Читать книгу Se lei udisse - Блейк Пирс - Страница 10
CAPITOLO SETTE
Оглавление«Pensi che sia troppo tardi per una visita a casa?» chiese DeMarco.
Kate rise allacciandosi la cintura. Non appena Dwayne Patterson aveva fatto loro il nome di Jamie Griles, aveva capito che avrebbero fatto almeno un’altra fermata prima di concludere la giornata. Invidiava la prontezza e l’energia di DeMarco e vedeva chiaramente perché si stesse facendo un nome tanto velocemente al bureau.
«Non per uno dalla condotta di Jamie Griles» disse Kate. «Presumo che sia questa la fermata, no?»
«Ho pensato che ne potrebbe valere la pena. Non sono neanche le sette.»
«Io chiamo Gates e vedo se ci recupera un indirizzo.»
Kate chiamò Gates solo per scoprire che non era al distretto. La mise in collegamento con la scrivania di Smith. L’agente parve abbastanza contento di essere utile, e trovò un indirizzo in venti secondi.
Mentre Kate lo inseriva nella mappa del telefono, le vibrò la mano perché Gates la stava richiamando.
«Posso chiedere perché esaminate Griles?» chiese Gates.
«Ci è stato detto che era con un gruppo di amici di Mariah Ogden la sera in cui è stata uccisa. Apparentemente era rumoroso e probabilmente ubriaco.»
«Dovrei avvertirvi che è inquietante al massimo grado. Ma sinceramente non lo vedo tipo da uccidere.»
«È quello che abbiamo sentito. Può definire però inquietante?»
«L’ho arrestato almeno tre volte negli ultimi anni. Robetta, per lo più. Ha tra i precedenti guida in stato di ebrezza, così come un’accusa di disturbo della quiete pubblica quando ha deciso di dare il via a una piccola rissa da Esther. E, come sono certo che abbiate già sentito, ha l’abitudine di cercare di impressionare le ragazze giovani… spesso acquistando loro alcolici. Non siamo ancora riusciti a incastrarlo, ma lo sanno praticamente tutti.»
«Sì, lo abbiamo sentito anche noi.»
«Fatemi sapere se vi serve una mano.»
Kate riappese e cominciò a chiedersi se Griles non potesse essere una pista più solida del previsto. Controllò l’indirizzo nel GPS e vide che si trovava a soli sedici minuti dal Bowling di Larry.
«Stai pensando che l’assassino possa essere una specie di ex fidanzato rifiutato o abbandonato?» chiese DeMarco guidando.
«In una cittadina piccola come questa, all’inizio tendo a pensarlo» disse Kate. «Ma finché non riusciamo a valutare accuratamente i collegamenti tra le due ragazze, sarà dura stringere il cerchio. È l’unica ragione per cui vorrei che la madre fosse ancora qui.»
«Forse domani possiamo chiamarla» disse DeMarco. Era più una domanda, però – un modo velato di chiedere: Saremmo dei mostri assoluti se domani disturbassimo la madre in lutto?
«Se stasera non salta fuori niente, forse dovremo farlo» disse Kate.
«La cosa che mi tormenta è il luogo in cui è stata uccisa Kayla Peterson. Proprio lì, sul portico d’ingresso. Cioè, aveva persino inserito la chiave nella toppa. Mi viene da chiedermi se non fosse con il tipo.»
«Forse voleva farlo entrare di nascosto?» chiese Kate.
«Forse.»
«C’è anche un’altra possibilità. Magari lui era lì ad aspettarla.»
DeMarco annuì con gravità. «Nessuno dei due scenari è particolarmente piacevole.»
Mentre DeMarco le portava all’indirizzo, Kate guardò gli appunti sull’iPad in cui DeMarco aveva caricato tutti i dossier del caso. Finora non c’era molto da vedere, se non delle minuzie qua e là.
«Entrambe le vittime avevano frequentato le stesse scuole superiori» commentò Kate leggendo gli appunti. «Anche se in una città così piccola non è chissà che sorpresa.»
«Studi diversi» indicò DeMarco. «Kayla Peterson è andata fino in Florida per il college. Mariah Ogden frequentava la scuola di formazione professionale di Western View, appena fuori Charlotte.»
«Sarei curiosa di sapere se Jamie Griles conosceva Kayla. Nel caso, fondamentalmente quello sarebbe l’unico collegamento tra le due.»
«E non sarebbe una buona notizia per Griles» disse DeMarco riflettendoci su.
Fu l’ultima cosa che dissero, anche se Kate era piuttosto sicura che DeMarco stesse provando lo stesso entusiasmo suo. Si stavano recando a interrogare la loro prima pista concreta, e quello era sempre un momento entusiasmante. Kate si permise di goderselo, anche se durante il serale viaggio in auto non poteva ignorare quanto cominciasse a farsi sentire la mancanza di Michael.
Provò la solita sensazione bruciante di essere una cattiva madre, di lasciarsi alle spalle la famiglia. Era più del senso di colpa che provava ogni madre di ritorno al lavoro dopo la maternità, però. No, queste erano fitte del passato, fitte di cui aveva sofferto e che pensava di essere riuscita a lasciarsi alle spalle.
Però… erano nuove. E parevano reiterare gli stessi pianti del cuore. Forse si trattava davvero del suo ultimo giro in giostra.
Forse non sarebbe nemmeno dovuta venire qui.
***
Coprirono il resto del viaggio alla residenza di Jamie Griles in silenzio. All’arrivo si ritrovarono a imboccare un piccolo parcheggio di ghiaino di fronte a quello che pareva un complesso di quattro appartamenti. Sembrava un’unica grande casa divisa in quattro diversi locali. Ognuno di essi aveva la sua cassetta della posta all’inizio del parcheggio. Kate si accorse che quella segnata col numero 3 aveva il nome J. GRILES.
DeMarco accostò accanto a un vecchio e malmesso pickup GMC posto leggermente in diagonale di fronte al terzo appartamento. Smontando Kate udì il rombo di uno stereo proveniente da uno degli appartamenti. Fu piuttosto orgogliosa di riconoscere la canzone: Battery dei Metallica. Melissa aveva passato una fase Metallica in gioventù, ed entrambe erano rimaste sorprese e umiliate di scoprire che la madre non li aveva detestati con tutta se stessa.
Avvicinandosi alla porta con un 3 di bronzo al centro, si accorse che la musica non veniva dall’interno. Però in casa qualcuno c’era: una fioca luce riempiva la finestra per lo più chiusa da persiane sbilenche. Mentre Kate metteva piede sui gradini, DeMarco bussò.
«Sì!» fu la risposta dall’interno. «Un minuto!»
Ci fu un breve trambusto all’interno e poi, una ventina di secondi dopo, si aprì la porta. Jamie Griles era un uomo di corporatura media. I capelli neri erano raccolti in uno stile che a Kate quasi ricordò Elvis; erano acconciati con un qualche tipo di fissante. Aveva occhietti piccoli e una mascella cesellata coperta da una barbetta di giornata. Non era bello, ma era anche ben lontano dalla sgradevolezza. Kate non fece chissà che fatica a immaginarsi ragazzine impressionabili rivolgergli le loro attenzioni in cambio di birra o altro.
Sorrise alle due donne e disse «Posso esservi utile, signore?»
DeMarco apparentemente si offese allo sguardo di lui. Quando estrasse documento e distintivo, fondamentalmente glieli buttò addosso. «Agenti DeMarco e Wise dell’FBI. Jamie Griles?»
«Sono io» disse lui. Il sorriso era sparito, sostituito da quella che sembrava sincera confusione. «Ma… l’FBI? E perché?»
«Stiamo indagando su un caso di Harper Hills e vorremmo scambiare due parole con lei.»
Lui passava lo sguardo da una all’altra, forse cercando di capire se scherzavano. Quando fu chiaro che non aveva intenzione di invitarle a entrare, Kate fece un unico passo avanti. «Signor Griles, possiamo entrare?»
«Be’… sì, certo, ma… perché?»
Kate si accorse che DeMarco aveva accolto l’invito prima di spiegare lo scopo della visita. Bella mossa, dato che Griles sicuramente si sarebbe messo sulla difensiva sapendo che gli avrebbero chiesto dei due omicidi.
Kate seguì DeMarco in un piccolo e disordinato soggiorno. Il televisore sulla parete di fondo era sintonizzato su una partita di baseball. C’era una bottiglia di whiskey da poco sul tavolino e una sigaretta ancora accesa su un posacenere lì accanto.
DeMarco partì subito, prima che Griles avesse anche solo il tempo di chiudere la porta. «Signor Griles, ha idea del perché siamo qui?»
«No» disse lui. Chiaramente aveva paura, ma sotto sotto cresceva l’irritazione. Non gli piaceva per niente essere interrogato – costretto a sentirsi inferiore. «Ma non credo che dovrebbe far indovinare a me.»
Interessante per Kate osservare lo scambio di battute, il gioco del gatto col topo. DeMarco aveva allestito una trappola, e Griles l’aveva schivata. Kate avrebbe tentato lo stesso, però. La vaga domanda di DeMarco aveva dato a Griles l’occasione di confessare l’acquisto di alcolici ai minorenni – accusa serissima nello stato della Carolina del Nord. Ma Griles aveva schivato il colpo e aveva rimesso la palla nel campo di DeMarco.
«Signor Griles, questa è una città piccola» disse DeMarco. «Posso almeno presumere che abbia saputo degli omicidi avvenuti in zona ultimamente?»
«Sì. Le voci girano.»
«Conosce i nomi?» chiese Kate.
«Sì» disse lui. Prestava molta attenzione al modo di parlare. Era chiaro che non era la prima volta che veniva interrogato da un’autorità. Se li immaginava bene Griles e lo sceriffo Gates scambiarsi battute simili.
«Me li dica, per cortesia» disse DeMarco.
«Perché? Siete venute perché pensate che io c’entri qualcosa?»
«Io questo non l’ho detto» disse DeMarco. «Ma indagando sugli omicidi oggi abbiamo scoperto che lei ha fatto parte del gruppetto che per ultimo ha visto una delle vittime.»
Griles annuì e parve un po’ sollevato. «Parlate di Mariah?»
«Sì. Mariah Ogden. Abbiamo un testimone che ha visto voi due e un gruppo di minorenni fuori dal Bowling di Larry la sera della sua morte. Cos’ha da dire in proposito?»
«Dico che in questa città ci sono dei bei ficcanaso.»
«Lei ha l’abitudine di uscire con ragazze giovani, signor Griles?» chiese Kate.
«A volte» disse. «Ma tutto ciò che faccio è consenziente. Non sono uno stronzo stupratore.»
«Il nostro testimone dice che era rumoroso e un po’ fuori fase quella sera» disse DeMarco. «Qualcosa la seccava?»
«No. E non ricordo di essere stato rumoroso o fuori controllo.»
«Aveva bevuto?»
«Un po’, sì.»
«Abbiamo saputo da fonte autorevole che ha lasciato il gruppo per recarsi altrove» disse Kate. «Potrebbe darci una cronologia degli eventi dopo l’abbandono del parcheggio del bowling di Larry?»