Читать книгу Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu - Страница 3

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Prologo

Si svegliò all'improvviso, avvertita da un forte impatto. Tornò a sedersi sulla vecchia sedia a dondolo da cui era scivolata e raccolse la coperta di lana che era caduta a terra. All'improvviso fu sopraffatta dall'angoscia di un fragoroso silenzio. Aveva smesso di sentire il crepitio del fuoco nel camino e presto si rese conto che la fiamma era quasi spenta. Tutto quello che doveva fare era alzarsi e fare un passo avanti per riaccendere il fuoco gettando un altro paio di tronchi, e smuoverli con l'attizzatoio. Il fuoco emerse come una piccola fenice e divorò insaziabilmente il legno di conifere che era caduto nelle sue fauci. La vecchia rimase immobile per qualche minuto ancora, come se il caldo bagliore arancione del caminetto nero l'avesse ipnotizzata. Si aggiustò lo scialle che portava sulle spalle e volse lo sguardo alla finestra, dalla quale udì un nuovo impatto, era un colpo secco, come quello che aveva sentito solo pochi secondi prima. Cercando di sopprimere una paura segreta, si alzò e si avviò lentamente verso la finestra, la cui tenda era tirata indietro. L'oscurità avvolgeva gran parte del panorama, e solo il disco argentato della luna, che coronava il firmamento, le offriva una vaga idea di quel paesaggio che di giorno sembrava idilliaco e di notte diventava inquietante e sinistro. Le sagome frastagliate delle montagne che si stagliavano davanti al vecchio casale rimanevano solenni e maestose, quasi altezzose, davanti alla paura di chi abitava nei dintorni. Quello non era un sentimento che poteva trasformarsi in abitudine, poiché risaliva solo ad un mese prima. Le foreste di Innoth erano sempre state popolate da lupi, ma questi nobili animali sembravano aver sempre conosciuto i limiti del loro territorio, cosa che avevano rispettato fino a tre settimane prima. Da allora in molti avevano affermato di incontrare i membri di alcuni branchi sulle vecchie strade del villaggio. Lora non poté fare a meno di dirigere il suo sguardo ad ovest. Di giorno, il vecchio ponte di pietra che portava al paese di Vianta era perfettamente visibile da lì, ma in quella notte buia solo le ombre contrastavano con l'oscurità assoluta. In lontananza , le luci del villaggio rendevano vagamente distinguibile il suo profilo. Hans, suo marito, era partito quella mattina per la città di Glosurg, a circa tre o quattro giorni di viaggio. Dopo duri giorni di lavoro ininterrotto erano riusciti a raccogliere buona parte dei raccolti, e l`uomo non aveva voluto aspettare un giorno di più per mettere in commercio quei frutti del suo orgoglio. Essi stessi e quella vecchia fattoria era tutto ciò che avevano, e proprio per questo Lora era preoccupata che Hans non avesse voluto aspettare per tornare e avesse rischiato di viaggiare di notte, all'abbandono di quell'oscurità, e dei pericoli nascosti in essa. La sua vecchia giumenta non era più pronta per quei trotti, e sebbene lei lo avesse ripetuto molte volte, Hans insisteva che vietare all'animale la sua attività abituale sarebbe stato un modo per condannarlo a morte, come sarebbe successo anche a lui. Ma la verità era che negli ultimi tempi le forze di quella giumenta erano calate più del solito, e Lora temeva che se fosse successo ai margini della foresta, sarebbe potuto accadere qualcosa di terribile. Gli aveva chiesto insistentemente di aspettare e viaggiare solo con la luce del giorno, cosa che le aveva promesso, ma che tuttavia temeva non avrebbe mantenuto.

Un terzo colpo la fece trasalire e la fece indietreggiare, emettendo un sussulto mentre lasciava la tenda. La persiana esterna della finestra si era staccata dalla staffa e batteva con insistenza sulla facciata e sui vetri per il forte vento che soffiava da nord. I ciuffi di nuvole squarciavano il cielo vellutato, nascondendo a intermittenza la luna d'argento e le cime dei pini torreggianti che formavano i pendii delle montagne, ondeggiavano come un sinistro pubblico in una tribuna immaginaria.

Lora aprì la finestra, e tenne fermo il cancello di legno. Una raffica di gelo penetrò nella stanza e fece oscillare violentemente la sottile tenda di garza che pendeva dalla dispensa. Sentì un brivido e perse di colpo il calore che l'aveva confortata fino a spingerla in un sonno profondo.

Non era del tutto chiaro il motivo, ma una sensazione angosciante gli si insinuò nella bocca dello stomaco. Scrutò disperatamente i dintorni, cercando di trovare il motivo della sua inquietudine. Non lo trovò, ma non era l'unica a sentirsi in quel modo. All'improvviso sentì i cavalli nitrire nella stalla, sembravano nervosi e turbati. Tuttavia, fu molto sorpresa che Black, un vecchio labrador retriever che accompagnava sempre Hans nei suoi viaggi in città, ma che negli ultimi mesi, afflitto dai dolori che lo facevano zoppicare, aveva smesso di farlo, non si fosse unito abbaiando ai nitriti di Tisa e Amber, i destrieri, più giovani della vecchia Yona, ma della cui lealtà Hans non si fidava ciecamente.

“Black!” Lora si voltò verso l'interno della casa, con la finestra ancora aperta e chiamò l'animale, pensando che forse si era addormentato in qualche angolo, ma la sagoma scura di Black non comparve. Di solito dormiva in casa, nonostante uscisse spesso dal portello che gli aveva costruito Hans nella porta sul retro.

Quando la donna volse di nuovo lo sguardo verso l'esterno, si sentì mancare il fiato. Il sentiero scorreva qualche metro più in là, al di là della vecchia staccionata in legno che circondava la proprietà, e non gli fu difficile distinguere la fiamma di alcune torce che avanzavano a ritmo cadenzato lungo il suo percorso, in direzione est.

Lora si portò la mano alla bocca e rimase in silenzio. Sembrava una processione; non riusciva a distinguere molto da li, ma il bagliore delle torce le dava un'idea approssimativa del numero di persone che sembravano avanzare in fila indiana, dovevano essere almeno dodici o quindici. Ma quali audaci viaggiatori sarebbero stati così imprudenti da camminare nell'oscurità ai margini della foresta di Innoth, di cui erano stati raccontati eventi così oscuri nelle ultime settimane? si chiese. Pensò che probabilmente si trattava di viaggiatori che la notte aveva sorpreso lontano dalla città.

Per un istante Lora lottò contro la necessità di correre ad avvertirli, cosa che tuttavia respinse con un insolito timore.

All'improvviso si sentì ridicola: faceva bene ad aver paura dei lupi, che nelle ultime settimane avevano distrutto raccolti, mandrie, e addirittura se l'erano presa con qualche camminatore solitario, ma per quale motivo avrebbe dovuto intimorirla la presenza di pochi viaggiatori che sicuramente non erano a conoscenza di tutto ciò e che probabilmente cercavano solo di procedere con meno pause possibili per arrivare quanto prima alla loro destinazione?

Chiuse velocemente le persiane e corse verso la libreria a prendere la lanterna. Che accese con estrema cura. Poi si voltò e usci dal cancello, attraversando a grandi passi la distesa di terreno che la separava dal recinto, verso la strada.

“Aspettate!”urlò mentre avanzava, “Aspettate un minuto, per favore!”.

La lenta marcia delle fiamme si fermò e lei capì subito che avevano sentito la sua voce. Quando arrivò al recinto riuscì a distinguere alcune delle facce che componevano quella curiosa processione. Trovarsi faccia a faccia con loro non la rassicurò affatto, ma piuttosto il contrario. Un uomo con i capelli grigi raccolti la osservava con indifferenza dall'alto di un oscuro destriero, La sua carnagione pallida contrastava con i suoi vestiti scuri, adornato da un lunghissimo mantello che gli cadeva sulla sella. Lora ebbe l'impressione che quest'uomo avesse molti anni alle spalle, ma a stento il suo volto era solcato da un paio di rughe sulla fronte e da una vistosa cicatrice che partiva dalla tempia destra fino al mento. Sorvegliando lo strano cavaliere, avanzavano altrettanti volti non meno privi di quell' inquietante alone che li faceva sembrare tutt'altro che semplici viaggiatori smarriti o frettolosi. Sembrava più una specie di strano corteo.

“C...ciao” balbettò Lora “Volevo solo avvisarvi...E' pericoloso percorrere le strade di notte.”

Quello che sembrava guidare il corteo sorrise senza che ciò variasse l'espressione del suo volto

“E che tipi di pericoli ci aspettano, mia signora?”domandò.

“Nelle ultime settimane sono stati avvistati dei lupi fuori dai confini della foresta. Hanno attaccato case, greggi e persino persone. Non voglio spaventarvi , ma...”

“Prenderemo in considerazione questi avvertimenti.”la interruppe l'uomo “Non sa quanto li apprezziamo”

La sua voce era grossa e profonda; i suoi occhi scuri e penetranti. La inquietò la confusa miscela di tonalità che sembravano fondersi in essi.

Il vento continuava a soffiare con forza e agitava con virulenza le fiamme delle torce portate da alcuni membri del quale sembrava il suo seguito. Lora sentì gli sguardi di tutti fissi su di lei, cosa che la fece sentire a disagio. Passò attraverso il suo corteo e vide che quest'uomo non era l'unico a viaggiare a cavallo. Dalla vicinanza delle luci riuscì a distinguere almeno altre due figure che montavano i rispettivi destrieri, mentre gli altri erano a piedi.

“Dovrebbe tornare a casa sua.” Un uomo di mezza età, che aveva le redini del primo cavaliere, le aveva parlato con una voce molto più dolce e vellutata. Lora lo guardò e non riuscì a trattenere un brivido, mentre si mordeva il labbro inferiore. La donna deglutì a fatica e si pentì immediatamente di essere uscita a cercare quegli strani viaggiatori. Pensò ad Hans ed alla serie di rimproveri che gli avrebbe fatto se fosse stato lì; l'avrebbe rimproverata per la sua impulsività, per il suo bisogno di aiutare persone di cui non conosceva le intenzioni, e per le poche volte che si era preoccupata di prendere delle precauzioni prima di “cacciarsi in mille guai”. Cominciò ad indietreggiare lentamente , di fronte agli intensi sguardi di quelle persone, e presto si voltò per affrettare il passo in direzione della casa. Anche voltando le spalle a quegli stranieri sentiva il peso dei loro sguardi. Perché non riprendevano la marcia? Pensò. Affrettò sempre più i passi e quasi iniziò a correre, spinta da qualcosa che lei stessa non capiva. Tale era la sua fretta di scomparire da lì che cadde faccia a terra e perse il candelabro, che rotolò qualche metro più avanti. Ancora distesa sull'erba, si voltò e guardò di nuovo quegli stranieri, che non si erano mossi. Sentiva il cuore salirgli in gola, con l'aiuto delle sue mani tremanti si rialzò e corse goffamente verso casa. Attraversò la soglia e, tirando un sospiro, appoggiò la schiena contro la porta non appena fu chiusa. Non aveva nemmeno sentito il cambio di temperatura rientrando, stava ancora tremando ed era irrigidita. Cercando di riprendere fiato, spostò lo sguardo sul caminetto: il fuoco era spento e non le ci volle molto per rendersi conto che il freddo che la avvolgeva non era solo un prodotto della paura. Si strinse le braccia intorno a sé e si avviò timidamente verso la cucina, la cui porta sul retro era aperta.

“Black!”esclamò con un filo di voce.

Immobile nel mezzo della stanza, si voltò e scoprì che dall'altra parte delle finestre non c'era più traccia di quegli strani viaggiatori. Rivolse di novo la sua attenzione verso la cucina e non poté più nemmeno pensare di gridare: un branco di lupi la braccavano ringhiando, con contenuta impazienza e accattivante desiderio. Gli oscuri animali che le si avventavano addosso fu l'ultima cosa che i suoi piccoli occhi riuscirono a vedere, prima che sentisse un dolore acuto e straziante, preludio dell'oscurità più assoluta.

Il Clan Del Nord

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