Читать книгу La Fossa Di Oxana - Charley Brindley - Страница 8

Capitolo Sei

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La mattina dopo Tosh andò presto nel suo ufficio, lasciando la porta socchiusa in modo da poter vedere l’arrivo della signora Applegate.

Lei entrò decisa alle otto e spalancò la bocca nel vedere persone sedute alle scrivanie che non erano state occupate il giorno precedente. Volse lo sguardo dalle tre identiche facce sorridenti e marciò verso il suo ufficio.

Tosh aprì il giornale sulla scrivania e fece finta di leggere.

La porta del suo ufficio si chiuse di colpo ed egli alzò gli occhi, vedendo la signora Applegate venire verso di lui.

“E tutto questo cosa significa?” domandò.

Un incontro con la signora Applegate potrebbe essere paragonato all’essere presentato ad un meccanico mentre questo strappa pezzi strani di cablaggio e peculiari attrezzature da sotto il cofano dell’auto di qualcuno; l’esperienza non è per nulla piacevole.

Tosh si guardò attorno, come se stesse cercando di capire che cosa intendesse. Allargò le mani in un gesto indifeso, sfruttando un misto di innocenza e stupore per mascherare la sua apprensione.

“Quella faccia da ragazzino innocuo non funziona con me come lo fa con alcune persone.” Lasciò cadere la borsa su una sedia e si spinse all’insù gli occhiali. “Voglio sapere che cosa quelle tre–tre,” balbettò, “truffatrici stanno facendo là fuori.” Girò il braccio destro per indicare l’ufficio esterno, continuando a fissare Tosh.

Egli spalancò gli occhi. “Oh, intende le sorelle Bravant?”

“Sa benissimo che intendo proprio loro.”

“Signora Applegate, la sua competenza aziendale e il suo buon senso non smettono mai di stupirmi.”

“Cosa?”

“Hanno seguito il suo consiglio, come ho fatto anche io.” Sorrise e ripiegò il giornale.

La sua faccia si svuotò di ogni emozione e il suo braccio alzato vacillò.

“Ha detto loro di andare all’Agenzia di Paddington e farsi assumere a tempo determinato. E lo hanno fatto.” Tosh unì le mani, mettendo gli indici sotto il mento. “Ho chiamato l’agenzia, ho chiesto loro tre persone a tempo determinato e indovini chi ci hanno inviato?”

Allargò le mani, con i palmi verso l’alto, come se ciò spiegasse in che modo tutto fosse successo. In realtà, quando aveva chiamato l’Agenzia Paddington, le sorelle Bravant avevano già in programma di presentarsi per lavorare in un’altra compagnia. Ha quindi dovuto scavare nella spazzatura della signora Applegate del giorno prima per salvare le loro domande di lavoro e curricula. Lì, scoprì che una delle sorelle aveva inserito il suo numero di cellulare al posto del numero di casa. Ha chiamato e le ha convinte a venire a lavorare per lui.

“Ha firmato un contratto con me,” la signora Applegate si fermò per abbassare la voce ed il braccio, “per assumere del personale al posto suo. Non è forse così?”

“Sì, certo.”

“Allora perché cerca di aggirare il mio lavoro?”

“Oh, ma non lo sto–”

“Le ho mandate via, poi Lei ha agito alle mie alle mie spalle e ha assunto quelle tre piccolo sgualdrine, e–” A quanto pare, lo vide teso, anche se la sua unica reazione fu di sollevare il mento e guardarlo dall’alto in basso. “Bene, se sono così brave, possono fare loro i colloqui e assumere il personale. Ma Lei, signore,” spinse il dito sul suo desktop, accanto al suo bombardiere B-17, “ha un contratto valido e vincolante con me. È bloccato con me fino alla fine del mese.” Prese un respiro. “Che lo voglia o meno.”

“Come sempre, ha ragione,” le disse Tosh, poi allungò la mano per salvare il modellino dell’aereo dalla sua mano. “Lei ed io abbiamo un contratto che mi chiede di pagarle una certa somma di denaro per i suoi servizi alla fine del mese.” Tosh poteva sentire la sua pressione aumentare. “È corretto?”

Lei annuì.

“Bene, allora,” aprì il cassetto centrale della scrivania e afferrò un libretto degli assegni, “a quanto ammonterebbe l’importo?” Posò la penna su un assegno in bianco.

“Cinquemila dollari,” Il sibilo delle sue parole sembrava il respiro di un serpente.

Nel frattempo che Tosh scriveva, poteva quasi sentire i suoi occhi seguire ogni tratto della penna. Alla fine, scrisse l’ultimo giorno del mese nel campo della data, strappò l’assegno dal blocco e glielo porse.

“Arrivederci, signora Applegate.”

Prese l’assegno e lo studiò per un momento. Dopo averlo degnato di uno sguardo gelido, afferrò la borsa e si precipitò fuori dall’ufficio.

Cinque secondi dopo che la porta di Tosh sbatté, sentì la porta esterna sbattere ancora più forte, scuotendo la foto di Annibale e uno dei suoi elefanti che aveva appeso al muro. Si girò verso il computer, sollevato per aver finito la sua traversia con la signora Applegate. Quando il computer si accese, andò sul sito web della Echo Forests per vedere se Quinn avesse pubblicato le foto satellitari di quella mattina dell’Amazzonia.

Sentì bussare leggermente alla sua porta.

“Oh Dio,” sussurrò, “è tornata.” Gli ci vollero alcuni istanti per riordinare tutto sulla sua scrivania, aspettando che lei entrasse nel frattanto. Quando sentì di nuovo il delicato colpetto, urlò: “Entri!”

La porta si aprì cigolando e le tre sorelle Bravant entrarono nel suo ufficio. Si allinearono vicino alla porta aperta.

Indossavano abbinate gonne gialle, con camicette bianche con arricciature sul davanti. Gli orli dei loro vestiti arrivavano appena sopra le ginocchia.

Tosh ammorbidì la sua espressione. “Scusatemi, pensavo fosse qualcun altro.”

Si alzò e indicò il lato vicino la finestra del suo grande ufficio, dove un nuovo divano e tre sedie imbottite erano posizionate attorno a un tavolino da caffè in palissandro lucido. Non si sedettero sul divano, come si era aspettato, scelsero invece le sedie. Si sedette ad un’estremità del divano, si appoggiò allo schienale ed incrociò le gambe.

“Signor Scarborough, cosa è successo?” chiese una di loro.

“La signora Applegate non lavorerà più con noi.”

“Oh, no. Non volevamo che venisse licenziata.”

“Non l’ho licenziata. Avevamo un contratto. Ho risolto il contratto.”

“È cosa corretta?”

Tosh guardò colei che aveva posto la domanda. “Le ho pagato il dovuto fino alla fine del mese.”

“Ma–” iniziò un’altra sorella.

“Cosa ha fatto?” la terza la interruppe piuttosto bruscamente.

“L’ho pagata.”

“Quanto?”

“Cinquemila.”

Sta scherzando, vero? Ha buttato via cinquemila dollari dall’azienda solo per soddisfare il suo compiaciuto senso di vanità?”

Non sono vanitoso, e nonerano i soldi dell’azienda.”

“Ambra,” intervenne la sorella seduta più vicina a Tosh, “smettila.”

Questa era la prima volta che Tosh aveva sentito chiaramente un determinato nome appartenente a una particolare sorella delle tre.

Ambra guardò sua sorella, poi di nuovo Tosh.

“Ascoltate, signorine. Prima di fare un altro passo in qualunque direzione stiamo andando insieme...” Guardò Ambra ma parlò a tutte loro. “Non sono il signor Scarborough. Sono Tosh o Kennitosh e non posso rivolgermi a ciascuna di voi come ‘Signorina Bravant’ per tutto il tempo.” Si rivolse ad Ambra. “Si chiama Ambra?”

Gli diede una risposta brusca. “Sì.”

“E lei?” chiese alla prossima.

“Madeleine.”

“Madeleine,” ripeté il suo nome.

“Dominique,” la terza offrì prima che lui avesse la possibilità di chiederlo. La donna sorrise.

“Dominique,” disse, ricambiando il sorriso. Conosciuta anche come signorina Diplomazia. “Ora, Ambra.” La guardò, ancora incerto se fosse signorina Prudenza oppure Impudenza. “Sì, ho dato alla signora Applegate cinquemila dollari, ma non erano soldi dell’azienda. Provenivano dal mio conto corrente personale.”

“Qual è la differenza?” Domandò Ambra. “Sono cinquemila dollari sprecati.”

Buongiorno, signorina Impudenza.

“Sarei comunque stato obbligato a pagarla alla fine del mese, che rimanesse o meno.”

Signorina Prudenza, ora la bella e gentile Madeleine, fedele al suo vecchio nome, rimase fuori dalla controversia.

“Sì,” rispose Ambra, “ma avremmo potuto ottenere da lei trenta giorni di lavoro per i cinquemila dollari. Si rende conto di quanto avrebbe aiutato quel denaro per fornire un sistema informatico a questo posto?”

“Ambra, per favore,” intervenne Dominique.

Tosh alzò la mano verso Dominique. “Continui,” disse ad Ambra.

“Quel denaro avrebbe permesso di acquistare almeno tre computer, forse quattro. Quindi quello che ha fatto licenziando la signora Applegate – con cui, tra l’altro, avremmo potuto lavorare per trenta giorni – è di lasciarci senza computer. Questo è quello che ha fatto.” Lo lasciò aspettare un momento prima di aggiungere: “Signor Scarborough.”

Tosh deglutì a fatica mentre le parole della donna affondavano i loro artigli. Sì, con quei soldi avrebbe potuto comprare i computer. E aveva ragione riguardo al pagare la signora Applegate; aveva permesso alla sua vanità di influenzare la sua decisione. Ma Ambra non avrebbe vinto, almeno non voleva pensarlo.

“La sua logica ha un difetto.” Tosh non è mai stato bravo nelle discussioni. “I cinquemila dollari erano stati impegnati. Li dovevo alla signora Applegate. Com’è che si sarebbero potuto usare i soldi per i computer quando avrei dovuto pagarli a lei?”

“La mia logica non ha difetti.”Ambra fece un respiro profondo, come se si stesse preparando a spiegare qualcosa a un bambino. “Normalmente, quando paghi qualcuno affinché lavori per te, quella persona è sul posto di lavoro e sta producendo un beneficio. Il vantaggio, presumibilmente, se si ha l’intenzione di gestire un’attività a scopo di lucro, ad un certo punto si convertirà in un importo di denaro superiore a quello che sarebbe stato pagato al dipendente. Mi segue finora?”

Tosh annuì. Voleva dirle di sbrigarsi ed arrivare al punto, ma aveva bisogno di qualche minuto per elaborare la propria tesi.

“A meno che l’impiegata non si stia solo sistemando le unghie o spettegolando al telefono, cosa che dubito nel caso della signora Applegate, sarebbe produttiva, cosa che, dopo trenta giorni, o forse un periodo oltre la fine del suo contratto, avrebbe prodotto un profitto. E quello, signor Scarborough, è Fondamenti del Business 101.” Fece un breve respiro, incrociò le braccia sotto il seno piccolo e si appoggiò allo schienale della sedia. “È abbastanza attrito interdipartimentale per Lei?” Soffiò dall’angolo della bocca, spostandosi un morbido ricciolo marrone dalla guancia.

Tosh sorrise senza mostrare i denti, ma la sua risposta non arrivò.

Fantastico, come posso cavarmela ora?

Si alzò, andò alle finestre e guardò la città. Quando guardò giù per le strade trafficate, colse il riflesso di un leggero movimento dietro di lui. I suoi occhi si concentrarono sull’immagine sul vetro, dove vide Madeleine e Dominique parlare silenziosamente ad Ambra. Le guardò e scrollò le spalle. Tosh chiuse gli occhi.

Buon Dio, è la signora Salsa-di-Mela Junior.

Dopo un momento, tornò alla sua scrivania, aprì il cassetto centrale ed estrasse il libretto degli assegni. Quindi aprì un altro cassetto e ne prese un secondo. Tornò sul divano, si sedette e li porse entrambi ad Ambra.

Lei sbatté le palpebre e fissò i libretti degli assegni, ma non li prese.

“Li prenda,” disse Tosh con la sua voce più autorevole, “Signorina Manager della Contabilità.”

Dopo alcuni secondi di silenzio, Dominique si schiarì la gola più forte del necessario. Ambra lanciò un’occhiata a sua sorella, poi prese i libretti degli assegni. Quando aprì il primo, Tosh la vide sollevare un sopracciglio.

Cinque milioni e mezzo.

“Perché ha così tanti soldi in un conto corrente?”

“Volevo solo–”

“Questi dovrebbero essere depositati in un conto fruttifero fino a quando non saranno necessari per le operazioni. Poi trasferirà ciò di cui ha bisogno su un conto corrente. Gestire i soldi in questo modo non è molto intelligente.”

Aprì il secondo libretto degli assegni. Sapeva che avrebbe visto un saldo di quarantamila e spicci. Quello era il suo conto personale. Ambra sollevò gli occhi e tese la mano.

“Cosa?”

“La sua penna.”

Le consegnò la sua penna.

Cliccò e iniziò a scrivere qualcosa nella sezione del registro del libretto degli assegni. “Non ha registrato l’assegno della signora Applegate.”

Tosh si sistemò di nuovo sul divano, con un sorrisetto. “Mi scusi. Numero 666.” Ricordava il numero sull’assegno della signora Applegate perché gli sembrò che le si adattasse alla perfezione.

Ambra smise di scrivere. “Ne è sicuro?” Lo guardò.

“Sì.” Sicuro.”

Ambra sfogliò una pagina nel libretto degli assegni. “Quindi manca un assegno. A chi ha scritto l’assegno numero 665?” Posò la penna sul registro, in attesa.

Si raddrizzò mentre l’adrenalina gli scorreva nelle vene.

Accidenti! pensò. Fregato di nuovo.

Quello era stato per Quinn e aveva lasciato in bianco l’importo sull’assegno.

Esitò. “Uh... non mi ricordo.” Poteva vedere che Ambra non gli credeva, ma se le avesse detto che aveva scritto l’assegno a Quinn, lei avrebbe chiesto quanto e perché.

Perché ho incaricato Ambra della contabilità? Perché ho dovuto dare a Quinn un assegno in bianco invece di dargli il contante per le riparazioni della barca?

Tosh non voleva approfondire tutto ciò, non ancora, e certamente non con le infinite domande e rimproveri di Ambra.

“Beh,”Ambra si alzò per andarsene, “quando recupera la memoria, mi faccia sapere. Non mi piacciono i libretti degli assegni incompleti.” Anche le sue sorelle si alzarono.

“Aspettate un minuto,” disse Tosh. “Sedetevi, tutte voi.”

Madeleine e Dominique si sedettero subito. Ambra si prese un momento prima di tornare alla sua sedia. Tosh andò alla sua scrivania e frugò in giro finché non trovò alcune etichette. Dopo aver scritto i loro nomi sulle etichette, ne porse una a ciascuna.

“Non appena vi alzerete e vi muoverete, non avrò la minima idea di chi sia chi.”

Madeleine e Dominique si scambiarono le etichette con il nome. Ambra guardò la sua, scosse la testa, poi fissò lo sguardo su Tosh. “Perché non marca il nostro–”

“Zitta, Ambra,” la interruppe Dominique.

“Penso siano una buona idea,” aggiunse Madeleine.

Le due staccarono il retro delle etichette e le misero sulle loro camicette bianche, sopra il seno sinistro. Ambra piegò la targhetta in quattro.

“Devo andare a una riunione del consiglio,” le disse. “Voi tre potete iniziare ad organizzare l’ufficio mentre me ne vado.”

“Organizzare?” Chiese Ambra.

“Sì. Preparate questo posto per le attività aziendali. Voglio essere operativo entro il primo del mese.”

La Fossa Di Oxana

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