Читать книгу E Non Vissero Felici E Contenti - Federica Cabras - Страница 12
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ОглавлениеSandi era a lavoro. Dalla sua postazione doveva assicurare almeno 90 imballaggi all’ora. Prendeva un palmare nel cui display compariva una serie di numeri e cercava gli articoli corrispondenti. Poi li metteva nella scatola e la chiudeva. Era un lavoro di concentrazione. Non ci si poteva incantare o il nastro trasportatore che portava via le scatole avrebbe segnato il ritardo e si sarebbe perso il bonus-velocità.
Sandi amava dire che quel posto fosse un tempio del menefreghismo. Dei supervisori per chi stava sotto, è chiaro.
«A quante scatole sei, Sa’?» domandò Lavinia.
Lavinia aveva ventiquattro anni, era minuta e aveva un’aria divertente. Prendeva il lavoro seriamente, tuttavia ogni tanto, mentre i fatti suoi le attraversavano la testa, si scopriva a guardare il vuoto. Ecco perché non riusciva mai a prendere il bonus.
«Lavinia, muoviti o anche oggi ti sgrideranno. Siamo solo in due, malgrado ci sia lavoro per quattro o cinque. Ma dobbiamo arrangiarci così.»
«Speriamo che arrivi Gaetano!» mormorò, sognante.
«Sei folle?»
Gaetano era il supervisore di quell’ala. Comprensivo come un sociopatico, compassionevole come un pappone e bello come un attore. Ecco cos’era Gaetano. Ma se a Sandi non poteva fregare un piffero di lui e delle sue battute sarcastiche Lavinia usciva di testa ogni volta che lo vedeva.
«A quest’ora, di solito, è già passato a insultarci.» annunciò, enfatica.
«Ecco, infatti che poi… Ma per la miseria, parli del diavolo…»
«E arrivo io.» concluse con tono indifferente Gaetano. «Perché stavate parlando di me?»
«Oh, niente. Dicevamo che è un gran bel lavoro. Il lavoro dei sogni.»
«Fanculo, Sandi. Tu e la tua vena ironica mi fate schifo.»
«Gaetano, dai, scherziamo.» cercò di rimediare la buona, ingenua Lavinia.
«Zitta tu, scherzo della natura. E sbrigati o anche questo mese ti tolgo il bonus. Sei più lenta di un bradipo.»
«Gaetano!» urlò Sandi mentre Lavinia, in preda a un violento attacco di pianto isterico, lasciava la stanza.
«Sandi, è lentissima. È colpa sua se da sopra mi stanno sulle costole! Li vedo i tuoi risultati. Sei veloce, sveglia. Lei no. Ma non posso licenziarla. Un giorno mi ha detto: “Se mi licenzi faccio partire un’indagine.” Secondo lei mi stava facendo piacere. In realtà era un ricatto bello e buono.»
«Ah, be’. Certo. Mi spiace. È una brava ragazza. È solo un po’… sognatrice. Ed è cotta di te.»
«Quello lo so, ma non sono fatto per lei. Sono troppo grande e anche troppo tutto il resto.»
«Cosa intendi fare? Intendo per coprire lei visto che per un periodo non puoi licenziarla.»
«Manderò un altro. Per un periodo. Un paio di mesi, almeno.»
«Ah, bene. Ti prego, non sotto i 25 anni. Magari con un figlio, o con quattro cani da tirare avanti.»
«Perché?» domandò incuriosito e divertito lui.
«Perché deve avere bisogno del bonus!»
Risero insieme. Erano così, Sandi e Gaetano. Un momento si mandavano a quel paese, un altro si amavano visceralmente. Lui sapeva che il cuore di lei era fermo senza battere e lui non si offendeva alle sue lamentele strazianti.
«Vai in bagno e parla a Lavinia.» lo pregò lei.
«Non ci penso nemmeno,» si spaventò teatralmente lui «mi sbatte su un water e mi stupra.»
«Non fare l’imbecille.»
«Solo se mi dai un bacino.»
«Fottiti.» lo rimbeccò lei, alzando enfaticamente il dito medio verso di lui che ridacchiò.
«Ok, va bene. Ora vado. Accidenti.»
Si avviò a passi lenti verso il bagno delle signore, con un pacchetto di Kleenex tra le mani e qualche parola di conforto.
*
Qualche minuto dopo, con gli occhi rossi e il viso paonazzo, Lavinia fece il suo ingresso nella stanza degli imballaggi.
«Ah, bene. Ti è passata?»
«Oh, sì. Gaetano è stato così dolce che non hai idea. Mi ha detto che non voleva ma che era troppo stressato dalla vita. Sai si è appena lasciato con la sua fidanzata.» aggiunse, sognante.
«Lavinia, non ti illudere. Lui ha un altro tipo di donna in mente.»
«Oh, sì. Tranquilla. Me l’ha detto. Mi ha detto che io mi merito di meglio, e che non devo essere così fragile e sempre dolce. Mi ha detto: “Devi essere un po’ come Sandi!”»
«Come me? Oh, no, non esserlo.»
«Bella e forte. Tu sei il suo tipo.»
«Lui non è il mio tipo.»
«E che tipo hai in mente, tu? Donna del mistero…»
«Io non ho tipo, Lavinia. Non sono tipa da tipo. Sto bene da sola.» affermò categoricamente Sandi, con gli occhi abbassati sul lavoro.
«Ah, be’. Così bella e senza un tipo.»
«Lavinia, la prossima volta che fai tardi i capi usciranno di testa, lo sai.»
«Sì, ok. Mea culpa. Oh merda, mi si è bloccato il nastro.»
«Sei senza vergogna, Lavi’.» disse e liberò il nastro.