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CAPITOLO SETTE

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Erano da poco passate le sette di sera quando Ellington parcheggiò davanti alla casa di William Holland. Si trattava di un piccolo edificio nascosto ai margini di un bel quartiere, di quelli che sembravano più un cottage fuori posto che una casa. Nel vialetto asfaltato c’era una sola macchina, e le luci in casa erano accese.

Ellington bussò alla porta con fare risoluto. Non si stava comportando sgarbatamente, semplicemente stava facendo capire a Mackenzie che, poiché si preoccupava per la sua salute, durante le indagini avrebbe condotto lui i giochi, che si trattasse di guidare, bussare alla porta o altro.

Ad aprire la porta fu un uomo dall’aspetto curato che sembrava avere tra i quarantacinque e i cinquant’anni. Indossava un paio di occhiali alla moda, un blazer e dei pantaloni kaki. A giudicare dalle zaffate che provenivano dalla porta alle sue spalle, doveva aver ordinato del cibo cinese da asporto.

“William Holland?” domandò Ellington.

“Esatto. E voi chi siete?”

Mackenzie fece un passo avanti ed entrambi mostrarono il distintivo contemporaneamente. “Agenti White ed Ellington, FBI. Ci è stato riferito che di recente ha abbandonato il suo ruolo alla Queen Nash.”

“È vero” disse Holland un po’ incerto. “Ma sono confuso. Perché questo dovrebbe provocare una visita dell’FBI?”

“Possiamo entrare, signor Holland?” chiese Ellington.

Holland rifletté un momento, poi acconsentì. “Sì, certo, entrate, ma non… insomma, che succede?”

Entrarono in casa senza rispondere. Quando Holland chiuse l’uscio alle loro spalle, Mackenzie notò che l’aveva fatto lentamente ma con decisione. Forse era nervoso, oppure spaventato – o ancora, cosa più probabile, entrambe le cose.

“Siamo qui in città per indagare su due omicidi” rispose infine Ellington. “Entrambe le vittime erano studentesse della Queen Nash e, a quanto abbiamo scoperto oggi, entrambe erano seguite proprio da lei.”

Erano entrati nel soggiorno e Holland non perse tempo e si lasciò cadere su una poltroncina. Li fissava come se davvero non capisse quello che gli era appena stato detto.

“Un attimo… ha detto due?”

“Esatto” intervenne Mackenzie. “Non lo sapeva?”

“Sapevo di Jo Haley. E l’unica ragione per cui l’ho imparato è perché il rettore ci informa nel caso uno studente muoia. Chi è l’altra ragazza?”

“Christine Lynch” disse Mackenzie studiandolo in cerca di una qualche reazione. Sul suo viso si accese un barlume di riconoscimento, seppur debole. “Riconosce questo nome?”

“Sì, però non… non ricordo il suo viso. Sa com’è, avevo più di sessanta studenti.”

“Ecco un altro punto interessante” disse Ellington. “Il verbo avevo, al passato. Abbiamo saputo che si è licenziato poco prima delle vacanze invernali. Questo ha forse qualcosa a che fare con le voci che avesse una relazione con una studentessa?”

“Oh, Gesù” esclamò Holland. Si accasciò allo schienale della poltrona e si sfilò gli occhiali, massaggiandosi gli occhi e sospirando. “Sì, è vero, sto frequentando una studentessa della Queen Nash. Sapevo che avevano iniziato a circolare voci su noi due e, prima che questo danneggiasse la mia carriera lavorativa o la sua carriera scolastica, mi sono licenziato.”

“Così, semplicemente?” domandò Mackenzie.

“No, non semplicemente” scattò Holland. “Erano mesi che ci vedevamo in segreto e io ne sono innamorato. Anche lei di me. Ne abbiamo discusso a lungo, tentando di decidere il da farsi. Solo che, nel frattempo, la nostra storia stava diventando di dominio pubblico, così non abbiamo avuto scelta. Ad ogni modo… cosa c’entra tutto questo con gli omicidi?”

“Niente, si spera” disse Ellington. “Ma si sforzi di vederla dal nostro punto di vista, per un istante. Abbiamo due studentesse uccise e l’unico solido collegamento tra le due è che avevano lo stesso consulente accademico, cioè lei. Se aggiunge che ha una relazione con una studentessa…”

“Perciò credete che io sia un sospetto? Che abbia ucciso io quelle ragazze?”

Mettere in parole quel pensiero sembrò provocargli la nausea. Si rimise gli occhiali sul naso e si tirò su a sedere, chinandosi in avanti.

“Non sappiamo ancora cosa pensare” disse Mackenzie. “Per questo siamo venuti a parlarle.”

“Signor Holland” riprese Ellington, “ha detto di non ricordare il viso di Christine Lynch. E cosa ci dice di Jo Haley?”

“Lei sì… a dire il vero, la conoscevo piuttosto bene. Era un’amica della ragazza che sto frequentando.”

“Quindi Jo Haley sapeva della vostra relazione?”

“Non saprei. Non credo che Melissa – la mia ragazza – glielo abbia detto. Abbiamo fatto di tutto per mantenere il segreto.”

Mackenzie si prese un momento per riflettere. Il fatto che la sua ragazza conoscesse una delle vittime – e che la vittima forse sapesse di quella relazione proibita – sicuramente non faceva che mettere Holland ancora più in cattiva luce. Mackenzie si chiese come mai avesse rivelato loro tutto questo di sua spontanea volontà e senza alcuna reticenza.

“Scusi se glielo chiedo” disse Mackenzie, “ma la sua ragazza, Melissa, è la prima studentessa con la quale ha mai avuto una relazione?”

Il volto di Holland si contrasse in un’espressione frustrata e all’improvviso scattò in piedi. “Ehi, ‘fanculo! Non potete…”

“Torni immediatamente a sedersi” intimò Ellington piazzandosi davanti a lui.

Holland parve accorgersi del proprio errore, e la sua espressione oscillava tra la rabbia e il pentimento, come se non sapesse bene cosa provare.

“Sentite, mi dispiace. Il fatto è che sono arcistufo di sentirmi giudicato per questo e non mi va di essere accusato di farmela con tutte le studentesse solo perché ho una storia con una di loro, che, tra parentesi, è maggiorenne.”

“Quanti anni ha, signor Holland?” volle sapere Mackenzie.

“Quarantacinque.”

“E Melissa?”

“Ventuno.”

“È mai stato sposato?” chiese Ellington, facendo un passo indietro e rilassando la propria postura.

“Una volta. È durata otto anni e, se proprio volete saperlo, è stato terribile.”

“Come mai il matrimonio è finito?”

Holland scosse il capo e raggiunse il piccolo disimpegno che separava il soggiorno dall’ingresso. “Direi che questa conversazione è terminata. A meno che non abbiate intenzione di accusarmi di qualcosa, potete sparire da qui. Sono sicuro che ci saranno altre persone al campus che potranno rispondere alle vostre domande.”

Mackenzie si avviò lentamente verso l’uscita, seguita da Ellington. Si voltò verso di lui, perché il suo istinto le diceva che c’era qualcos’altro.

“Signor Holland, lei capisce che rifiutandosi di collaborare non fa che peggiorare la propria situazione, vero?”

“Non fa che peggiorare da un mese a questa parte.”

“Dove si trova Melissa, al momento?” volle sapere Ellington. “Vorremmo parlare anche con lei.”

“Lei…” Holland si interruppe, scuotendo di nuovo la testa. “Anche lei è stata trascinata nel fango. Non voglio che la disturbiate per questo.”

“In altre parole” disse Ellington, “non ha intenzione di rispondere ad altre domande e si rifiuta di dirci dove si trova la prossima persona con cui dobbiamo parlare. È corretto?”

Assolutamente sì.”

Mackenzie aveva intuito che Ellington si stava spazientendo. Aveva notato la tensione nelle sue spalle e la postura più rigida. Allungò una mano e gli accarezzò il braccio, per calmarlo.

“Lo terremo presente” disse Mackenzie. “Se avremo nuovamente bisogno di parlare con lei riguardo il caso e non la troveremo in casa, la considereremo a tutti gli effetti un sospettato e la arresteremo. Ha capito?”

“Sicuro” replicò Holland.

Li fece avanzare verso l’ingresso e aprì la porta. Nell’istante in cui varcarono la soglia e furono sul portico, Holland sbatté l’uscio.

Mackenzie si avviò verso le scale del portico, ma Ellington era immobile. “Non credi che dovremmo insistere?”

“Forse. Però non credo che se fosse colpevole ci avrebbe rivelato tanti particolari di sua spontanea volontà. Inoltre… conosciamo il nome della sua fidanzata. Se necessario, non dovremmo avere problemi a scoprire anche il suo cognome. Invece, l’ultima cosa che ci serve è arrestare un consulente accademico che si trova già in una situazione precaria ed è al centro dei pettegolezzi.”

Ellington sorrise e la raggiunse alle scale. “Visto? Sono cose come questa che faranno di te una moglie magnifica. Mi impedisci sempre di fare qualche stupidaggine.”

“Immagino di poter dire che ho fatto parecchia esperienza negli ultimi anni.”

Salirono in macchina e, una volta seduta, Mackenzie si ricordò di quanto fosse stanca. Non lo avrebbe mai ammesso con Ellington, ma forse avrebbe davvero dovuto rallentare un po’.

Aspetta solo un giorno o due, piccolo, pensò rivolgendosi alla creatura che cresceva dentro di lei. Ancora qualche giorno, poi io e te potremo riposarci finché vogliamo.

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