Читать книгу Il Travestimento Perfetto - Блейк Пирс - Страница 10
CAPITOLO SETTE
ОглавлениеGuardarono attentamente il video di sorveglianza.
Una videocamera posizionata in alto aveva colto l’aggressore a bordo inquadratura mentre Corinne Weatherly veniva trascinata nel reparto oggetti di scena.
“Dopo non succede niente per un po’, fino a quest’altro punto qua,” disse la Bray, mandando avanti velocemente il video della persona che se ne andava dal set ed entrava nell’area di New York Street.
“È tutto qua?” chiese Trembley.
La Bray annuì. Jessie si rese conto che la detective aveva detto giusto. Se quel breve video era l’unico filmato disponibile che avevano, non gli restava certo molto su cui lavorare.
E per di più, le immagini non erano particolarmente nitide. A peggiorare le cose, le videocamere erano montate a un’angolazione tale da rendere impossibile la valutazione di altezza, peso o corporatura generale del colpevole. Tutto quello che potevano dire era che l’assassino era completamente vestito di nero, con tanto di passamontagna.
“Quindi l’assassino è sparito subito dopo?” chiese Jessie alla Bray.
“Da quello che dicono le videocamere, sì. Il problema è che sono posizionate solo in aree molto frequentate. E dato che ce ne sono tante, è difficile monitorare tutti i video in tempo reale. A meno che una guardia in ufficio non guardi lo schermo giusto al momento giusto, è facile farsi sfuggire quello che succede. Quindi una persona che conosce bene il lotto e ha un’idea di come funzioni la sicurezza, soprattutto di notte, può passarla liscia molto facilmente.”
Trembley offrì un suggerimento.
“Magari questo significa che dovremmo sentire quelli che gestiscono la sicurezza,” disse. “Abbiamo un registro di chi era in servizio ieri notte?”
“Siamo molto più avanti, detective,” disse la Bray. “Non solo abbiamo un registro, ma ogni agente addetto alla sicurezza è dotato di radio con GPS, così che si possano costantemente monitorare i loro spostamenti. Devono fare un controllo con l’ufficio centrale ogni quindici minuti. Abbiamo controllato tutti gli agenti che hanno fatto il turno ieri notte, e nessuno di loro era nei pressi del set 32 o della roulotte della Weatherly nell’arco di tempo in cui si è verificato il delitto.”
“Neanche a farlo apposta,” suggerì Jessie. “Come hai detto, è come se l’assassino conoscesse l’orario più adatto per colpire.”
“È decisamente sospetto,” confermò la Bray.
“Com’è che non abbiamo una ripresa di quando è stata portata fuori dalla roulotte?” chiese Trembley.
“Permettete che vi faccia vedere,” disse la Bray accompagnandoli alla roulotte della Weatherly. “E comunque ci sono un po’ di cose che dovete vedere là dentro.”
Mentre passavano accanto a diversi membri dello staff, Jessie sentì un tizio con la voce piuttosto potente, vestito con jeans e maglietta, che brontolava che adesso almeno non avrebbero dovuto andare a fare una terapia di gruppo. Era tentata di fermarsi a chiedergli cosa intendesse dire, ma prima che potesse farlo, la Bray parlò.
“Eccoci qui,” disse.
Ignorando la folla di astanti, si abbassò sotto al nastro di delimitazione ed entrò all’interno della roulotte. Jessie e Trembley la seguirono. Si trovarono immediatamente catapultati in un altro mondo. L’immagine che Jessie aveva di una roulotte era di qualcosa di sudicio e temporaneo, con pareti interne rivestite di sughero e illuminazione al neon. Ma questo posto assomigliava a un appartamentino di lusso.
Era pieno zeppo di amenità che lei mai avrebbe immaginato nel suo vecchio appartamento, o in quello di Kat. L’area soggiorno aveva una bella poltroncina sistemata accanto a una parete, di fronte a un enorme televisore. Dietro, sul retro della roulotte, c’era un letto queen-size. Lungo l’altra parete era disposta una cucina, completa di grande frigorifero e congelatore, microonde, forno e fornello.
Subito davanti a lei c’era un bagno sorprendentemente spazioso, inclusa una doccia con una piccola seduta all’interno. Si voltò dall’altra parte per vedere la postazione per il trucco, completa di grande specchio con luci tutt’attorno. Sullo specchio era stata scritta una parola con quello che sembrava rossetto: Boatwright.
“Cos’è quello?” chiese Jessie.
“È una delle cose che dovete vedere,” rispose la detective Bray.
“È quello che penso?” chiese Trembley, avvicinandosi allo specchio.
“Dipende da cosa pensi,” gli rispose la Bray.
“Penso che sia un nome.”
“Il nome di chi?” chiese Jessie.
“Se dovessi indovinare… Miller Boatwright.”
Fece una pausa come se avesse risolto il caso e stesse aspettando una pacca sulla schiena.
“Non so chi sia,” gli disse Jessie con assoluta tranquillità.
Trembley guardò la detective Bray, che sembrava sorpresa quanto lui dal commento di Jessie.
“Wow,” disse il giovane detective stupefatto. “Non stavi scherzando quando dicevi che ti sei persa qualche anno in materia di cultura pop.”
“Sono stata un po’ impegnata, Trembley. Vuoi spiegarti o pensi di fare gli indovinelli per tutta la mattina?”
“Scusa. Miller Boatwright è un produttore di Hollywood, uno di quelli di maggior successo nel settore. Pensa a Jerry Bruckheimer o Brian Grazer. Di certo ne hai sentito parlare, no? Il suo nome è associato ad alcuni dei più grandi successi degli ultimi vent’anni.”
“Ok,” disse Jessie. “Quindi cosa significa? È il produttore di questo film?”
“Questo non lo so. Ma era il produttore di Petali e irascibilità, il primo grande successo di Corinne Weatherly. Le storie sul casting di quel film sono leggendarie. È stata scelta tra oltre duecento altre attrici, inclusi alcuni grossi nomi, per il ruolo di protagonista femminile. Boatwright è stato quello che si è battuto per lei, contro ad alcune attrici piuttosto note. Il film alla fine è stato un successone. Lei è anche stata nominata per un Golden Globe. Quella performance le ha fatto guadagnare il ruolo da protagonista nel film del Predone, che personalmente reputo essere uno dei migliori cinque horror di sempre.”
“È decisamente buono,” confermò la Bray.
“Dove vuoi arrivare, Trembley?” chiese Jessie, sempre più vicina all’esasperazione.
“Voglio dire che da diversi punti di vista Corinne Weatherly doveva la sua carriera a Miller Boatwright. E il fatto che il suo nome sia scritto sullo specchio nella roulotte dove è stata uccisa non mi sembra tanto una coincidenza. Non so se sia stata la Weatherly o l’assassino a scriverlo, o se Boatwright debba considerarsi un sospettato, ma penso che probabilmente dovremmo fare una chiacchierata con il tizio, soprattutto dato che il suo ufficio si trova proprio in questi Studios.”
“Come fai a saperlo?” gli chiese Jessie.
“Pensavo che avessimo già stabilito che sono un genio del cinema,” le disse, come se la cosa fosse ovvia.
“A me viene in mente un’altra parola per definirti,” ribatté lei.
“Mettila come ti pare, io sono sempre dell’idea che dovremmo parlarci.”
“Va bene,” acconsentì Jessie prima di rivolgersi alla Bray. “Hai detto che potevi mostrarci il motivo per cui non c’è una ripresa della Weatherly che viene portata fuori da qui.”
“Giusto,” disse la Bray annuendo. “Ecco qua.”
Si spostò in fondo alla roulotte e si inginocchiò ai piedi dell’ampio letto. Solo allora Jessie si accorse di un’incisione rettangolare sul pavimento.
Questa è l’uscita di sicurezza,” disse la Bray. “Ogni roulotte ne ha una, in caso la porta principale non sia accessibile. Si può aprire solo dall’interno. Non ti preoccupare. Abbiamo già controllato le eventuali impronte e il DNA.”
Premette un pulsante quasi invisibile sotto al letto e la botola si aprì, rimbalzando in su. La Bray la tolse e fece loro segno di guardare sotto. Jessie si chinò in avanti e capì subito cos’era successo.
Sotto alla roulotte c’era una scarpa da donna che immaginò fare coppia con quella che era stata trovata sul cadavere. C’erano pezzi di materiale – apparentemente stoffa strappata – sul pianale sottostante della roulotte, dove i vestiti dovevano essersi lacerati mentre il corpo veniva trascinato di peso sul terreno.
“Quindi è stata uccisa qui,” disse Jessie, “e poi trascinata sotto alla roulotte fino allo studio di registrazione, dove effettivamente non abbiamo alcun video, giusto?”
“Pare proprio così,” confermò la Bray.
“Perché non lasciarla qui?” si chiese Jessie. “Perché rischiare l’elaborata procedura di spostarla in un posto dove l’assassino poteva essere visto, o incorrere comunque in qualche intoppo?”
“Non so rispondere a questo. Ma quando vedrai il corpo, penso capirai che qualsiasi sia il motivo, per l’assassino era importante che la Weatherly venisse trovata in quel posto e nello stato in cui l’ha lasciata.”
Jessie e Trembley si scambiarono uno sguardo incuriosito.
“Fai strada, detective,” disse Trembley, più calmo di quanto Jessie avrebbe creduto possibile.