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CAPITOLO QUATTRO

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18:15

Osservatorio navale degli Stati Uniti – Washington, DC

Luke viaggiava sul sedile posteriore del SUV nero che entrava nel vialetto circolare dell’imponente residenza timpanata bianca degli anni Cinquanta in stile Queen Anne che per diversi anni era stata la residenza ufficiale del vicepresidente. Da quando due mesi prima la Casa Bianca era andata distrutta, quel posto fungeva da Nuova Casa Bianca, il che funzionava a meraviglia dato che la presidente ci aveva vissuto per cinque anni prima di assumere il suo nuovo ruolo.

Nei due mesi in cui Luke era stato via, non aveva quasi mai pensato a quel posto, né alla gente che lo abitava. Continuava a tenere con sé il telefono satellitare su richiesta della presidente, ma per le prime settimane aveva vissuto nel terrore di ricevere una telefonata. Dopodiché si era persino quasi dimenticato di avere un telefono.

Una giovane donna lo accolse sul vialetto di fronte alla casa. Era una bruna, alta, molto carina. Indossava una pratica gonna nera e una giacca. Aveva i capelli raccolti all’indietro in una stretta crocchia. Aveva un tablet nella mano sinistra. Offrì a Luke l’altra mano. Aveva una stretta ferma, tutta affari.

“Agente Stone? Sono Kathryn Lopez, il capo dello staff di Susan.”

Luke fu preso un po’ alla sprovvista. “Reclutano capi dello staff fuori dalle scuole superiori ultimamente?”

“Molto gentile da parte sua,” disse. Aveva una voce sbrigativa, che gli diceva che aveva quel tono tutte le volte, e che nella maggior parte dei casi non era pensato per essere gentile. “Ho trentasette anni. Vivo a Washington da tredici anni, da quando ho preso la laurea magistrale. Ho lavorato per un deputato, due senatori e l’ex direttore della salute e dei servizi umani. Ho fatto un bel po’ di esperienza.”

“Okay,” disse Luke. “Non sono preoccupato per lei.”

Oltrepassarono le porte principali. All’interno si trovarono davanti a un posto di controllo con tre guardie armate e un metal detector. Luke rimosse la Glock nove millimetri dalla fondina a spalla e la posò sul nastro trasportatore. Si abbassò e si sfilò la piccola pistola da tasca e il coltello da caccia assicurati alle caviglie e posò anche questi sul nastro. Alla fine prese le chiavi dalla tasca e le buttò con le armi.

“Scusi,” disse. “Non ricordavo che ci fosse un posto di controllo qui.”

“Non c’era,” disse Kat Lopez. “C’è da qualche settimana appena. Sono venute sempre più persone a mano a mano che Susan ha ripreso i suoi compiti, e la sicurezza si è formalizzata.”

Luke ricordò. Quando c’era stato l’attentato e Thomas Hayes era morto, Susan era stata improvvisamente promossa alla presidenza. La Casa Bianca era stata distrutta quasi interamente, e tutto quanto – tutta l’organizzazione, tutta la logistica – aveva preso una piega ad hoc, quasi disperata. Erano stati giorni folli. Era contento del riposo che aveva avuto dopo. Era un po’ sorprendente che Susan non ne avesse avuto per niente.

Dopo che le guardie ebbero messo da parte Luke e lo ebbero perquisito ancora e passato rapidamente con la sonda del metal-detector, lui e il capo dello staff proseguirono.

Il posto fremeva di attività. L’atrio era pieno di persone in giacca e cravatta, gente in uniformi militari, gente con le maniche arrotolate, gente che camminava veloce per i corridoi trascinandosi dietro stormi di assistenti. Una cosa fu ovvia subito – c’erano molte più donne di prima.

“Cos’è successo all’ultimo?” disse Luke. “Era il capo dello staff di Susan. Richard…”

Kat Lopez annuì. “Sì, Richard Monk. Be’, dopo l’incidente con l’Ebola, sia lui che Susan sono stati d’accordo che per lui fosse un buon momento per procedere oltre. Ma anche se è fuori di qui, è caduto in piedi. Lavora come capo dello staff del nuovo deputato degli Stati Uniti per il Delaware, Paul Chipman.”

Luke sapeva che c’erano deputati e senatori in entrata dai trentanove stati per rimpiazzare quelli persi nell’attentato a Mount Weather. Era una bufera di gente che saliva dai livelli inferiori, o che tornava dal pensionamento. Diversi erano gli ex governatori rinominati con un’etica questionabile e clientelismo di lunga data. C’erano mani unte di mazzette da tutte la parti.

Sorrise. “Richard è passato dal lavorare direttamente per la presidente a lavorare con un primino del secondo più piccolo stato dell’unione? E lei questo lo chiama cadere in piedi? Pare che sia caduto di testa.”

“No comment,” disse Kat, e quasi sorrise. Era la cosa più vicina all’umanità che gli avesse donato, finora. Lo condusse attraverso la folla fino a una porta doppia alla fine del corridoio. Luke conosceva già quel posto. Quando Susan era vicepresidente, la grande stanza luminosa era stata la sua sala conferenze. Nei giorni successivi al giuramento si era rapidamente trasformata al volo in una sala operativa.

Era stata anche formalizzata così. Delle pareti modulari che percorrevano la lunghezza della stanza coprivano le vecchie finestre. Giganteschi schermi video piatti erano stati montati a intervalli di un metro e mezzo. Era stato portato un tavolo conferenze in quercia più grande, e sul muro dietro al posto d’onore c’era lo stemma del presidente. C’erano circa due dozzine di persone dentro quando entrarono Luke e Kat, una dozzina alla tavola e altre in sedie poste lungo le pareti.

Il cambio di genere era evidente anche qui. Luke ricordava di essere stato lì per aggiornamenti sulla sparizione del campione di virus Ebola due mesi prima. Delle trenta persone che c’erano all’epoca nella stanza, Susan poteva essere l’unica donna. Ventinove uomini, la metà dei quali grossi e massicci, e una piccola donna.

Adesso forse la metà delle persone erano donne.

Susan si sollevò dal posto a capotavola quando Luke entrò. Era diversa, pure. Più dura, forse. Più magra di prima. Era stata una modella in passato, e aveva mantenuto la pienezza infantile delle guance fino alla mezza età. Adesso se n’era andata, e lei sembrava aver sviluppato le zampe di gallina attorno agli occhi quasi da un giorno all’altro. Gli occhi brillanti stessi sembravano più concentrati, come raggi laser. Aveva trascorso tutta la vita come la più bella donna della stanza – per la fine della presidenza, forse non sarebbe più stato così.

“Agente Stone,” disse. “Sono contenta che abbia potuto unirsi a noi.”

Sorrise. “Signora presidente. Prego. Mi chiami Luke.”

Lei non gli ritornò il sorriso. “Grazie di essere venuto.”

In piedi davanti a uno dei grandi schermi c’era Kurt Kimball, il consigliere per la sicurezza nazionale di Susan. Luke lo aveva già incontrato una volta. Era alto, con le spalle larghe. Aveva la testa assolutamente calva.

Kimball gli offrì una stretta di mano. Se la stretta di Kat Lopez era stata ferma, quella di Kurt Kimball fu di granito. “Luke, è bello rivederla.”

“Kurt, altrettanto.”

L’atmosfera era tesa. Quelle persone non avevano trascorso gli ultimi due mesi a fare campeggio e a navigare. Anche fosse, Luke aveva preso un aereo per andare lì dal Maine immediatamente, e aveva scaricato il figlio dalla sua rabbiosa futura ex moglie, che vedeva tutto ciò come una conferma delle ragioni per cui stava divorziando. Si sarebbe potuto pensare che gli avrebbero offerto un po’ più di calore.

Decise di seguire la corrente. Centinaia di persone erano morte quella mattina, e le persone in quella stanza, almeno, pensavano che si trattasse di un attentato terroristico.

“Cominciamo?” disse.

“Si sieda, prego,” disse Kimball.

Era apparso miracolosamente un posto alla destra di Susan, e Luke sedette.

Sullo schermo apparve la foto di una grande diga. Grande non era la parola giusta. Immensa era più corretta. Di fronte alla diga c’era un edificio di sei piani, il centro di controllo, con sotto sei saracinesche parzialmente aperte. L’edificio era sovrastato dalla diga che sorgeva alle sue spalle. Sull’orlo c’era una stazione di energia idroelettrica con file e file di trasformatori.

“Luke, questa è la diga di Black Rock,” disse Kurt Kimball. “È alta approssimativamente cinquanta piani e contiene il lago di Black Rock, che è lungo sedici miglia, profondo centoventidue metri, e a ogni dato momento contiene circa duecentottantatremila metri cubi di acqua. Come probabilmente ha visto ai notiziari, appena dopo le sette di questa mattina le sei saracinesche che ha visto sul fondo si sono aperte completamente, e sono rimaste bloccate così per tre ore e mezza, finché i tecnici non sono riusciti a scollegarle dal sistema del computer che le attiva per chiuderle manualmente.”

Kimball usò un puntatore laser per indicare le saracinesche.

“Se guarda le saracinesche in relazione all’edificio, vedrà che sono piuttosto grandi. Ciascuna è alta dieci metri, il che significa che sono stati rilasciati in una volta sola sei getti di acqua di tre piani di altezza. La pressione dell’acqua del lago Black Rock ha mandato l’inondazione a valle a una velocità approssimativa di venti miglia all’ora, il che non sembra granché finché non ci si sta di fronte. Fino a questa mattina il Black Rock Resort si ergeva a tre miglia a sud della diga. Il resort era fatto quasi interamente di legno. L’iniziale muro d’acqua l’ha completamente distrutto e, per quel che ne sappiamo, i soli sopravvissuti sono una manciata di persone che erano partite presto per salire fino in cima alla diga, o per fare un giro in auto sulle strade panoramiche della zona.”

“Quante persone c’erano al resort?” disse Luke.

“C’erano duecentoottantuno ospiti registrati nel sistema di prenotazioni on line. Forse una ventina ha lasciato il resort prima dell’inondazione, o non ci è mai arrivato per una ragione o per un’altra. Tutti gli altri sono stati spazzati via e vengono dati per morti. Insieme ad altri disastri avvenuti a valle, ci vorranno molti giorni prima di avere un conteggio abbastanza accurato dei corpi.”

Luke ebbe quella strana sensazione familiare. Tornava come una vecchia amica, un’amica che non vedevi da un po’ e che speravi di non vedere più. Arrivava come una nausea in fondo allo stomaco. Era la morte, la morte di persone innocenti, che si facevano gli affari loro. Luke aveva avuto a che fare con questa roba per troppo tempo.

“Qualcuno ha cercato di avvertirli?” disse.

Kimball annuì. “Gli impiegati del centro di controllo della diga hanno chiamato il resort al telefono non appena si sono accorti che le saracinesche erano aperte, ma apparentemente l’inondazione li aveva già raggiunti quando sono riusciti a mettersi in contatto con qualcuno. Qualcuno ha risposto, ma la conversazione è finita quasi immediatamente.”

“Gesù. E quali sono i disastri a valle a cui ha accennato?”

Sullo schermo apparve una mappa. Mostrava il lago, la diga, il resort e i paesi vicini. Kimball indicò una città. “La città di Sargent si trova a sedici miglia a sud del resort. È un paese di duemilatrecento persone, e un portale per i visitatori del parco nazionale. Per la maggior parte Sargent è situata su una collinetta, e la cittadina è stata avvertita un po’ meglio del resort. Sono stati avvertiti a sufficienza, in effetti, perché partissero le sirene di emergenza prima dell’arrivo dell’inondazione. Con sedici miglia in più da percorrere, l’acqua a Sargent ha colpito con meno forza, e molte case e edifici hanno resistito alla forza iniziale dell’inondazione e non sono stati distrutti. Alcune case a bassa quota comunque sono state sommerse rapidamente. Più di quattrocento persone di Sargent sono momentaneamente disperse e presunte morte.”

Luke fissò lo schermo mentre il puntatore laser di Kimball cadeva sulle cittadine di Sapphire, Greenwood e Kent, ciascuna in qualche modo più distante dalla diga della precedente, e ciascuna sul sito di un disastro di suo. La scala era devastante, e anche se le saracinesche erano state chiuse l’inondazione avrebbe continuato a spingersi a sud e giù a valle per molti dei giorni seguenti. Due dozzine di città erano state evacuate, ma erano praticamente garantite altre vittime. Alcune persone in zone remote non erano scappate, o non ci erano riuscite.

“E lei pensa che siano stati degli hacker? Com’è possibile?”

Kimball guardò per la stanza. “Tutti qui sono autorizzati a sentire il seguito? Può per cortesia uscire chiunque non abbia l’autorizzazione?”

Per la stanza si sparse un basso mormorare, ma nessuno si mosse. “Okay, presumo allora che tutti abbiano il diritto di stare qui. In caso contrario, saranno cazzi vostri. Ricordatevelo.”

Tornò a voltarsi verso Luke.

“La diga è stata costruita nel 1943 per creare l’elettricità così necessaria durante la guerra. È stata costruita ed è rimasta operativa fino a oggi sotto la Tennessee Valley Authority. Per la maggior parte della sua vita, le saracinesche venivano azionate da controlli meno sofisticati del telecomando del garage. Una ventina d’anni fa la TVA ha cominciato a cercare modi per risparmiare soldi automatizzando le loro dighe. I centri di controllo delle vecchie dighe idroelettriche sono incredibilmente inefficienti rispetto agli standard moderni. Fondamentalmente si mettono lì persone ventiquattr’ore su ventiquattro, e il loro lavoro consiste nel leggere e scrivere registri e di tanto in tanto nell’aprire e chiudere gli sfioratori. Le saracinesche non vengono aperte quasi mai.

“La TVA stava pensando di poter aggregare dieci o venti centri di controllo di dighe diverse in uno solo, centralizzato. Perciò hanno aggiornato retroattivamente molte dighe con software che possono essere azionati da remoto. La Black Rock era una di quelle. Stiamo parlando di un software semplicissimo – sì vuol dire aprire le saracinesche, no vuol dire chiuderle. Per una ragione o per un’altra, non hanno mai creato il centro di controllo centralizzato, però hanno creato il software connesso a internet, nel caso in cui avessero deciso di farlo. L’ultima goccia, per così dire, è che la scienza del criptaggio all’epoca esisteva appena, e il software non è mai stato aggiornato dalla sua installazione.”

Luke lo fissò, sconvolto.

“Sta scherzando.”

Scosse la testa.

“Era facile dirottare il sistema. È solo che nessuno aveva mai pensato di farlo, prima. Quale terrorista saprebbe dell’esistenza di quella diga? È in un angolo remoto di uno stato rurale. Non si prendono tanti punti visibilità con un attentato a Sargent, Carolina del Nord. Però, come abbiamo scoperto, le conseguenze sono devastanti come se avessero attaccato Chicago.”

Susan parlò per la prima volta durante la presentazione di Kimball. “E la cosa peggiore è che ci sono centinaia di dighe come quella per tutti gli Stati Uniti. La verità è che non sappiamo neanche quante ce ne siano, né quante di esse siano vulnerabili.”

“E perché pensiamo che siano stati i cinesi?” disse Luke.

“I nostri hacker della National Security Agency hanno tracciato l’infiltrazione fino a giungere a una serie di indirizzi IP della Cina settentrionale. E abbiamo tracciato comunicazioni con quegli indirizzi fino a un account internet in un motel di Asheville, Carolina del Nord, sessanta miglia a est dalla diga di Black Rock. Le comunicazioni hanno avuto luogo nelle quarantotto ore precedenti l’attentato. Una squadra SWAT del Bureau of Alcohol, Tobacco, and Firearms opera in quella regione, saccheggiando distillerie e birrifici privi di licenza. La squadra è stata deviata al motel, ha fatto irruzione nella stanza in questione e ha arrestato un uomo di nazionalità cinese di trentadue anni di nome Li Quiangguo.”

Sullo schermo apparve l’immagine di un cinese condotto fuori da un vago e piccolo motel da un gruppo di alti e grossi agenti dell’ATF. Apparve un’altra immagine dello stesso uomo in piedi su una stretta carreggiata dall’altra parte del lago. Si trovava di fronte a una targa storica che diceva Diga di Black Rock – 1943 con sotto un paio di paragrafi di descrizione.

“Anche se possiede i documenti di viaggio, incluso il passaporto, a nome suo, non crediamo che questo sia il vero nome dell’uomo. Come sapete la sequenza dei nomi in Cina è invertita – viene prima il cognome, seguito dal nome di battesimo. Li è uno dei più comuni cognomi cinesi, praticamente un nome generico, simile a Smith negli Stati Uniti. E Quiangguo in cinese mandarino significa nazione forte. Era un nome con connotazioni militaristiche molto comune dopo la rivoluzione cinese, ma caduto in disgrazia probabilmente quarant’anni fa. Inoltre Li è stato trovato in possesso di un’arma, così come di una piccola fiala di pillole di cianuro. Crediamo che sia un agente governativo cinese che opera sotto pseudonimo che avrebbe dovuto uccidersi se fosse stato a rischio di cattura.”

“Allora ha avuto paura,” disse Luke.

“Quello, oppure non ha preso le pillole in tempo.”

Luke scosse la testa. “Dopo un’operazione del genere, un agente disposto a uccidersi avrebbe tenuto la bottiglietta di pillole in mano, o se la sarebbe tenuta in tasca, ventiquattr’ore al giorno. Cos’erano le comunicazioni?”

“Erano una serie di email criptate. Non le abbiamo ancora decriptate, e potrebbero volerci settimane. È un codice che all’NSA non hanno mai visto. Molto complesso, molto duro da smontare. Perciò, al momento, non abbiamo idea di quale sia il contenuto delle email.”

“Il cinese parla?” disse Luke.

Kimball scosse la testa. “Lo tengono in una cella al centro di detenzione dell’ente federale per la gestione delle emergenze nel nord della Georgia, a circa novanta miglia a sudest dal luogo dell’attentato. Insiste nel dire di essere un semplice turista che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.”

“È per questo che abbiamo chiamato lei,” disse Susan. “Vorremmo che ci facesse una chiacchierata. Abbiamo pensato che con lei potrebbe parlare.”

“Una chiacchierata,” disse Luke.

Susan si strinse nelle spalle. “Sì.”

“Farlo parlare?”

“Sì.”

“Per quello probabilmente avrò bisogno di avere la mia squadra con me,” disse Luke.

Passò uno sguardo tra Susan, Kurt Kimball e Kat Lopez.

“Forse faremmo meglio a discuterne in privato,” disse Kimball.

*

“Okay, Susan, allora, questa è la parte in cui lei mi dice di nuovo che lo Special Response Team è stato sciolto, giusto?”

“Luke…” cominciò lei.

Sedevano di sopra nello studio di Susan. Lo studio era proprio come se lo ricordava Luke. Un’ampia stanza rettangolare con pavimenti in legno massiccio e un tappeto bianco nel mezzo. Il tappeto fungeva da punto focale per una zona relax con grandi e comode sedie con spalliere dritte e un tavolo da caffè.

Su un’intera parete dello studio c’era una libreria che andava dal soffitto al pavimento. La libreria ricordava a Luke Il grande Gatsby.

E poi c’erano le finestre. Delle gigantesche e graziose finestre che andavano dal pavimento al soffitto che fornivano un ampio panorama dei giardini in discesa dell’osservatorio navale. Le finestre si affacciavano a sudovest e lasciavano entrare la luce pomeridiana. La luce era del tipo che un grande artista avrebbe cercato di catturare.

Le giornate si stavano chiaramente accorciando. Anche se non erano neanche le diciannove, la luce del sole della sera filtrava dalle sue finestre. La giornata stava già finendo. Luke ripensò brevemente all’interazione avuta con Becca quando le aveva lasciato Gunner. Scacciò l’immagine. Era troppo a cui pensare.

Sedeva di fronte alla presidente, al tavolo da caffè. Kurt Kimball sedeva accanto a entrambi. Kat Lopez se ne stava in piedi, dietro e alla destra di Susan.

“Sì,” disse Susan. “Non esiste più lo Special Response Team. La maggior parte dell’ex staff è stato assorbito in altri ruoli all’interno dell’FBI. A questo punto sarebbe piuttosto difficile ricostruire ciò che lei considera il suo team.”

“Susan,” disse Luke. “Vorrei ricordarle che mi sta chiedendo di lasciare di nuovo il pensionamento. Lo sa che cosa ho fatto negli ultimi due mesi? Glielo dirò. Campeggio, pesca, camminate, vela. Un po’ di caccia. Un po’ di immersioni.” Si massaggiò la barba. “Dormire fino a tardi.”

“Quindi è in forma per il lavoro,” disse Kurt Kimball.

Luke scosse la testa. “Sono arrugginito. Mi serve la mia squadra. Mi fido di loro. Non posso proprio funzionare senza di loro.”

“Luke, se fosse rimasto in giro invece di sparire, magari saremmo riusciti a ritagliarle una piccola agenzia…”

“Stavo cercando di salvare il mio matrimonio,” disse.

Susan lo fissò. “Com’è andata?”

Lui scosse appena la testa. “Non benissimo, finora.”

“Mi dispiace sentirlo.”

“Dispiace anche a me.”

Susan si guardò oltre le spalle. “Kat, possiamo conoscere lo stato dei membri dell’ex squadra di Luke?”

Kat Lopez abbassò lo sguardo sul tablet che teneva in mano. “Certo. È abbastanza facile. Mark Swann ha lasciato l’FBI per un lavoro con la National Security Agency. Lavora al loro quartier generale qui, nella periferia di Washington DC. È qui da tre settimane e mezzo. Si sposta nel loro sistema di classificazione, e dovrebbe cominciare a lavorare sul progetto data mining PRISM nel giro di un altro mese.

“Edward Newsam è ancora nell’FBI. È stato in malattia per la maggior parte di giugno e luglio. La riabilitazione dell’anca è completa, ed è stato riassegnato all’Hostage Rescue Team. Attualmente è in addestramento a Quantico per un possibile lavoro di intelligence oltremare che dovrebbe iniziare nel corso di quest’anno. C’è un appunto sul suo file che dice che il suo stato di impiego verrà probabilmente secretato nelle settimane a venire, a quel punto sarà necessaria un’autorizzazione Top Secret per conoscere il suo status o sapere dove si trova.”

Luke annuì. Nessuno dei due era una sorpresa. Swann e Newsam erano tra i migliori in quello che facevano. “Possiamo prenderli in prestito?” disse.

Kat Lopez annuì. “Con ogni probabilità, se li richiediamo le agenzie onoreranno la nostra richiesta.”

“E Trudy?” disse Luke. “Mi serve anche lei.”

“Luke, Trudy Wellington è in prigione,” disse Susan.

Luke sentì lo stomaco crollare a quelle parole. Fissò il vuoto per cinque secondi buoni, cercando di assimilare le parole.

“Cosa?” disse alla fine.

Susan scosse la testa.

“Non ci credo che lei non lo sappia. Che ha fatto, si è nascosto sotto a una roccia? Non li legge i giornali?”

Lui si strinse nelle spalle. “Gliel’ho detto che cosa stavo facendo. Mi sono tenuto fuori dai radar. Non vendono giornali dov’ero, e ho lasciato il computer a casa.”

Kat Lopez lesse dal tablet. La sua voce era automatica, quasi robotica. Si era distaccata da quello che stava dicendo.

“Trudy Wellington, trent’anni, è stata l’amante di Don Morris per almeno un anno durante la pianificazione degli attentati del sei giugno. I tabulati di email, telefono, messaggi e computer indicano che fin da marzo era a conoscenza del fatto che esistesse un piano per assassinare sia il presidente che la vicepresidente degli Stati Uniti, e che era a conoscenza di chi erano i cospiratori, o almeno di alcuni di essi. È stata incriminata per tradimento, cospirazione per commettere tradimento, più di trecento capi d’accusa di cospirazione per commettere omicidio e di un mucchio di altri reati. È detenuta senza cauzione alla prigione femminile federale di Randal, Maryland. Se condannata per le accuse sporte contro di lei, rischierà di scontare, per cominciare, diverse sentenze a vita, fino ad arrivare alla pena di morte.”

Luke si passò una mano tra i capelli. La notizia lo colpì come un pugno alla testa. Pensò a Trudy, se la immaginò con addosso i suoi buffi occhiali rossi, gli occhi a sbirciare oltre il tablet. Pensò a com’era quella notte in cui era andato al suo appartamento alle tre del mattino, quando aveva aperto la porta con nulla addosso tranne una lunga e inconsistente t-shirt, una pistola in mano. Pensò a loro due, e ai loro corpi, insieme quella notte.

Era in prigione? Non poteva essere vero.

“Trudy Wellington rischia la pena di morte?” disse.

“In poche parole, sì.”

“Fondamentalmente perché non ha consegnato Don?”

Susan scosse la testa. “È tradimento, a prescindere da come lei voglia rigirarla. Sono morte molte persone, incluso Thomas Hayes, che era sia il presidente degli Stati Uniti che un mio amico personale. Wellington avrebbe probabilmente potuto evitarlo, e ha scelto di non farlo. Ha scelto di non provarci neanche. Praticamente l’unico modo in cui può salvarsi a questo punto è testimoniare contro i cospiratori.”

“Ho difficoltà a credere che lo sapesse,” disse Luke. “Ha confessato?”

“Nega tutto,” disse Kat Lopez.

“Tenderei a crederle,” disse Luke.

Kat allungò il tablet. “Ci sono sulle duecento pagine di prove. Abbiamo accesso alla maggior parte di esse, che può visionare. Potrebbe pensarla un pochino diversamente, dopo averlo fatto.”

Luke scosse la testa. Guardò Susan. “Allora così a che punto siamo?”

Si strinse nelle spalle. “Può avere Mark Swann e Ed Newsam per un paio di giorni, se le pare di averne bisogno. Ma non può avere Trudy Wellington.”

Lo guardò.

“E il suo elicottero parte tra meno di un’ora.”

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