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Capitolo Sette

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Erano quasi le 11 del mattino quando Tosh tornò negli uffici dell’Andalusia Publishing dopo l’incontro settimanale con il consiglio di amministrazione della Echo Forests. Avevano approvato la sua idea di organizzare la cena di raccolta fondi nella sua casa di Long Island il sabato successivo.

Proprio alla porta d’ingresso, c’era uno strano uomo, seduto a una delle scrivanie, borbottando tra sé e sé.

“Non ho né graffette, né taccuini.” Il giovane aprì i cassetti, chinandosi per controllare dentro. “Niente puntine, niente nastro adesivo. Non c’è proprio nulla.” Chiuse il cassetto e ne aprì un altro. “Neanche una matita con cui scrivere. Che razza di azienda è mai questa? È una follia, non posso fare niente di niente.” Chiuse il cassetto e alzò lo sguardo su Tosh. “Chi è lei?”

Tosh lo fissò, chiedendosi se avesse sbagliato piano. Il magro uomo sembrava avere una ventina d’anni. La sua camicia verde lime di seta e i pantaloni eleganti sembravano nuovi, anche se un po’ troppo larghi per i gusti di Tosh, e dal modo in cui i suoi corti capelli biondo ossigenato apparivano, sembrava che qualcuno lo avesse spaventato quando si è svegliato. Un unico orecchino rosso pendeva dal suo lobo sinistro.

“Chi sono io?”

La porta della sala conferenze si aprì e le tre manager di Tosh uscirono in fila.

“Oh, bene,” disse una. “Ha conosciuto George.”

“Non esattamente.”

Tosh diede un’occhiata a ciascuna di loro e fu felice di vedere Dominique e Madeleine indossare le loro targhette con il nome.

“Beh,” disse Madeleine, “Signor Kennitosh Scarborough, le presento George Horspool.”

Nessun segno di riconoscimento illuminò il viso di George. Scrollò le spalle e raccolse un po’ di pelucchi dalla manica.

“Lui è il capo,” gli disse Dominique a bassa voce.

“Ah!” George sussultò. Fece il giro della scrivania per prendere la mano di Tosh. “Signor Scarborough. Ho sentito parlare molto di Lei.” Si appoggiò alla scrivania, inclinò la testa e sorrise, mostrando decisamente troppi denti.

“Interessante, George.” Tosh lasciò la morbida mano dell’uomo e parlò alle tre sorelle. “Non ho sentito nulla di te.”

“George è il suo...ehm...”Ambra esitò, fece un respiro profondo e sbottò, “è il suo segretario.”

“È il mio cosa?”

Un’incurvatura delle labbra, quasi un sorrisetto, apparve sulle labbra di Ambra. “Il suo segretario.”

“Ah sì?” Tosh lanciò un’occhiata al viso raggiante di George. “Che bello, ma io–”

George si mise le mani sui fianchi. “Voleva qualcuno di più vecchio.”

“No, non è quello.” Tosh vide il sorriso di George trasformarsi in un’esagerata espressione di offesa.

“Una donna. Voleva una donna come segretaria.”

“Beh, avevo solo pensato–”

La porta dell’ufficio si spalancò. “Capitano,” disse l’anziano che entrò. Indossava un vissuto berretto da marinaio, inclinato in modo elegante. Con una barba alla Hemingway, era abbronzato e magro, e pareva fosse appena sceso dal ponte di una nave.

“Che c’è, Quinn?” Chiese Tosh.

Quinn si fermò a guardare George, poi la terzina. Si toccò l’orlo del cappello guardando le donne, ma sollevò un sopracciglio mentre volse di nuovo lo sguardo su George. “Mi dispiace, Capitan Tosh. So che non vuole che venga qui, ma...”

Tosh lo prese per il braccio, allontanandolo dagli altri.

“Ho appena ricevuto nuove foto dell’Area 64.” Quinn aveva un forte odore di acqua salata, vernice fresca e fumo di sigaretta.

“Beh, andiamo allora. Diamo loro un’occhiata.”

Entrarono nel suo ufficio e Tosh avvicinò la sua sedia al computer.

Quinn era in piedi dietro di lui, e guardava il monitor.

* * * * *

Quarantacinque minuti dopo, quando i due uomini uscirono dall’ufficio, le tre sorelle e George erano impegnati in una conversazione riguardo i computer ed Internet.

“Tienimi aggiornato.” Tosh diede una pacca sulla spalla a Quinn per mandarlo via.

Quando la porta si chiuse dietro Quinn, Ambra si mise una mano sul fianco. “L’ho per caso vista dare dei soldi a quel vecchio?”

Tosh guardò verso il suo ufficio e si rese conto del fatto che lei avesse visto loro due in piedi davanti alla finestra, discutere dell’Area 64. “Sì.”

“Perché?”

“Perché ne aveva bisogno.” La preoccupazione di Tosh per i problemi che aveva visto sulle foto satellitari dell’Amazzonia aveva messo i suoi nervi a dura prova. Non era pronto a fornire una spiegazione dettagliata. Qualcosa avrebbe dovuto essere fatto, e presto, ma non avrebbe fatto cadere le sue frustrazioni su Ambra o sugli altri.

“Si rende conto che prende compresse di nitroglicerina, vero?”

“E come fa a saperlo?”

“Quando eravate al suo computer,” disse Ambra, “ha fatto un passo dietro di Lei e si è premuto una mano sul petto. Poi ha preso una pillola da una bottiglia e se l’è fatta scivolare sotto la lingua.”

“Perché dovrebbe prenderle in questo modo?” Chiese Dominique.

“Per far sì che la medicina sia immediatamente assorbita nel flusso sanguigno,” rispose Ambra. “Le persone assumono nitroglicerina per problemi cardiaci.”

“Oh.”

“Ha occasionali attacchi di angina,” disse Tosh, “ma non sono gravi, e il suo medico la tiene sotto controllo.” Si rivolse a George. “Stava cercando della cancelleria d’ufficio.”

“Sì, non ho niente. Se il suo telefono squilla, non posso nemmeno prendere un messaggio per Lei.” Si mise le mani in tasca e si guardò attorno, osservando le scrivanie vuote. “È solo a me che sembra, o è davvero strano che un’azienda con persone reali e vive come noi non abbia nulla con cui lavorare? Né una fotocopiatrice né una caffettiera?”

Ambra sorrise e gli altri seguirono il suo sguardo su Tosh.

“Non penso sia affatto strano,” rispose Tosh. “Stavamo solo aspettando che il segretario della compagnia venisse assunto e organizzasse le cose. Cosa possono saperne i manager della gestione di un’azienda?”

“Non scherziamo,” sussurrò George, guardando Ambra.

“Ora,” disse Tosh, “le suggerisco di trovare qualcosa su cui scrivere e fare un elenco di tutto ciò di cui ha bisogno.”

“Ho bisogno di un computer.”

“Lo metta sulla lista. Ogni scrivania, infatti, dovrebbe avere un computer. Quindi, il suo primo compito è capire ciò di cui tutti hanno bisogno e scriverlo. Poi scriva, in alto ‘Ordine d’acquisto’ e lo consegni alla nostra responsabile di reparto.” Sorrise e mise una mano sulla spalla di Ambra.

Ambra fissò gli occhi sulla sua mano, ma non fece nulla per rimuoverla. “Sarebbe meglio che quell’ordine d’acquisto sia firmato da un amministratore dell’azienda.” Guardò Tosh.

“Sapevo che sarebbe diventata un’ottima responsabile.”

Ambra tolse la sua mano dalla spalla e la tenne stretta nelle sue. “Mi farà un grande favore?”

“Certo.”

“Se ha intenzione di dare dei soldi a qualcuno,” sorrise dolcemente, “mi dica di scrivere un assegno.” Gli lasciò la mano e questa cadde al suo fianco. “In questo modo, posso tenere traccia di tutti i soldi che butta via.” Marciò verso la sua scrivania.

“Bene,” disse alle sue spalle, poi si rivolse a George. “Non appena trova qualcosa con cui scrivere, prenda un promemoria.”

George aprì la mano e fece finta di scrivere sul palmo della mano.

“A tutto il personale,” cominciò a dettare Tosh. “Avvisate il reparto contabilità prima di respirare. Tutto deve essere tenuto sotto controllo all’Andalusia Publishing.”

Tutti risero, tranne Ambra.

“Certo.” Gli fece un mezzo sorriso mentre sedeva alla sua scrivania. “E George, assicurati che una copia di quel promemoria vada al capo. Sembra che stia usando molto più della sua quota di aria.” Fece un sorriso malizioso a Tosh e prese il telefono.

Tosh ridacchiò e si diresse verso il suo ufficio.

“Signor Scarborough?”

“Sì...” lanciò un’occhiata alla targhetta della donna, “Madeleine?”

“Potrei parlarle?”

“Certamente. Si accomodi.” Si fece da parte, facendole segno di entrare. Appena entrata nel suo ufficio, chiuse la porta.

“Deve essere una cosa seria.” Tosh le fece segno di sedersi.

Madeleine si sedette sul divano e lui scelse una sedia.

“Signor Scarborough–”

La fermò, alzando una mano. “Se non mi chiama Tosh, la chiamo signorina Bravant.”

“Va bene, mi dispiace. Vorrei parlarle di Ambra.”

“Perché?” Si sporse in avanti. Ora era preoccupato. “C’è qualcosa che non va?”

“No, sta bene. È solo che...ha buone intenzioni lei.”

“Oh.” Tosh mandò via le sue preoccupazioni e si appoggiò allo schienale della sedia. “Non mi preoccupa.”

“A volte è così diretta da sembrare dura. Fa impazzire la gente.”

“Non la vorrei in nessun altro modo.”

“Però so che la fa impazzire, e non voglio che si arrabbi con lei e...” Si fermò, esaminandosi le unghie, grattandosi lo smalto color corallo.

“E cosa?”

“Non vogliamo essere licenziate.” Madeleine prese un filo che trovò sull’orlo della gonna.

“Devi star scherzando. È solo ieri che tu e le sue sorelle siete venute a lavorare per me. Non licenzio mai nessuno prima che sia passata una settimana.”

Si voltò e lo guardò ad occhi spalancati, però quando vide il suo sorriso, sorrise anche lei.

“Ora, voglio che non pensi ad Ambra, così possiamo parlare del tuo lavoro.”

“Ve bene.” Si avvicinò al bordo del divano e si lisciò la gonna gialla. “Qualè il mio lavoro?”

“Penso che dovresti essere la responsabile del nostro dipartimento di marketing. Che cosa ne pensi?”

“Adoro il marketing. È stata la mia materia complementare all’università.”

“Lo so; l’ho letto sul tuo curriculum.”

“Comprende anche la pubblicità? Mi riferisco alle pubblicità che inseriremo nella rivista?”

“Sì, sarà una tua responsabilità vendere la rivista e trovarci inserzionisti.”

“Ottimo.”

“Probabilmente aggiungerò altri compiti in seguito, ma prima di tutto voglio che organizzi queste due operazioni. Va bene?”

“Sì, Tosh.” Gli sorrise per un momento, poi chiese bruscamente: “Posso abbracciarti?”

“Perché no, Madeleine, non ricevo un abbraccio decente da quattordici anni.”

Si alzarono in piedi e Madeleine fece il giro del tavolino. Lo abbracciò, poi fece un passo indietro. “Posso chiederti un altro favore?”

“Certo.”

“Parlerai con Dominique? Anche lei è un pochino preoccupata.”

“Certamente.”

Quando uscirono dall’ufficio, Madeleine lo ringraziò ed andò alla sua scrivania.

“George,” disse Tosh,” facciamo una prova questa cosa del segretario.”

“Sono pronto, signor Scarborough.”

“Prima di tutto, chiamami ‘Tosh’.”

“Va bene. Sono pronto per fare il segretario, ma non mi faccia scrivere, pinzare, scrivere al computer o fotocopiare nulla.” Sorrise al suo nuovo capo e agitò una mano verso la sua vuota scrivania.

“Innanzitutto, voglio che Dominique venga nel mio ufficio. Dopo, vedi se riesci a trovare del caffè.”

“Perfetto,” disse George, poi urlò, “ehi, Dominique, il capo ti vuole. Ehi, Contabilità, avrei bisogno di soldi per il cibo. Qualcun altro vuole qualcosa?” Lanciò un’occhiata a Tosh. “Com’è andata?”

“Alla perfezione.” Tosh sospirò ed andò nel suo ufficio. Si sedette al suo computer ed aprì il file con le ultime foto satellitari che Quinn aveva scaricato. Le osservò tutte, poi ingrandì quella dell’Area 45. Si appoggiò allo schienale, facendo una smorfia a causa di quello che vide.

Dominique bussò alla sua porta già aperta. “Volevi vedermi, Tosh?”

“Ciao, Dominique. Accomodati.”

“Vuoi che chiuda la porta?”

“No, a meno che tu non lo voglia,” le rispose.

“No, mi va bene che rimanga aperta.”

“Ho appena parlato con Madeleine...” Tosh cominciò mentre andava alla sua sedia dietro la scrivania.

“Lo so. È responsabile del marketing e della pubblicità.” Dominique si sedette sulla sedia davanti alla sua scrivania.

Tosh annuì. “Era un po’ preoccupata per l’effetto che Ambra ha su di me.”

“Madeleine mi ha detto tutto. Mi ha anche detto che ti ha abbracciato.”

A differenza di Madeleine, i cui occhi si allontanavano nel momento stesso in cui la guardava, Dominique resse il suo sguardo.

“Madeleine parla in fretta,” disse.

“Beh, questo ci fa risparmiare un sacco di tempo, no?”

“Sì.” Lei sorrise ed attese.

“Sei preoccupata riguardo qualcosa?”

“No,” rispose Dominique. “Ma ci piaci.”

“Davvero?”

“Sì. Anche ad Ambra piaci.”

“Veramente?”

“Sì, ma ha un caratterino a differenza di Madeleine e mia.”

“Senz’ombra di dubbio,” rispose Tosh. “Ora, parliamo del tuo lavoro.”

“Ve bene.”

“Quanto ne sai dei computer?”

“Tutto.”

“Ottimo, questo è rassicurante. Ti vorrei incaricata dei nostri sistemi informatici. Avrai bisogno di un server e–”

“Un router,” intervenne, con un sorriso, “così posso impostare la nostra rete.”

La guardò per un momento. “Esatto, e connetterci ad Internet. Ti occuperai anche della produzione.”

“Produzione?”

“Sì, l’effettiva produzione della rivista. La assembleremo qui, usando QuarkXpress. È lo standard del settore; potremmo anche attenerci a questo. Puoi usare il mio computer per visitare il loro sito Web e dargli un’occhiata. A proposito, quella signorina Wishington è un mago della progettazione grafica. All’inizio ero preoccupato per le sue capacità comunicative, ma una volta che si è seduta al mio computer ed aperto Photoshop, sono rimasto sbalordito. Ha scaricato tre foto dal suo sito web, le ha disposte su una pagina e le ha sistemate tutte su uno sfondo, rappresentato da un bellissimo paesaggio in circa cinque minuti. Poi ha usato un bel carattere calligrafico per scrivere ‘Orphan Magazine’ nella parte superiore. L’ho assunta subito e penso che la vorrai nel tuo dipartimento.”

“Va bene,” disse Dominique. “Quando comincerà a lavorare?”

Tosh prese una cartella di documenti dalla sua scrivania e la porse a Dominique. “Il suo numero di telefono è nel suo curriculum. Chiamala, così potrete mettervi d’accordo sui dettagli. Puoi discutere del suo stipendio iniziale con Ambra. Quando la rivista sarà preparata ed approvata da tutti i responsabili di reparto, dovrai prendere accordi con la tipografia per decidere la composizione e le riviste prodotte.”

“Posso farlo,” gli rispose Dominique.

“Potrei aggiungere altri compiti in seguito, ma voglio che tu organizzi tutto ciò prima di tutto.”

Si alzarono e lei si avviò verso la porta, ma poi si voltò. “Grazie, Tosh,” disse prima di uscire di corsa dall’ufficio.

“Non c’è di che.” Tosh si sedette e si girò verso il suo computer. Pochi minuti dopo, sentì bussare alla porta.

“Sì,” disse, senza distogliere lo sguardo dal suo computer.

“Spero che le piacciano le ciambelle alla marmellata.” George entrò, bilanciando un piccolo vassoio di plastica contenente caffè e pasticcini.

“I miei preferiti!” Tosh si girò. “Come facevi a saperlo?”

“Fortuna.” Posò il vassoio. “Suppongo che possa aggiungerti tu la panna e lo zucchero. Ne ho portati due di ciascuno.”

“Sì, posso farlo. Aggiungi Sweet’N Low sulla tua lista, insieme a una caffettiera.”

“Cos’è quello?” Domandò George, facendo un cenno al computer di Tosh.

Un’immagine satellitare della foresta pluviale amazzonica riempiva lo schermo. I quadrati rossi spiccavano, sovrapposti alla foresta.

“Oh, questa è la mia pagina web della foresta pluviale. Vedi questi quadrati rossi—”

Sentì bussare ed entrambi alzarono lo sguardo per vedere Ambra sulla soglia, con in mano una tazza di caffè in polistirolo.

“Entra,” disse Tosh.

“Saresti così gentile da chiudere la porta mentre esci, Georgie?” Chiese Ambra mentre si dirigeva alla scrivania di Tosh.

George capì il segnale. Quando passò oltre Ambra, i due si guardarono, poi Ambra sorrise.

Dopo che George chiuse la porta, Ambra portò una sedia alla scrivania di Tosh e si sedette. “Ti dispiace prendere il caffè con me?”

“Solo se accetti una di queste ciambelle.” Tosh spinse il vassoio verso di lei.

“Grazie.” Ne prese una e la morse.

“Ho parlato con le tue sorelle.” Tosh sorseggiò il suo caffè, guardandola.

“Lo so.” Si leccò lo zucchero a velo dalle labbra. “Madeleine è responsabile del marketing e della pubblicità. Dominique dei sistemi informatici, Internet e della produzione.”

“Non avrò molti segreti da queste parti, non è vero?”

“No.”

“Madeleine mi ha abbracciato e Dominique no.”

“Lo so,” disse Ambra, “e neanche io lo farò.”

“Bene. Odio gli abbracci.”

Ambra sorrise, poi sorrise anche Tosh.

“Sei responsabile della contabilità,” le disse.

“Non mi dispiace.”

“Ma non sembra molto rispetto agli incarichi di Madeleine e Dominique.”

“Non ho detto questo,” ribadì Ambra.

“Allora cosa hai detto?”

“Ho detto...” Fece una pausa, esaminando una cucitura sulla sua camicetta a maniche lunghe.

Tosh sorseggiò il suo caffè e attese. Borbottò qualcosa.

“Cos’hai detto?” Si sporse in avanti. “Non sono riuscito a capirlo bene.”

“Sei un tipo apposto.” Lo disse così in fretta che quasi non lo sentì.

“Beh, ottimo. Dato che l’abbiamo chiarito, mettiamoci a lavoro.”

“E tu?” Sorseggiò il suo caffè.

“Cosa?”

“Cosa ne pensi di loro?”

“Dominique e Madeleine? Sono dolci, ma tu, Ambra...mi dai del filo da torcere. Sei scortese a volte. Sei anche ipercritica ed esigente. E sei troppo dannatamente logica.”

“Sì,” disse lei sorridendo. “Ma pensi che sia brava?”

“Sì.”

“Grazie.” Osservò la mezza ciambella sul vassoio. Alla fine la prese e le diede un altro morso. “Ora,” disse, leccandosi le dita, “parliamo di affari.”

Tosh la guardò per un momento. Il suo sguardo fermo era quasi tagliente mentre reggeva il suo ed aspettava.

Infine, disse, “Risorse Umane.”

“Cosa?”

“Sarai responsabile delle risorse umane, della redazione, delle immagini, delle ricerche e del collocamento.”

La vide sforzarsi per nascondere un sorriso.

“Posso farti una domanda?” chiese.

“Sarei deluso se non lo facessi.”

“Perché mi affibbi tutte queste stronzate? La contabilità rappresenterà un lavoro a tempo pieno.”

“Temo che il tuo dipartimento sarà un po’ più grande di quanto avessi pensato. Assumi un ragioniere e un assistente responsabile delle risorse umane e lascia che si occupino loro dei dettagli. Puoi supervisionarli.”

“Va bene, ma cosa rappresentano ricerche e collocamento?”

“Penso che parte della rivista dovrebbe essere dedicata agli orfani adulti che cercano i loro genitori biologici e ai genitori in cerca dei loro figli adulti. Cosa ne pensi?”

“Sì, è un’ottima idea. E collocamento?”

“Hai mai sentito di quei bambini che vivono nelle strade di Aleppo, in Siria? Con i loro genitori morti o dispersi e dell’assenza di abbastanza orfanotrofi per accoglierli tutti?”

Lei annuì.

“Una volta ottenuta la licenza dallo Stato di New York, aiuteremo a trovare case per alcuni di quei bambini.”

Ambra batté le ciglia e deglutì. “Sei un piccolo e subdolo coglione, non è vero?”

“Mi piace pensarlo.”

“Ti comporti come un grande uomo d’affari, gettando i tuoi soldi a destra e a manca, guidando la tua macchina stravagante per la città, portando le persone in ristoranti costosi e parlando al telefono come un grosso pezzo di merda. Ma è tutto uno spettacolo, o mi sbaglio?” Si alzò e fece il giro della sua scrivania.

Si alzò per guardarla in faccia.

Sorprendendolo, gli mise le braccia attorno al collo e lo abbracciò, le labbra vicino all’orecchio. “In realtà, non sei altro che un grosso cucciolone. Tenero e dolce come una di quelle ciambelle alla marmellata.”

Fece scivolare le mani intorno alla vita, ma lei indietreggiò.

“Spero ti sia piaciuto,” il suo piccolo sorriso si spense mentre gli toglieva dello zucchero a velo dalla spalla, “perché sarà l’ultimo abbraccio che avrai da me.”

“Va bene,” le disse, lasciandosi cadere sulla sedia mentre lei tornava dalla sua. “Una volta basta e avanza.”

La Fossa Di Oxana

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