Читать книгу La missione del bambino - Jessa James - Страница 6
Jett
Оглавление“Te lo sto dicendo, le donne sono tutte uguali”, dico. “Vogliono solo farti credere che alcune siano speciali...”
Mason e Alex, i miei due migliori amici, non mi guardano nemmeno mentre saliamo le scale che portano al tetto. Non sto dicendo niente di nuovo, ma mi ascoltano lo stesso. Sono buoni amici.
Sbuffo un po’ mentre saliamo la sesta rampa di scale. Un piccolo gruppo di donne scende dalla tromba delle scale, i loro tacchi alti fanno un acuto tac-tac-tac sul cemento. Per un attimo mi distraggono, con i loro sorrisi luminosi e le loro gambe lunghe.
Mi piace quella davanti, in testa al gruppo. È una bionda con un miniabito rosa. Mi fissa per un secondo, poi arrossisce e si morde il labbro.
Anche lei sta guardando me, ma sta guardando anche Mason e Alex. Tre uomini alti e belli in jeans e camicia. Probabilmente sta cercando di capire chi è il più figo fra noi tre.
Alex è sicuramente il più alto. Col suo metro e novanta, supera me e Mason di parecchi centimetri. E proprio per la sua altezza, quando aveva diciassette anni, i reclutatori del team di football del college erano andati a bussare alla sua porta.
Mason ha un’aria tutta cupa e minacciosa, specialmente con quel naso che gli è stato rotto una mezza dozzina di volte. Attira le donne grazie a questo suo lato un po’ spigoloso che dice “Con me non fotti.”
E io? Io sono parecchio alto, ho un bel corpo e un bel visino. Mostro uno dei miei sorrisi pericolosi alla donna che mi fissa negli occhi. Vacilla un po’, allungando la mano per cercare il muro e non perdere l’equilibrio.
Bingo, mi dico. Dannatamente gratificante.
E poi scompaiono dalla nostra vista. Arriviamo a una semplice porta di metallo e, anche se è chiusa, riesco a sentire il rumore della festa dall’altra parte. Il bam-bam-bam del basso è facilmente riconoscibile anche da qui.
Apro la porta e esco nell’aria fresca della primavera inoltrata. La festa è su una terrazza, con mille lucine sopra le nostre teste e un centinaio di persone che chiacchierano e ballano sotto di esse. Immediatamente vengo avvolto da una musica orecchiabile ad alto volume e da grandi luci colorate che lampeggiano continuamente.
“Jett, dai,” dice Mason toccandomi il braccio e scuotendo la testa verso un bar allestito di fronte a noi.
Seguo Mason, facendomi strada tra la folla. Qua e là ricevo sguardi dalle donne, il che mi fa sentire perversamente pieno di speranza. Non voglio necessariamente la loro attenzione in questo momento, ma potrei volerla in un secondo momento. Dopo aver mandato giù alcune birre, potrei riuscire a dimenticare Emily e concentrarmi su ciò di cui il mio corpo ha bisogno.
Al pensiero di Emily aggrotto le sopracciglia. Emily è esattamente il mio tipo: capelli biondi, occhi castani e silhouette elegante di una ballerina. Emily è anche la fottuta stronza che mi ha strappato il cuore e l’ha fatto a pezzi.
Questo è quanto.
Mason individua un secchio di ghiaccio pieno di birre, e tutti e tre ne prendiamo una. È una Miller High Life, niente di speciale. Stacco la linguetta e ne bevo un sorso, sento la freschezza della birra scivolarmi in gola.
Alex ci fa strada verso un punto libero accanto al muro, così ce ne stiamo lì e guardiamo la festa.
“Non ho ancora capito, perché è stata organizzata questa festa?” Chiede Mason.
“L’ha organizzata il mio manager”, dice Alex scrollando le spalle. “Qualcosa sui riti della primavera.”
“State ancora cercando un altro team di football?” Chiedo ad Alex.
“Sì. Non sono ancora pronto a gettare la spugna.”
“Dovresti esserlo, dopo quel brutto colpo che hai avuto l’anno scorso”, dice Mason. “Stavo guardando la partita quando quei tre ragazzi ti hanno demolito.”
Alex si irrigidisce, è chiaro dal linguaggio del suo corpo che non vuole parlarne. Io ho giocato a baseball, quindi posso capirlo.
“Ehi, ti ho detto che i ragazzi del mio ufficio hanno inventato queste tessere false? Ecco, te ne faccio vedere una...” dico, estraendo una carta dal mio portafoglio. “Dovrebbero sembrare delle carte da baseball, ma sono per gli agenti sportivi di Sampson.”
“Niente male questa foto,” dice Mason. Togliendomi la tessera di mano, la solleva accanto alla mia testa e socchiude gli occhi. “Potresti davvero avere ottenere una bella figa con questa, sai?”
“Non male”, dice Alex, sorseggiando la sua birra.
“Emily dice che qui non sono uscito bene,” dico, afferrando la carta dalle sue mani e rimettendola nel mio portafoglio.
"Mio Dio. Beh suppongo che se lo dice Emily, allora deve essere vero!” Dice Mason, alzando gli occhi al cielo. “Sono così stanco di sentire il suo nome. Ti ha scaricato per dei motivi talmente stupidi, quindi andiamo avanti.”
“Non è così facile”, protesto, ma perfino io percepisco la debolezza della mia protesta.
“È passato un mese, amico,” dice Alex, dandomi delle pacche sulle spalle. “Probabilmente si sta già scopando qualcuno di nuovo. Dovresti prendere esempio da lei.”
“Sì certo, come no,” dico.
“Seriamente, smetti di piagnucolare e inizia a fare qualcosa. Guardati intorno, sei ad una festa. Ci sono donne sexy dappertutto,” dice Mason.
Mi prendo un minuto per valutare la situazione e scopro che Mason non ha tutti i torti. Ci sono tonnellate di ragazze a questa festa, che ballano insieme o sono in piedi a scambiare due chiacchiere.
“Penso di aver individuato la mia preda”, dice Alex. “Se volete scusarmi...”
Si dirige dall’altra parte della terrazza, le sue spalle imponenti costringono le persone ad allontanarsi mentre si fa largo tra la folla.
"Vedi? È così facile…”, afferma Mason.
“Posso avere tutte le ragazze che voglio”, dico, sollevando un sopracciglio. “Sono Jett James.”
“Io non ti vedo ancora con nessuna ragazza.”
"Sul serio?" Chiedo, alzando un sopracciglio. “Facciamo così allora: scegli tu la ragazza. E sono pronto a scommettere due biglietti in tribuna a un match delgli Hawks che me la faccio.”
Mason mi guarda di sbieco. “Va bene, ma non puoi soltanto portartela a casa. Devi chiederle un appuntamento.”
“Un appuntamento? Veramente?" Dico.
“È troppo facile tornare a casa con una ragazza e non vederla mai più. Dai, ti farà bene.”
“Fanculo… Va bene,” dico, massaggiandomi la nuca. “Prometti solo che ne sceglierai una carina.”
Le sue sopracciglia si alzano. “Sono offeso dal fatto che pensi che non lo farei.”
Grugnisco e sorseggio la mia birra. Mason è impegnato a guardarsi intorno.
“Che ne dici della bionda con la minigonna rossa? È il mio tipo ”, dico.
Mason mi guarda, leggermente esasperato.
“Hai detto che dovevo scegliere io. E poi ne ho abbastanza delle bionde che ti porti sempre in giro. Sono, come dici tu, tutte identiche. Bassine, magre e bionde.” Fa una faccia di disapprovazione. “Hai bisogno di una tipa un po’ diversa. Consideralo un modo per fare chiodo scaccia chiodo.”
“Pfff” dico, agitando la mano verso di lui. “Ti lamenti troppo.”
“Shh, fammi dare un’occhiata.” Le sue sopracciglia si abbassano per concentrarsi. "Dunque... Che ne dici di quella lì? La tipa bruna con il maglione rosso e la gonna.”
Guardo nella sua stessa direzione e, dopo un secondo, la vedo. Ha un’aria da vera studiosa, ma in un modo attraente. Ha i capelli lunghi, di un nero corvino, e la pelle dai toni olivastri. Ha un paio di occhiali da sole con montatura nera in testa. Indossa un maglione rosso oversize, una gonna a tubino nera e un paio di tacchi rosso ciliegia.
Ha anche una grande borsa nera e giocherella con il suo iPhone. Ha appena fatto una faccia scocciata e ha iniziato a digitare qualcosa sul suo schermo. Per come volavano i pollici, immagino che qualcuno sia nei guai.
Sembra intelligente, ma non credo le interessi la mia aria da ex atleta. Il che non mi dispiace affatto, anche perché sembra una che sta per insegnarmi l’inglese, non una ragazza con cui andrei ad un appuntamento.
“È carina”, ammetto. “Ma sembra noiosa. Guarda, le sue amiche stanno cercando di farla ballare. Scommetto che dirà di no.”
Pochi secondi dopo, respinge educatamente le suppliche delle amiche e viene lasciata sola ancora una volta.
“Ho un sesto senso su di lei”, dice Mason. “È sicuramente quella giusta.”
“Dai, devi scegliere qualcuna di più interessante”, dico. “Come... Chiunque altro a questa festa.”
“Pensavo che Jett James potesse conquistare ogni ragazza…” dice, con un ghigno stampato in viso.
“Ma sembra un manico di scopa.”
"E allora?" dice lui. “Hai detto che ti saresti scommesso i biglietti per gli Hawks.”
Fanculo. "Va bene, va bene. Mi presenterò.”
Gli lancio un’occhiataccia mentre mi faccio strada tra la folla, dirigendomi verso il punto in cui lei è appoggiata al muro. Noto che batte il piede al ritmo della musica, nonostante sembri decisamente irritata.
“Scusa,” le dico, fermandomi di fronte a lei.
Mi guarda, i suoi occhi vitrei sono incerti. "Sì?"
Mi piace la sua voce, quasi come delle fusa gutturali e vellutate.
“Sono venuto per dirti che sei bellissima”, le dico. Faccio una smorfia, mentre la musica improvvisamente diventa più forte proprio a metà della mia frase. Le mie parole si perdono nel frastuono.
Arriccia il naso con fare un po’ comico. "Che cosa?"
Mi sposto più vicino a lei, e sento per un secondo una scia del suo profumo. “Ho detto che sei bellissima.”
La sua espressione si trasforma in disapprovazione in un battibaleno. Per un istante riesco sentire i suoi occhi su di me, sento che sta esaminando i miei vestiti e la mia altezza, sento che sta calcolando qualcosa. Scruta anche i tatuaggi visibili. E poi vedo il rifiuto nella sua espressione, senza che mi conosca affatto.
In sostanza, ha deciso che non ne valgo la pena, sulla base di una sorta di algoritmo a me ignoto.
La cosa non mi sta bene.
“Oh, ehm... Grazie?” Risponde lei. È chiaro che la conversazione sta per terminare.
Dov’è quel famoso fascino di Jett James? Mi domando.
“Ehi, mi faresti un favore?” Dico senza pensarci. “La mia ex, Emily, è qui e mi sta guardando in modo furtivo. Ti va se fingiamo di flirtare?”
I suoi occhi sono sullo schermo del suo telefono, ma ora tornano ai miei. Mi esamina per un altro secondo, i suoi occhi grigio scuro sembrano guardare una tempesta in arrivo.
“Ummm...” dice lei, ovviamente combattuta tra me e ciò che accade sul suo telefono.
Accidenti, sono davvero così poco interessante?
“Certo”, dice alla fine, ma mi sembra che mi abbia a malapena guardato. È tempo di affascinarla, immagino.
Le sorrido, avvicinandomi un po’. “Se questa messinscena ti disturbasse me lo diresti, vero?”
La vedo mordicchiarsi un po’ il labbro e corrugare la fronte. Non vuole farlo davvero, ma si sposta leggermente verso di me. Lo prendo come un segno che il mio sorriso ha funzionato.
Ce l’ho fatta, penso.
“Quindi basta che te lo dica e tu indietreggerai?” chiede lei, mantenendo le cose superficiali.
“Certo. Spero che non lo farai, però. Solo per risparmiarmi l’imbarazzo.” Mi metto una mano sul cuore, ma smetto di farle una faccia supplichevole.
Sembra fidarsi della mia espressione, annuisce.
"Va bene. Chi è lei?” chiede, guardandosi intorno.
Merda. Avrei dovuto aspettarmi questa domanda. Scruto la folla alla ricerca di qualcuno che assomigli vagamente a Emily.
“Uhhh... è laggiù,” dico, facendo un cenno a una bella bionda magra vicino alla porta di uscita. “Quella nella tuta jumpsuit nera.”
“Ah” dice annuendo. “È carina.”
Faccio una smorfia, e lei arrossisce.
“Mi dispiace”, dice. “Vorrei chiederti perché non state più insieme, ma non voglio mettere il dito nella piaga.”
“Potrai comunque trovare un modo per farti perdonare, ne sono sicuro,” dico con un sorriso.
Alza gli occhi al cielo in modo particolarmente epico. Il mio sorriso si trasforma in un ghigno. Bevo un sorso di birra, che ormai è piuttosto calda e stantia.
Mi guardo alle spalle per vedere cosa stia facendo Mason, ma non si vede da nessuna parte. Coglione.
Quando torno a guardare lei, la trovo di nuovo accigliata davanti allo schermo del suo telefono, la sua fronte corrugata. Merda, sta perdendo di nuovo interesse. Perché cazzo Mason ha dovuto scegliere proprio lei?
Devo cambiare approccio.
“Ehi, cosa c’è di così interessante sul tuo telefono?” chiedo.
Guarda in su verso di me. “Una email dal mio capo. Sono un avvocato, e il mio capo è un po’ prolisso. Sto provando a capire questa mail, ma non ha né capo né coda.”
Chino la testa. Come dovrei affrontarla? Immagino di non aver ancora provato ad essere schietto...
“Posso farti una domanda?” Chiedo.
“Certo. Dimmi pure,” risponde, spegnendo lo schermo del telefono. Mi guarda.
Mi inclino verso di lei, abbassando la voce, usando tutta la forza dei miei occhi blu scuro. “Hai un ragazzo, o un marito?”
Arrossisce, il rosa pallido le tinge gli zigomi alti. “No.”
"Ok. Che ne dici di questo, allora? Metti via il telefono per venti minuti e lascia che io sia il tuo svago.”
Il rosa pallido si estende su tutte le sue guance. “Va bene...” dice esitante.
Lascia cadere il telefono nella borsa con un tonfo soddisfacente. Sorrido e le tendo la mano.
“Jett James.”
“Cady Ellis”, dice. La sua stretta di mano è ferma, persino prepotente.
Ho un’immagine mentale di me che la domina a letto, e lei che si dimena fino all’ultimo secondo, fino a quando non urla il mio nome. Un guizzo di eccitazione agita il mio cazzo.
È in quel momento che decido che mi piace.
“È un piacere conoscerti,” le assicuro. “Sembra che tu abbia finito con il tuo drink. Che ne dici di andare al bar e di prenderne un altro?”
“Non so. Devo lavorare domani...” dice. Ma sento che vuole un altro drink, vuole la scusa per flirtare.
"Andiamo. Un altro drink ”, dico, offrendole la mia mano. Le faccio l’occhiolino. “La nostra relazione ha bisogno di essere movimentata.”
Alza gli occhi al cielo, ma mi permette di guidarla fino al bar. Ordino un whisky liscio per me e lei ordina una vodka con un po’ di soda e fette di lime.
“E due cicchetti di tequila”, dico. “Non fingere nemmeno di non volerlo. Lo berrai e basta.”
La sua fronte si inarca, ma non è in disaccordo. "Va bene."
Il barista versa i due cicchetti e mi passa il lime. Faccio scivolare il suo shot verso di lei e alzo il mio.
“A cosa dovremmo brindare?” chiede.
“Al passare una bella notte,” dico, facendo tintinnare il mio bicchiere sul suo. Butto giù il liquore che brucia, ma ha un sapore così buono. Il lime smorza l’intensità dell’alcool, sembrando dolcemente aspro dopo la tequila.
“Gesù”, dice lei, facendo un’espressione strana mentre morde la sua fetta di lime. “Non bevo tequila dal college.”
Le faccio l’occhiolino, infilando la fettina di lime usato nel mio bicchierino. “Dai, andiamo dall’altro lato della terrazza. Mi piace avere una prospettiva diversa ogni volta che posso.”
Le faccio strada, e lei mi segue fino al limite, che è stato contornato da delle ringhiere di metallo. Guardo giù e vedo il panorama di un affollato angolo del centro di Atlanta dall’ottavo piano. Anche se è a tarda notte c’è ancora molto traffico che mi dà l’impressione di un mare di luci rosse in coda.
Cady si ferma accanto a me, chinandosi per guardare. Lancio un’occhiata al suo culo, che sembra davvero dannatamente fantastico in questo momento, compresso nel tubino della sua gonna.
“Tutto è così piccolo quando sono quassù…” sospira.
“Penso che sia la tequila a parlare”, dico, inarcando le sopracciglia.
Mi guarda. “Sì, come no”.
Si allontana dal panorama, inclinando i gomiti sulla barra di metallo più in alto. Imito la sua posizione e noto che sono più alto di lei di quindici centimetri. È molto meno della differenza di altezza con le ragazze con cui sono abituato ad uscire, ma la cosa non mi dispiace.
Mi guarda di soppiatto, poi sorseggia il suo drink.
“Cosa fai nella vita?” mi chiede.
“Sono un agente sportivo”, dico. “Ma ero un giocatore professionista di baseball.”
Le sue sopracciglia si alzano spaventosamente. "Davvero?"
"Sì. Sono stato centrocampista per gli Atlanta Braves per tre anni.”
“Perché non giochi ancora con loro?” chiede, inclinando la testa da un lato.
Faccio una smorfia. “Mi sono strappato la cuffia dei rotatori. Il medico del team ha dato un’occhiata alla mia spalla e ha detto che avevo bisogno di un intervento chirurgico. È stato praticamente il declino totale per quanto riguarda la mia carriera.”
"Cristo! Mi dispiace,” dice, guardandomi le spalle. Riesco a sentire di nuovo quel calcolo, i suoi occhi grigi di acciaio mi scrutano mentre provano a scannerizzarmi.
"Ma sto bene. Faccio comunque qualcosa che amo, quindi non posso davvero arrabbiarmi.” Bevo un sorso di whisky e mi godo il calore dell’alcool mentre deglutisco. “E tu invece cosa fai?”
“Sono un avvocato. Mi occupo di cause civili, per l’esattezza. Lavoro per Hansen & Felder.”
“Temo di non sapere nulla riguardo la legge.”
“Siamo uno degli studi più rinomati in città”, afferma cerimoniosamente.
“Ahh, di lusso,” scherzo. Mi guarda e ride.
"Si, in realtà non suona affatto romantico,” ammette. Il suo telefono inizia a vibrare nella sua borsa, in modo molto insistente. “Ecco, appunto. Sono le dieci e mezzo di venerdì sera e continuo a ricevere telefonate.”
“Di’ loro che sei andata a letto presto. Che ti sentivi un po’ male e che volevi staccare.” Alzo le sopracciglia. “In questo modo avrai una scusa anche per domani.”
Ancora una volta avverto che vuole seguire il mio consiglio, ma una parte di lei esita.
“Oh, non lo so...” Dice Cady, arricciando il naso.
“Sai di che cosa hai bisogno?” chiedo io.
“Ummm, di andare davvero a letto presto?”
“No, penso che tu abbia bisogno di ballare.”
“Oh, non lo so, Jett...” dice. Il linguaggio del suo corpo esprime una chiara reticenza.
“Questo non è di buon auspicio per la nostra relazione, Cady”, scherzo. “Dai, solo un ballo.”
Fa una faccia di disappunto, ma mi permette di toglierle il bicchiere di mano e posarlo. Prendo la sua mano nella mia, notando quanto sembri delicata, e la porto in un’area dove un gruppetto di persone sta ballando.
All’inizio Cady è rigida, il suo viso dice ‘Farei di tutto tranne che questo.’ Si muove come se fosse scolpita nel legno e mi tocca a malapena.
Così non andiamo da nessuna parte.
La giro delicatamente, porto il suo corpo contro il mio. La musica pulsa e ci muoviamo a ritmo. All’inizio lentamente, poi in modo più frenetico, fino a quando lei non mi sta quasi strangolando.
Cazzo sì, penso. Dio, è una bella sensazione.
Cady mi sorprende girandosi, facendo scivolare le sue braccia intorno al mio collo e baciandomi. All’inizio sono un po’ sorpreso, ma le sue labbra sono morbide e dolci. Invitanti.
Quella sensazione arriva dritta al mio cazzo, e divento fottutamente duro in un istante.
Prendo il sopravvento sul bacio, dominando le sue labbra, facendo schioccare la lingua contro la sua. Ha un sapore fottutamente fantastico, come menta fresca e vodka. Potrei bere dalle sue labbra per tutta la notte.
Si tira indietro, praticamente ansimando. “Vuoi dormire da me? Non vivo lontano.”
Oh, cazzo se voglio. Lo voglio davvero.
Ma all’improvviso mi torna in mente Mason, rovinando tutto. È troppo facile tornare a casa con una ragazza e non vederla mai più.
La guardo, il suo sapore è ancora sulle mie labbra. Sarebbe bello accettare la sua offerta, andare semplicemente a casa sua e scoparla fino al sorgere del sole. Ma qualcosa in lei non mi permette di farlo.
È così che si comportano i gentiluomini? Mi domando.
“Sai, non vorrei fare altro che portarti a casa, farti urlare il mio nome ancora e ancora fino a farti mancare il fiato,” sussurro avvicinandomi. “Tuttavia, non penso che sarebbe positivo per la nostra relazione. Non posso portarti a casa, non siamo ancora usciti per un appuntamento.”
Diventa immediatamente rossa come un peperone. “Io… Io… È meglio che vada ora…”
Cady estrae il telefono dalla borsa, voltandosi. Allungo subito un braccio e la afferro, tirandola indietro.
“Non te ne andrai senza il mio numero”, dico. "Non provarci neanche."
Le prendo il telefono dalla mano, ignorando il fatto che sia rimasta a bocca aperta. In pochi secondi inserisco il mio nome e il mio numero, e poi mi chiamo. Dal mio telefono inizia a squillare “Swimming Pools” di Kendrick Lamar e le faccio l’occhiolino.
“Adesso ho il tuo numero”, le dico con fare provocatorio. Le restituisco il telefono.
“Beh, ciao,” dice voltandosi di nuovo.
Non posso resistere alla tentazione di afferrarla e girarla di nuovo contro di me, di premere i miei fianchi contro i suoi e reclamare di nuovo la sua bocca. Le sue unghie affondano leggermente nel mio petto, ma percepisco che le piace un po’ di dominio da parte mia.
La rilascio, devo trattenermi dallo schiaffeggiarla sul culo. Ad essere sincero, quella gonna a tubino mi sta praticamente implorando.
“Ora puoi andare,” dico con un sorriso.
Vorrei stampare nella mia mente la sua espressione, un misto di sdegno e desiderio carnale. L’indignazione però ha la meglio e lei fa una smorfia voltandosi. La vedo sparire il più velocemente possibile sui suoi tacchi alti.
Mi scrocchio le dita, pensando che avrei dovuto portarla a casa, sia maledetto Mason.
Mi dirigo verso l’uscita, aggiustando il rigonfiamento nei miei pantaloni, e mi guardo intorno. Non vedo Mason e Alex da nessuna parte. Che novità.
Scendo le scale lentamente e penso a Cady. Il maglione rosso, la gonna a tubino, i tacchi alti.
Sì, le donne sono praticamente tutte uguali... Ma almeno una di loro è riuscita a catturare il mio interesse.
Sorrido mentre continuo a scendere le scale.