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LIBRO DECIMONONO
CAPITOLO II
Spedizione di Clemente IV e conquiste di Carlo d'Angiò, da lui investito del Regno di Puglia e di Sicilia
§. I. Coronazione di Carlo in Roma

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Ma prima d'uscire di Roma, volle che Clemente colle celebrità solite l'incoronasse Re, ed insieme gl'inviasse l'investitura, secondo ciò ch'erasi stabilito. Il Pontefice, ch'era a Perugia, gli spedì sua Bolla, per la quale commise a cinque Cardinali, che in S. Giovanni Laterano avanti all'altare pubblicassero la Bolla dell'investitura, e ricevessero dal Conte il giuramento di fedeltà, del ligio omaggio e dell'osservanza di que' Capitoli di sopra notati, e colle debite forme l'incoronassero Re dell'una e l'altra Sicilia. Li Cardinali destinati a questa celebrità furono Rodolfo Vescovo di Albano, Archerio Prete del titolo di S. Prassede, Riccardo di S. Angelo, Goffredo di S. Giorgio al Velo d'oro, e Matteo di S. Maria in portico, Diaconi Cardinali, li quali nel giorno dell'Epifania a' 6 Gennajo di quest'anno 1266 colle solite cerimonie incoronarono Carlo Re d'ambedue le Sicilie insieme con Beatrice sua moglie, essendo presenti molti Prelati e Signori con infinito popolo.

(Di questa Beatrice si legge il Testamento, che fece a Lagopensile nell'anno 1266 rapportato da Lunig[95]).

Si lesse la Bolla dell'investitura fatta da Clemente per la quale con que' patti di sopra riferiti l'investiva del Regno di Sicilia, et de tota Terra, quae est citra Pharum, usque ad confinia terrarum ipsius Romanae Ecclesiae, excepta Civitate Beneventana cum toto territorio, et omnibus districtibus, et pertinentiis.

All'incontro i Cardinali riceverono il ligio omaggio dal Re ed il giuramento di fedeltà, la di cui formola insieme coll'istromento dell'incoronazione vien rapportata dal Tutini[96] ed è del seguente tenore: Nos Carolus Dei gratia Rex Siciliae, Ducatus Apuliae, et Principatus Capuae, ec. Vobis Dominis Rodulpho Albanensi Episcopo, Archerio, ec. Diaconis Cardinalibus quibus per literas suas Dominus Papa commisit receptionem ligii homagii, quod pro Regno Siciliae, ac aliis Terris Nobis a predicta Ecclesia Romana concessis tenemur, eidem Dom. Clementi Papae IV et ejus successoribus canonice intrantibus, et predictae Ecclesiae Romanae facere, ac in manibus vestris, vice, et nomine ipsius Domini Clementis Papae, et hujusmodi ejus successorum, ac predictae Romanae Ecclesiae, et per nos eidem Dom. Papae, ejus successoribus ac Romanae Ecclesiae ligium homagium facimus pro Regno Siciliae, ac tota Terra, quae est citra Pharum, usque ad confinia Terrarum, excepta Civitate Beneventana cum toto territorio, et omnibus districtibus, et pertinentiis suis, nobis, et haeredibus nostris a predicta Ecclesia Romana concessis, ec.

Donò ancora questo Principe in ricompensa, e memoria di quest'atto al Capitolo di S. Pietro e suoi Canonici in perpetuo le rendite e proventi della Bagliva della città d'Aitona, e l'altre rendite, che la Camera regia esigeva sopra di quella sita negli Abruzzi, come per una carta dell'Archivio regio rapporta il Tutino[97], e di più ogni anno in perpetuo 50 once d'oro sopra la Dogana di Napoli[98].

Il Sommario della Bolla di quest'investitura co' Capitoli di sopra esposti vien rapportata dal Summonte, e parte della medesima vien anche rapportata da Baldo[99] ne' suoi Comentarj al nostro Codice. E questa è la prima scrittura, nella quale questi due Regni vengon la prima volta chiamati di Sicilia citra et ultra Pharum, leggendosi quivi: Clemens IV infeudavit Regnum Siciliae citra, et ultra Pharum. E da qui in progresso di tempo ebbe origine l'altro moderno titolo: Rex utriusque Siciliae. Non già che Carlo l'usasse mai ne' suoi diplomi e privilegj; poichè ritenne sempre gli antichi titoli, de' quali s'erano valsi i Re Normanni e Svevi, siccome si è osservato nella riferita scrittura del ligio omaggio, ed in molte altre fatte nei seguenti tempi osservarsi il medesimo fa vedere Agostino Inveges ne' suoi Annali di Palermo.

Il Biondo, Platina, ed alcuni altri affermano, che ora Carlo ricevesse anche il titolo e la corona di Re di Gerusalemme; ma sono di gran lunga errati, poichè questo titolo ancora non era stato tolto a Corradino, che per Jole madre di Corrado suo padre il riteneva, e 'l Papa non glie lo contrastò mai. Pervenne poscia a Carlo dopo la morte di Corradino nell'anno 1276 per cessione di Maria d'Antiochia; onde avvenne, che ne' suoi privilegj si leggono per questa cagione in maggior numero gli anni di Sicilia, che quelli di Gerusalemme[100].

Terminate le feste della coronazione, il Re Carlo senza perder tempo si pose in cammino con le sue genti contro Manfredi, e per la Campagna di Roma s'avviò verso S. Germano. Il Papa non cessava di sollecitarlo, e per agevolar l'impresa mandò in Sicilia il Cardinal Rodolfo Vescovo d'Albano, acciò crocesignasse i Siciliani, e sollevasse que' popoli contro Manfredi. Altra Crociata avea già pubblicata in Italia, dove per la fortuna e felicità di Carlo la parte Guelfa era notabilmente cresciuta di seguito, ed all'incontro i Ghibellini tutti depressi.

95

Cod. Ital. Diplom. Tom. 2 pag. 970.

96

Tutin. de' Contestabili, p. 81.

97

Tutini de' Contestabili, fol. 79 ex Reg. Caroli II 1297. A. fol. 152.

98

Tom. 1. M. S. Giurisd. apud Chioccar.

99

Bald. in l. cum antiquioribus, C. de Jur. deliber.

100

Inveges to. 3. Annal. di Palerm.

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5

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