Читать книгу La Fossa Di Oxana - Charley Brindley - Страница 5

Capitolo Tre

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Tosh ne rimase leggermente deluso. Da qualche parte nella sua mente, aveva già pensato al loro primo giorno di lavoro e al modo in cui avrebbe faticato a separare signorina Impudenza dalle signorine Diplomazia e Prudenza. Si chiese, per esempio, se nel momento in cui ne avesse incontrata una nella cucina dell’ufficio, avrebbe aspettato che lei gli sorridesse, lo guardasse male oppure abbassasse gli occhi verso la sua tazza di caffè prima di dire: “Buongiorno, signorina Così-e-Colà? Ah, beh... alcune fantasie sono fatte per restare tali.

Non poteva di certo annunciare all’improvviso che la serata era finita e portarle a casa. Dato che non avevano ancora ordinato la cena, loro quattro sarebbero stati insieme per almeno un’ora, forse di più. Non che fosse cosa spiacevole, un’ora con tre belle donne. Era una prospettiva che andava accettata, non rifiutata. Decise di usare il tempo con saggezza e parlare della sua nuova compagnia: potrebbe aiutarlo ad ordinare i suoi pensieri ed organizzarsi per il primo giorno di lavoro. Aveva solo dieci giorni per sistemare tutto.

Pensare alle prospettive della nuova impresa gli sollevò il morale e il suo naturale ottimismo si ripresentò. Quando Tosh aveva solo nove anni, aveva sentito Quinn– un vecchio amico di suo padre – dire a un conoscente: “Quel Tosh è il tipo di bambino che partirà alla ricerca di Moby Dick con una canna da pesca a mosca e prenderà la salsa tartara insieme a lui.” Sì, era ottimista riguardo al futuro. Forse, una volta organizzata la società, avrebbe potuto pensare al crearsi una famiglia. Ventotto anni, e non aveva neanche una donna. Non aveva avuto relazioni serie dai tempi dell’università.

Un movimento catturò la sua attenzione. La sorella alla sua destra, signorina Diplomazia, si grattò il lobo dell’orecchio. Quando la guardò, lei gli sorrise.

Perché non può signorina Impudenza essere un pochino più gradevole?

“Ci saranno tre dipartimenti nella compagnia,” cominciò Tosh mentre prendeva il cestino del pane e lo offriva a signorina Diplomazia.

Scoperchiò i caldi cornetti, ne prese uno e porse il cestino a sua sorella nel mezzo, signorina Impudenza, che ruppe un cornetto a metà e prese il suo coltello da burro. Lo guardò nel frattanto che imburrava il suo pane.

“Ogni dipartimento avrà sei persone, tra cui un manager, un grafico, editori e personale informatico. Per un totale di venti impiegati.”

Arrivarono i drink e il cameriere mise la Budweiser davanti a signorina Impudenza dopo aver posizionato i bicchieri di vino davanti alle altre sorelle. Nessuno parlò. Aspettarono finché non se ne andò, poi signorina Impudenza porse la birra a signorina Diplomazia, la quale le passò il vino rosso.

“Sono solo diciotto posti di lavoro.” Signorina Impudenza sorseggiò il suo vino. “Quali sono gli altri due?” Mangiò un pezzettino di pane.

“Beh, mi piacerebbe avere una segretaria.” Tosh mescolò mezza bustina di Sweet’N Low nel suo tè. “Ricoprirà anche il ruolo della receptionist.”

“Allora è la signora Applegate la ventesima persona?” Fu signorina Prudenza a parlare.

“No. La signora Applegate è una consulente aziendale che lavora solo temporaneamente per me, finché non avremo il personale completo. Se ne andrà dopo trenta giorni.”

Signorina Diplomazia sorrise. “Chi sarà il ventesimo impiegato?”

“Aspettate un secondo.” Signorina Impudenza si sporse in avanti.

Tosh la guardò, come fecero anche le sue sorelle.

Qual è il suo problema adesso?

“Si tratta di una start-up?” Le sue aspre parole fecero tremolare la fiamma della candela, quasi spegnendola.

Tosh annuì. “Credevo ne foste a conoscenza.”

Quando pubblicò l’annuncio online, non aveva menzionato che la sua azienda era nuova, perché i candidati qualificati avrebbero potuto non offrirsi per il lavoro. Ovviamente lei non poteva sapere che si trattava di una start-up, ma ora voleva solo ribaltare l’equilibrio.

“No, non lo sapevamo.” Guardò per un momento il bicchiere di vino nella sua mano. “Penso che abbiamo fatto un errore.”

Le altre due sembravano essere d’accordo; non dissero nulla né tantomeno annuirono, stavano solo guardando Tosh, aspettando che o lui o loro sorella facesse la mossa successiva.

“Un errore?” Tosh si sporse in avanti, cercando di vedere qualsiasi cosa nei suoi occhi che potesse essere interpretata come dolce.

“Non vogliamo lavorare per una nuova società che potrebbe non essere operativa a lungo.”

“Il sessantasette percento di tutte le nuove aziende fallisce entro il primo anno,” citò signorina Prudenza, apparentemente cercando di essere d’aiuto.

“In realtà avremmo voluto lavorare per un’azienda più grande, una che sarà operativa per un po’.” Aggiunse signorina Impudenza.

Il polso di Tosh accelerò, ma cercò di reprimere la sua crescente rabbia. Voleva dare l’immagine di un uomo d’affari attraente ed abile, ma a volte appariva solamente come un dilettante imbranato.

Perché è così dannatamente irritante?

“Beh, odio deluderla, signorina Impudenza...” La parola gli scappò via prima che potesse fermarsi.

“Bravant,” disse. “Ma c’era andato vicino.”

“Signorina Bravant, certo.” Dopo aver sbagliato il suo nome, tentò di raffreddare la sua faccia arrossata con un lungo sorso di tè freddo.

Compostezza. Calma.

Mise con decisione il bicchiere sul tavolo. “Pianifico che l’Andalusia Publishing sia attiva per molto tempo dopo che voi arriviate a dondolarvi nella vecchiaia.” Era vicino a scoppiare, però continuò lo stesso. “Inoltre, non ho bisogno di tre neolaureate senza esperienza a spiegarmi i rischi dell’avviare una nuova società.” Alla faccia del decoro e della moderazione.

Un silenzio mortale scese nell’aria per alcuni secondi.

“Chi sarà il ventesimo impiegato?”

Tosh lanciò un’occhiata a signorina Diplomazia, a destra. Lei sorrise e sorseggiò la sua Budweiser.

Prese un profondo respiro ed espirò lentamente. “Quel lavoro sarà del mio vicepresidente. Lui–” Tosh fece una pausa ma non si prese la briga di aggiungere le parole ‘o lei,’“dovrà eseguire le operazioni giornaliere. Non intendo essere in ufficio tutti i giorni. E per vostra informazione”, si girò verso signorina Impudenza-Bravant, “ho intenzione di coprire quella posizione lasciando che i tre manager vi competano. Quindi, quando promuoverò uno dei manager come vicepresidente, quello assumerà un sostituto per il suo vecchio dipartimento. Sono sicuro vi abbiano insegnato nel corso di economia aziendale che l’attrito interdipartimentale faccia bene alla salute generale del personale dirigente. Voglio che il migliore arrivi in cima. Quelli che non riescono a reggere la pressione possono abbandonare tutto e saranno sostituiti da persone in grado di farlo. Con tutto il rispetto,” spostò lo sguardo dall’una dall’altra, “non credo che voi tre possiate competere tra voi per una qualsiasi delle posizioni.”

Fortunatamente, Herman, il cameriere, scelse quel particolare momento per prendere gli ordini. Guardò da una faccia impassibile all’altra, mantenendo un’espressione fiduciosa. Quando nessuno gli prestò attenzione, disse: “Penso sia meglio che torni più tardi.”

“No, Herman.” Signorina Impudenza-Bravant lanciò un’occhiataccia a Tosh. “Siamo pronti ad ordinare.” Afferrò il suo menu e lo aprì. Dopo una rapida occhiata ai piatti, disse: “Prenderò il filetto di vitello mignon, con funghi spugnola ripieni di granchio.” Lasciò cadere il menu sul tavolo, incrociò le braccia e fissò Tosh con il suo sguardo gelido. “Cottura media,” aggiunse prima che Herman potesse chiederlo.

Perché non cervelli di maiale in salamoia e bulbi oculari bolliti? Tosh rifletté mentre reggeva lo sguardo della donna. Oppure insetti morti e amanti spenti, come preferiscono tutte le normali vedove nere?

Signorina Prudenza ordinò l’arrosto di anatra, con un condimento di arance e fichi, poi lasciò cadere il menu sul tavolo ed incrociò le braccia.

Tosh scrutò la lista degli antipasti e notò che stavano ordinando i piatti più costosi: settantanove dollari per il filetto e sessantotto per l’arrosto di anatra. Dopo un momento, si rese conto che signorina Diplomazia non aveva ancora ordinato. Vide le altre due sorelle guardarla, in attesa del suo ordine.

Fatemi indovinare, granchio reale dell’Alaska o aragosta alla termidoro?

“Com’è il pollo fritto?” Signorina Diplomazia chiese a Herman.

“Delizioso. Fritto in un croccante marrone dorato, e fornito con due verdure a scelta.”

Tosh guardò lei, e poi signorina Impudenza.

“Va bene, prendo quello,” disse signorina Diplomazia, “con patate al forno e taccole.” Chiuse il suo menù. “E una Coca-Cola.”

“Molto bene. E lei, signor Scarborough? Il solito?”

“No.” Tosh lasciò cadere il menu e fissò signorina Impudenza. “Prendo quello che prende lei, Herman.”

Aspettò che Herman scrivesse ‘filet mignon di vitello’ sul suo taccuino affinché signorina Impudenza battesse le ciglia. Non lo fece.

“Al sangue,” disse Tosh a Herman fissando signorina Impudenza.

Ella sorseggiò il suo vino con nonchalance e chiese: “Ha un business plan?”

“Come, scusi?” Domandò Herman.

Signorina Impudenza lo ignorò. I suoi occhi erano fissati su Tosh.

“Certo,” rispose Tosh.

Herman prese i menù ed andò via.

Parlarono del business plan quinquennale per alcuni minuti; delle entrate previste, delle spese stimate, del costo degli arredi e delle attrezzature per l’ufficio. Signorina Diplomazia chiese quindi informazioni riguardo le buste paga, le tasse e l’assicurazione.

Dopo che Tosh fornì tutti questi dettagli, signorina Impudenza domandò: “Qual è il suo capitale?”

Bella domanda.

Ma erano davvero affari suoi quanti soldi aveva messo da parte per le operazioni aziendali? Erano affari di qualcuno?

Osservò il suo sguardo muoversi su di lui. Stava ovviamente studiando il taglio del suo abito e la qualità del tessuto grigio tortora e sembrava che stesse ispezionando le sue mani cercando anelli. Una fede nuziale forse?

Tosh prese il bicchiere con la mano sinistra, tenendolo in modo da farle inclinare la testa per vedere le sue dita. Quindi posò il drink, decidendo di rispondere alla sua domanda.

“Cinque milioni e mezzo.”

Dopo tutto non ho intenzione di assumerle. Importa cosa sanno di me o della compagnia?

Inoltre, doveva provarle qualcosa. Forse non riguardo sé stesso o i soldi, ma sulla sua competenza commerciale.

Vediamo quanto ne sa davvero.

Le tre donne si scambiarono un’occhiata. “Contanti o capitale proprio in altre attività?” Chiese signorina Impudenza.

Un’altra ottima domanda. Come fa a sapere tutte queste stronzate finanziarie?

Tosh ricordava il corso di economia aziendale come una sfilza di cose di teoria della gestione; niente di alcun valore pratico. La comprensione delle procedure finanziarie doveva venire dalle sanguinose battaglie delle operazioni quotidiane – la dura realtà del flusso di cassa. Eppure, eccola qui, una neolaureata in economia aziendale, senza esperienza per giunta, a porre le domande giuste.

“Contanti,” rispose.

Questo sembrò soddisfare signorina Impudenza, per il momento.

“Qual è il prodotto della sua azienda?” Domandò signorina Prudenza.

Il loro cibo arrivò e tutti e quattro si poggiarono all’indietro per lasciare a Herman spazio per sistemare i pasti. Quando tutto fu pronto, le tre donne si scambiarono i piatti.

La loro risoluzione automatica della confusione di Herman causata dal loro aspetto identico divertì Tosh. Mostrarono la loro silenziosamente collaborata considerazione aspettando che se ne andasse prima di correggerne l’errore. Un gonfiato senso di importanza personale potrebbe facilmente permettere alle tre donne di mettere in imbarazzo o sminuire qualcuno. Le sorelle, tuttavia, non mostrarono il minimo accenno di presunzione... beh, forse a parte signorina Impudenza.

Quando Herman tornò a riempire i bicchieri d’acqua, signorina Impudenza gli porse il bicchiere da vino semivuoto e ordinò del tè freddo. Signorina Prudenza fece lo stesso, con l’unica differenza che il suo bicchiere era vuoto.

“Si tratta di una nuova rivista,” rispose Tosh alla domanda di signorina Prudenza.

Il lungo silenzio fu interrotto solo dal suono dell’argenteria sulla porcellana mentre tagliavano il cibo e mangiavano. Le tre donne apparentemente non erano colpite da un’altra rivista in un mercato già saturo.

“Come si chiama?” Domandò signorina Diplomazia.

“Orphan.”

Tosh masticò un boccone di vitello. Passò un momento prima che si rendesse conto che era successo qualcosa. Quando alzò lo sguardo, notò che tutte e tre le donne si erano fermate; cibo a metà strada. Lo stavano fissando.

Tagliò un pezzo di vitello. “È una rivista chiamata Orphan.” Immerse la carne in una pozza di salsa di bistecca.

Le tre donne tornarono al loro cibo, mangiando lentamente, senza parlare. Sembravano colpite dalle sue ultime parole.

Signorina Impudenza parlò incerta. “Dal titolo si deve dedurre che la nuova rivista non ha una pubblicazione principale?”

“Oppure,” intervenne signorina Prudenza, “è una rivista sugli orfani?”

“Immagino che possa essere entrambe le cose,” rispose Tosh. “Non esiste una pubblicazione principale, ed in realtà è una rivista per e riguardo gli orfani.”

Dopo un secondo di silenzio, tutte e tre parlarono all’unisono.

“Ha fatto ricerche di mercato?”

“È online?”

“Che tipo di pubblicità utilizzerà?”

“Chi scriverà gli editoriali?”

“E per quanto riguarda le foto e l’arte?”

“Stamperà lettere all’editore?”

“Quale sarà il prezzo di copertina?”

“Ha già contattato distributori e librerie?”

“Darà copie gratuite agli orfanotrofi?”

“Che cosa ne sa degli orfani?”

Tosh posò il coltello e la forchetta sul tavolo, prese il tovagliolo e si appoggiò allo schienale, sopraffatto dalle domande e dall’entusiasmo delle sue ospiti. Successe anche qualcos’altro: un peculiare miglioramento dell’atmosfera attorno al tavolo. L’aria divenne più leggera, più facile da respirare. Una pressione invisibile aveva alternativamente compresso e allentato la sua presa sul suo corpo durante tutta la serata. Come un grasso boa costrittore che gioca con la sua preda, non molto affamato ma neanche disposto a lasciar andare una deliziosa e occasionalmente divertente vittima. Ora però, era tutto pace e luce.

Rispose per prima all’ultima domanda. “L’unica cosa che posso dirvi sugli orfani è che io lo sono.”

Il sorriso di signorina Impudenza era quasi dolce. “Anche noi lo siamo.”

La Fossa Di Oxana

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