Читать книгу I minatori dell' Alaska - Эмилио Сальгари - Страница 3
III – CODA SCREZIATA
ОглавлениеI due cow-boys, lasciato il carro, salirono sui due mustani, spinsero il bestiame, che s’era già sparso per la prateria, verso l’accampamento, affinché qualche capo non venisse assalito dai lupi, poi ripartirono al galoppo in direzione del bosco, volendo accertarsi sulla sorte dei compagni dello scotennato. Bastarono quindici minuti a quei veloci cavalli per trasportare i loro cavalieri presso il carro, che giaceva ancora allo stesso posto, il che indicava come gli indiani non fossero più tornati. I due cow-boy; batterono le erbe per un largo tratto sperando di trovare qualche altro ferito, e non vedendone alcuno, si cacciarono sotto il bosco formato da macchie di querce nere, di amelanci del Canada, di pioppi e di ontani. S’arrestarono un momento sul margine, per timore di cadere in qualche imboscata, poi rassicurati dal profondo silenzio, si spinsero lentamente innanzi, con gli occhi vigili, e le dita sul grilletto dei fucili. Si erano appena inoltrati di trenta o quaranta passi, quando scopersero le tracce della lotta. Dapprima fu il cadavere di un indiano, il cui viso era stato già divorato dai lupi della prateria, poi alcune casse sventrate, quindi delle lance spezzate, poi un cavallo morto.
– Si sono battuti anche nel bosco, – disse Bennie, che guardava attentamente a destra e a manca. – Temo però che i lupi abbiano completato l’opera degli indiani.
– Cerchiamo, – disse Back. – Talvolta i lupi non osano gettarsi su un uomo ferito.
– È vero, però non sento alcuna chiamata.
– Se provassimo a chiamare noi?…
– Sarebbe forse un’imprudenza. Chi mi assicura che non vi sia qualche indiano nascosto?…
– Lo credi?…
– Lo sospetto. Ehm!…
– Che cos’hai?…
– Il cadavere di un uomo bianco.
– Dove?…
– Presso quel cespuglio di rose canine.
Back era prontamente balzato di sella e si era avvicinato rapidamente al cadavere scoperto dal canadese. Era un uomo ancora giovane, grosso, robusto. Giaceva addossato al cespuglio di rose, con le mani raggrinzate attorno al viso. Come il suo compagno salvato dai cow-boys, era stato scotennato, e per di più aveva ricevuto due colpi di lancia in pieno petto e una palla di fucile in viso.
– Morto?… – chiese Bennie.
– Freddo – rispose Back. – Di questo povero corpo gli indiani hanno fatto un vero macello.
– Rimonta in sella e andiamo a cercare gli altri.
– E lo lasceremo ai lupi?…
– Se avremo tempo, torneremo a sotterrarlo, tuttavia temo di non poterlo sottrarre ai lupi.
– E perché, Bennie?…
– Hai dimenticato il ragazzo?…
– Quello che gli indiani hanno fatto prigioniero?…
– Sì, Back.
– Vuoi salvarlo?…
– Almeno tentare. Suvvia, in sella; ne riparleremo più tardi.
Back s’affrettò a obbedire, e i due cow-boys ripresero la triste esplorazione, cacciandosi in mezzo ai boschi. Venti passi più avanti fu scoperto un altro indiano morto, poi due altri cavalli, e un po’ più oltre, presso un gruppo di rododendri rossi, trovarono i due altri compagni dello scotennato. Uno era stato semidivorato dai lupi, l’altro non ancora, ma entrambi avevano lasciate le loro capigliature nelle mani degli indiani e avevano ricevuto delle ferite mortali, prodotte dai tomahawk, le formidabili scuri dei guerrieri rossi dell’America settentrionale. I due cow-boys, ormai certi della triste sorte toccata ai compagni dello scotennato, stavano per ritornare nella prateria, quando udirono echeggiare un grido che pareva come il lamento di un bambino.
– Che cos’è questo?… – chiese Back, stupito.
– Pare il grido dell’uccello beffatore, – disse il canadese – potrebbe anche essere un segnale.
– Di chi?…
– Aspetta un po’, amico, e intanto non abbandonare il fucile.
Il canadese si rizzò sulle staffe e guardò attentamente fra gli alberi.
Dopo una lunga osservazione, riuscì a scorgere un uccello dalle penne grige con le zampe lunghe e nere.
– C’è fra i rami di quella quercia nera un uccello beffatore, un volatile che si diverte a imitare tutti i canti degli uccelli e anche i suoni che sente, ma mi è sembrato che quel lamento venisse da terra.
– Che cosa vuoi dire?…
– Uhm!… Non lo so nemmeno io. Ehi!… Corna di bisonte!…
– Che cos’hai, Bennie?…
– Non vedi agitarsi impercettibilmente i rami di quel cespuglio di sommacchi?…
– Sì, vedo oscillare le foglie.
– C’è laggiù qualcuno che cerca di andarsene, senza il nostro permesso. Imbraccia il fucile e non muoverti.
– Tengo la canna tesa verso quei cespugli.
Il canadese era sceso di sella. Si fermò qualche istante, poi si distese al suolo, appoggiando un orecchio contro terra. Stette in ascolto qualche minuto, poi, quando s’alzò, il suo volto, di solito così calmo, dimostrava qualche inquietudine.
– Back – mormorò. – Non abbandonare il mio cavallo e stai pronto a tutto. Qualcuno striscia laggiù.
Il canadese, rotto a tutte le astuzie, pratico della prateria e dei boschi, non doveva essersi ingannato. Il suo udito acuto di vecchio cacciatore, aveva raccolto il rumore leggero prodotto da un corpo strisciante sul terreno. Tenendosi curvo, per essere più pronto ad evitare qualche improvvisa scarica, non ignorando che un certo numero di indiani possedevano eccellenti armi da fuoco a ripetizione, si diresse silenziosamente verso la macchia di sommacchi. Back, sempre in sella, lo seguiva attentamente con lo sguardo, tenendo il fucile puntato. Giunto presso i primi cespugli, il canadese si gettò a terra, mettendosi a strisciare lungo i margini, con infinite precauzioni, per non tradire la sua presenza, poi d’un tratto si rizzò puntando il fucile in mezzo alla macchia.
– Arrenditi, briccone, o ti caccio una palla nel cranio!… – gridò.
A quell’intimazione, pronunziata con tono minaccioso, un uomo era sorto improvvisamente fra le piante, dicendo, con voce perfettamente tranquilla:
– Mio fratello, il viso pallido non conosce dunque più suo fratello Coda Screziata?…
Colui che così aveva parlato, era un indiano di bella statura, come lo sono in generale tutti quelli appartenenti alla numerosa tribù dei Corvi, chiamata anche dei Paunch, ossia Grandi Ventri, che dalle montagne della Columbia signoreggiavano fino al Peace e al lago Athabasca e anche più a settentrione, contendendo il primato alle tribù bellicose dei Piedi Neri e degli Indiani Serpenti. Era alto, con un ampio torace, una muscolatura asciutta e poderosa, gli zigomi del volto sporgenti, tatuati di rosso, il naso un po’ convesso, la bocca grande, con labbra sottili e gli occhi neri, infossati, dal taglio piuttosto piccolo. Non aveva peli sul volto, avendo gli indiani delle due Americhe l’abitudine di strapparseli con grande cura; in compenso sfoggiava una lunga capigliatura rigida e nera, che contrastava stranamente con la tinta color rame del volto. Bennie aveva gettato sull’indiano un rapido sguardo, per vedere di quali armi disponeva, ma non gliene vide alcuna, nè in mano, nè indosso. Il Corvo aveva sostenuto quell’esame senza fare un gesto, conservando quell’aria grave, maestosa, particolare agli uomini della sua tribù.
– Ah!… – esclamò Bennie, affettando un vero stupore. – Come mai trovo nascosto qui mio fratello Coda Screziata?… Era molto tempo che non lo vedevo, e lo credevo sul sentiero di guerra con Nube Rossa per vendicare le ingiurie dei Piedi Neri.
– Intatti è molto tempo che non vedo mio fratello il viso pallido, – rispose l’indiano. – L’ho veduto l’ultima volta nella stagione delle foglie pendenti.
– È vero, – disse Bennie, senza però abbassare il fucile. – Mio fratello Coda Screziata cercava forse qui le tracce dei Piedi Neri?…
– No, l’ikkischota non ha ancora radunato la tribù.
– Che cosa cercava dunque qui mio fratello?…
– Aspettava i tacchini selvatici. A giorni dobbiamo celebrare la danza dei bisonti, e mio fratello sa che
quest’anno la grossa selvaggina è mancata.
– Credevo che seguisse invece il sentiero di guerra, – disse Bennie, con ironia.
– E perché mio fratello viso pallido credeva ciò?…
– Perché ho visto dei cadaveri nella prateria, e non lontano di qui.
L’indiano guardò il cow-boy con occhi che lampeggiavano, però quel lampo si spense subito, e riprese, senza abbandonare la calma:
– Mio fratello viso pallido ha veduto dei cadaveri?… Allora bisogna che mi affretti a tornare alla mia tribù per avvertire Nube Rossa. La Grande Madre dei bianchi vuole che si rispettino i suoi sudditi e noi vendicheremo coloro che sono stati uccisi.
– Conoscete chi sono stati gli assalitori?…
– Saranno stati i Piedi Neri. Bennie aveva risposto con una risata. L’indiano lo guardò con occhi foschi, poi, incrociando le braccia sull’ampio petto, disse, in tono ironico:
– Mio fratello è allegro?… Si vede che nel suo carro ha ancora una bella provvista d’acqua di fuoco.
– No. – rispose Bennie. – Il fratello bianco non ne ha più da gran tempo, e stamane non ha bevuto che dell’acqua. Ride perché lo credi troppo ingenuo.
– Che vuoi dire?…
– Che tuo fratello il viso pallido conosce gli indiani che hanno scotennato i proprietari del carro che si trova sul margine del bosco.
– Hugh! – fece l’indiano, senza perdere la calma. – Allora mio fratello me lo dica!
– Certo.
– Chi sono dunque?
– I Grandi Ventri.
– Ah!… Cane! – urlò l’indiano, facendo atto di abbassarsi per raccogliere qualcosa che teneva nascosto fra i cespugli. Bennie che stava in guardia, s’era lanciato rapidamente in avanti e puntandogli il fucile sul petto, gli aveva gridato con tono minaccioso:
– Fermati o t’uccido!…
L’indiano, comprendendo che la sua vita era in pericolo, si era raddrizzato, e incrociando le braccia aveva risposto con la solita calma.
– È la guerra che il fratello bianco desidera?… Non sa dunque che Coda Screziata è un guerriero rispettato dalla sua tribù, e che là sua morte verrebbe vendicata?…
– Lo so, – rispose il cow-boy, – e non è la guerra con i Grandi Ventri che io desidero, nè ho alcuna intenzione di uccidere mio fratello rosso. Solo voglio che mi segua al campo e rimanga in ostaggio fino a che avrò visto Nube Rossa e avrò parlato a lui.
– Io, prigioniero?…
– Sì, mio caro, e ti avverto che, se ti ostinassi a non seguirmi, sarei costretto a cacciarti in corpo la palla del mio fucile.
– E che cosa vuoi fare di me, mio fratello?…
– Assolutamente nulla. Mangerà alla mia tavola, fumerà quanto tabacco vorrà, berrà quel po’ di whisky che ancora possiedo e niente altro. Mi hai capito?… Ospite mio o una palla nel cuore.
– E quando potrò ritornare presso la mia tribù?
– Molto presto, se Nube Rossa sarà ragionevole.
– Potrò portare con me le mie armi?…
– Mio fratello le lasci dove si trovano; le riprenderà quando non sarà più mio ospite. Il whisky può giocargli qualche brutto tiro e in un momento di malumore potrebbe indurlo a strapparmi la capigliatura, mentre io tengo ai miei capelli considerato che, nella prateria, le parrucche non spuntano sulle cime dei buffalo-grass. Suvvia, abbiamo chiacchierato abbastanza, per ora. Mio fratello l’uomo rosso venga a pranzare con noi. Dopo tutto, un bel pezzo di sanguinaccio di bisonte vale molto più di una palla nello stomaco.
L’indiano lo guardò in silenzio per alcuni istanti con due occhi animati da una cupa fiamma che tradiva l’intenso desiderio di sbarazzarsi del fratello bianco, poi fece col capo un cenno affermativo, dicendo brevemente:
– Sia.
– Ecco che Coda Screziata diventa ragionevole – disse Bennie, ridendo. – Lascia i cespugli e cammina davanti ai nostri cavalli: noi faremo da scorta d’onore.
Il Corvo, quantunque a malincuore, obbedì senza più osare di abbassarsi per raccogliere le armi, che aveva lasciate cadere fra i cespugli. Bennie lo seguì senza disarmare il fucile, salì sul suo mustano e il piccolo drappello lasciò il bosco, inoltrandosi nella prateria, in mezzo alla quale giganteggiava il carro monumentale, circondato dai buoi e dai cavalli, che pascolavano.
L’indiano marciava col passo allungato abituale ai pellirosse, i quali, se sono i più abili cavalieri, sono anche i camminatori più instancabili del continente americano, essendo capaci di attraversare distanze di cento chilometri in una sola notte. Coda Screziata non dava segno d’inquietudine, nè di paura, però i suoi occhi scrutavano con particolare attenzione le erbe, e, fingendo di volgere distrattamente il capo, non perdeva di vista una sola mossa dei due cavalieri, pronto ad approfittare della più piccola distrazione per prendere il largo. Bennie, però, non era uomo da lasciargli scampo. Se l’indiano lo spiava anche lui non staccava gli occhi dal prigioniero e non abbandonava il fucile; per di più Back, da vero messicano, aveva sciolta una lunga corda di pelle intrecciata, terminante in un anello di ferro, il lazo adoperato per prendere i cavalli selvaggi e i buoi, che poteva servire benissimo anche contro il Corvo, se questi avesse avuto l’intenzione di fuggire Quando giunsero presso il carro udirono lo scotennato domandare con voce ancora fioca:
– Siete voi, amici?…
Coda Screziata si era bruscamente arrestato, guardando i due cow-boys.
– Chi avete in compagnia?… – chiese.
– Una tua conoscenza, – rispose Bennie, sorridendo.
– Un viso pallido?…
– Sì.
– Che io conosco?…
– Lo credo.
Bennie era disceso dal cavallo, dopo aver fatto cenno a Back di vegliare sull’indiano, ed era salito sul carro. Lo scotennato, vedendolo, si era alzato, sforzandosi di sorridergli. Cercò aprire le labbra per parlare, ma il cow-boy lo prevenne dicendogli:
– Vi comprendo. Non abbiate timore; il ragazzo sarà presto salvato.
– L’avete visto?…
– No, però prima che il sole tramonti avrò visto Nube Rossa.
– E ve lo cederà?
– Lo spero, se gli premerà salvare la pelle di Coda Screziata. Abbiamo fatto una buona presa che vale il ragazzo
– Ah!
– Lasciate fare a me, amico. Noi lo salveremo, ve lo prometto.
– Temo che lo uccidano prima che voi vi rechiate da Nube Rossa.
– Se si fosse trattato di un uomo, non avrei dato a quest’ora una pipata di tabacco per la sua pelle; ma si tratta fortunatamente di un ragazzo, e gli indiani hanno la buona abitudine di adottarli, anziché di ucciderli. Riposate tranquillo, e se avete bisogno di qualche cosa chiamatemi.
– Grazie, – rispose lo scotennato, adagiandosi di nuovo.
– Soffrite ancora molto?
– Oh… sì, molto.
– Vi credo, ma guarirete, non dubitate.
Il cow-boy gli mise a fianco una fiasca d’acqua, mescolata con un po’ di whisky, gli fece cenno di non muoversi e ridiscese dal carro.