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ALLE FILIGARI.

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Passiamo presto e sulla punta dei piedi

quel monticino di fimo e di sangue,

che si chiama Papato.

(GUERRAZZI).

Era una sera d'autunno; sulle cime e sul pendio orientale dell'Apennino fioccava la neve. Nel cielo non si scuopriva una nube, perchè opaco plumbeo e grigio dal riverbero delle argentate colline.—Il soffio temuto della Bora¹ udivasi come un lamento della sventura tra le secolari piante della foresta. E quel lamento era sovente frammischiato al rumore di passi di un cavallo che da Bologna per la strada di Firenze si dirigeva alle Filigari².

¹ Vento da Greco. ² Villaggio al confine dello Stato Pontificio verso la Toscana.

O notte tetra, fredda, terribile, come eri bella! come allettante per

il giovinetto che batteva la via per raggiungere un pugno di

Volontari, che nell'osteria delle Filigari ebbero dal Governo

Pontificio il divieto di penetrare sul territorio Romano!

Quel giovine era Cantoni—Cantoni a quindici anni era un'uomo fatto e qual uomo fosse già lo abbiamo dipinto.—Via! Via! corsiero, il cavaliere non iscorge i tuoi fianchi insanguinati, non la bocca spumante.—Via! benchè fedele, coraggioso ed amato, egli a te non pensa.—Per la prima volta, incaricato d'importante missione, egli a te non pensa, ma compierla e sollecitamente. Soffi pure la bora e fiocchi la neve, più che dal mantello, coperto da' suoi quindici anni il cavaliere divora la via, e giunge finalmente alla porta dell'osteria delle Filigari.

«Alto!» grida una sentinella, situata alla porta, ove un fuoco continuamente ravvivato supplivagli ai panni estivi ond'era coperto.—E quella voce dall'alto pronunziata con molta energia era tutto quanto di militare poteva discernersi in quella poco militare caserma.

E veramente, chi gridava «alto!» colla stessa boria d'un veterano d'un principe, era vestito in borghese con pantaloni di tela, giacchetta di brunella ed un cappello di paglia.—Tuttociò componea l'uniforme, per fortuna però l'oste, che la facea da intendente generale, avevagli prestato una delle sue coperte, che serviva di mantello al volontario, cui toccava fare la guardia.

«Alto! Alto!» urlava quel dal cappello di paglia, vedendo come colui che giungeva poco caso facesse della sua consegna.—Gettata via la coperta, e dato di mano ad un forcone di legno che si trovava dietro la porta, lo presentò al muso del cavallo, che diede un salto indietro.

Qui successe un baccano.—Cantoni, rinvenuto dalla distrazione de' suoi pensieri, e vedendosi davanti quel coso in cappello di paglia in tale notte che facea da militare, diede in uno scoppio tale di risa da svegliare quanti si trovavano dormendo nell'osteria.

Franchi—poichè la sentinella altro non era che il nostro bresciano Martino Franchi—indispettito dalle risa del nuovo arrivato era lì lì per forarlo col suo tridente—e con quelle bagatelle di braccia il nostro eroe stava fresco.

Per fortuna, alle risa dell'uno ed al chiasso dell'altro venne fuori dall'osteria una mano di Volontari che s'interpose tra il robusto Martino ed il suo giovine competitore. Cantoni profittò della calma, saltò da cavallo, dimandò del capo, a cui vi fu condotto, e rimise nelle sue mani un piego, ch'era stato il motivo della sua notturna cavalcata.

«Bravi! esclamò il Comandante. Questi Bolognesi sono un gran valoroso popolo! E se tutte le città italiane imitassero Bologna, l'Italia sarebbe presto al suo posto tra le Nazioni, e non ludibrio d'ogni mercenario straniero.»

«E l'hai proprio veduto penzolar dal balcone quel Latour, generale del

Papa?

«Per Dio! rispose Cantoni, l'ho veduto io stesso, e con queste mani aiutato da un pugno di bravi giovinotti esso avrebbe capitombolato da un balcone del palazzo di città, in un modo da consolar l'anima del povero oppresso popolo. Ma quel brav'uomo di padre Gavazzi—sempre generoso, quanto è buon patriota—dopo d'aver suscitato il popolo con la sua fulminante eloquenza, si oppose alla realizzazione del volo che si volea far spiccare al vecchio mercenario della Negromanzia.

«Ebbe però bisogno di faticar molto ed impiegare tutta l'erculea sua forza per istrapparci la nostra preda.

Il Comandante dei Volontari osservava con compiacenza il bellissimo e robusto romagnolo mentre favellava, e sorridendo pensava:—Ecco la stoffa con cui senza dubbio, si formavano le antiche Legioni di Roma, che in tempi, ove la forza del braccio era tutto, passeggiarono sulla superficie del globo domando le più fiere nazioni!

Oh! i preti soli eran capaci di ridurre quel grandissimo popolo all'infimo della scala umana… Fortuna che alcun rampollo della stirpe antica, germoglia sempre dal seno di questa vecchia matrona, per ricordare ch'essa fu terra di Grandi!

Cantoni il volontario

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