Читать книгу Prima Che Insegua - Блейк Пирс - Страница 8

CAPITOLO DUE

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Poiché aveva subito un lieve colpo alla testa durante la caduta, Ellington era stato ricoverato in una sala esami, invece di farsi visitare il braccio da un ortopedico. Dopo aver compilato un modulo alla reception, Mackenzie lo trovò in un letto d'ospedale, con un aspetto assolutamente miserabile, non tanto per il dolore, quanto perché era costretto a stare seduto su un letto d'ospedale.

Gli occhi gli si illuminarono un po' quando vide Mackenzie, poi ancora di più quando vide che aveva con sé il seggiolino.

“Mio Dio, l'hai portato in ospedale.”

“Stai zitto. Come stai? Come è successo?”

“Beh, le radiografie hanno confermato che ho un polso rotto e una frattura del radio distale. Hanno appena finito il protocollo per la commozione cerebrale. Qualcuno dovrebbe arrivare a breve per mettermi il gesso.”

Mackenzie sistemò il seggiolino sul bordo del letto d'ospedale, in modo che Kevin potesse guardare suo padre.

“Hai almeno preso il tizio?” Mackenzie cercava di tenere il tono leggero, anche se la sconvolgeva più di quanto si aspettasse vederlo sminuire la cosa nonostante stesse evidentemente soffrendo.

“Sì. In realtà gli sono caduto addosso quando sono arrivato in fondo alle scale. McAllister lo ha ammanettato e ha chiamato un'ambulanza per me.”

Mackenzie non poté farne a meno: gli guardò la testa, trovando il punto in cui aveva chiaramente sbattuto. Era appena sopra l'occhio sinistro; non c'era gonfiore, ma c'era un taglio e uno scolorimento della pelle. Sembrava che avesse preso un debole colpo, piuttosto che uno scalino o un muro in faccia.

“Non c'era bisogno che venissi, davvero.”

“Lo so. Ma volevo farlo. Ho pensato che sarebbe stato un buon esempio da usare per mostrare a Kevin come deve sempre stare attento quando insegue i cattivi.”

“Divertente. Ehi, sai... McGrath mi ha chiamato, stamattina. Detto tra noi, voleva sapere come stavi. Mi ha chiesto se pensavo che fossi pronta ad affrontare un caso. Credo che ne abbia uno pronto per te nelle prossime settimane.”

“Questa è una buona notizia. Ma in questo momento vorrei concentrarmi su di te.”

“Non c'è molto su cui concentrarsi. Sono caduto dalle scale e mi sono rotto un braccio.”

Dietro Mackenzie, un medico entrò nella stanza portando con sé una serie di lastre. “Questo è sicuro” disse il dottore. “Una brutta rottura, per giunta. Non ci vorranno perni, come avevo inizialmente temuto, ma potrebbe volerci un po' più di tempo per guarire di quanto avessi previsto. Quella frattura del distale così vicina all’altra rottura... è una doppia sfortuna.”

Mackenzie spostò il seggiolino di Kevin quando il dottore si avvicinò a Ellington. “Pronto a farti ingessare?”

“Ho scelta?”

“No, non ce l'hai.” Dal seggiolino, Kevin sbuffò, come a dirsi d'accordo.

Mentre guardava il dottore che iniziava a preparare lo stampo del gesso nel grande lavabo dall'altro lato della stanza, Mackenzie si avvicinò a Ellington. “Non cercare di fare il duro. Come stai?”

“Fa un male cane, ma mi hanno dato dell'ossicodone circa cinque minuti prima che tu entrassi, quindi dovrei essere a posto da un momento all'altro.”

“E la testa?”

“Mi fa un po’ male. Potrebbe essere peggio, ma è difficile capirlo, con tutto il dolore che si irradia dal mio braccio. Come ho detto, però, hanno controllato che non ci fossero segnali di una commozione cerebrale e...”

Il telefono di Mackenzie squillò, interrompendolo. Controllò, dando per scontato che la chiamata fosse legata alla ricerca che aveva completato quella mattina. Quando vide il nome di McGrath sul display del telefonino, però, capì che non era così.

“Hai fatto sapere a McGrath cosa è successo?” gli domandò.

“No, ma ci ha pensato McAllister. Perché, è lui?”

Mackenzie annuì mentre rispondeva alla chiamata, leggermente confusa. “Sono l'agente White.”

“Ciao, White. Suppongo che abbia già sentito del piccolo incidente di Ellington?”

“Sì, signore. Sono qui con lui proprio ora. Sta per farsi mettere il gesso.”

“Beh, questo potrebbe rendere la conversazione un po' imbarazzante. E odio parlare di lavoro mentre è in ospedale con lui, ma il tempo stringe.”

“Non fa niente. Cosa succede?”

“Nulla di grave. Ma stavo mettendo insieme la documentazione per assegnare a Ellington un caso per cui ho bisogno di lui subito. Poi però McAllister mi ha chiamato per informarmi dell'incidente. E, per quanto possa sembrare insensibile, mi trovo ad avere bisogno di un agente che si occupi delle indagini.”

Mackenzie non disse nulla, non volendo saltare alle conclusioni. Ma quando il silenzio di McGrath si protrasse, non poté farne a meno. “Posso farcela, signore.”

“Ecco perché l'ho chiamata. Stavo per mandare McAllister, ma non voglio toglierlo dal caso a cui sta lavorando, visto che lui ed Ellington l'hanno quasi chiuso.”

“Allora lo dia a me.”

“Sicura di essere pronta?”

Quella domanda la irritava, ma si trattenne. Era pronta? Beh, aveva dato la caccia a un killer scalando la parete di una montagna appena cinque mesi dopo il parto cesareo. I tre mesi in più che le aveva fatto passare a casa erano stati una decisione di McGrath – una decisione che Mackenzie non approvava, ma che aveva fatto del suo meglio per accettare con obbedienza.

“Sì, signore. In ogni caso mi avrebbe fatta tornare la prossima settimana, no?”

“Salvo imprevisti, sì. Ora, White... questo caso è a Seattle. Se la sente di accettare?”

Quasi rispose subito di sì. Aveva già la parola sulla punta della lingua, poi però pensò a come sarebbe stato essere così lontano da Kevin. Si era affezionata ancora di più a lui in quegli ultimi tre mesi, sperimentando di persona quel legame di cui parlavano i manuali che aveva letto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per suo figlio, e il pensiero di stare dall'altra parte del paese per un periodo di tempo indeterminato non la allettava. Per non parlare del fatto che sarebbe rimasto con il papà, che poteva usare solo un braccio.

Ma McGrath le stava essenzialmente restituendo la sua carriera... su un piatto d'argento, niente di meno. Doveva accettare.

“Dovrebbe andare bene, signore.”

“Non posso accontentarmi del condizionale, White. Senta... darò a lei ed Ellington dieci minuti per parlarne. Ma ho bisogno di un agente su un volo per Seattle per le sette di stasera. C'è un aereo che parte tra due ore e mezza.”

“Ok. La richiamo subito.”

Terminò la chiamata e vide Ellington che la guardava. Il dottore si era avvicinato e aveva iniziato ad applicare la garza bagnata sul braccio, avvolgendola intorno alla zona gonfia e scolorita. Lo sguardo sul volto di Ellington le disse tutto quello che doveva sapere. Aveva sentito almeno una parte della conversazione e non aveva ancora deciso come si sentiva.

“Allora, dov'è?” Chiese Ellington. “È l'unica cosa che non sono riuscito a sentire.”

Le sorrise, facendole sapere che era riuscito a sentire l'intera conversazione. Avevano spesso scherzato sul fatto che il direttore McGrath aveva una voce incredibilmente alta, al telefono.

“A Seattle. Partirei questo pomeriggio o questa sera.” Poi guardò Kevin e scosse la testa. “Ma non posso lasciarti con lui... non con un braccio rotto.”

“Mac, basta guardarti in faccia per capire quanto desideri questo incarico. Io e Kevin ce la caveremo.”

“Tesoro, riesci a malapena a cambiare un pannolino con due mani.”

Ellington annuì. Anche se Mackenzie scherzava, era evidente che lui capiva il suo punto di vista. All’improvviso, però, sembrò avere un’illuminazione. Rimasero in silenzio per un po', e l'unico rumore proveniva dal dottore che applicava il gesso. Anche quest’ultimo rimase in silenzio, facendo del suo meglio per rispettare la loro situazione d'impaccio.

“Sai che c'è?” disse infine Ellington. “Mia madre mi ha chiesto quando potrà tornare per passare un po' di tempo con Kevin. Posso garantirti che coglierà l'occasione al volo. A meno che tu non l'abbia dimenticato, lei adora sentirsi l’eroina della situazione.”

Mackenzie ci pensò. Lei ed Ellington avevano entrambi problemi con le loro madri, ma renderle nonne sembrava aver fatto meraviglie per quanto riguardava le loro relazioni individuali. E, egoisticamente, se la madre di Ellington fosse venuta a trovarlo mentre lei era fuori città, sarebbe stato fantastico. Mackenzie faceva finta che le piacesse quando era nei paraggi, ma sia lei che Ellington sapevano che in realtà non le andava affatto a genio quella donna.

“Ma sarà libera?”

“Parliamo di mia madre. Cos'altro potrebbe avere da fare? Inoltre... che ti piaccia o meno, questo piccoletto ce l’ha in pugno. Anche se fosse occupata, lascerebbe volentieri tutto per precipitarsi da lui. Lascia che la chiami. Tu intanto richiama McGrath.”

Prima che potesse protestare, Ellington stava tirando fuori il cellulare dalla tasca con il braccio buono. Il dottore gli lanciò uno sguardo severo, facendo una pausa nell’applicazione del gesso.

Mackenzie richiamò subito McGrath. Mentre il telefono iniziava a squillare, si voltò verso Kevin. Era intento a guardare il padre, sorridendogli. Anche se il suo cuore fremeva d'eccitazione all’idea di tornare al lavoro così all’improvviso, cominciava anche a soffrire al pensiero di essere lontana dal suo bambino. Immaginò che sarebbe stata una sensazione che avrebbe provato più volte, mentre Kevin cresceva. Un cuore diviso tra due amori: lavoro e famiglia.

E ora, con un nuovo caso dall'altra parte del paese che l'aspettava, sapeva che non sarebbe stata una sensazione a cui si sarebbe mai veramente abituata.

Prima Che Insegua

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