là con gli anni sembravano un po’ sospettosi, il che era perfettamente naturale, pensò, visto che era un’estranea in quella che pareva una cittadina a grandezza famigliare.

Si rimproverò più di una volta per sentirsi delusa che Matt non fosse tornato. Era sorpresa di quanto lui l’avesse colpita, considerando che si erano appena conosciuti. Imprecando mentalmente per essere così debole, si convinse che il suo mancato ritorno al negozio fosse una cosa positiva, perché Matt sembrava in grado di estorcerle tutte le informazioni che invece avrebbe dovuto tenere nascoste. Il suo piano originale di fornire un nome e un passato falsi era andato in fumo non appena le si era rivolto con quegli splendidi occhi color smeraldo. Non riuscirei mai ad essere un agente segreto!

“Hai fatto un ottimo lavoro, oggi.” Delores le sorrise raggiante. Erano quasi le sei ma Carla si sentiva come se avesse appena iniziato a lavorare.

“È addirittura riuscita a convincere Matt Shearer a comprare qualcosa quando si è fermato per salutarla,” sogghignò Frank, facendo capolino dalla porta del retrobottega.

Carla arrossì.

Delores sorrise. “Pensi che ti piacerà qui?”

“Oh, credo proprio di sì. Sono tutti così cordiali.”

“Ne sono felice. Puoi tornare domani alle nove?”

“Certo.” Carla annuì.

“Sei a posto per tornare a casa? È lontana?” chiese Frank.

“Non ci sono problemi. Non è lontana.” Si fermò appena in tempo prima di dire loro dove alloggiava… non che fosse un grande segreto ma pensava che più si fosse tenuta lontana da quelle persone e più sarebbe stata al sicuro. “Ci vediamo domani mattina. Grazie ancora per avermi assunta.”

Si salutarono e lei lasciò il negozio. Anche se fuori c’era ancora luce, la strada era quasi deserta. Carla non era sicura che fosse un bene oppure no. Senza nessuno con cui parlare perlomeno non era costretta ad avere una conversazione e parlare così di se stessa, ma al contempo si sentiva un po’ sola mentre camminava lungo la via e poi fuori dalla città. Per fortuna aveva un buon senso dell’orientamento e trovò la strada del ritorno senza grandi problemi. Fece una smorfia quando, mentre attraversava Almondine, arrivò nei pressi della banca. La evitò facendo il giro un po’ più lungo e si sentì sollevata quando finalmente arrivò a casa.

La donna paffuta della tavola calda di fronte al Melrose Motel stava pulendo i tavolini da caffè e sorrise quando Carla si avvicinò.

“Non è troppo tardi per la cena, vero?” Si guardò nervosamente intorno, occhieggiando i tavoli vuoti e immaginando che la donna sperasse di chiudere presto.

“No, siediti pure, ti porto un menu. Io sono Maggie, comunque.”

“Grazie. Io sono Carla. Alloggerò al Melrose per un po’.”

“Lo so,” le disse Maggie mentre le consegnava il foglietto di carta.

Carla sospirò con un sorriso. Certo che lo sa… tutti sanno tutto di tutti qui intorno!

“Hai intenzione di restare qui a lungo?” chiese Maggie.

“Lo spero. Ho appena trovato un lavoro a Pelican’s Heath.” Carla pensava che non ci fosse niente di male nel farlo sapere a Maggie, e sperava che potessero diventare amiche. La cameriera non sembrava molto più grande di lei ed era molto simpatica.

“Sono davvero felice per te, dolcezza. Che cosa stai facendo?”

Carla le raccontò tutto della giornata appena trascorsa e Maggie prese un caffè con lei mentre cenava. Tanto per cambiare, era bello avere compagnia e, a parte i clienti dell’emporio, quel giorno non aveva incontrato altre persone.

Una volta finito di mangiare, tornò al motel e salì lentamente le scale fino alla sua stanza. Esausta ma felice, si lasciò cadere sul letto. Non c’era la TV in camera ma non le dava fastidio. Rimase stesa a rilassarsi un po’, poi si mise a sedere.

Dov’è il mio diario?

Scriveva sul diario ogni sera, non importava dove fosse o cosa stesse facendo. Era qualcosa che faceva fin da quando era bambina. Rovistò nella borsa e poi controllò tutta la stanza. Le si ghiacciò il sangue mentre pensava a cosa c’era scritto sopra. Se qualcuno lo trova… Quel pensiero le fece tornare in mente i soldi e la cassetta di sicurezza, e ricordò con un sospiro di sollievo di aver riposto il diario in quella borsa. Adesso era chiuso al sicuro dove nessuno poteva leggerlo.

Carla si spogliò, soppesando l’idea di tornare ad Almondine per andare a prenderlo di prima mattina, ma si rese subito conto che non poteva a causa del lavoro. Non importa, probabilmente è più al sicuro dov’è ora, visto quello che c’è scritto sopra.

Quel diario conteneva ogni pensiero che aveva avuto negli ultimi tempi e ogni preoccupazione. Annotava sempre tutto alla fine della giornata, e talvolta anche durante, quindi conteneva tutti i suoi sospetti su Jerome Pearson e sui suoi compari, e anche a quale ora era tornato a casa il giorno della rapina. Quando si erano messi insieme, lei pensava di amarlo, ma negli ultimi tempi molte delle cose che aveva detto e il modo in cui si era comportato non erano stati per niente piacevoli. Carla aveva anche annotato frammenti di conversazione che aveva ascoltato in modo da cercare di decifrarli al mattino quando era meno stanca e quindi più lucida. Tuttavia, non aveva compreso appieno quello che stava accadendo fino alla sera in cui era tornato a casa dopo la rapina alla farmacia. Era stato in quel momento che tutto era andato al proprio posto. Aveva scritto sul diario i suoi pensieri e i sentimenti che provava dopo aver scoperto la verità, quando aveva deciso che voleva restituire i soldi al Signor Roberts. Riflettendoci, pensò che era meglio conservare l’agenda dov’era, soprattutto perché se l’avesse tolta dalla cassaforte avrebbe dovuto lasciarla lì ogni giorno, incustodita, mentre degli estranei pulivano la stanza.

Si lavò velocemente, poi si mise a letto, trovando sul comodino un blocchetto per gli appunti del motel. Lo usò per annotare i dettagli della giornata e i suoi pensieri. Non appena la sua mente virò verso Matt Shearer, percepì di nuovo quella sensazione nello stomaco e sospirò piano, scrivendo anche il modo in cui l’aveva fatta sentire.

Infilò i fogli appena scritti nella tasca della borsa e si sdraiò, mentre due sensuali occhi verdi invadevano i suoi sogni.

I Cowboy Di Carla

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