Читать книгу La missione del bambino - Jessa James - Страница 8
Cady
ОглавлениеApro gli occhi e mi stiracchio rumorosamente. Non è solo mattina; la mia camera è inondata di sole. Milo, il mio maniaco vagabondo trasformato in dispensatore di coccole, fa le fusa e mi strofina il mento contro le dita.
“Caaaazzo,” dico, girandomi. Milo mi guarda con aria giudicante con l’unico occhio azzurro che gli è rimasto. L’altro è stato ricucito e guarito da tempo. È un mix siamese, dannatamente snob per essere un gatto che ho salvato da un cassonetto fuori casa.
A Milo non importa che ieri sera io sia uscita o che abbia bevuto. Mi sfrega di nuovo il mento contro la mano, miagolando con la sua voce rauca, chiedendomi delle coccole. Gli accarezzo la cima della testa e scoppia in delle fusa sonore e allegre.
“Sei il peggiore”, dico a Milo. Si arrampica sul mio petto col suo peso leggero. Anche dopo averlo avuto per un anno, non è mai diventato più pesante di quattro chili e mezzo. “Non ti amo affatto.”
Si sgranchisce un po’ sulla coperta che è sul mio petto, poi salta via. Si dirige verso il bordo del letto, guardandomi prima di scendere. Faccio un sospiro al suo tentativo di attirarmi in cucina per farsi dare del cibo in scatola.
“Hai un sacco di crocchette”, dico accigliata.
Mi giro e mi siedo, facendo un rumore patetico. Al momento sento davvero tutti i miei trentatré anni, e anche qualcuno in più. È proprio vero che non ho più vent’anni, e l’effetto di questi postumi ne è la prova.
Mi metto una maglietta sopra le mutandine, il primo passo di molti altri per iniziare questa giornata. Controllo il mio telefono e vedo che sono solo le nove. Normalmente mi farei prendere dal panico, ma so di avere il giorno libero.
Beh, forse non proprio liberissimo, ho comunque pianificato di lavorare un po’ da casa oggi. Lancio un’occhiata per un secondo alla mia e-mail, poi faccio un sospiro disgustato e spengo lo schermo. Ci sono una decina di nuove e-mail, una dozzina di messaggi vocali e una ventina di messaggi che aspettano una mia risposta.
Passo attraverso il pavimento nudo del mio appartamento a soppalco, lanciando un’occhiata alle due file di finestre che si estendono dal pavimento al soffitto e che forniscono una luce incredibile. A parte la mia camera da letto, l’appartamento ha un ufficio, un’altra camera da letto e un’enorme area cucina-soggiorno. L’ho pagato una fortuna, ma non posso lamentarmi molto. Nemmeno quando c’è così tanto sole.
Faccio pipì, mutandine attorno alle caviglie, porta aperta e occhi chiusi contro la luce, e mi costringo a pensare. Ma il mio cervello non funziona davvero, quindi mi spoglio e apro la doccia. Il vapore inizia ad accumularsi, intrappolato tra le fresche piastrelle scure e la porta a vetri.
Appoggio la testa contro il vetro per un momento. Penso a ieri sera e tutto mi torna in mente di colpo.
Il tetto. La festa. Jett.
Dio, non sono stata nemmeno in grado di andarmene con disinvoltura. Non senza che Jett non mi prendesse tra le sue braccia, mi baciasse e mi facesse arrossire. È così alto, con i capelli quasi neri e un taglio undercut. Una camicia a quadri rossa, dei jeans che gli calzano a pennello e un paio di stivali. Occhi blu scuro, un blu quasi reale. Aveva una barba seria, cosa che mi piace molto.
Oh, e i suoi tatuaggi...
Ha tatuato ogni centimetro visibile di pelle, dal suo collo alla V sbottonata della camicia, fino alle dita. Mi mordo il labbro mentre scivolo nella doccia. Dio, penserò a quei tatuaggi quando mi annoio e mi sento sola, questo è sicuro.
Rimango sotto la doccia più a lungo di quanto dovrei, pensando ai motivi per cui non posso avere un uomo come Jett nella mia vita. Oh, ci sono tanti motivi.
Primo, non ho il tempo di dedicarmi a una vera relazione. Ho un lavoro serio e la maggior parte dei ragazzi non vuole una donna che lavora sodo come me.
Due, non voglio quei giochetti inclusi nel pacchetto del rapporto con un bel ragazzo. Sono qualcosa di davvero tremendo.
E terzo, voglio un bambino. Anzi, io ho bisogno di un bambino, subito. E non voglio quelle stronzate o tragedie greche con padri irresponsabili.
Verso dello shampoo sui capelli e insapono il tutto. So di sembrare ossessionata dalla carriera, ma mi sono svegliata sei mesi fa con questo bisogno. I bambini hanno iniziato improvvisamente a sembrare carini ai miei occhi, proprio così, dal nulla. Mi sono ritrovata a scrutare le vetrine dei negozi per neonati e a ridere di quei video divertenti per bambini su Facebook.
Poi una delle mie migliori amiche ha avuto una bambina. Era la prima volta che tenevo in braccio un bambino, che annusavo la sua testolina. Per la prima volta, ho iniziato a vedermi come qualcosa di più di una semplice zietta affettuosa. Mi chiedevo se fosse possibile che potessi desiderare un bambino.
Da allora, ho iniziato a vedere bambini assolutamente dappertutto. Non solo: sono andata dal ginecologo e dallo specialista della fertilità. Una volta appurato che sono fisicamente in grado di avere un figlio, sono diventata un po’ ossessionata.
Come biasimarmi, però? Chi non vorrebbe avere la possibilità di avere un figlio, di trasmettere tutto l’amore e la cura che non ha avuto da bambino? Nel mio caso i servizi sociali e la questione dell’affidamento non hanno funzionato, ma ciò non accadrà a mio figlio.
Mi sciacquo i capelli, diventando impaziente. Non c’è tempo di rimuginare su quello che il mio terapeuta chiama crisi di fede nel mio vero io. Esco dalla doccia, realizzando che Olive dovrebbe essere qui a momenti.
Milo mi striscia attorno, miagolando con forza.
“Non ti aprirò nessuna scatoletta!” Gli dico. “Non importa quanto sei carino o quanto rumore fai.”
Mi vesto e finisco di prepararmi in fretta, scuotendo ancora i capelli bagnati con un asciugamano quando sento qualcuno suonare alla porta. Scatto in avanti e controllo la fotocamera. Olive mi sorride, i suoi capelli rosso vivo sono inconfondibili. Le dico di salire e apro la porta.
Vado sull’isola della cucina per prendere il caffè, quindi mi sposto sul bancone cucina per accendere la macchinetta del caffé. Mentre scelgo le impostazioni, Olive entra di scatto. Si è vestita come le avevo detto di fare, il che significa che indossa un Versace dell’anno scorso e il suo terzo miglior paio di Louboutins.
Io invece sono in jeans e crop top oversize, ma, hey… A ciascuno il suo, giusto?
Le sorrido. Può indossare tutto quello che vuole; è alta un metro e mezzo, non pesa quasi nulla e ha un cuore davvero d’oro.
"Ehi!" dice, brandendo la scatola rosa di una pasticceria. “Indovina chi ha portato i croissant al cioccolato di Amélie?”
“Oh, sei un vero toccasana”, le dico. “Sono così contenta che non dobbiamo essere in ufficio oggi. Ho appena messo a fare il caffè.”
Olive sorride. È un avvocato difensore con le palle, lavora al mio stesso studio, e viene pagata molto bene.
“Il caffè mi sembra un’idea strabiliante”, annuncia. “Ed è l’accoppiata perfetta con i cornetti.”
Prendo la scatola da lei, aprendo il coperchio per inalare quella bontà lievitata. Sento gli occhi di Olive addosso. Non chiederà i dettagli, ma il modo in cui batte la punta del dito sul bancone della cucina dice che vuole veramente sapere della scorsa notte.
La guardo. Con i suoi lineamenti da folletto, le sue abbondanti lentiggini e i suoi ampi occhi verdi, è quasi troppo adorabile per tenerla all’oscuro di qualcosa.
“Com’è andato il tuo appuntamento con Roberto?” Chiedo, inclinando la testa di lato. Milo salta sul bancone e io lo scaccio subito via.
Mi fa segno di darle la scatola delle paste e poi ne seleziona una. “Tutto okay. È solo il terzo appuntamento, quindi non ho granché di nuovo da segnalare.”
Mi scruta intensamente e dà un morso al suo cornetto.
“Vuoi sapere di ieri sera?” Sospiro.
“Oddio sì, davvero, davvero tanto”, dice, sforzandosi di sedersi su uno degli sgabelli che si trovano dall’altra parte dell’isola.
Faccio una smorfia. “Si chiamava Jett, era terribilmente sexy e ha rifiutato di venire da me per fare sesso.”
“Lui che cosa?” chiede, oltraggiata.
“È stato super imbarazzante”, dico con un altro sospiro. “Anche se poi ha voluto il mio numero...”
“Aspetta, te l’ha chiesto prima o dopo averti rifiutato?”
“Ummmm... Dopo”, dico, muovendomi per prendere un paio di tazze.
“Wow! È dannatamente eccitante,” dice. Morde ancora il cornetto e fa un verso soddisfatto nell’assaporarlo. “Dio, è davvero buono.”
“Stai spargendo briciole dappertutto sul tuo outfit nero attillato”, sottolineo.
Si toglie le briciole dalla tuta di chiffon senza maniche e si stringe nelle spalle. “Quindi che intendi per “sexy”? Descrivimelo.”
"Mmmm..." Penso mentre tiro fuori il latte. Il caffè esce e verso due tazze fumanti e incredibilmente profumate. “Era davvero alto. Aveva i capelli corti e scuri, e un sorriso che mi ha steso. E aveva una quantità folle di tatuaggi.”
“Del tipo, le braccia completamente piene?” chiede lei, accettando il caffè da me. "Grazie.”
“Entrambe le braccia erano piene, il collo anche... era piuttosto figo, dannatamente figo.”
“Ottimo! Beh, forse ti chiamerà per davvero.”
“Sì certo, e poi mi chiederà di sposarlo e mettere su la famiglia del mulino bianco!” Dico. “Oooh, aspetta solo un secondo...”
Lascio il mio caffè in cucina e vado a prendere un grosso raccoglitore bianco dal tavolino. Milo miagola tristemente, Olive si china e lo accarezza sulla testa.
Fisso il raccoglitore bianco e poi un altro quasi identico, cercando di ricordare quale sia pieno di donatori di sperma e quale sia pieno di campioni di vernice per la camera da letto ancora vuota.
Dopo una rapida occhiata alle loro copertine, porto in cucina il raccoglitore dei campioni, aprendolo alla prima pagina che ho segnato. “Devi aiutarmi a scegliere un colore per la futura cameretta.”
Olive tira il raccoglitore a sé per guardarne le varie pagine, e poi mi passa la scatola della pasticceria.
“Non voglio che vada sprecato,” mormora, sfogliando le pagine.
Prendo il cornetto, mordendolo. Chiudo i miei occhi; il sapore è paradisiaco, quasi come un orgasmo. “Ohhhh...”
“Lo so”, dice Olive senza nemmeno alzare lo sguardo. “Ascolta, ho una domanda strana. Nessun che mi interessi o altro, ma... I capi della nostra azienda sanno che stai pianificando una gravidanza?”
Stringo le labbra con espressione un po’ accigliata. “No.”
“È solo che... Sai, non potrai lavorare agli stessi ritmi di ora. Sarah, conosci quella del diritto contrattuale? Ha detto che le sue ore fatturabili sono state dimezzate.”
Non alza gli occhi dal libro, ma penso che stia dicendo la sincera verità sull’argomento.
“Mi sono preparata dal punto di vista finanziario, se è questo che intendi.” Faccio una smorfia.
“No, intendevo solo che… Mi chiedo se i capi verranno colti alla sprovvista quando una dei loro principali avvocati annuncerà che è incinta.”
"Probabilmente sì. Ma non permetterò che un vecchio mi dica che avere un bambino è una cattiva idea solo perché non fa bene ai suoi profitti. La mia fertilità non deve dipendere dalla sua linea temporale.”
“Hmm”, dice, la sua fronte si corruga. “E dimmi, hai avuto fortuna con il raccoglitore dei donatori di sperma?”
Sbatto la mano sul tavolo. “Uh, no. Ho ristretto la ricerca tipo... all’intero elenco.”
Lei sorride. “Così selettiva!”
“Vuoi sentire qualcosa di folle?”
“Sempre.”
“Gli ho proposto una botta e via solo per vedere se... Sai... Se potesse aiutarmi ad accelerare un po’ il processo?” Faccio una faccia imbarazzata mentre lo dico.
La bocca di Olive forma una O perfetta. Le ci vuole un secondo prima di poter parlare.
“Aspetta, avevi intenzione di usarlo solo per... Avere il suo sperma?”
“Beh, sì. Ma anche il fatto che fosse figo come un dio non mi dispiaceva…”
“Oddio, davvero? È assolutamente fantastico. Spero che tu abbia il suo numero.”
Sento il calore salirmi alle guance. Milo salta di nuovo sul bancone e lo prendo in braccio, accarezzandogli la morbida pelliccia.
“In realtà, sì. Me lo ha lasciato.”
Olive mi guarda con un’espressione pensierosa.
“Stai pensando di uscire con lui?” chiede.
“Oh mio Dio, no. Sembra un vero e proprio playboy. Non ho tempo per uno come lui. Soprattutto se vado avanti con la questione del donatore di sperma...”
Un sorriso malizioso arriccia le sue labbra. “Quindi... perché non salti la parte degli appuntamenti e gli chiedi direttamente se vuole scopare?”
“Vuoi dire... tipo, procreare?” Chiedo io.
“Sì, perché no? Potresti anche dirglielo.” Fa una pausa. “Si tratta solo di un suggerimento.”
Alzo gli occhi al cielo. Milo si contorce per sfuggire alla mia morsa, quindi lo metto giù. “Dovrei dire al padre del mio bambino che stavo provando a farmi ingravidare… Non so quanto sia bello, Olive.”
Scuote le spalle. “Se la pensi così.”
“Dovrei farlo, credo. Ma dico personalmente, per me. Però... Come dovrei cacciare il discorso? ‘Ehi, signor Sexy, che ne dici se non usiamo la protezione? Sto cercando di rimanere incinta’.”
Olive fa una risatina. “Io lo farei sbronzare un po’ e vuoterei il sacco. Probabilmente sarebbe d’aiuto se ti vestissi sexy...”
"Ah, non lo so. Probabilmente sentirà la parola bambino e se ne andrà a gambe levate.”
Olive sembra pensierosa. “Fammi vedere una sua foto…”
Scuoto la testa. “Non ce l’ho.”
“Conosci il suo nome?”
“Sì, Jett James.”
“Mi sembra familiare. Mmm…” Tira fuori il telefono e digita qualcosa, scorrendo alcune pagine. “Aspetta… È lui?”
Gira lo schermo del telefono verso di me e vedo Jett nel bel mezzo dello schermo.
“Sì, è lui”, dico.
“Hey. È dannatamente figo! Ed era un giocatore di baseball, ecco perché il suo nome mi suonava familiare. Oooh, scommetto che ha dei geni fantastici!”
Sospiro. “Olive…”
“Seriamente, è più alto di te? Qui dice che è alto più di un metro e ottanta.”
“Beh, sì... molto più alto di me...”
Si mette dritta, come se avesse preso una decisione.”
“Ok, dammi il tuo telefono.”
La guardo di traverso. "A che scopo?"
“Uscirai assolutamente con questo ragazzo. Se non altro, puoi sbattertelo per bene e non vederlo mai più.”
“Oh, non lo so...”
"Sei seria? Chiamalo, adesso,” mi dice.
Emetto un sospiro esasperato, quindi mi dirigo nella mia camera da letto per recuperare il telefono. C’è già un messaggio di Jett quando sblocco lo schermo.
Penso che dovremmo uscire il prima possibile. Per la nostra relazione ;)
Seguito da un PS: stavi dannatamente ben con quella gonna ieri sera.
Arrossisco tantissimo, sono sicura che le mie guance sono in fiamme. Porto il mio telefono in cucina.
“Mi ha mandato un messaggio”, dico, porgendo il telefono a Olive.
Legge le sue parole ed emette un grido di gioia. "Sì! Ci uscirai, al cento per cento.”
Dopo un secondo di riflessione, gli manda una sola parola.
Stasera?
Vorrei prenderla a pugni per aver premuto ‘invio’ senza il mio ok, ma ormai sono già apparsi i tre puntini che indicano che sta rispondendo.
“Non riesco a credere che tu l’abbia fatto davvero,” dico.
“Prego”, dice Olive, chiaramente orgogliosa di se stessa.
Quando mi risponde sono quasi fuori di me.
Non oggi. Ma sono libero dopodomani. Dalle 8 in poi. Per te va bene, principessa?
Allontano il telefono da Olive, tormentandomi il labbro. Mi sta già dando dei nomignoli carini? Non riesco a decidere se la cosa mi eccita o se è semplicemente troppo.
"Sul serio? Questo tipo super figo ti garantisce che si farà vedere e che ti darà il suo regalo. Di' solo di sì!” dice praticamente urlando. Qualche secondo dopo, quando sono ancora intenta a riflettere, Olive afferra il mio telefono.
“Ci sarò, paparino <3.”
“Ommioddio, veramente?” Grido. "Oh cazzo. Non posso credere che tu gli abbia risposto così.”
“Che può succedere nella peggiore delle ipotesi?” mi chiede Olive. “Hai già deciso di avere un bimbo da sola. E poi, questo solleva una domanda molto importante.”
“Proprio adesso?” chiedo in tono scocciato.
"Sì. Cosa indosserai? Qualcosa che dice Sono di classe, ma anche Per favore, scopami.”
“Oh, Cristo…“ protesto, ma Olive non mi ascolta. È troppo impegnata a trascinarmi verso il mio armadio.
Immagino che andrò davvero ad un appuntamento con Jett James, e immagino che lo farò presto.