Читать книгу La Signorina - Gerolamo 1854-1910 Rovetta - Страница 9

VI.
Dalla bella Suzann.

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Indice

Mentre il Roero attraversa l'Anticamera della signora Suzann, sente da lontano, nell'appartamento, una donna che strilla e nella stanza vicina l'abbaiare di un grosso cane. Il cane è Müloch, un danese magnifico enorme, che accompagna sempre la padrona sul Corso, sotto la Galleria, a piedi e in carrozza.

Francesco, a quello strepito, si ferma su due piedi, fissando Elisa, la cameriera che gli ha aperto l'uscio.

— Chi c'è?... C'è gente?

— No, no; nessuno. È un'amica della signora appena arrivata da Bergamo.

— La signora Carlotta?... La signora Canzi?

— Appunto: come lo sa?

Il Roero non risponde, ma è lietissimo in cuor suo di quell'arrivo e di quell'incontro e segue la cameriera nell'altra stanza, dove c'è il solo Müloch che continua ad abbaiare furiosamente contro un uscio chiuso dal quale si sente più forte la voce irata, che grida e che minaccia.

La cameriera chiama il cane e lo calma:

— Fermo, Müloch!... Taci, Müloch!

Il cane si volta e benissimo educato alle accoglienze ospitali della casa, appena vede entrare un bel giovine elegante, cessa dall'abbaiare e gli si avvicina annusando e dimenando la coda, esprimendo il piacere di fare una nuova conoscenza.

— Saluta, Müloch!... Da bravo!... Saluta il signore!

La bella Suzann sente dal salottino la voce della cameriera, impone silenzio all'amica e corre lei stessa ad aprir l'uscio:

— Elisa!... Chi è venuto?

Elisa invece di inoltrarsi si ferma e lascia passare il giovanotto che si avanza salutando famigliarmente.

La signora sembra aver memoria più buona di Müloch, perchè riconosce subito il Roero.

— Oh! Oh!... Chi si vede!... Che miracolo!... Bisogna dar fiato alle trombe e sonar le campane!

— Perchè?

— Sfido io! Ormai... non mi vedete più, nemmeno quando c'incontriamo a naso a naso!

Ma la bella ragazza non è in collera, gli stringe le mani, le accarezza e lo fissa negli occhi, avvicinando la bocca ridente, profumata.

— Venite! Venite!... Io vi perdono volentieri, mostro!... tesoro!... quando mi provate ancora di non avermi dimenticata del tutto!... Venite!...

E mentre Elisa ritorna dond'era venuta seguìta da Müloch affatto rappacificato, la Suzann allegra, scherzosa, saltellante, prende Francesco a braccetto e lo conduce nel salottino, facendo cenno di andarsene, per il momento, alla signora Carlotta: una vecchia alta, secca, angolosa, ritinta e imbellettata, con un berrettino di pelo alla cosacca, e un lungo mantellone nero, liscio, foderato di vaio spelato.

La bella Suzann, abituata agli usi del gran mondo, quantunque la vecchia, che ha capito, si disponga ad andarsene, fa egualmente le presentazioni:

— La moglie del signor maestro Canzi, mia amica. Il cavalier Roero, un celebre autore!

La signora Carlotta si mostra fiera e sdegnosa; saluta appena; ma poi, mentre si avvia per uscire, lancia al cavaliere, squadrandolo ben bene, un'occhiata assassina, tremenda.

— Vado da Elisa, a farmi dare una tazza di caffè e limone, ben caldo. Ho bisogno di calmarmi i nervi! Ho i nervi e lo stomaco ancora stravolti!

Il Roero, inchinandosi, la ferma in mezzo al salottino con un cenno cortese della mano.

— Scusi, ho il piacere di parlare alla signora Carlotta Canzi?...

La vecchia maravigliata e sempre sospettosa si ferma, lo fissa, ma senza rispondere.

Il Roero continua sempre più affabile:

— Vengo in questo momento da casa sua.

— Da casa mia?

— Precisamente. Ed è appunto per parlare di un certo affare che la riguarda, che sono venuto a trovare la Signora Suzann. Io ero molto amico del povero Savoldi, e....

— Del Savoldi?... — interrompe la vecchia sbarrando gli occhi e stendendo le braccia. — Amico del Savoldi?... Di quel... cane, parlando come se fosse vivo?

Il Roero aggrotta le ciglia e la Suzann cerca coi cenni, di calmar la vecchia, di frenarla, ma tutto è inutile, e questa continua diventando sempre più furibonda:

— È per quel cane, sì per quel cane che sono tornata a Milano stamattina! Che mi son precipitata qui, appena saputa la bella notizia! Ieri c'era riposo; siamo stati tutto il giorno in campagna, a Gorlago, e ci capita al ritorno questa bomba!... Belle prodezze!... Bella bravura farsi ammazzare quando non si ha niente al mondo da perdere! Quando si rompe e tocca a chi resta a pagare! Bella coscienza!... Bel punto d'onore!... Un cane, un vero cane!... Non ha mai avuto cuore, nè sentimento per nessuno!

Il Roero, indignato, alza la voce a sua volta:

— Le ripeto, signora Canzi, se non ha capito bene, che io ero amico del signor Savoldi! Sono stato suo testimonio, suo padrino; è spirato fra le mie braccia e voglio, vivaddio, che il suo nome e la sua memoria siano rispettati! E deve essere rispettata anche la sua ultima volontà! Per questo soltanto ero stato da lei, a casa sua, al Cordusio; per questo, mi trovo qui.

La signora Carlotta, lì per lì, rimane un po' sconcertata; capisce che ha da fare con un uomo risoluto; abbassa il tono e modera le parole.

— Allora, le domanderò una cosa sola; lascio giudicare a lei: — Un uomo, un gentiluomo, ha il diritto di fare il prepotente, di andare a farsi ammazzare senza dire nè ai nè bai, senza prima provvedere ai propri impegni, ai propri debiti sacrosantissimi? Ha il diritto, per esempio, di farsi ammazzare per le sue chiacchiere, per la sua America, per le sue repubbliche, lasciando poi la sua propria creatura da mantenere agli altri? Ha, per esempio, il diritto di andarsene, di sparire comodamente, quando si ha in giro una cambiale di cinquecento lire che va proprio in punto a scadere dopodomani e sulla quale, in pienissima buona fede, ha messo la sua firma per favore, per puro favore, nientemeno che il signor maestro Canzi?... Mio marito, signor cavaliere, mio marito!

— In quanto a Lulù, te l'ho già detto, — esclama la Suzann. — Se nessuno la vuole me la tengo io!

La bella ragazza, che si aspettava tutt'altra cosa dalla visita del Roero, non è contentissima certo della piega che va prendendo il colloquio; tuttavia fa di necessità virtù e s'interessa abbastanza alla scena, rimanendo mezzo sdraiata sulla lunga poltrona mentre, accavalciate l'una sull'altra le gambe affilate e ben tornite nella calza nera, fa dondolare sulla punta del piedino lo zoccoletto grazioso, alla brianzola.

— Povera Lulù, non è cattiva!... Se non la vuol nessuno, me la tengo io!

Il Roero è sempre più irritato; è pallido in volto, ha le labbra tremanti.

— No! Sarà mia! È mia! La considero come figlia mia! L'ho promesso a suo padre! L'ho avuta da suo padre!... Dov'è? Dov'è?... Me la porto via subito! È tutto il giorno che la cerco! È per lei che sono in giro!... È questa bambina appunto, — Lulù, — che volevo avere dalla signora Carlotta! Che son venuto a prendermi qui, perchè mi hanno detto ch'era qui da voi!... Dov'è? Datemela subito!

— Piano, piano!... Un momentino! — Esclama con calma ironica la signora Carlotta.

La vecchia ha un lampo, come una visione. Tutti i romanzi letti nel Secolo, tutti i drammi sentiti al Fossati e alla Commenda accendono la sua fantasia con un subbisso d'idee e di speranze. La figlia dell'Americano?... Lulù?... Ma chi sa che mistero! Chi sa che cosa c'è sotto! Chi sa chi è suo padre!... Chi sa mai chi può essere sua madre! Oh, oh, il signor Roero si riscalda troppo per questa Lulù! Ha troppa smania d'averla! No, no, no; niente affattissimo! Non bisogna mollare!

— Piano, piano, piano!... Un momentino! La mia Lulù, adesso non si vede, e non c'è nessuna furia di portarla via!... Primieramente ci sarebbe sempre una quistione morale di principio: due mesi di dozzina in arretrato. E poi, la mia Lulù è stata, per l'appunto, affidata a me e al maestro da suo padre stesso finchè era vivo. Per cederla al primo che capita, adesso che suo padre è morto, occorre la presentazione di una carta, di una lettera, di un documento relativo!... Quella creatura, deve sapere, non ha mai avuto... madre e per conseguenza, morto anche il babbo, poveretto, non ha più nessuno al mondo!

La signora Carlotta sospira, si commuove; ha la tosse:

— Ho fatto tanti sacrifici, tante spese io, per la mia Lulù!... Viscere mie!

Francesco Roero guarda con curiosità la signora Carlotta, rimanendo imperterrito contro una così grande sfuriata:

— Tutto ciò che ci sarà da pagare, la dozzina, le spese fatte, pagherò io. Anche la cambiale la ritirerò io.

— Questo va benissimo e, dato il caso, bisognerà intendersi col maestro, con mio marito. È lui che comanda. Io le farò ancora soltanto notare, che il cuore, il cuore, non si paga e non si compra, nemmeno coi milioni! Io, ed anche il maestro, ormai ci siamo affezionatissimi. E poi, caro signore, è pure una quistione di puntiglio, di amor proprio! La creatura è stata affidata a noi: che cosa direbbe il mondo, se noi, per esempio, l'abbandonassimo, così su due piedi, nelle mani... del primo che capita? Del resto, caro signore, ella capirà benissimo, come lo capisco anch'io: questi son tutti discorsi accademici. Io mi riscaldo perchè toccata nel mio debole, nel cuore, nel sentimento, nel punto d'onore, ma senza nessunissima voce in capitolo! Parlerà col maestro; sentirà il maestro; deciderà il maestro! Mio marito è padronissimo, dispotico di strapparmi... anche le viscere!... Soltanto, per oggi, la mia Lulù, me la porto a Bergamo. Lei, se crede, venga a Bergamo. Il maestro sarà prevenuto.

Il Roero, invece di arrabbiarsi, scoppia in una gran risata:

— No, no! Non ho tempo di andare a Bergamo e la figlia del Savoldi resterà a Milano! — Poi si volta, sempre sorridendo, alla Suzannina: — Siete tanto buona, tanto gentile, volete farmi un favore? Volete permettermi due paroline alla signora?

— Devo andar via? — Esclama la bella ragazza. — Subito! Subito! — E infervorata in quella contesa, in quel piccolo dramma per la figlia di nessuno, e già parteggiando, in cuor suo, per il Roero e per Lulù, corre via saltellando, sbattendo gli usci, sollevando colle due mani il lungo strascico della sua vestaglia molto estiva, di crespo rosa.

Uscita la ragazza, il giovinotto si avvicina alla signora Carlotta fissandola bene in faccia.

La vecchia, istintivamente, indietreggia d'un passo:

— Perchè?... V'ho detto che io non c'entro...

— Pagherò tutto, vi ripeto. Ci volete anche guadagnar sopra in questo affare?... Si capisce. Avrete anche una somma in regalo; ma poi basta; ricordatevelo bene, basta. Non voglio nè voi, nè maestro, nè nessuno tra i piedi! Il mio avvocato, l'avvocato Olivieri, verrà lui stesso a Bergamo e metterà tutto in regola.

— Ma la mia Lulù... — fa per ricominciare la vecchia.

— La povera creatura di quel disgraziato voi, voi... l'avete messa qui, in questa casa; l'avete affidata alla bella Suzann, alla Suzannina!... Ah, vivaddio, finitela colla sfacciataggine! Se non volete cedere colle buone, peggio per voi! Io ho avuto l'ultima raccomandazione, l'ultima preghiera del povero Savoldi. Lulù, è stata la sua ultima parola, il suo ultimo grido disperato. Datemi Lulù, e subito. O se preferite che fra me e voi, intervenga il magistrato, se volete che nei fatti vostri, in casa vostra, intervenga il magistrato.... o la questura.... come volete. Io sono pronto a tutto pur di finirla in fretta e di aver subito Lulù.

La signora Carlotta capisce che non c'è da scherzare.

— Ma se poi mio marito va in furia e mi strapazza?...

— Vostro marito starà cheto e zitto com'un olio! Garantisco io. Dov'è Lulù? Andiamo; datemela. Facciamo presto.

— Nina! Nina! — Grida forte la signora Carlotta, chiamando.

— Che cosa c'è?... Posso tornare? — Risponde subito Suzann, e caccia dentro l'uscio la piccola testolina ricciutella.

Il Roero torna a sorridere, appena vede la ragazza.

— Sì. Venite pure!... Ormai ci siamo messi d'accordo. Datemi la bambina e, vi prego, per favore, fatemi chiamare una carrozza.

— Elisa!... Va a chiamare un brum! — Grida la ragazza alla cameriera. Poi, rivolgendosi al Roero sorridendo: — Lulù è in camera mia, sul mio letto, che dorme.

La Signorina

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