Читать книгу Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo - Bracco Roberto - Страница 7
ATTO PRIMO
SCENA SESTA
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(entra dal fondo, frettolosamente, strisciando riverenze) Riverisco, signor Corrado. Servo suo. Riverisco. (È un prete alto, dalla testa piccola, dalle spalle strette, e disarmonicamente fornito di una abbondantissima pancia, d'una grossa pappagorgia e d'un lungo naso che gli s'inarca sulla bocca. Pancia, pappagorgia e naso paiono posticci, quasi estranei a quella sua figura di spilungone. Egli parla rapidamente, accompagnando le parole con molti gesti analoghi, e si muove e cammina con la sveltezza d'una persona magra. Indossa una zimarra leggera, sotto cui, a ogni suo movimento, il pancione tremola, come una enorme palla gelatinosa.)
Corrado
(freddo) Buongiorno, professor Tabarra.
Don Giacinto
Un po' caldo, oggi, per chi ha fretta. Son venuto di corsa. (Soffiandosi col cappelletto rotondo) Otto minuti di ritardo! Dico otto, saranno sette. Ma son troppi ugualmente! Son troppi ugualmente! (Chiamando una volta a destra, una volta a sinistra) Enrico!.. Enricuccio!.. (Poi, di nuovo, a Corrado) Meno di un'ora per una lezione! Come si fa? Come si fa, ottimo signor Corrado? La materia è ampia, gli esami si avvicinano, Enricuccio è fuori di seminario, e temo che si sbandi, che si sbandi! Ha avuto il permesso per malattia… Uhm! Uhm! Malato di pigrizia, starei per dire. (Chiama una volta a destra, una volta a sinistra) Enrico!.. Enricuccio!
Corrado
Potrebbe darsi che non si senta nato per la vita che gli si è voluta tracciare.
Don Giacinto
Ah, no! Ah, no! Ah, no! La stoffa c'è, ottimo signor Corrado. La stoffa c'è. Natura spirituale, natura ascetica! Tal e quale suo padre.
Corrado
(con un piccolo soprassalto) Cosa?!..
Don Giacinto
Asceta vero, asceta puro, asceta purissimo quell'ottimo amico mio, rapito immaturamente alla devota prole e alla fedele consorte! Marito non infecondo per doverosa osservanza del settimo sacramento, ma dentro di lui!.. l'asceta c'era, l'asceta c'era. E ne aveva tutta l'infinita bontà. (Estasiandosi) Era buono! Era buono! Era buono!
Clotilde
(rientrando) Chi era buono tre volte, professore?
Don Giacinto
(con un profondo inchino d'ossequio) Suo marito, signora.
Clotilde
Lasciatelo in pace dove si trova, quel poveretto.
Don Giacinto
Spiegavo all'ottimo signor Corrado l'affinità ereditaria tra Enricuccio e l'ottimo defunto.
Clotilde
Bravo!.. Un pensiero felicissimo! (Per deviare) Intanto, Enrico non sa che siete qui. (Chiamando forte) Enrico!.. C'è il professor Tabarra. Vieni subito.
La voce d'Enrico
Sì, mamma.
Clotilde
Vi raccomando, Don Giacinto: non troppo rigore. Quel ragazzo ha tanto bisogno di riposo!
Don Giacinto
Rigore, no. Rigore, no. E, col degno figlio di Don Ubaldo Carmineti, sarebbe superfluo. Ma sa, mia ottima signora, mia eccellentissima signora: teologia!.. Materia ampia!
Clotilde
Restringetela voi un poco.
Corrado
(che è già presso l'uscio in fondo, aspettando e sbuffando) Gliela dia in pillole.
Clotilde
(raggiungendolo) Voi siete pregato di tacere. Eretico! (Indi, voltandosi) Restate a colazione con noi, professore, se non avete altri impegni. (Via per il parco, seguìta da Corrado.)
Don Giacinto
(andando fino alla soglia, striscia riverenze su riverenze) Grazie distinte, mia ottima signora! Invito graditissimo. Profitterò. Grazie distinte! Grazie distinte!