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Capitolo Uno

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Presente, nel profondo dell’Amazzonia

Oxana si era ormai abituata ai suoni dei picconi, delle pale e dell’agonia umana che arrivava da sotto. Al suo tavolo vicino alla ringhiera del portico stava fumando una Marlboro e osservava oltre la fossa il ciglio della foresta pluviale. La fossa era profonda oltre venti piedi e più grande di un campo da football.

Lo scavo cresceva giorno dopo giorno sotto gli occhi di sei guardie armate con pistole e fucili AR-10. Gli alberi torreggianti con le loro chiome di viti intrecciate pendevano oltre il bordo del soffocante buco mentre la terra si staccava dalle loro radici.

Un forte odore di terra arata e vegetazione in decomposizione riempì l’aria.

La sua casa era poco più di una baracca sull’orlo del precipizio.

“Rajindar!” Oxana gridò verso la porta.

La zanzariera si aprì con un cigolio e Rajindar uscì fuori. La guardò sprezzante mentre si puliva le mani con uno straccio sporco. Era di bassa statura e aveva la pelle più scura rispetto all’abbronzatura caucasica di Oxana. La sua testa era sproporzionatamente piccola e i suoi tratti erano delicati, come quelli di una ragazza. Si appoggiò al muro vicino ad Alginon, il domestico di Oxana.

“Porta gli scorpioni, mon-petit provocateur.” Lanciò la sigaretta fumata a metà oltre la ringhiera. “E anche il nuovo campione.”

Rajindar lasciò che la porta si chiudesse alle sue spalle.

Oxana soppresse un’ondata di rabbia e prese il pacchetto di sigarette, ma questo era vuoto. Lo accartocciò e lo lanciò sul tavolo. La sua mano spostò in modo serpentino un umido ricciolo dei capelli castano ramati dietro l’orecchio. Forzò un sorriso al suo visitatore, Raymond Chase.

Studiò per un momento l’ospite, come qualcuno squadrerebbe una seccatura.

Rigido siciliano di seconda generazione, il suo nome italiano era Giovanni Cherubini, ma gli amichetti delle misere strade di Chicago lo soprannominarono “Chase” a causa della sua abilità di inseguire i bambini sardi e fregare loro il pranzo scolastico. Successivamente aggiunse “Raymond” per darsi un rispettabile nome dal suono anglosassone nonostante sia rimasto un truffatore di strada.

Seduto al traballante tavolo di fronte ad Oxana, le fece un gran sorriso come se si aspettasse che lei facesse qualcosa per lui.

All’età di quarant’un anni, Oxana si considerava snella, quasi atletica. Sapeva cosa avrebbero fatto gli uomini per lei se l’avesse desiderato.

Oxana fissò Raymond con uno sguardo gelido. “Cosa ne pensa di questo glorioso pomeriggio amazzonico?”

“Fa schifo.” Sorseggiò del gin tonic da un bicchiere marrone e si tolse il panama per farsi vento. L’aria pesante sembrava resistesse ai suoi deboli sforzi. Gocciolii di sudore macchiavano il colletto della sua guayabera celeste. Quando appoggiò il bicchiere sul tavolo, pesanti gocce di condensato scesero dai lati per accumularsi sul mogano deteriorato. “Però almeno non sono nella fossa con quei poveri diavoli.” Indicò verso la ringhiera con il mento.

Oxana rise. Si allungò a prendere il suo drink facendo una smorfia al bourbon diluito. “Alginon.” Porse il bicchiere affinché il piccolo ed obediente domestico lo riempisse. Guardò il visitatore. “È al sicuro qui con me, signor Chase.”

Il sorriso svanì dalla sua faccia da schiaffi.

Quanto riuscirebbe a resistere nella fossa?

Aveva la bocca piccola e debole, e gli occhi nascosti da minute palpebre. Sapeva che Raymond Chase era un procuratore per il Museo della Storia Naturale a Parigi, il Museo Theodore Roosevelt nel Wovenbridge, Virginia e per il Novosibirsk a San Pietroburgo.

Si fa pagare in nero da quelle istituzioni elitarie. Denaro sporco dalle mani di quegli snob che non riconoscerebbero mai la sua presenza alle loro altezzose serate.

Gli acquisti di Raymond venivano tenuti fuori dai documenti poiché avvenivano nei mercati neri di qualunque posto in cui fosse possibile acquistare e venderei fossili e artefatti da contrabbando senza l’intervento del governo.

Si considera un collezionista, ma non è altro che un idiota, uno stupido, ignorante e ricco idiota.

Rajindar portò un vassoio coperto, lo mise davanti ad Oxana e fece un passo indietro.

Oxana ripiegò riverentemente la garza bianca.

Chase buttò il suo cappello a terra e poggiò i gomiti sul tavolo.

C’erano due oggetti sul vassoio. Il primo aveva le dimensioni del nuovo pacchetto di sigarette che Alginon poggiò silenziosamente vicino la mano di Oxana. Il secondo era molto più grande.

Oxana prese il più piccolo dei due, esaminando il giallo bagliore del sole. Sorrise e lo porse a Chase.

Egli esaminò la pietra, che somigliava a un blocco di miele indurito. All’inizio non ne sembrò sorpreso, ma quando la luce la colpì, spalancò gli occhi. Lì, incastonati nell’ambra, c’erano due scorpioni gelati per sempre nell’atto della copulazione.

“Porca miseria,” sussurrò.

“Esattamente.” Oxana prese il bicchiere con bourbon e acqua dalla mano pelosa di Alginon. Gli occhi neri del piccolo uomo dalle gambe storte guizzarono dal suo viso al drink e poi nuovamente al suo viso. “Fossilizzata ambra dorata,” disse a Chase. “Ora trasformata in una pietra preziosa che imprigiona una coppia di scorpioni nell’atto dell’amore.”

Rajindar aveva dato alla pietra la forma di un perfetto prisma rettangolare. Successivamente aveva lucidato la superficie, ottenendo una raffinata finitura satinata.

“Affascinante,” mormorò Chase.

“Conosce il valore di questo pezzo?”

Chase fece spallucce e si mise a studiare gli scorpioni dall’altro lato.

“Lasci che le racconti una storiella,” disse Oxana, “così ne capirà il prezzo. Cento milioni di anni fa, quando il Mesozoico finì e cominciò il Cretaceo – “

“Giurassico,” la interruppe Rajindar. “Non Mesozoico.”

Oxana lanciò un’occhiataccia al suo esperto geologico in pietre semipreziose.

Egli resse il suo sguardo, si appoggiò al muro ed incrociò le braccia. “Cambriano, Ordoviciano, Siluriano, Devoniano, Carbonifero, Permiano, Triassico, Giurassico, Cretaceo. È davvero così difficile ricordarsi il giusto ordine?”

“Non è per niente difficile farlo per un Hindu Brahman esiliato con niente nella sua testa, a parte le ere geologiche e le donne nude.”

Le corde vocali di Rajindar si irrigidirono. “Periodi,” borbottò. “Periodi geologici. Non ere.”

“Quando il periodo Giurassico…” Oxana fece una pausa, dando per un momento un’occhiataccia a Rajindar. “Quando il periodo Giurassico finì,” raccontò a Chase, “e il Cretaceo cominciò, questi due scorpioni si incontrarono e si innamorarono. Nel primo atto della loro passione, persero le loro inibizioni e l’equilibrio. Rotolarono nella fresca resina alla base di uno degli enormi alberi Hymenaea che ricoprivano questa regione in quel periodo. Nonostante fossero bloccati nell’appiccicosa linfa, continuarono i loro rapports sexuels. Mi piace pensare fossero al loro apice quando una fresca goccia di resina cadde e li racchiuse per sempre nei loro ultimi spasmi del godimento sessuale.”

Chase alzò un sopracciglio.

“Il loro esibizionismo fossilizzato vale almeno trenta mila Real brasiliani,” disse Oxana.

Chase fischiò attraverso lo spazio tra i suoi due denti frontali. “Oltre quindici mila dollari?!”

“Grammo dopo grammo, più prezioso dell’oro. Più vicino al diamante per essere precisi.”

Appoggiò l’ambra sul vassoio.

Oxana prese in mano il secondo oggetto. Era grande quando il pugno di un lottatore. La superficie era ruvida, con un latto liscio. Rajindar aveva tagliato e lucidato la superficie piatta, lasciando il resto nello stato naturale. Ammirò il lato levigato per un momento, poi lo consegnò a Chase.

L’uomo trattenne il respiro. Racchiusa nella solida pietra di ambra e preservata in uno stato di sospeso dinamismo c’era una salamandra dalle macchie rosse con gli occhi aperti e la lingua fuori. Lo sguardo pietrificato della splendida creatura resse quello di Chase come se i 110 milioni di anni di prigionia fossero stati compressati in quel singolo istante.

Oxana prese una sigaretta dal suo pacchetto ed Alginon afferrò una scatola di fiammiferi. “Se i fottuti scorpioni mi renderanno trenta mila, allora la deliziosa lucertola dovrà valerne sui cinquanta mila, forse di più.” Inclinò la testa e accese la sigaretta. “Non male per due giorni di lavoro nella schifosa Amazzonia, non è d’accordo, signor Chase?”

Prese il fiammifero ardente dall’imbambolato Alginon e spense la fiamma.

La Fossa Di Oxana

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