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ROMANZO CON PREFAZIONE DI GAETANO NEGRI MILANO CARLO ALIPRANDI—EDITORE VIA DURINI, 34

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Le copie non firmate s'intendono contraffatte.

Milano 1901—Stabilimento Tipografico G. Mauri e C., Via Unione, 20.

È una voce d'oltretomba che ci parla dalle pagine di questo romanzo, è la voce di Emilio De Marchi, il gentile poeta, il geniale ed arguto scrittore, ahi troppo presto rapito agli amici, agli ammiratori, al Paese di cui era ornamento ed onore.

La fama non ha sempre una misura perfettamente giusta nella distribuzione de' suoi favori. Non sempre i più meritevoli sono i suoi prediletti, e i suoi errori, ai tempi nostri, son forse più frequenti e più gravi che nel passato. Per essere uditi in mezzo al frastuono da cui è assordato il mondo moderno, bisogna farsi annunciare da squilli di tromba ed aver un accompagnamento di cori. Chi parla solitario deve rassegnarsi talvolta a lasciare che la sua voce sia soffocata dall'onda tumultuosa dei suoni che le si innalzano intorno. Emilio De Marchi, artista nel senso più genuino e più dignitoso della parola, ch'altro non amava se non l'arte e la verità, non apparteneva a nessuna consorteria letteraria; egli faceva parte per sè stesso, non andava in cerca dell'applauso e del successo, rifuggiva da ogni artifizio da cui potesse venire al suo nome un bagliore fallace. Da qui la conseguenza che Emilio De Marchi non ebbe in vita il posto che gli spettava nella gerarchia degli scrittori italiani nell'ultima parte del secolo decimonono, mentre gli stranieri lo accoglievano con una larghezza di spontanea ammirazione che era il più chiaro indizio del suo grande valore.

Emilio De Marchi, in arte, era un verista, ciò che rettamente inteso vuol dire un manzoniano. Egli fu dei pochissimi fra i discendenti del grande lombardo a comprendere come non fosse un seguire il maestro l'abbandonarsi ad una morbosa mollezza di sentimenti e di stile, ma lo fosse bensì lo scrutare il vero ne' suoi più riposti avvolgimenti, per riprodurlo con un intento altamente morale. Per questo, egli è stato, insieme, un poeta ed un moralista.

Il tratto saliente dell'ingegno del nostro artista era appunto la scrupolosa fedeltà al vero, fedeltà nella rappresentazione dei personaggi e in quella dell'ambiente in cui li collocava, Nella creazione dei tipi umani il De Marchi si_ rivelava un pensatore dall'anima vibrante a tutti i problemi detta vita moderna, un psicologo che sapeva scrutare le passioni che tempestano nel cuore dell'uomo in tutte le fasi del loro svolgimento. Tuttavia, per quanto mirabili le analisi ch'egli eseguiva col suo scalpello provato e sicuro, per quanto efficaci e parlanti le figure a cui egli dava il soffio della vita, altri potrà, per questo rispetto, averlo eguagliato, e forse superato. Ma nella pittura dell'ambiente il De Marchi era propriamente un Maestro. La sua arte finissima e discreta ci fa rivivere nel mondo ch'egli descrive con un'esattezza di riproduzione veramente singolare. Il Demetrio Pianelli, _che rimarrà del resto, per gli altri suoi pregi, come uno dei migliori romanci contemporanei, è, veduto da questo aspetto, un capolavoro. Il mondo milanese, la sua vita, le sue abitudini, il suo linguaggio, l'aria, quasi direi, che vi si respira, tutto vi è riprodotto con un'acutezza d'impressione che rivela l'intensità dell'osservazione. E vi si unisce quell'arte squisita, che sa dare, nella pittura, il tocco risolutivo dell'effetto, conservando la chiarezza del disegno e la semplicità dell'insieme.

Quest'arte si ritrova in tutti i romanzi del De Marchi; la si ritrova in_ Giacomo l'idealista dove vela ed abbella una concezione di carattere che è forse la più profonda e la più geniale di quante siano uscite dalla mente pensosa del nostro romanziere, la si ritrova nell'ultimo suo lavoro in _cui una storia triste si svolge in mezzo a tanto sorriso di natura, a tanta trasparenza d'aria, a tanta pace e tanto azzurro di lago e di cielo.

Lo stile del De Marchi, è limpido come l'acqua zampillante da fonte montana e rispecchia mirabilmente lo spirito dello scrittore. L'imagine precisa e vivace, la frase spirante un'emozione profondamente sentita, il concetto espresso con facile eleganza, mai nessun eccesso di parola, nessuno sfoggio di inutile virtuosità, quasi un pudico aborrimento d'ogni lezioso artifizio, tutto ciò infonde nelle pagine del De Marchi quel fascino che ha la bellezza quando ci si affaccia nella sua semplice e genuina realtà.

Emilio De Marchi, mi piace ripeterlo perchè è il più grande fra i titoli d'onore del nostro poeta, ha sempre accompagnato all'arte l'ispirazione morale e fu guidato, in tutte le sue opere, da un concetto educativo. Egli sentiva altamente la missione dello scrittore, e voleva che da ogni suo libro venisse un insegnamento che, purificando, ravvivasse i cuori. Quando egli parlava ai giovani, la sua parola aveva un accento paternamente affettuoso. Il maestro diventava un amico che aveva il segreto di toccar le corde più intime del cuore. Ma l'idea morale regge ed anima non solo i suoi libri educativi, bensì tutta l'opera sua.

Non si chiude nessun suo romanzo senza sentirsi migliori, perchè più inclinati all'indulgenza, alla pietà_ _per le umane debolezze, più sensibili alla simpatia per la sventura, più aperti all'influenza d'ogni grande e generoso ideale.—

Il fare un libro è meno che niente

Se il libro fatto non rifà la gente

diceva il Giusti. A questa convinzione del poeta toscano, che era anche la sua, Emilio De Marchi è rimasto fedele in tutte le manifestazioni del suo ingegno. Artista squisito, scrittore altamente civile e morale egli lascia una traccia duratura. Il suo spirito rimane nelle figure viventi di cui ha popolato il mondo della fantasia e del romanzo, rimane nei preziosi insegnamenti da lui sparsi a piene mani lungo il cammino, ahi troppo presto troncato, della sua laboriosa esistenza.

Col fuoco non si scherza

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