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ATTO I
SCENA II

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VALENTINO, DON FAUSTO

Don Fausto

(che non ha udito, discende il viale, appoggiandosi al suo bastone, con l'aria autorevole della persona molto panciuta.)

Valentino

(chiama forte:) Brav'uomo!.. Signore!.. Signore col bastone!

Don Fausto

(ha udito un poco e si volta a destra e a sinistra.)

Valentino

Qui! qui! Alzate la testa.

Don Fausto

(finalmente alza la testa.)

Valentino

Oh! Don Fausto! Che venite a fare in questi paraggi? Aspettate: scendo subito. (Dopo un istante, ricomparisce dal fondo.)

Don Fausto

Guarda, guarda! Siete proprio voi! M'era parso e non m'era parso. Di giù, non vi vedevo le spalle. Io vi conosco meglio di spalle che di faccia.

Valentino

Io, invece, vi conosco da tutti i lati.

Don Fausto

Come siete capitato qui?

Valentino

Ma io non ci sono mica capitato: io ci sto sempre. Sono impiegato presso Stefano Baldi. Sono il suo segretario, il suo maggiordomo, il suo copista, il suo galoppino… È vero che, in sostanza, non faccio mai niente, ma poichè egli mi fa mangiare, mi fa dormire, mi fa fumare e mi fa prendere aria, io ci resto volentieri. Non è poi scritto che si debba a forza lavorare. (Comicamente) Soltanto voi vi eravate fitto in mente di non pagarmi se non a condizione ch'io lavorassi. E una persona come me avrebbe dovuto fare il contabile nella vostra meschina fabbrica di saponi?.. Vedete quella finestra dove sono quelle rose?.. È la finestra della mia stanza, e lì… me la godo! Quando siete giunto, vi ho guardato dall'alto in basso. Caro don Fausto, voi non potrete mai immaginare fino a che punto io me ne infischi di voi.

Don Fausto

… Io non ho udito quasi nulla del vostro discorso. Fatemi il favore: passate alla mia sinistra. Con l'orecchio destro non ci sento più.

Valentino

(passando alla sinistra di don Fausto) E io dovevo sapere che avete perduto un orecchio?

Don Fausto

Mi meraviglio. Tutti sanno dell'avaria che ho sofferta.

Valentino

Ma perchè? Siete stato dichiarato monumento nazionale?

Don Fausto

Monumento nazionale un corno! Tutti furono edotti di quel che mi accadde, perchè io misi un comunicato nei giornali.

Valentino

Un comunicato nei giornali?

Don Fausto

Contro il dottore specialista che mi aveva rovinato l'orecchio.

Valentino

In onor del vero, vendicativo siete stato sempre.

Don Fausto

Ah sempre! Questo sì. Canagliate io non ne voglio. Dunque, ripetetemi tutto quello che mi avete detto.

Valentino

Ma io non ricomincerò certo da capo. Il succo è che io sono impiegato presso Stefano Baldi.

Don Fausto

(mettendogli una mano sulla spalla) Forse, potreste essere l'uomo che mi ci vuole. Avete influenza su questa bestia rara?

Valentino

Bestia rara siete voi.

Don Fausto

Insomma, avete influenza su questo sedicente poeta?

Valentino

Se non ritirate il «sedicente», non possiamo andare avanti.

Don Fausto

Ritiro il «sedicente».

Valentino

Tutte le persone che campano a spese di qualcuno hanno un po' d'influenza sul medesimo. Io, poi, oltre a campare a spese di Stefano, gli sono anche parente. Sissignore! Discendiamo dallo stesso ceppo.

Don Fausto

Da Adamo ed Eva?

Valentino

(contraffacendolo) «Da Adamo ed Eva!» (Carezzandogli il mento) Quanto siete grazioso!

Don Fausto

Giù le mani!

Valentino

Gli sono cugino in terzo grado, e cavatevi il cappello!

Don Fausto

Io me lo caverò se riescirete a farmi dare le mille e settecento lire che mi deve.

Valentino

Stefano ha preso da voi mille e settecento lire di saponi?!

Don Fausto

Ma che saponi! Sono cinque anni che ho smessa la fabbrica perchè insieme con mio cognato – quello che perdette il posto al Museo – aprii in via Costantinopoli un magazzino d'antichità. Neppure questo sapete?

Valentino

Chi volete che si dia la pena di parlarmi di voi?!

Don Fausto

Io misi un comunicato nei giornali.

Valentino

Un altro!

Don Fausto

Che c'è di straordinario? Per questo ci sono i giornali: per metterci i comunicati.

Valentino

Bel concetto che avete del giornalismo!

Don Fausto

Veniamo al fatto.

Valentino

Veniamo al fatto.

Don Fausto

La bellezza di otto mesi fa, il vostro signor cugino in terzo grado prese da noi una cornice e due sedie.

Valentino

Una cornice e due sedie, mille settecento lire?!

Don Fausto

La cornice, settecento; e le sedie, cinquecento ognuna.

Valentino

Dio sa quante volte mi sarò seduto su cinquecento lire e non me ne sono mai accorto!

Don Fausto

Gli avrò scritto più di venti lettere.

Valentino

E lui?

Don Fausto

Lui, niente! Come se non ne avesse ricevuta nemmeno mezza.

Valentino

(cacciandosi in tasca la pipetta spenta) Non ci badate: è un po' distratto.

Don Fausto

(scaldandosi) Un po' distratto?

Valentino

Del resto, la distrazione, si sa, è la malattia di tutti i poeti.

Don Fausto

(alzando la voce) Ma lo guarisco io di questa malattia!

Valentino

(toccandogli la pancia come si fa carezzando un cavallo) Buono, buono, don Fausto!

Don Fausto

Giù le mani!

Valentino

Uno di questi giorni, gli parlo io.

Don Fausto

Oggi ho delle scadenze e mi necessita il contante per fare onore alla mia firma. Per mezzogiorno al più tardi, il mio conto dev'essere saldato.

Valentino

Per mezzogiorno, è un po' difficile. Questa è l'ora in cui Stefano è chiuso nel suo studio, e guai a disturbarlo!..

Don Fausto

Chiuso o non chiuso, se fra un'ora non sono soddisfatto, mando al vostro signor parente uno sveglierino per atto d'usciere e metto…

Valentino

(continuando subito) Un comunicato nei giornali.

Don Fausto

(fermamente) Nè più nè meno.

Valentino

Così Stefano vi risponderà in versi.

Don Fausto

E io lo chiamerò imbroglione in prosa.

Valentino

Ma, dico: che modo di parlare è questo?!

Don Fausto

E voi perchè mi stuzzicate?

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