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Gli eredi della confraternita

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Jaren era seduto sull'enorme roccia che si trovava all'inizio di Vianta, nello stesso luogo in cui, fino a pochi minuti prima si trovava l'accampamento militare di Isalia. In lontananza, sotto la pioggia sottile, poteva vedere i suoi uomini a cavallo che marciavano in lenta processione di ritorno verso casa. Avevano deciso di portare con loro il corpo di Marlok, tutto ciò che restava dei suoi uomini era il povero Atsel, il cui stato di salute gli impediva di trasferirlo. Alcuni soldati avevano insistito sulla necessità di portarlo a Isalia per poterlo guarire lì, ma il guaritore aveva assicurato che se fosse stato sottoposto a un simile viaggio, il ragazzo non sarebbe sopravvissuto più di qualche ora. Né sembrava certo che lì avrebbe resistito ancora a lungo, ma almeno la tranquillità e il completo riposo a Vianta potevano essere a suo favore. Erik rimase seduto accanto a lui, in silenzio. Appena uscito dalla fattoria del vecchio Hans, era andato a cercarlo, e dopo essersi assicurato che lui e sua sorella stessero bene, controllò anche Sarah e Jensen, ognuno immerso nelle proprie faccende e in perfette condizioni. Jaren si chiedeva se qualcuno di loro conoscesse gli hobby dei rispettivi nonni nella caccia a questi tipi di animali, cosa di cui dubitava per quanto riguardava Erik, Sylvaen e Sarah, poiché entrambi avevano vissuto da vicino la tragedia e nessuno dei due aveva accennato ad essa. Jensen era l'unico su cui aveva dei dubbi. Aveva parlato con lui a malapena un paio di volte, poiché i suoi uomini avevano portato con se i loro fabbri, incaricati di riparare le spade, i pugnali, gli scudi e le armature dei soldati. Pertanto avrebbe dovuto organizzare un incontro con lui e avvicinarsi discretamente alla questione dei lupi per scoprire se sapeva qualcosa.

“Non posso crederci che tu sia rimasto.”disse improvvisamente Erik “Anche se temo che non serva a niente, è un gesto che apprezzo profondamente, Jaren.”

Il giovane principe prese un sassolino e lo lanciò al suo amico.

“Non dirmelo davanti a tutte queste persone.”scherzò, imitando le stesse parole di Erik di qualche ora prima. “Le foreste di Vianta hanno occhi e orecchie.”

Erik sorrise leggermente.

“Non avevo avuto ancora il tempo di ringraziarti per la scorsa notte. Hai affrontato quel tuo soldato per mia sorella, per me Per tutte le donne di questo villaggio, anche se quel disgraziato aveva ragione. “

“Sono io che devo ringraziarti, Erik. Mi hai salvato con quelle bestie.”

“Si, anche questo è vero. Non sono l'inutile storpio che tutti pensano.”

Jaren lo guardò. Era spesso sorpreso dalla capacità di Erik di riferirsi al suo disturbo in modo così brusco o anche con battute che, se le avesse fatte qualche altra persona, sarebbero risultate crudeli. Ma era qualcosa che Erik faceva solo in presenza di Jaren e nessun altro, nemmeno di sua madre o sia sorella, con cui era solito evitare continuamente la questione della sua gamba gravemente ferita.

“Certo che non sei inutile.” gli disse “E la questione della tua gamba è solo temporanea. Quando i guaritori di Isalia potranno curarti, guarirai.”

“Che Dio ti ascolti, fratello.”

Erik saltò giù dalla roccia su cui si trovavano, guardando i soldati in marcia, e afferrò la sua stampella.

“Il re non si arrabbierà per questo?”chiese. Jaren balzò al suo fianco e si spolverò il giubbotto.

“Stai scherzando?Farà scintille quando vedrà che tutti sono tornati e io no. A quanto ho capito”aggiunse, mentre si incamminavano verso il villaggio “tutto è pronto per il mio matrimonio. Addirittura lei mi aspetta ad Isalia per incontrarmi.”

“E allora perché sei rimasto?Noi da soli non riusciremo ad ottenere ciò che non è stato possibile ottenere con tutti i tuoi soldati.”

“Lo so, o almeno così credo. Che sai di tuo nonno Unkor?”

Erik si accigliò e si fermò un momento prima di ricominciare a camminare.

“Mio nonno Unkor? Perché questa domanda?”

“Detto tra noi, stavo parlando con Hans e lui mi ha assicurato che quegli animali erano già stati qui prima, a Vianta, molti anni fa. Lui e alcuni dei suoi contemporanei li cacciarono, tuo nonno tra loro.”

“Stai scherzando?”

“Pensi che sia qualcosa su cui scherzarci?”

Erik si guardò intorno. Non c'era quasi nessuno fuori alle capanne, erano tutti terrorizzati dalla presenza di quegli animali.

“Non l'ho conosciuto praticamente.”rispose alla fine con naturalezza. “Era il padre di mio padre e non andava particolarmente d'accordo con lui, quindi non ricordo nemmeno una sua visita; Sylvaen e io siamo andati a trovarlo un paio di volte grazie alla determinazione di mia madre. Non siamo nemmeno andati al suo funerale, Né aveva frequentato nostro padre, suo figlio. Quel giorno ci misi una croce.”

“Mi dispiace.”

“Non devi dispiacerti. Non puoi amare o sentire la mancanza di qualcuno che conosci a malapena, giusto?”

Jaren si fermò e non disse nulla.

“Comunque devo andare a casa.”disse Erik salutandolo “E' il giorno delle pulizie e non credo che avremmo l'aiuto di Sylvaen che passa poco tempo a casa, quindi devo andare.”

“Vuoi che ti aiuti?”

“Per l'amor del cielo!”esclamò Erik “Hai intenzione di pulire la stalla delle perfide donne che volevano cacciarti?”aggiunse sarcastico.

Jaren sorrise, scuotendo la testa e rimase immobile mentre guardava il suo amico allontanarsi. Si guardò intorno e dovette fare un grosso sforzo per non crollare. Era arrivato davvero a sperare che Vianta potesse ritornare alla normalità che l'aveva caratterizzata prima dello scoppio della guerra tra Isalia e Likara, ma l'illusione era durata solo poche ore, e con l'apparizione di quel nuovo contrattempo, il compito sembrava ancora più arduo e oneroso.

Lentamente entrò nella casa di Bento, il guaritore. L'uomo gli aveva indicato la stanza in cui Atsel continuava a riposare, ma qualcosa lo trattenne, forse la paura di verificare le parole di Assynt e i peggiori presagi su quel ragazzo. Si fece coraggio quando raggiunse la porta e la spinse lentamente, rimanendo paralizzato sulla soglia. Erik aveva detto che sua sorella era praticamente scomparsa e non stava quasi mai a casa; in quel momento non si era nemmeno chiesto cosa la portasse a stare fuori quando invece tutti gli abitanti del villaggio facevano il contrario, per proteggere le loro capanne e le loro case, difendendosi da quei terribili animali. Quando arrivò lì, capì cos'è che la portava a stare fuori casa: Atsel. Mentre lui dormiva, col respiro agitato, lei stava al suo fianco, dando le spalle a Jaren e inginocchiandosi accanto al letto, mettendo dei panni freddi sulla fronte del ragazzo. Poteva sentire i suoi singhiozzi e persino i suoi sussurri sotto forma di preghiera. Sylvaen si voltò, allertata da alcuni passi, quelli di una donna che camminava lungo il corridoio in un'altra abitazione, presumibilmente vegliava su una persona malata che Bento stava guarendo. I suoi occhi scuri fissarono Jaren mentre si sedeva. Fece un passo nella stanza e chiuse con cura la porta.

“Jaren...”mormorò la giovane, abbassando lo sguardo.

“Immagino che per te Atsel sia molto di più di un piano alternativo.”

Alzò la testa e spalancò gli occhi.

“Io..”

“Vi ho sentite parlare, a te e tua madre.”

Sylvaen si voltò di nuovo e fissò il viso tormentato di Atsel, madido di sudore.

“Suppongo che l'umiliazione pubblica a cui mi ha sottoposto mio fratello sia sufficiente da non doverti più nulla.”

“Ti sbagli se pensi che questo mi soddisfi, ma se cerco di capire te e tua madre, faccio lo stesso anche con Erik. Pensavo fosse a conoscenza di tutto, e suppongo che tu possa immaginare quanto questo l'abbia ferito.”

Jaren fece qualche passo fino a collocarsi dall'altra parte del letto. Guardò il viso di Atsel e sentì un nodo alla gola, che gli impediva di respirare.

“Mi dispiace”disse Sylvaen “E' tutto quello che posso dirti, ma non posso cambiare il passato.”

“E' sufficiente.”rispose lui, guardandola.”Non ho bisogno di umiliazioni pubbliche, né che tu smetta di parlare con tuo fratello.”

Sylvaen tirò un respiro profondo.

“Quando mia madre scoprì che io e Atsel stavamo insieme, mi suggerì che potevo puntare molto più in alto.” La giovane donna si sedette sul letto e accarezzò i capelli di Atsel, umidi per il sudore e l'acqua dei panni che gli aveva applicato sulla fronte. Un soldato era una cosa e il principe ne era un'altra, quindi lo lasciai: lo umiliai, cercai di fargli del male, di allontanarlo, gli dissi che mi vergognavo di essermi fatta coinvolgere da un semplice soldato, e gli chiesi di tacere, di non dire niente a nessuno, specialmente a te. Poi mia madre mi suggerì la...brillante idea e ad essere sincera, in quel momento pensavo solo alla possibilità di rimanere incinta di Atsel. Avrei potuto far passare quel figlio per tuo, non rivederlo mai più, vivere nel tuo castello o in una casa che avessi costruito per noi, ma soprattutto l'avrei fatto sempre con un figlio di Atsel, anche se lui non l'avrebbe mai saputo. E' un pensiero egoista e orribile, verso di lui, verso di te, verso tutti, lo so.”

Jaren la guardò a lungo, rattristato. Sylvaen era innamorata di Atsel, ma sarebbe stata disposta a rinunciare a lui, al suo amore, a tutto per una vita benestante. Quanto conosceva realmente quella giovane donna? Quanto della imposizione di sua madre era realmente al di sopra della sua stessa ambizione?

“Spero che tu non abbia realizzato i tuoi errori troppo tardi, Sylvaen.”le disse. 2Vorrei che si svegliasse ora che sembri apprezzare i veri sentimenti al di sopra del semplice interesse. Conoscendolo, sono sicuro che Atsel ti perdonerebbe.”

Jaren si diresse verso la porta, ma si fermò alla domanda di Sylvaen.

“Tu l'hai fatto?”

“Lo farò e sarebbe bello se lo facessi anche tu con Erik, se pensi di avere qualcosa da perdonargli.”

Po diede un'ultima occhiata ad Atsel e lasciò la stanza.

*****

Il calore lo invase all'improvviso quando entrò lì. Il fuoco della fucina brillava con la sua luce rossastra. Soffocando l'atmosfera e appesantendola. Jaren fece qualche passo in avanti e afferrò una spada corta che giaceva su un tavolo pieno di metalli di ogni tipo. Il martellamento che si udiva più in là lo portò a chiedersi se Jensen avesse notato il suo arrivo, ma i suoi dubbi furono presto fugati quando il ragazzo entrò dalla porta sul retro. Teneva in mano delle enormi tenaglie che reggevano una spada, la cui lama era ancora incandescente.

“Maestà!”esclamò sorridendo “Posso aiutarla in qualche modo? Pensavo che foste andato via questo pomeriggio.”

“I miei uomini se ne sono andati, io no.”rispose con calma.

Il ragazzo si avvicinò alla picca in cui aveva immerso la lama della spada fumante al contatto con l'acqua. Jaren lo osservò attentamente, poiché l'aveva incontrato poche volte e per quanto fosse assurdo, sentiva di dover trovare qualche indizio sul suo volto, nella sua espressione, qualcosa che le avrebbe aperto la strada per affrontare la questione di suo nonno e dei lupi; con Erik lo aveva fatto spontaneamente, ma il ragazzo era come suo fratello e non lo avrebbe preso per pazzo, come avrebbe potuto fare Jensen, anche se voleva solo informarlo, se non lo era già, della parte credibile della storia, tralasciando il desiderio di vendetta di quegli animali.

“Ho sentito che uno dei vostri uomini è in condizioni particolarmente gravi.”aggiunse, mentre lavorava. “Bento sa cosa sta facendo. Sono sicuro che si riprenderà.”

“Grazie, lo spero anch'io”rispose Jaren. 2Vorrei parlare con te, se hai un minuto.”

Il giovane posò la spada sul tavolo e prese un panno per asciugarsi le mani, mentre si avvicinava a Jaren, con la sua espressione gentile.

“Certo. Come posso aiutarvi?”

“Prima di tutto dammi del tu. Tutto il villaggio lo fa.”

“Con tutto il rispetto, sua Maestà, l'intero villaggio sacrifica le capre nelle notti di luna piena, io no. Non penso che tutto quello che fa la maggior parte delle persone sia sempre giusto, ma in questo caso accetterò, Jaren.”

Il giovane principe sorrise, piacevolmente sorpreso dalle parole del fabbro.

“Gestisci la fucina da solo?”

“Si, da quando mio padre si è ammalato due anni fa.”rispose con naturalezza “Le cattive condizioni di vita a Vianta hanno messo fine alla vita di molti, mio padre e miei due fratelli tra gli altri.”

”Mi dispiace tanto.”

“Grazie. Sono riuscito ad andare avanti grazie ai loro sforzi. Quando erano in vita, e a quelli di mio nonno, che avviò questa fucina ai suoi tempi. Senza di questo, non so cosa avrei potuto fare adesso. Di cosa volevi parlare esattamente?”

“Di tua nonna. Delmara.”rispose senza indugi.

L'espressione sorridente di Jensen svanì e si abbassò a guardare le sue mani, ammaccate e piene di ferite, proprio come quelle di Jaren, anche se per cause diverse.

“Riguardo a cosa esattamente?”

“A cosa si dedicava? Hai detto che la fucina apparteneva a tuo nonno. Che faceva lei?”

Jensen si allontanò e iniziò nervosamente a riporre l'attrezzatura sul tavolo.

“Beh...cose normali. Tenere d'occhio la sua casa, occuparsi della sua famiglia, e ...a volte prendeva parte alla raccolta e alla semina nella fattoria di Hans e Lora, in tempi di maggiore abbondanza, per guadagnare qualche moneta d'oro in più. Quello che ogni donna di Vianta fa.”

“Sei sicuro che tua nonna faceva quello che fa ogni donna qui?E' consuetudine che le donne di questo villaggio caccino animali due volte la loro taglia e che potrebbero mangiarsele in un morso?”

Jensen si fermò e chiuse la serranda, lasciando la finestra aperta.

“Perché questo?”chiese nervoso.

“Tua nonna era una cacciatrice di quegli animali che stanno attaccando il villaggio. Forse lo sapevi o forse non ne avevi idea, ma se sai qualcosa ho bisogno che tu me lo dica.”

“Hans è un chiacchierone”disse, con un'espressione arrabbiata.

“Hans ha paura. Non c'è niente di sbagliato in questo, Jensen; non devi nasconderlo. Almeno non a me. Ma ho bisogno di armi per combattere contro questi animali, e chi li ha cacciati deve averle.”

“Non ci sono. Non più. L'unico modo per fabbricare armi contro questi animali era attraverso l'argento delle vecchie miniere, ma quando Isalia ha preso il controllo di queste terre, in cambio della loro protezione, gli è stato concesso l'accesso alle miniere. Tuo padre ci difende, noi gli diamo l'argento. Non possiamo toccare nulla se vogliamo continuare a godere del suo favore, e in questi tempi la salvaguardia di un grande regno è più che necessaria. Tu lo sai bene.”

“Parlerò con lui. Quando saprà cosa sta succedendo, acconsentirà che prendiate il minerale.”

“Sei sicuro?

“Mio padre vi ha giurato protezione ai suoi tempi e ve la darà. Eccomi qui, no?”

“Si, spero che continui ad essere così.”

“Cos'ha di speciale quell'argento?”chiese Jaren “Non si trova da nessun altra parte?”

“Mia nonna mi diceva che le profondità di quella miniera non hanno eguali. L'argento è mescolato con un'altra sostanza che lo rende letale per quegli animali. Non saprei dirti cosa sia, ma non c'è argento come quello di Vianta in nessun altro posto.”

Jensen camminò fino in fondo alla stanza e aprì l'anta di un armadio che era mimetizzato dietro alcune vecchie scatole e sacchi rosicchiati. Da lì estrasse un vecchio pugnale, la cui lama brillava a malapena. Lo tenne con entrambi le mani e lo mostrò a Jaren.

“Questo è l'ultimo pugnale che mia nonna teneva di quelli forgiati con l'argento di quelle miniere. Non so nemmeno se serva.”

Jaren lo prese tra le mani e scoprì che era leggero come una piuma.

La sua impugnatura dorata si era scurita col passare del tempo, ma passando il dito sulla lama la scoprì brillante e fulgente, come il primo giorno. Il suo viso gli si rifletteva chiaramente.

“Me la presti?”chiese.

“Che cosa ci vuoi fare?”

“Verificare se potrebbe servire. Se riusciamo a cacciare anche uno solo di quegli animali...avremo la prova tangibile per la quale mio padre vi restituirà l'accesso alle miniere.”

“E se non volesse?E' un minerale unico al mondo e si ottiene solo qui. Dal tempo in cui ha iniziato a sfruttarlo, deve esserne rimasto ben poco. Non sarà facile per un re rinunciarvi.”

“Presto..diventerò il marito della figlia del re di Esteona”rispose Jaren. Per la prima volta alludere a quell'evento che lo attendeva al suo arrivo a Isalia lo metteva a disagio.

“La salute del sovrano non è buona e non credo...che ci vorrà molto tempo per prendere il suo posto. Presto le decisioni di quel regno dipenderanno da me e il futuro di Isalia, a sua volta, dipenderà da quell'alleanza. Potrei persino esigerlo.”

Jensen lo guardava con espressione di sorpresa.

“Non ne avevo idea. Ti ho sempre visto con le ragazze del...Congratulazioni.”si affrettò a rettificare.

“Grazie.”

“Puoi portare con te il pugnale di mia nonna, se vuoi.”concluse, mentre ritornava velocemente verso l'armadio da cui l'aveva tirato fuori. Pochi secondi dopo tornò con in mano alcune carte ingiallite.

“Prendi anche questi. Sono tutti gli appunti che lei teneva su quei mostri. Non so se ti serviranno, ma sognava che io continuassi la...tradizione di famiglia, quindi ha annotato tutto.”

“Grazie, mi sarà di grande utilità. Spero che tu non debba seguire la tradizione.”

“Non credere.”concluse Jensen, riacquistando la sua espressione sorridente “A volte mi manca un pò di emozione. La vita tra fucine, pentole e spade è un po noiosa.”

Il Clan Del Nord

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