Читать книгу Mater dolorosa - Gerolamo 1854-1910 Rovetta - Страница 4
II.
ОглавлениеNobile, ricco, tutt'altro che imbecille, coll'aureola dell'uomo pubblico. Prospero Anatolio aveva avuto tutti i requisiti per essere fortunato in galanteria; invece colle donne egli non era stato mai un Cristoforo Colombo… solo qualche volta un Amerigo Vespucci. E ciò non per altro che per un difetto di pronuncia; difetto che non gli era abituale, ma che gli si faceva pur troppo sensibilissimo quando si trovava vicino a una donna che gli piaceva.
Il povero duca, che fra gli amici parlava spedito, che nel Consiglio Comunale godeva fama di eloquente, quando si metteva a far la corte alle signore si confondeva, ciangottava fra i checchechè e i chicchichì, e invece di un sorriso di aggradimento, otteneva una risatina di buon umore.
E a proposito della balbuzie intempestiva del duca d'Eleda, nel gran caffè di Borghignano si raccontava certo fatterello piuttosto piccante.
Un giorno, alla Camera, il duca d'Eleda doveva fare un lungo discorso sul nuovo trattato di commercio tra l'Italia e il Belgio.
Il nome del relatore, nuovo alle battaglie parlamentari, la importanza della tornata, avevano popolata l'aula e le tribune. Il duca incomincia a discorrere. La sua parola chiara, facile, senza affettati ghirigori, correva spedita e ascoltata, quando nella tribuna, fra le signore, comparisce madamigella Blasch, che aveva da poco tempo sostituita la Clarence-Lory nella troupe del Maynadier.
Fra questa giovane virtuosa… di canto e il neo-deputato esisteva da poco tempo un'intimità molto sospettata. Era una tentazione… superlativa, madamigella Blasch, e vestiva, in quel giorno, un abito di velluto turchino-mare molto attillato. Il volto aveva freschissimo, le labbra tumide, l'occhio stanco. Il duca la vede… Che cosa mai gli ricorda quella donna? Non si sa; ma da un momento all'altro l'agitazione s'impossessa di lui, la paura del pericolo lo confonde, perde la parola, il pensiero divaga, egli impallidisce… è perduto! Allora cocotoni, cu-cuoi, co-commercio, e i prodotti d'esportazione e d'importazione passano fra le risa e i commenti degli onorevoli.
Intanto Prospero Anatolio passava la trentina, e sua madre venendo a morire gli balbettò un nome e una preghiera. La preghiera di finirla con la sua vita da scapolo, il nome della signorina Maria di Santo Fiore.
Era il luglio del sessantuno. La Camera, chiusa dopo la morte del conte di Cavour, non occupava gli ozi del duca; l'infedeltà scoperta di un'amica gli aveva messo nell'animo quello sconforto che qualche volta persuade l'uomo anche a prender moglie e, ad ogni costo poi, non avrebbe voluta estinta la lunga discendenza dei d'Eleda. Tutto ciò calcolato, strinse la mano alla morente, giurando che il nome gli resterebbe impresso nel cuore, e la preghiera sarebbe stata esaudita.
Il duca viveva molto a Torino, allora capitale del regno, e nelle sue corse a Borghignano era un miracolo se interveniva ad una serata di sua madre. Quelle riunioni informate al più austero cerimoniale lo seccavano cordialmente.
Ancora, dunque, egli non conosceva affatto la signorina Maria. Ma sapeva bene che la geologia del Santo Fiore si perdeva nella notte dei secoli, e che la giovinetta, ultimo rampollo dell'albero vetusto, aveva ereditato dalla madre inglese l'indole, il sangue, la bionda e pallida bellezza… e centomila lire di rendita.
Presto egli fece la domanda, e la risposta, favorevole, fu data ancora più presto. I parenti della fanciulla, orfana da vario tempo, diedero una festa di famiglia, dove la high-life di Borghignano fece pompa di tutto il suo splendore e dove Prospero Anatolio incontrò Maria per la prima volta.
Maria, bella a trentacinque anni, allora che ne aveva sedici era una meraviglia. Nude le spalle, nude le braccia, nudo il seno, fra le rose del suo abito bianco, tutta quella nudità, alla quale era costretta per la prima volta, le tingeva coll'amabile rossore della verecondia le carni alabastrine. Il cuore le batteva forte forte, e la commozione delle gioie promesse e fantastiche, le angosce dell'ignoto, i segreti turbamenti dell'innocenza, la rendeano più bella e più attraente.
Prospero Anatolio fu sedotto, affascinato, e:—Vi a-a-aspetta nella mia casa il po-posto venerato di mia madre—balbettò alla fanciulla.
Maria levò sopra di lui il suo sguardo dolce, sereno: e la goffaggine, la confusione del duca, non dissiparono la favorevole prevenzione che ella già sentiva per l'uomo colto e reputato che le stava dinanzi. Invece gli fu grata di quella goffaggine, di quella confusione, che la povera illusa credeva fosse il turbamento dell'amore.