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CAPITOLO SETTE

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11:45

Atlanta, Georgia


“Il signor Li sta bene? È da un po’ che non lo vedo qui.”

L’uomo era piccolo e magro, con una schiena stretta e inarcata all’indietro. Indossava un’uniforme grigia col nome Sal cucito da un lato del petto. Teneva sempre una sigaretta accesa in bocca. Parlava tenendola nella bocca. Sembrava non vedere mai necessità di togliersela finché non l’aveva finita. Poi se ne accendeva un’altra. In una mano teneva un pesante paio di tagliabulloni.

“Oh, sta bene,” disse Luke.

Percorrevano un lungo e ampio corridoio di calcestruzzo. Era illuminato da tremolanti luci fluorescenti che scendevano dal soffitto. Mentre camminavano un piccolo ratto sfrecciò davanti a loro, poi si precipitò lungo l’angolo in fondo del muro. Sal non parve pensare che il ratto valesse un commento, perciò Luke tenne la bocca chiusa. Guardò Ed. Ed sorrise e non disse nulla. Alle loro spalle, Swann tossiva.

Lo spazio di Li si trovava in un ampio e vecchio deposito che era stato suddiviso nel corso degli anni in molti spazi più piccoli. Li affittavano decine di minuscole aziende. C’era una zona di carico in fondo al corridoio, e il corridoio stesso era perfetto per caricare carrelli e trasportare i prodotti dentro e fuori.

Sal sembrava lavorare come una specie di manager o custode del posto. Inizialmente aveva esitato a cooperare. Ma quando Ed gli aveva mostrato il documento di identificazione dell’FBI, e Swann gli aveva mostrato il suo nuovo badge dell’NSA, Sal era diventato bramoso di compiacerli. Luke non gli aveva mostrato il distintivo. Era il suo vecchio documento dello Special Response Team, e l’SRT non esisteva più.

“In che genere di guai può trovarsi?” disse Sal.

Luke si strinse nelle spalle. “Nulla di troppo grosso. Guai con le tasse, guai con il marchio commerciale e violazioni di brevetto. Roba che ci si aspetta da uno che importa dalla Cina. Deve vedere cose così tutto il tempo, ho ragione? Qualche anno fa sono stato a Chongqing. Lì si può entrare nei depositi lungomare per comprare nuovi iPhone per cinquanta pezzi, e orologi Breitling per centocinquanta. Non sono veri, ovvio. Ma guardandoli non si noterebbe la differenza.”

Sal annuì. “Non crederebbe mai alla roba che vedo entrare e uscire da qui.” Si fermò davanti a una porta di lamiera d’acciaio ondulata, del tipo che si solleva dal fondo. “Comunque Li pare davvero un brav’uomo. Non parla un gran inglese, ma direi che se la cava col poco che ha. Ed è molto educato. Tutto inchini e sorrisi. Non sono sicuro di quanti affari faccia, però.”

La porta di metallo aveva una fibbia con una pesante serratura. Sal sollevò il tagliabulloni e con uno scatto rapido spezzò la serratura.

“Siete dentro,” disse. “Spero che troviate ciò che state cercando.”

Stava già percorrendo il corridoio verso il suo ufficio.

“Grazie dell’aiuto,” gli urlò Ed da dietro la spalla.

Sal sollevò una mano. “Sono americano.” Non si voltò.

Ed si sporse in avanti e tirò su la porta. Osservarono ciò che era visibile prima di entrare. Ed ficcò dentro una mano e lentamente la fece passare da un lato all’altro, su e giù, in cerca di fili.

Non era necessario. Il deposito di Li non era protetto da trappole. Anzi, sembrava abbandonato da molto. Quando Luke sollevò l’interruttore, metà delle lampade del soffitto non funzionò. Bancali avvolti nella plastica con su giocattoli da pochi soldi erano accatastati in file nelle tenebre, e coperti da cerata verde. Scatoloni di detergenti per la casa generici, non di marca, del tipo che si trovano nei negozi tutto a un dollaro e in outlet spazzatura, erano impilati in un angolo, ad arrivare quasi al soffitto. Tutto era coperto da un sottile strato di polvere. Quella roba stava lì da un po’.

Li pareva aver importato un carico di ciarpame per mantenere le apparenze, per poi non essersene più occupato.

“L’ufficio è laggiù,” disse Swann.

Nell’angolo in fondo del deposito c’era la porta che portava al piccolo ufficio. La porta era in legno, con un vetro satinato per il pannello in alto. Luke provò la maniglia. Chiusa a chiave. Guardò Ed e Swann.

“Qualcuno di voi ha con sé un piccone? Altrimenti dobbiamo tornare laggiù e spiegare a Sal che il crimine organizzato si è accaparrato il mercato con la merda di discount vecchia di un anno.”

Ed si strinse nelle spalle e prese le chiavi dalla tasca dei jeans. Il portachiavi aveva una piccola torcia. Ed impugnò la torcia come il più piccolo manganello del mondo, e la abbatté sulla finestra, rompendone il vetro. Si sporse oltre il buco e aprì la porta da dentro. Sollevò la torcia per l’ispezione di Luke.

“È come un piccone, ma più diretta.”

Entrarono. L’ufficio era squallido, ma ordinato. Non c’erano finestre. C’era un armadietto con tre cassetti, che erano quasi totalmente vuoti. I cassetti sul fondo avevano ciascuno un po’ di cartelline con manifesti di carico navali e scontrini. Quello in cima aveva qualche barretta proteica e sacchettini di bretzel e patatine, più un paio di bottiglie di acqua di fonte.

C’era una lunga scrivania di legno, con sopra un vecchio computer. Su un lato della scrivania c’erano i tipici cassetti profondi dove spesso la gente teneva i portadocumenti. Quei cassetti erano chiusi a chiave.

“Ed?” disse Luke.

Ed si avvicinò, afferrò la maniglia del cassetto in cima e la tirò fino ad aprirla con la forza bruta – a occhio nudo pareva un giochetto da ragazzi, un lesto strattone del polso a rompere la serratura. Luke lo sapeva bene. Poi Ed procedette ad aprire ogni singolo cassetto usando la stessa tecnica.

“Come un piccone,” disse.

Luke annuì. “Sì, ma più diretto.”

Non c’era molto di più nei cassetti. Matite, penne, stinti articoli da cancelleria. Un pacco ancora chiuso di chewing gum Wrigley. Una vecchia calcolatrice Texas Instruments. In uno dei cassetti, sul fondo, c’erano tre CD-ROM in sporchi astucci di plastica. Gli astucci erano segnati con le lettere A, B e C scritte con pennarello su frammenti di nastro adesivo di carta. L’astuccio con su la lettera B era rotto.

Swann si mise seduto al computer e lo avviò. “Piuttosto low-tech,” disse. “Questo coso probabilmente ha vent’anni. Scommetto che non è neanche connesso a internet. Certo. Guardate. Risale ai tempi precedenti alle connessioni via cavo, e a molto prima del wireless. Non c’è dove attaccare un Cat 5. Volete una connessione internet su questo coso? Qualcuno qui si ricorda la connessione via modem?”

Per Luke, non aveva senso.

“Perché un uomo mandato sul posto per primo per organizzare le cose, e proveniente da un Paese noto per la pirateria informatica sofisticata, ha un computer che non va neanche su internet, e quasi non ci potrebbe andare nemmeno se lui lo volesse?”

Swann fece spallucce. “Ho un paio di idee.”

“Ti va di condividerle?”

“La prima è che non è affatto cinese. Non fa parte di niente di sofisticato. L’hackeraggio della diga non era particolarmente avanzato. Il sistema della diga era maturo per farsi spennare. Potrebbe far parte di un gruppo privo di supporto governativo.”

“Se non è cinese, allora cos’è?” disse Luke.

Swann si strinse nelle spalle. “Potrebbe essere americano. Potrebbe essere canadese. Ha zigomi alti e lineamenti del viso piatti, il che potrebbe voler dire che è tailandese. È un tipo grosso, il che potrebbe voler dire Cina settentrionale. Potrebbe essere un americano di discendenza asiatica. Stando in quella stanza con lui non ho colto nulla che indicasse la sua nazionalità. Ma non lo marcherei come cinese solo perché ha un passaporto cinese.”

“Okay, e qual è la tua seconda idea?” disse Luke.

“La mia seconda idea è che ha lavorato low-tech in modo che nessun ficcanaso potesse vedere quel che stava facendo. Non si può hackerare qualcosa che non è connesso. Se Li non è su internet, nessuno può leggere i suoi file. L’unico modo per accedervi è venire qui nel suo deposito abbandonato da Dio in un miserabile distretto industriale nella periferia di Atlanta. L’unico modo per scoprire anche solo che questo deposito esiste è torturare Li oppure, nel vostro caso, minacciare di torturarlo. E questa è una cosa che non sarebbe mai dovuta accadere tanto per cominciare, perché Li avrebbe dovuto uccidersi prima della cattura. La gente che avrebbe dovuto trovare il computer erano i responsabili di Li oppure, nello scenario peggiore, l’avrebbe scoperto Sal finiti i soldi dell’affitto. Poi o avrebbe buttato il computer nella spazzatura, o lo avrebbe venuto per dieci dollari.”

Lo schermo del computer si accese e chiese una password di login.

Swann fece un cenno in direzione dello schermo. “E quello, proprio lì, sarebbe bastato a bloccare Sal.”

“Riesci a craccarla?” disse Ed.

Swann quasi sorrise. “Scherzi? Questi criptaggi del 1994 o giù di lì sono uno scherzetto. Hackeravo questa roba quando avevo tredici anni.”

Digitò un ordine, e nell’angolo in alto a sinistra apparve una vecchia schermata MS-DOS nera. Digitò altri comandi, esitò un momento, digitò ancora un po’, e tornò Windows, senza più chiedere la password.

Quando si caricò il desktop, Swann cliccò in giro per un po’. Non ci volle molto. “Non ci sono file qui,” disse. “Nessun documento word, nessun foglio elettronico, nessuna foto, niente.”

Guardò Luke oltre la spalla.

“Questo computer è stato ripulito. L’hard disk c’è ancora, e funziona, ma non c’è prova di niente. Penso che il nostro amico Li potrebbe averci fregati.”

“Riesci a recuperare i file che sono stati cancellati?” disse Luke.

Swann si strinse nelle spalle. “Forse, ma non posso farlo qui. Potrebbero non esserci file da cui partire. Dovremo rimuovere l’hard disk e portarlo con noi all’NSA per saperlo per certo.”

Luke si afflosciò appena. Generalmente aveva molta fiducia nella sua capacità di leggere le persone. Ma forse Swann aveva ragione. Forse Li li aveva fregati. Il suo terrore era sembrato abbastanza reale, ma forse aveva finto. Perché avrebbe dovuto farlo? Doveva per forza sapere che Luke sarebbe tornato subito per lui. Non c’era posto in cui scappare.

“E i CD?” disse. “Controlliamo quelli.”

Swann prese il primo, segnato con la A. Lo tenne tra due dita come se avesse su qualcosa di contagioso. “Certo, perché no?”

Inserì il CD nel lettore. Il computer improvvisamente andò su di giri come un aereo che si preparava al decollo. Trascorse un momento, e poi si aprì una finestra. Era una lista di file word. I file avevano nomi che seguivano schemi sequenziali, nella maggior parte dei casi con una parola e poi un numero. Ce n’erano decine e decine.

La prima parola della lista era “aria”, e andava da “aria1” fino ad “aria27.” Un’altra parola che sembrava interessante era “rete”, che andava da “rete1” a “rete9.” Tra quelle due nella lista c’era la parola “diga.” Andava da “diga1” a “diga39.” Molto più giù si andava da “treno1” a “treno21.” E ancora, da “trivella1” a “trivella19.”

“Comincio con aria?” disse Swann.

“Okay.”

Swann aprì aria1. Le parole in alto fungevano come da titolo. Aeroporto internazionale John F. Kennedy, New York City.

“Oh-oh,” disse Swann.

C’era una breve descrizione dell’aeroporto, inclusi data di apertura, la sua posizione per latitudine e longitudine, il numero di voli e passeggeri per anno, le maggiori linee aeree che serviva, e altro. Poi c’erano molte pagine di fotografie del terminal, una mappa di New York con indicato l’aeroporto, e poi molte mappe dei terminal. Oltre, le cose si facevano tecniche – apparvero lunghe liste di dati, un caos di numeri e lettere. Swann si fece silenzioso mentre le leggeva attentamente.

“Houston, abbiamo un problema,” disse alla fine.

*

Il SUV nero sfrecciava per le strade di città, puntando alla strada principale.

Luke era in attesa per parlare con la presidente. In sottofondo riusciva a sentire sia Ed che Swann trafficare ai cellulari.

“Avrò bisogno di una squadra di analisti da buttare su questa roba,” disse Swann. “Sì, non appena riesco a caricare tutto. No, è tutto su CD-ROM. Non posso farlo adesso. Sono in macchina. Sì. C’è una base appena fuori città, la base aeronavale di Atlanta, e ci arriveremo tra poco. Presumo che qualcuno mi presterà un sistema con un lettore CD. Perché secondo te l’ha messo su CD? In modo che nessuno potesse hackerarlo, ecco perché. Era in un cassetto in un ufficio chiuso a chiave in un deposito chiuso a chiave di cui nessuno conosceva l’esistenza.”

Ed stava quasi parlando sopra a Swann. “Deve mettermi in linea con il campo dell’ente federale per la gestione delle emergenze della foresta nazionale di Chattahoochee,” disse. Fece una pausa per un momento, in ascolto di ciò che veniva detto all’altro capo della linea.

“Le giuro che esiste. Cerchi Camp Enduring Freedom, o Campo Nulla. Sono stato lì stamattina. C’è un tipo che si chiama Pete Winn. Non so che titolo abbia. Direttore del campo, forse. Istruttore di nuoto, non lo so. Sì, lo so che il campo non è in nessun elenco. Mi serve comunque questo Winn. Ha un prigioniero. Lui saprà quale. Abbiamo informazioni confermate che abbiamo ricevuto da quel prigioniero. Sì, glielo ripeto. Il prigioniero adesso è un prigioniero di alto valore, del valore più alto possibile. Siamo per strada per il posto. Ci serve che il prigioniero venga preparato per un altro interrogatorio. Voglio su di lui una guardia ventiquattr’ore su ventiquattro, e sorveglianza video. Il prigioniero è a rischio di fuga e a rischio di suicidio.”

Ed fece un’altra pausa. “Signora, trovi il campo e basta! Chieda al suo superiore un’autorizzazione. Glielo sto dicendo, ci sono stato.”

Luke ascoltava l’interruzione delle trasmissioni. Era un po’ sorpreso di se stesso. Avevano lasciato il campo senza considerare come l’avrebbero contattato di nuovo. Luke aveva solo presunto di poter tornare a sentirli tramite i canali normali. Era interessante quanto velocemente ci si arrugginisse dopo due mesi di assenza. Avrebbe fatto quella supposizione se non avesse fatto altro per tutto il tempo? Probabilmente no.

Dopo un altro momento ci fu un clic e l’aria vuota dell’interruzione delle trasmissioni cambiò. Si trasformò in ampio spazio aperto, con delle chiacchiere in sottofondo.

“Kat Lopez,” disse la voce sulla linea.

“Salve, Kat. Sono Luke Stone. Devo parlare con Susan.”

“Salve, Luke. Susan adesso è in riunione. Posso prendere un messaggio per lei.”

“Vorrei parlare con lei direttamente, se non le dispiace.”

“Luke, sono il suo capo dello staff. Ho il potere di ascoltare al posto suo. Può fidarsi che prenderò il messaggio correttamente e che glielo passerò.”

“Il tempo è essenziale qui, Kat.”

La voce di Kat era ferma. “Quindi se la smettiamo di girare intorno al fatto che lei abbia o meno piacere di lasciare un messaggio a me, penso che faremo un uso migliore del tempo di chiunque.”

Luke sospirò. Era così che funzionava. Ti portavano dentro, ti mandavano in missione, e tutto doveva essere fatto il più presto possibile. Poi, quando arrivavi da loro con delle informazioni, erano in riunione. Lasciate un messaggio e vi richiameremo.

“Okay, Kat, ha una penna?”

“Molto divertente,” disse. Ovviamente era una da tablet. Luke non si era mai del tutto abituato all’ultima fantastica tecnologia. Aveva ancora la tendenza a prendere appunti su pezzi di carta.

“Abbiamo interrogato Li Quiangguo stamattina. Basandoci sulla pista che ci ha dato, abbiamo scoperto una lista, e probabilmente più di una, di decine di edifici che sono probabili obiettivi di attentati terroristici. Il nostro tecnico informatico crede che siano probabilmente cyberattacchi, come quello che ha aperto le saracineste della diga di Black Rock. Ogni edificio obiettivo ha il suo documento. I documenti descrivono la tecnologia in uso, le specifiche della tecnologia di rete, inclusi data limits, dimensioni della dorsale, velocità di elaborazione dei dati, anche l’età della tecnologia che stanno usando, e le vulnerabilità della stessa.”

“Che genere di edifici sono?” disse.

“Aeroporti. Centrali elettriche. Intere reti elettriche. Impianti di trivellazione. Raffinerie petrolifere. Dighe. Ponti. Metropolitane e ferrovie. Ne dica una, e quella c’è.”

“Viene indicato un arco temporale?”

“Sì. L’ultimo documento della lista si chiamava Zero Hour. L’abbiamo aperto. La data era il 18 agosto, a due giorni da oggi.”

Sulla linea ci fu silenzio.

Luke proseguì. “Stiamo tornando a interrogare di nuovo Li. Ci metteremo una novantina di minuti per arrivarci. Le liste obiettivi sono su CD. Il mio tecnico informatico, Swann, rimarrà qui ad Atlanta a supervisionare il caricamento dei dati in modo che possiamo passarli agli analisti dell’FBI, dell’NSA e della CIA il prima possibile. Potrebbe voler prendere in considerazione l’idea di chiamare adesso i vostri della sicurezza nazionale, in modo che siano pronti non appena gli analisti cominciano a diventare disponibili? E, se non le spiace, ci dia una mano in modo che possiamo avere gli analisti di cui abbiamo bisogno. Probabilmente avremo bisogno di cento persone oggi, questo pomeriggio, il che significa che avremo bisogno di una cooperazione tra agenzie.”

“Farebbe meglio a parlare direttamente con Susan,” disse Kat.

“Sì. Le ricordo che ho chiesto di farlo fin dall’inizio. In modo che non perdessimo tempo.”

“Capisco.”

La linea morì di nuovo.

Ed fissava Luke. Ed aveva gli occhi sgranati, ma non alla sua tipica maniera spaventosa. Aveva il viso sofferente. Sembrava un uomo a cui era appena stata fatta una brutta sorpresa, o un bambino a cui era stato detto che non c’erano più biscotti.

Dietro alla testa di Ed, sfrecciavano edifici e cartelloni. Erano sul cavalcavia della strada principale, adesso.

“Ho parlato al telefono con il pilota dell’elicottero. È stato il massimo che sono riuscito a fare.”

“Okay, che cosa dice?”

“È all’eliporto qui ad Atlanta. Ed è in contatto con il complesso della FEMA.”

“Okay, Ed, non giochiamo a Twenty questions. Dimmi.”

Ed si strinse nelle spalle. Strinse gli occhi.

“Li Quiangguo è morto.”

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