Читать книгу Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu - Страница 5

Dayrsenne

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Erano rimasti seduti a lungo intorno al falò che avevano acceso in quella che era l'area del mercato. Le torce illuminavano tutto nella piccola Vianta, cercando di combattere l'oscurità, e nonostante la poca voglia di festeggiare di Jaren all'inizio della serata, dovette ammettere che i ragazzi e l'umorismo della vecchia Niara lo avevano coinvolto nella festa. Era la proprietaria della locanda più controversa del villaggio, con una dubbia reputazione, la permissività che vi concedeva le era valsa la migliore fama tra gli uomini e la peggiore tra le donne di Vianta. Tuttavia Jaren la trovava un'anziana cordiale, coraggiosa e sempre pronta a offrire buoni consigli. Innumerevoli erano state le occasioni in cui, mentre alcuni dei suoi uomini bevevano qualcosa nella sua taverna o erano distratti nel fare ciò che infastidiva così tanto gli abitanti del villaggio, passava le sue ore oziose a chiacchierare con lei di ogni genere di cose, poiché erano poche le cose di cui non potevi discutere con la carismatica Niara. Il suo corpo scheletrico era rimasto a lungo seduto sulle ginocchia di Jaren, deliziando i soldati, che scoppiavano a ridere per ogni follia raccontata dalla vecchia.

“...e quando arrivò qui”narrò entusiasta “la sua giumenta crollò davanti alla taverna.”

“L'animale era così stanco?”chiese uno dei soldati.

“No!”esclamò Niara “Il culo di quel povero bastardo pesava più di tre di voi messi insieme.”

Ancora una volta le risate, di cui Jaren non ne era estraneo, assordarono momentaneamente la musica che continuava a suonare.

“Nè lui né la giumenta riuscirono ad alzarsi e rimasero sdraiati lì per tre giorni. La mattina versavo un secchio d'acqua calda su ognuno di loro, ma non per quelli e alla fine...”

L'arrivo di Sylvaen mise a tacere la vecchia, che ne approfittò per dare un tiro all'erba che stava fumando nella sua pipa. Jaren percepì la tensione nel corpo di Erik, che era seduto accanto a lui.

“Possiamo parlare?”gli chiese la giovane donna.

Lentamente spinse Niara da parte e si alzò, poi diede il suo posto alla vecchia.

“Stai attento, principe”disse “Ricorda tutto quello di cui abbiamo parlato, ragazzo.”

Annuì debolmente, tenendo a mente le conversazioni che avevano avuto sul desiderio delle ragazze di Vianta di andarsene ad ogni costo. Niara scherzava dicendo che portarsela sarebbe stato più economico per il ragazzo, dato che mangiava poco e occupava poco spazio.

Gli uomini di Jaren sorridevano e chicchieravano, mentre la festa e il ballo continuavano a pieno ritmo, ignari del disagio del momento.

“Principe!”esclamò Niara.

Jaren si voltò e la donna si alzò in piedi come una molla, stampando un bacio sulle labbra del ragazzo, fatto che provocò un nuovo scoppio di risate tra i presenti. Non tanto in Jaren, abituato ai gesti spontanei e quasi scandalosi della donna, ma preoccupato in quel momento per altre questioni. Qualcosa nel suo stomaco si agitò, facendogli dubitare della necessità di accompagnare Sylvaen.

Una parte di lui implorava tutti i santi che la giovane donna si pentisse e voleva solo scusarsi per il semplice fatto di aver considerato un'opzione cosi orribile. L'altra, preferiva non andare e restare semplicemente col dubbio che gli avrebbe permesso di pensare bene riguardo a Sylvaen ed Elessa. Tuttavia, tra le varie possibilità sollevate in quel momento, nessuna corrispondeva a quello che veramente accadde. Erik si alzò e parlò quando Jaren e Sylvaen si erano già allontanati di una decina di passi dal gruppo.

“Sorella, non farlo!”esclamò davanti a tutti “Non sei come le altre, dimenticati di lui.”

Il viso di Sylvaen apparve sconvolto, e il suo respiro accelerato tradì il suo disagio di fronte a tutti. Gli uomini di Jaren la guardarono, alcuni confusi, altri indifferenti.

“Erik”balbettò Sylvaen poco prima di scappare.

Nessuno dei presenti sembrava dare troppa importanza a quanto era accaduto e la maggior parte di loro continuò a mangiare, bere e fumare senza grande preoccupazione; ma non Goriath, il cui volto imperscrutabile rimase fisso su Jaren.

Erik si rimise al suo posto e seppellì il viso tra le mani, ma il principe sentì che non poteva lasciarlo così. Sylvaen si era fatta trascinare dal bisogno e dalle necessità di sua madre, ma non era una cattiva ragazza. In quel periodo aveva avuto l'opportunità di parlare con lei molte volte riguardo alle sue preoccupazioni e ai suoi sogni, ai suoi desideri e delusioni. Avrebbe voluto vedere suo fratello riprendersi e poter comprare un cavallo per sostituire la vecchia giumenta che Erik cavalcava. Recuperare parte di quella giovane donna che era ormai diventata una ragazza fredda e avida era possibile, e doveva senza dubbio avvenire attraverso una conversazione coraggiosa, lungi dallo schivarla o evitarla. Inoltre, sapeva anche che se non fosse riuscito a calmarla, non avrebbe mai più parlato con Erik. Jaren si voltò e non riuscì a fare un passo quando Goriath parlò:

“Non andrai a cercarla, vero?Non dovresti complicarti la vita con le contadine. Ti sei già divertito abbastanza in questi tre mesi, e con quella, inoltre, l'hai fatto varie volte. E' davvero così brava?”

Jaren si voltò nel momento in cui sentì cadere un bicchiere e rompersi contro una roccia. Erik era in piedi, stringendo i pugni e trattenendo una rabbia che stava per divampare da un momento all'altro. Goriath continuava a stare seduto placidamente a bere.

“Scusati subito”esigette Erik

Jaren tornò sui suoi passi e mise una mano sulla spalla del suo amico, cercando di calmarlo.

“Non ti permetterò di rivolgerti a mia sorella in quel modo!”esclamò il ragazzo.”Chiedigli scusa.”

“Tu stesso hai evidenziato le sue intenzioni.”rispose Goriath.”Sarà pure tua sorella, ma non è migliore delle altre. Aspira davvero a diventare la regina di Isalia un giorno?”

Risate e scherni erano coperti dalla musica e dall'allegria. Erik tolse la mano di Jaren e fece alcuni passi in avanti finché Goriath finalmente si alzò. Erik si mise in mezzo ai due.

“Erik”mormorò

“Perché ti poni in questo modo?”disse Goriath.

“Fermati!”gli ordinò Jaren.

“Quante di voi non hanno cercato di farsi vedere come qualcosa di più di semplici contadine solo per farvi alzare la gonna da lui?”urlò, facendo cessare la musica.”Quante di voi non sono finite in un pagliaio con sua maestà. Dando per scontato che sarebbe stato il primo passo verso il castello di Isalia?”aggiunse, allargando le braccia come se stesse arringando la gente.”Quante femmine non...”

“Chiudi quella dannata bocca!”gli gridò Jaren. Il principe diede ad Erik una leggera spinta per allontanarlo e si pose faccia a faccia con Goriath.

“Chiedi scusa adesso!”

“Te l'ho già detto, io obbedisco solo al re.”ripeté l'uomo come gli aveva già detto poche ore prima all'accampamento. “Sei solo un ragazzino che ha sempre avuto tutto e che viene messo a capo di un esercito”sottolineò. “il mio esercito, per soddisfare un capriccio, come ai bastardi di questa gente viene dato un pezzo di legno con cui giocare. Le tue arie di grandezza ti trascinano verso il basso e tu intendi prolungare la nostra permanenza qui solo per cacciare i lupi. Non hai la più pallida idea di come si guidi un esercito. Pensi di averlo fatto in molte battaglie, ma non abbiamo fatto altro che seguire il tuo gioco mentre i veri capitani e generali vincevano le guerre in tuo nome. Ma per l'amor di Dio, sono la tua bambinaia!”Jaren sentì tutta la rabbia montargli dentro, fino a che scoppiò portandolo a colpire Goriath.

L'uomo si voltò, stupito del gesto del giovane, e si lanciò su di lui, afferrandolo per il petto e colpendolo forte sullo zigomo. Gli altri soldati si sedettero, confusi e sorpresi, quando Jaren prese a calci Goriath nell'inguine, che lasciò andare dolorante. Fece un paio di respiri profondi e ritrovò la calma per lanciarsi di nuovo contro il ragazzo, facendogli saltare alla fine uno dei punti della ferita che Sylvaen gli aveva ricucito, che sanguinò di nuovo. Gli altri soldati cercarono di trattenerlo, urlandogli contro e scuotendolo.

“Separali!”gridò qualcuno.

“Basta!”urlò furiosamente un altro.

“Vuoi che il re ti impicchi in piazza, Goriath? E' suo figlio, il principe di Isalia.”

“Non è nessuno!”rispose con rabbia.

“Goriath!”aggiunse un terzo.

“Chiudi quella dannata boccaccia!”gli ordinò Assynt, colpendolo.

Era uno dei generali più veterani, e sebbene non tanto quanto lo stesso Goriath, aveva preso parte a numerose battaglie con lui, e questo fece sì che il colpo di quest'ultimo ferisse soprattutto il generale, non per l'intensità del pugno, ma per il gesto stesso, per l'umiliazione pubblica di averlo fatto davanti a tutti, mentre gli altri lo sostenevano.

“Sei impazzito!”aggiunse Assynt “Il suo solo ordine potrebbe portare la tua testa alla ghigliottina. Stai mancando di rispetto al figlio del re, al tuo capitano, che ti piaccia o no. Faresti bene ad accettarlo.”

“E' solo un bambino”rispose Goriath, in un tono molto più basso di quello che aveva usato prima.

“Un bambino che ha combattuto molte battaglie con noi, Goriath. Devi rispetto già solo alla sua identità, e a tutto ciò che ti ha dimostrato ancor di più. Non è il “tuo”esercito. E' l'esercito di Isalia.”

Dopo un lungo silenzio, Goriath si liberò dalla presa dei cinque uomini che lo tenevano fermo e si perse tra le ombre di Vianta.

“E voi cosa avete da guardare?”gridò di nuovo Assynt “Tornate a quella dannata festa, visto che eravate così ansiosi di festeggiare.”

Poi si rivolse a Jaren.

“Mi dispiace. Sarà punito, te lo assicuro.”

Egli non disse nulla e si limitò a cercare Erik. Lo trovò in piedi, accanto ai suoi uomini, in silenzio. Ancora sconvolto da quello che era successo, Jaren si voltò e lasciò la festa. Senza una parola, raggiunse l'accampamento, prese le redini di Donko e si recò nella foresta.

In pochi minuti raggiunse le cascate, e la musica, che si sentì di nuovo, sembrava soltanto un rumore lontano e appena udibile. Salto giù da Donko e discese i ripidi pendii che portavano al fiume, il cui tracciato si allargava notevolmente in quella zona. Ad un certo punto si fermò, avendo notato una figura ai margini. Nemmeno la luce argentata della luna gli permise di capire chi fosse, ma in quel posto poteva solo trattarsi di un abitante del villaggio, quindi, deciso a restare solo, si voltò e si incamminò su per il pendio.

“Aspetta!”gridò una voce di donna.

Jaren si voltò e controllò se si trattava di Sylvaen, che probabilmente si era nascosta da tutti dalla vergogna, dopo che suo fratello l'aveva smascherata. Un gesto che faceva capire, se ci fosse stato ancora qualche dubbio, che Erik non sapeva nulla dei piani di sua madre e sua sorella, e che se lo avesse saputo non l' avrebbe mai accettato.

“Cosa vuoi?”chiese seccamente il ragazzo, incapace di identificare la misteriosa ombra.

“Ho bisogno di aiuto, per favore”.

Non era la sorella di Erik, alla fine ne fu sicuro quando udì di nuovo la voce e non la riconobbe. Inspirò, rassegnato a resistere all'ultimo tentativo di un'altra giovane donna di evadere dalla vita semplice di Vianta e collocarsi su un trono, e lentamente si fece strada lungo il sentiero verso il fiume. Quando arrivò, si fermò e vide che la giovane donna che era seduta per terra aveva un'enorme scheggia conficcata nella parte interna della coscia destra. Si avvicinò lentamente e si accovacciò di fronte a lei, fissando la ferita sanguinante.

“Come te lo sei fatto questo?”chiese. In quel momento il ragazzo abbassò la guardia, poiché era improbabile che qualcuno potesse farlo apposta solo per attirare la sua attenzione.

“Stavo correndo attraverso la foresta. Sono scivolata e sono caduta.”confessò.

Jaren si sporse in avanti e cercò di verificare a quale profondità potesse essere conficcata la scheggia e quanto potesse essere complesso estrarla.

“Correndo attraverso la foresta?Non dovresti farlo e ancor meno non...”

Quando alzò la testa per guardare il viso della ragazza per la prima volta, non solo constatò che era una perfetta sconosciuta, ma confermò anche che era la più bella sconosciuta che avesse mai visto. I suoi capelli scuri ondulati ricoprivano buona parte del suo viso, ma il color miele dei suoi occhi, che fissavano quelli di Jaren, ipnotizzandolo, aveva una carnagione scura, e la sua bocca semiaperta era come un invito immaginario che in quel momento dovette rifiutare, vista la delicatezza della situazione. Vide anche che i vestiti della giovane donna erano a brandelli e che non indossava quasi nulla che la coprisse, ma la cosa sembrava non importarle troppo, dal momento che non stava cercando di coprirsi.

“Vado a chiedere aiuto al villaggio.”disse Jaren, cercando di concentrarsi sulla ferita.

“No!”esclamò prendendogli la mano. “Non voglio l'aiuto di nessun altro. Ho solo bisogno che tu mi aiuti a tirarla fuori.”

“Non posso togliertela cosi!”

“Si che puoi. Un tiro rapido e secco. E' tutto quello di cui ho bisogno.”

“Poi bisognerà curare la ferita o potrebbe infettarsi. Potrebbero esserci delle schegge dentro e non...”

“Se non vuoi aiutarmi, vattene, ma se porti qualcuno. attento alle conseguenze.”

“Di cosa mi stai minacciando esattamente?”chiese. Lei non rispose e Jaren fece mille ipotesi, tra le più assurde: una ragazza scappata di casa? Una criminale? Una spia della guerra che credevano fosse finita?Perché non voleva che nessuno la vedesse? Perché aveva quell'aspetto?

Un sudore freddo gli inzuppava il viso e il collo. Jaren poteva sentire il suo respiro, che alzava e abbassava il suo petto. Non poteva essere di Vianta, perché era sicuro che l'avrebbe notata subito, e dubitava addirittura che sarebbe stata in grado di notarne un'altra.

“D'accordo”rispose alla fine, ignorando il motivo. Tra tutte le possibilità che valutò nella sua testa, quello che riteneva più giusto da fare era di portarla a Vianta. “Ti aiuterò”.

“Grazie”mormorò lei.”Ho bisogno....che tu me la tiri fuori. Deve uscire a primo colpo, intera.”

“Mi stai innervosendo. So come farlo, anche se so che questo non ha senso.”

“Ok, al tre.”insistette la giovane donna.

“Bene.”Jaren mise una mano sul ginocchio della ragazza e con l'altra tenne saldamente la scheggia, senza esitazione.”Pronta?Uno...due...e...”

“Aspetta!”esclamò lei

“Cosa'”

“Mi farà male?”

“Certo che farà male. Era proprio per questo che volevo andare a cercare aiuto.”

La ragazza negò con veemenza.

“No, va bene, basta, sono pronta.”

Guardandola di nuovo, Jaren si rese conto che una lacrima le scorreva lungo la guancia e non potette immaginare la sofferenza che stava passando.

“Va bene Allora vado. Uno...due...”

Le sue labbra si posarono su quelle di lei, prima che avesse il tempo di reagire e allontanarsi. Teneva il suo viso minuscolo e sudato tra le sue mani, e mentre godeva di quell'atto impulsivo, si sorprese della tranquillità della giovane donna. Jaren non sapeva se quel modo incauto di fare le cose potesse esser considerato in lui una virtù o un difetto, ma le sue ore stavano finendo e il giovane principe sentì che non voleva lasciare nessun desiderio in sospeso, un pensiero che sicuramente rispondeva al suo dubbio: in lui essere impulsivo era un difetto perché esaudiva tutti i capricci che gli passavano per la mente, senza considerare nulla. L'aveva vista, gli piaceva e voleva baciarla, e così fece. Il genere di cose che lo facevano odiare: il figlio del re, quello che otteneva tutto ciò che voleva, un'idea che detestava, ma che aveva appena riassunto il suo impeto irrefrenabile. Si staccò lentamente, incapace di distogliere lo sguardo da quelle labbra che aveva appena assaggiato, e dalle quali, voleva sorprendentemente di più.

“Cosa fai?”disse lei. Le era così vicino che sentì la miscela di gelsomino e di sudore fuoriuscire dal suo corpo caldo; così vicino che il suo respiro rimbalzò sulla bocca di Jaren, tentandolo. E alla fine con un forte tiro estrasse la scheggia, facendole sanguinare ancora di più l'interno coscia. Trattenne un grido, anche se il suo viso era la vivida espressione di dolore quando cadde all'indietro e si portò le mani al viso.

“Ti distraggo”rispose Jaren. Non sapeva fino a che punto fosse vero; immaginava che l'avesse fatto, anche se non era quello che stava davvero cercando di fare.

Senza perdere tempo, la giovane donna si mise a sedere e cercò di alzarsi.

“Aiutami.”

“Chi diavolo sei?chiese Jaren, tendendole la mano. llei gli mise un braccio sopra la spalla e lui la tenne per la vita, camminando verso l'acqua. La sua freschezza alleviò il calore della notte e immaginò che in lei avrebbe alleviato anche il dolore. Avanzarono lentamente finché il livello dell'acqua gli arrivò appena sotto i fianchi, il sangue tinse rapidamente l'acqua, circondandoli con un inquietante cerchio scarlatto. La giovane donna si spostò i capelli di lato e Jaren dovette fare grandi sforzi per non baciarla di nuovo; non aveva più una scusa ma sentiva anche di non averne bisogno. Confermò a se stesso che quella sconosciuta era la creatura più bella che avesse mai visto.

“Mi chiamo Dayrsenne, e quello che hai fatto ti sarebbe potuto costare la vita...se non fosse stato per il fatto che ha funzionato.”

Dayrsenne alzò lo sguardo, fissandolo e immergendolo di nuovo nel color miele dei suoi occhi che lo avevano completamente catturato. Jaren avrebbe detto per sempre, senza sapere perché gli sembrava cosi tanto tempo.

Lei era ancora aggrappata al suo collo, mentre con l'altra gli teneva la gamba.

“Suppongo che allora ti devo la mia vita.”rispose lui.

Lei si voltò a guardarlo.

“Suppongo...”

“Te lo assicuro”

Dayrsenne non rispose.

“Non sei di queste parti, vero?”insistette Jaren.

Lei alzò lo sguardo in direzione della foresta che circondava il fiume sui ripidi pendii. Il suo gesto allertò Jaren, che scrutò l'oscurità dell'ambiente.

“Che succede”chiese.

Dayrsenne si staccò da lui e zoppicò fino a riva.

“Devi andare.”disse soltanto.

“Cosa?”

“Dai, devi allontanarti da qui.”

“Perchè?”Jaren camminò lentamente dietro di lei; quando arrivò, Dayrsenne gli diede uno strattone sul braccio e lo tirò fuori dall'acqua; poi gli tirò la camicia, strappandogli un pezzo di stoffa con cui si avvolse la coscia, tappando la ferita. “Hey, in cosa ti sei cacciata?Ti stanno inseguendo? Ti posso aiutare.”

“Non ti importa. Vattene.”

“A Vianta è morta una donna per l'attacco di qualche animale, probabilmente un lupo. Non è sicuro stare in giro nel cuore della notte. Se qualcuno ti sta cercando, ti offro protezione.”

“E chi sei tu per offrirmi qualcosa, contadino?Vattene subito da qui!”Jaren non poté negare di essere felicissimo che lei non sapesse chi fosse, e questo confermava solo che non era di lì. Eppure come poteva una ragazza essere arrivata da sola in quel luogo remoto?Cercando di dissipare quei dubbi, Jaren guardò su per il pendio, quando sentì il nitrito di Donko, che vide scomparire nella boscaglia.

“Troppo tardi.”mormorò Dayrsenne”Non hai la sana abitudine di legare il tuo cavallo?”

“Donko non scappa mai.”

“Donko è appena scappato.”

La giovane donna prese la mano di Jaren e iniziò a correre zoppicando, portandolo con sé. Corsero il più velocemente che potesse, avendo lei una gamba ferita, e sebbene lui cercasse di aiutarla, non poteva negare a se stesso di essere agitato senza sapere da cosa stava scappando. Un lupo? I suoi inseguitori?Nonostante quanto gli costasse quell'avanzata, l'abilità con cui lei si muoveva era sorprendente, la ferita le inzuppò di rosso il brandello della camicia e le gocciolò fino alla caviglia. Si fermò, sul punto di cadere, e quando cercò di rialzarsi, Jaren la afferrò per il polso e la tenne stretta.”Se non mi dici di cosa diavolo si tratta, non mi muovo da qui. Da cosa stai scappando?”

“Te. Non devo badare a te.”

Dayrsenne si voltò, facendo un paio di passi in avanti, prima di fermarsi e voltarsi di nuovo. Sbuffò, mostrando la sua esasperazione per la testardaggine di Jaren. Non poteva semplicemente obbedirle?

“Ti fidi di me?”gli chiese allora.

“Ti ho appena conosciuta. Non ho motivo per farlo.”

“Hey, mi hai aiutato, e te lo devo. Sto cercando di restituirti il favore. Ti prego, fidati di me.”

Jaren le tese di nuovo la mano e lesse l'urgenza nel suo sguardo, la silenziosa supplica e qualcosa contro cui non poteva competere. Fece un respiro profondo, e anche se aveva ancora bisogno di un motivo per fare quello che stava facendo, finì per stringerle la mano e scappare di nuovo con lei, senza chiedere altro.

Affrettarono la marcia e lei gli lasciò la mano per correre più facilmente. Era a piedi nudi, ferita, con solo brandelli di vestiti che coprivano aree del suo corpo che in quel momento Jaren era grato di non vedere perché doveva stare concentrato; rami secchi e foglie le graffiavano la pelle, ma niente la fermò. Ciò che fermò la sua avanzata fu una leggero pendio che Jaren non vide, andando a urtare la schiena di Dayrsenne ed entrambi finirono per precipitare giù, sopra un pantano. Lo spinse via e si mise a sedere faticosamente.

“Dannazione...”esclamò.

Jaren si alzò in piedi e poi udirono uno strano ululato nelle vicinanze. Il ragazzo cercò il pugnale nella sua cintura e lo prese, impugnandolo con forza mentre scrutava i dintorni. Dayrsenne si voltò e lo guardò.

“Che cos'è?”chiese.

“Non hai mai visto un pugnale?”

“E cosa vorresti fare con quello?”

“Ti ho già detto che una donna è morta a Vianta a seguito di un attacco di un animale. Non l'hai sentito? Quel lupo è vicino.”

“Credi che un lupo ci sbranerà?”

Jaren la guardò da cima a fondo, perché gli sembrava ancora surreale. Anche le ragazze con cui aveva avuto un'intimità fingevano di vergognarsi di farsi vedere nude, ma questa giovane donna si muoveva con totale naturalezza, e sebbene non stesse mostrando nessuna parte del suo corpo eccessivamente compromettente, non aveva l'aspetto di qualcuna che potrebbe essere considerata una brava ragazza.

“Se fossi in lui lo farei”disse alla fine.

Dayrsenne lo guardò e Jaren avrebbe potuto giurare che stava cercando di trattenere un sorriso.

“Non otterrai niente con quell'arma.”disse.

“Beh, spero di si, perché in questo momento è tutto quello che ho.”

Sentirono di nuovo l'ululato, e lei alzò lo sguardo. Dayrsenne avanzò verso di lui come se stesse per attaccarlo, afferrandolo per il petto, o quello che riuscì a prendere, e sbattendolo sulle rocce da cui erano caduti come se cercasse di impedire a quel lupo di vederli se avesse seguito le loro orme, poiché non sarebbe saltato dall'altezza da cui erano precipitati. Erano così vicini che Jaren poteva sentire il respiro di Dayrsene sul suo collo e le mani della ragazza sul suo petto.

“Attirerò la sua attenzione qui.”disse la giovane donna”l'animale mi seguirà e tu te ne occuperai, ok?”

“Non ho intenzione di nascondermi qui mentre lo attiri. Sei ferita.”

“Hey, non so con che tipi di donne hai a che fare, ma non sono una damigella che devi salvare da tutto. Lo hai fatto prima con la mia gamba e ora ti ringrazio. Fidati di me. Lo porterò qui e tu ti occuperai di lui.”

“Ma se non...”

“Ascoltami.”

“Non riuscirai mai a...”

In quel momento fu lei a tenere Jaren per il viso e zittì le sue labbra con un bacio che fece dimenticare tutto al giovane: i lupi, la foresta, Vianta, la guerra, il suo matrimonio, suo padre, respirare. Intrecciò le dita nei suoi capelli scuri e la baciò intensamente finché Dayrsenne non si staccò, apparentemente sconvolta.

“E' un a buona tattica.”mormorò”Resta qui”aggiunse con un sussurro. Pochi secondi dopo si staccò e corse su per il pendio. Jaren fu lento a reagire e si svegliò dallo strano stato in cui quella giovane donna era riuscita a trascinarlo, ma non poteva restare lì mentre lei rischiava. Il suo onore glielo impediva. Lasciò il nascondiglio e corse dietro di lei, che si fermò quando lo vide.

“Non mi hai sentito?!”esclamò.

“Non lascerò che tu ti esponga al pericolo. Sei ferita.”

“Hey...come...come ti chiami?”

“Jaren”.

“Va bene, Jaren, non complicarmi le cose, per favore”.

“E' solo un lupo. Lascia che ci pensi io.”

Ma non c'era tempo per altre conversazioni. Un imponente animale dalla pelliccia grigia e le enormi zanne li inseguiva dalla cima della collina. I suoi occhi di un grigio metallico fissarono Jaren e Dayrsenne, come se volesse decidere se scegliere prima l'uno o l'altro. E finalmente decise: con un salto impressionante l'animale arrivò davanti alla giovane donna, che si voltò e iniziò a correre.

“Dayrsenne!”.

Jaren li seguì, col pugnale in mano, schivando gli ostacoli della foresta. Niente sembrava in grado di fermare lei o il lupo, né tanto meno lui poteva arrendersi davanti all'acqua, alle cadute, al fango e all'oscurità. Attraversano il fiume nella zona più stretta del suo corso e schivarono attentamente il sottobosco che chiudeva quella che doveva essere un'area poco o per niente trafficata. Jaren esitò a saltare per paura di una brutta caduta, ma vedendo l'animale correre e pensando che anche lei, una semplice ragazza gravemente ferita, lo aveva fatto, si convinse a imitarli e saltò, atterrando sulla sua spalla e soffocando un grido. Si rimise di nuovo in piedi, e mentre superava la curva che riportava al tortuoso corso del fiume, si fermò di colpo.

Due lupi, uno di fronte all'altro, ringhiavano minacciando una feroce lotta in qualsiasi momento. Esaminò disperatamente i dintorni, cercando di trovare le tracce di Dayrsenne, che sembrava essere svanita. Esaminò le cime degli alberi, sperando che fosse riuscita ad arrampicarsi su uno di questi, ma non la trovò nemmeno lì. Alla fine gli animali si accanirono in una feroce lotta di morsi, sangue, ringhi e acrobazie, una scena in cui la prudenza avvertì Jaren della necessità di scappare. Mentre indietreggiava, senza togliere la mano dalla spalla gravemente ferita, pregò in cuor suo che quella giovane donna fosse stata in grado di fuggire. Tuttavia, non negava di essere preoccupato per lei. Era sola, ferita ed era chiaro che stava scappando da qualcosa. Quanto tempo sarebbe potuta sopravvivere in quelle condizioni nella foresta? Dove sarebbe andata se fosse riuscita ad uscirne viva? I suoi piedi lo fecero tornare sui suoi passi, ma la sua testa voleva solo andare avanti oltre quei lupi che lottavano per trovare Dayrsenne, o almeno avere la certezza che stesse bene, e fosse sana e salva. Immerso in quei pensieri, si fermò in mezzo al fiume, udendo un nuovo ringhio.

Quando alzò lo sguardo, incontrò gli occhi gelidi di un'altra di quelle bestie. Si chiese allora quanti dovevano essere a popolare quella foresta, e come fosse possibile che non ne avessero visto nessuno da più di tre mesi. Un branco era arrivato lì, proveniente da altre terre più remote. La fisionomia dell'animale gli fece dubitare che fosse un lupo: avevano la stessa fisionomia del lupo, ma era molto più grande, incredibilmente grande, e per Jaren c'era qualcosa di inquietante nella sua espressione. Sollevò il pugnale e uscì lentamente dall'acqua, dove era più difficile muoversi.

“Dai bastardo, vieni qui se ne hai il coraggio.”

Il lupo emise un suono gutturale, e finì per voltarsi e andarsene. Jaren pensò che avesse già mangiato, e sentì di nuovo che la disperazione si impossessava di lui. Ma era anche sicuro che li da solo, in mezzo alla foresta, non poteva fare nulla.

***

Quando tornò al villaggio, la festa era finita. La musica non si sentiva più, e la gente correva avanti e indietro, sconvolta e urlando, e questo confermò ad Jaren che qualcosa non andava. Si affrettò fino a raggiungere la piazzetta dove si era svolta la celebrazione.

“Jaren!”esclamò Erik, “Santo cielo! Cosa ti è successo?”

“Sto bene”rispose. Aveva visto lo stesso sguardo da parte del suo amico per il sangue che solcava il suo volto nell'ultima battaglia, e ora era il fango e la sua camicia strappata quello che impressionava Erik.

“Che cosa ti è successo?”

Jaren non rispose, si fece strada tra la folla che circondava la giovane Sarah, seduta a terra che abbracciava il corpo insanguinato di suo fratello, Tordath.

“Un'altra vittima dei lupi.”mormorò Erik alle sue spalle.

“Non era un lupo”rispose lei con voce tremante. “Era un mostro.”

Jaren si accovacciò di fronte a lei.

“L'hai visto?”chiese.

Sarah annuì con veemenza.

“Era enorme, scuro e i suoi occhi...sembravano come accesi dalle fiamme.”

“Tu non sei stata aggredita?”

“Sono venuta di corsa al villaggio, quando è apparso, ma Tordah no...è caduto...e io...non ho potuto...”

“Che diavolo stavi facendo fuori dal villaggio?”chiese una voce dal tumulto. “E' pazzesco.”

“E' pazzesco che tu taci su quello che è successo a Lora.”urlò Sarah alzandosi. Lasciò cadere il corpo inerte di suo fratello e affrontò tutti. Anche Jaren si alzò in modo che la gente non gli saltasse addosso. “Avresti dovuto avvisarci. In quale altro modo avremmo dovuto saperlo?Un donna muore fatta a pezzi e tu taci?Bastardi! Accidenti a tutti voi!”

La giovane donna iniziò a picchiare alcuni uomini, mentre altri la trattenevano cercando di calmarla. Jaren abbandonò il tumulto e si affrettò in direzione dell'accampamento. Erik riusciva a malapena a stargli dietro.

“Jaren!”

“Hai ragione.”rispose senza fermarsi “Non avremmo dovuto tacere su quello che è successo, avremmo dovuto avvertire tutti all'istante.”

“Volevamo solo un po di calma, una tregua”cercò di giustificare Erik.

Questa volta Jaren si fermò.

“In tal caso spero ti sia piaciuto, perché è finita.”

Si voltò di nuovo e si fermò di colpo quando vide arrivare Donko, solo.

“Cosa diavolo è successo?”insistette Erik.

“Ho visto quell'animale”rispose Jaren. con uno sguardo vacuo. Si avvicinò al suo destriero e prese le redini, montando il cavallo.

“Lo hai...?Jaren cosa intendi fare?”

“C'è una giovane donna gravemente ferita nella foresta. Ha cercato di scappare, ma non andrà lontano, con quelle bestie in libertà. Ce n'è più di uno. Li ho visti, Erik, sono enormi, come afferma Sarah: non so se siano lupi o cosa, ma non ho mai visto niente del genere.”

“Non puoi andare da solo.”

“Jaren” Assynt arrivò lì correndo. “Cosa vuoi fare?”

“Sono qui, Assynt” rispose “Ne ho visti tre. Si deve dar loro la caccia e si deve fare prima che muoia qualcun altro. Riunisci tutti.”

Si voltò, e senza aspettare nemmeno la risposta del generale, cavalcò nella boscaglia. Mentre si allontanava udì la voce di Assynt che ordinava al resto dei soldati di prepararsi.

*****

L'oscurità della foresta inghiottiva tutto, mentre la luna iniziava a nascondersi dietro le grosse nuvole che minacciavano tempesta. Il vento agitava le fiamme delle torce portate dai soldati e dagli abitanti del villaggio. Molti di questi ultimi avanzarono a piedi, mentre i primi, per la maggior parte andarono a cavallo. Le inquietanti ombre che si proiettavano in controluce del fuoco non aiutavano ad alleviare la tensione, Jaren si occupò di Erik, credendo che fosse al sicuro nel villaggio. Conoscendolo, doveva aver immaginato che non avrebbe accettato di stare fermo e permettere agli uomini di Vianta di mettere in pericolo la propria vita per salvare lui e tutti i suoi concittadini. Si erano divisi in gruppi e stavano avanzando con tutta la furtività di cui erano capaci. Jaren scese da cavallo e avanzò lentamente fino a raggiungere il suo amico, che sussultò, sconvolto:

“Per l'amor di Dio, vuoi uccidermi?”disse, quasi senza voce.

“Al contrario, avrei preferito che restassi a casa, ma siccome non conosci ragioni, almeno monta Donko.”

“E tu?”

“Preferisco camminare.”

“Sei sicuro?”

“Certo, Erik. Sali.”

Il giovane obbedì senza fare domande e silenziosamente sollevato dal disagio che la sua gamba gli stava causando quella notte, come faceva quando il tempo cambiava, cosa che tuttavia odiava ammettere.

“Chi è la ragazza di cui hai parlato?” chiese, mentre scendevano dalla collina.

“Non la conosco , non l'avevo mai vista prima, ma era ferita, non può andare lontano.”

“Ed era sola?”

Jaren annuì. All'improvviso si fermarono, quando un'ombra fugace passò davanti a loro, a pochi metri di distanza.

“Che cos'era?”chiese Atsel.

Jaren alzò la spada e scrutò i dintorni con la massima attenzione. L'ombra passò di nuovo, come un'esalazione, schernendoli, finché alla fine, aizzata da uno dei soldati di Jaren, si fermò davanti a tutti loro. Di nuovo, quel lupo dalle dimensioni enormi e dallo sguardo sinistro era difronte a lui; i suoi occhi color ambra ardevano di rabbia mentre mostrava una fila di denti aguzzi con lunghe zanne e un'espressione affamata.

“Marlok!”gli gridò il ragazzo all'uomo che aveva aizzato il lupo.”Non provocarlo”

“E come potrebbe andarsene altrimenti. Sta qui. Andiamo a prenderlo.”

Marlok avanzò con la spada sollevata mentre l'enorme animale gli balzò addosso. Cadde a terra e rotolò, mentre gli altri attaccarono il lupo, impedendogli di nutrirsi di Marlok. Il piccolo corpo di un abitante del villaggio volò in aria quando il lupo lo afferrò tra le fauci e lo sbatté contro un albero. I cavalli si innervosirono e cercarono di fuggire davanti alle reticenze dei loro padroni, alcuni riuscirono a farlo, facendo cadere i loro cavalieri. Jaren afferrò le redini di Donko, cercando di calmarlo in modo da non buttare giù Erik, ma finì per liberarlo quando sentì la pelliccia di un lupo sfiorarlo mentre attaccava Atsel, che stava urlando.

Gli altri soldati correvano dietro all'animale, cercando di liberare il loro compagno, così come lo stesso Jaren. Il ragazzo riuscì ad affondare la sua spada nella dura pelle della bestia, anche se la lama alla fine si spezzò e cadde a terra quando il gigantesco lupo si voltò. Il suo muso era a pochi centimetri di distanza, quando il forte impatto di una pietra sulla testa dell'animale lo fece infuriare.

“Vieni qui, maledetto mostro.”gridava Erik.

L'animale gli saltò addosso, mentre era ancora a cavallo, prima del vano tentativo di Jaren di afferrare il lupo per la pelliccia e impedirlo. I colpi e le ferite indotte dai soldati finirono per indurlo a lasciare il ragazzo e accanirsi contro di loro, che si mantenevano a debita distanza dall'enorme animale. Jaren vide Erik che era caduto a terra, spaventato a morte, anche se apparentemente stava bene. Annuì in segno di ringraziamento, e si voltò alla vista di un secondo animale, leggermente più piccolo del primo, ma altrettanto impressionante. Vedendo che gli uomini picchiavano l'altro animale, ancora infuriato, il secondo lupo si lanciò contro di loro e strappò, con stupore di tutti, il collo di Marlok, che urlava. Un momento di titubanza fu sfruttato dagli animali per balzare su Atsel, che cercava di sottrarsi al morso del lupo, pugnalandolo ripetutamente. Grida provenienti in lontananza fecero voltare Jaren, che vide altri tre lupi inseguire un altro gruppo di soldati e abitanti del villaggio, che fuggivano terrorizzati. Reagì rapidamente e corse in aiuto di Atsel, prendendo a calci il lupo e affondando la lama del suo pugnale nella schiena dell'animale. L'animale gli ringhiò in faccia, facendolo cadere a terra, mentre si lanciava contro di lui, ferendogli la spalla con la sua zampa. Erik sfoderò in quel momento la sua spada con rabbia sull'animale, e nel momento in cui altri due soldati lo attaccarono, Jaren afferrò l'amico per il braccio e lo trascinò via.

“Ritirata!”gridò.

Quando ebbe allontanato Erik abbastanza dal combattimento, prese le redini di Donko, che stava vagando, disorientato, e aiutò il suo amico a rialzarsi.

“Va via!”gli gridò.

“E tu?”

Jaren non rispose e tornò giù per il pendio a cercare Atsel, che giaceva a terra, tremante. Anche il cavallo del ragazzo cercava di scappare in qualche modo, ma Atsel l'aveva legato a un ramo di un albero e l'animale era riuscito solo ad impennarsi nel suo tentativo di fuga. Jaren riuscì a rassicurarlo e trascinò il corpo di Atsel, che pesava un po, nonostante l'aspetto fragile del ragazzo. Poi alcune braccia lo aiutarono e Jaren fu colto di sorpresa quando si rese conto che si trattava di Goriath. L'ex generale non gli disse nulla, lo guardò e se ne andò una volta che il corpo di Atsel fu sul destriero. Jaren lo slegò e cavalcò accanto a lui.

“Andiamo, ragazzi!”disse, mentre spronava il cavallo.

*****

Al mattino, il villaggio era ancora nella più totale confusione. Le facce felici per la fine della barbarie erano durate a malapena poche ore. Erik aveva detto che Vianta era maledetta, e per quanto pazzo potesse sembrare, infondo Jaren stava cominciando a chiedersi se il suo amico avesse davvero ragione. La casa del guaritore non poteva fornire abbastanza aiuto e molte delle donne del villaggio si erano offerte volontarie per aiutarlo a guarire le numerose ferite che presentavano molti di loro. Per ora, il bilancio dello scontro era di quattro morti – tre abitanti del villaggio e Marlok – numerosi feriti e Atsel che stava tra la vita e la morte. Jaren si scostò i capelli dal viso e sussultò mentre muoveva la spalla sanguinante. Alla caduta della notte precedente si era aggiunto l'artiglio dell'animale, e non si era ancora fatto curare, preoccupato com'era per tutto quello che era successo. Di Dayrsenne non c'era traccia, i diversi gruppi in cui aveva diviso i suoi uomini e gli abitanti del villaggio che volevano aiutare, avevano ispezionato diverse zone della foresta con identica fortuna.

Dopo il dubbio iniziale di dover informare tutti dell'esistenza della ragazza che voleva passare inosservata per un motivo ancora sconosciuto, Jaren finì per informarli della ragazza ferita che stava fuggendo dai lupi, e che avrebbero dovuto metterla in salvo se l'avessero incontrata, ma nessuno fu capace di fornirgli alcuna informazione al riguardo. Inoltre, aveva perso uno dei suoi uomini, mentre un altro stava lottando tra la vita e la morte, un ragazzo di appena diciotto anni, proprio come lui. Marlok era più grande, ma a ventisei anni era sposato e aveva due figli che erano rimasti orfani. Pensava a come dare la notizia alla moglie, che era qualcosa che lo inorridiva. Ripensò alla ferocia di quell'animale; erano riusciti a ferirlo, eppure continuava come se nulla fosse successo, distorcendo vite a ogni graffio, a ogni morso. Il giovane principe si alzò quando tre dei suoi uomini lasciarono il tempio, rivolgendosi verso di lui con uno sguardo accusatore, prima di proseguire insieme ad altri due che erano usciti senza che lui se ne accorgesse. Jaren sapeva che lo incolpavano, e non sapeva fino a che punto potessero o no aver ragione, ma una cosa era chiara. Si voltò quando Assynt lasciò la casa del guaritore.

“Allora?”chiese

“Sempre uguale? Tutti credono che queste prime ore siano fondamentali per Atsel, ma ho visto troppi uomini morenti e ne riconoscerei uno a mille chilometri di distanza. Ha le ore contate.”

Jaren inspirò profondamente.

“Il re ci ucciderà!”aggiunse poi Assynt “Due vittime, cosa che non era successa neanche durante le battaglie con Likara, e che abbiamo subito a causa dell'attacco di alcuni cani.”

“Cani...”mormorò Jaren “Pensi che lo siano?”

“Ad essere onesto sono assolutamente indifferente a cosa fossero, ragazzo. Vorrei solo che ce ne andassimo. La guerra è finita e qui non abbiamo più niente da fare. Mi dispiace per quello che stanno soffrendo queste persone, Jaren, ma non è nostro compito salvarle; non possiamo salvarli da tutto.”

“Potete andarvene, se volete.”disse, sedendosi di nuovo.

“Cosa significa che possiamo andarcene?” chiese Assynt, accigliato.

“Che lui rimarrà”la voce di Goriath non scosse neppure Jaren, ma l'altro uomo si. Il generale arrivò e fissò lo sguardo sul ragazzo.

“Non sarà così, vero?”chiese Assynt.

“Capisco che volete andarvene e che non ho il diritto di fermarvi per questo motivo, ma non ho intenzione di abbandonare queste persone.”

La possibilità di abbandonare Dayrsenne, ovunque essa fosse, non gli passò per la mente, sebbene ormai avesse cominciato a pensare che quella giovane donna fosse stata solo un frutto della sua immaginazione, un miraggio o un specie di scherzo di un destino in cui credeva fermamente.

“Jaren, non puoi parlare sul serio!”esclamò Assynt “La faccenda di queste bestie ci è già costata la vita di troppi uomini. Abbiamo fatto abbastanza.”

“Un altro motivo per cui non vi chiederei di restare. Siete stati mandati in guerra e l'avete fatto. Potete tornare ad Isalia e dire a mio padre che tornerò quando riuscirò ad uccidere quegli animali.”

“Il re ti ucciderà”.intervenne di nuovo Assynt.

“Tutto è pronto a Isalia per il tuo fidanzamento.”aggiunse Goriath “Se tardi e fai aspettare la tua dama, insieme al re d' Esteona, tuo padre ti impiccherà in piazza. Potrei anche essere il tuo boia e così tornerò al comando di un esercito che non avrebbe mai dovuto essere tuo.”

“Preferisco questo piuttosto che scappare come un codardo e lasciare queste persone, che si sono sentite come la mia famiglia, alla mercé di quei mostri. Siamo venuti per lasciare la pace sul nostro cammino ed è quello che intendo fare.”

“Jaren”insistette Assynt, dopo aver rivolto a Goriath uno sguardo interrogativo “ci siamo imbattuti in questo problema e abbiamo cercato di risolverlo, al punto di sacrificare due dei nostri uomini migliori, ma non possiamo...”

“Non due, uno.”lo corresse Jaren “E non si tratta di mettere a tacere la coscienza, Assynt”aggiunse “ma di liberarli da quei mostri, lupi o quel che siano. Inoltre, se ce ne andiamo adesso, la morte di Marlok, non sarà servita a nulla.”

Goriath scosse la testa e si voltò, tornando indietro nella direzione da cui era venuto. Ci fu poi un silenzio imbarazzante e Assynt non riuscì più a tirar fuori altri argomenti per cercare di convincere il ragazzo, ostinato com'era.

“Sei del tutto sicuro di quello che dici?”chiese l'uomo con serena rassegnazione.

“Si”

“E sei anche sicuro che possiamo andare?”

“Potete partire in totale tranquillità. Mi assumerò tutti le conseguenze derivanti da questa decisione. Preferisco stare in pace con la mia coscienza che con mio padre.”

“Dovresti pensarci due volte riguardo a questo.”terminò prima di partire.

Il ragazzo si alzò e andò all'abbeveratoio per sciogliere le redini di Donko.

“Jaren!”

Si voltò a guardare Erik, che zoppicò e montò a cavallo prima che arrivasse il suo amico.

“Stai bene?”gli chiese il suo amico.

Lui annuì.

“Dove stai andando?”

“Non mi fare domande, Erik.”concluse, prima di dirigersi con determinazione verso nord.

Non ascoltò nemmeno le proteste di alcuni degli abitanti per la velocità con cui attraversava il villaggio come un fulmine, senza fermarsi, finché, lasciatosi il vecchio ponte alle spalle, raggiunse la fattoria di Hans e Lora.

Lì lasciò Donko legato alla recinzione che circondava la proprietà e passò sotto, risparmiandosi di camminare qualche metro fino alla porta. Mentre si dirigeva verso la casa, attraversando l'arida distesa di quelli che un tempo erano stati rigogliosi frutteti che raddoppiavano la quantità di frutta nella fattoria, diede un'ultima occhiata a quella foresta che sembrava racchiudere cosi tanti misteri. Quando fu arrivato alla porta, non ebbe nemmeno bisogno di bussare, poiché si aprì davanti a lui e Jaren incontrò i piccoli occhi tristi di Hans.

“Ragazzo...”mormorò.

“Ho bisogno di parlare con te.”

Il vecchio si fece da parte, lasciando passare Jaren, che si precipitò dentro.

Il salone sembrava un po più accogliente del giorno prima. Il caminetto acceso dava all'ambiente un calore che però non era sufficiente a scacciare la sensazione di solitudine di cui era impregnato l'ambiente. Jaren osservò un piatto con dentro una coscia di pollo e patate su cui ronzava una mosca.

“Ti offrirei altro per colazione, ma non sono riuscito a...”

“Non c'è bisogno”lo interruppe “Lo apprezzo comunque.”

“Ho sentito che siete andati nella foresta.”

“Cosa sono?”chiese senza ulteriori indugi. Hans lo osservava in silenzio. “Li ho visti davanti a me, a pochi metri di distanza, Hans, sono enormi e non hanno niente a che fare con i comuni lupi. Uno dei miei uomini è morto e un altro...è ferito.”

“Mi dispiace.”mormorò il vecchio, in un tono appena percettibile. Si voltò e andò alla finestra, che era aperta e dalla quale entrava la leggera brezza mattutina, che già odorava di pioggia. Le nuvole scure si accumulavano nel cielo plumbeo di Vianta, come un avvertimento che si sarebbero scaricate con intensità.

“Hans...”

“Perché pensi che ne sappia qualcosa, ragazzo?” chiese, voltandosi.

“Perché hai detto che sarebbero tornati per te, che erano venuti per Lora.”

“E tu hai detto che questo era ridicolo, sono solo animali senza raziocinio, cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“E' tutto cosi strano...la forma e le dimensioni di quegli animali. Non so cosa siano, ma non sono lupi, nonostante quello che credono tutti. Quello che mi hai detto e...”

“E cosa?Cos'altro?”

“Quelli che ci hanno attaccato questa notte...i loro occhi, la loro voracità. Ci avrebbero fatto a pezzi tutti se avessero potuto, ma io stesso ne avevo uno a pochi metri di distanza poco prima dell'attacco e se n'è andato, senza indugi. Non aveva niente a che fare con gli altri; la sua pelliccia era leggermente più chiara e gli occhi di una tonalità diversa. E' come se ci fossero due tipi di questi animali, è possibile?”

“Non tutti i lupi sono uguali, come anche i cani. Perché dovrebbero esserlo loro?”

“Hans, se non mi dici quello che sai, non potrò aiutarti.”

“E che differenza farebbe!?”esclamò il vecchio, tornando alla sua sedia a dondolo.”Ve ne andrete comunque, vero?Hai detto che non avresti prolungato la permanenza dei tuoi uomini qui per più di un giorno. Mi dispiace per la morte di quel soldato.”

Jaren inspirò e fissò i suoi occhi verdi oltre la finestra, dove il vecchio aveva guardato un momento prima, non avrebbe avuto risposte da lui, se solo quel pover'uomo avesse avuto qualche informazione.

“Saldano i conti in sospeso con la gente di questa terra.”disse alla fine. Jaren si voltò e lo guardò, senza dire nulla.”Sapevamo che sarebbero tornati, anche se molti hanno cercato di ignorarlo.”

“Quali conti in sospeso?”alla fine osò chiedere.

“In passato li abbiamo cacciati. Le loro teste erano appese sui migliori muri delle nostre taverne.”

Il vecchio si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi; sembrava stanco e molto più debole di quanto Jaren lo ricordasse.

“Quindi hai già visto animali come questi?”

“E' stato molto tempo fa. Scomparvero, e sebbene alcuni credevano che avessimo chiuso per sempre con loro, altri sapevano che sarebbero tornati.”

“Ma è assurdo che abbiano giurato vendetta, come dici tu, che stanno saldando conti in sospeso. Non so se sono lupi o no, Hans, ma sono animali.”

Il vecchio rimase in silenzio mentre iniziava a dondolarsi lentamente sulla sua sedia a dondolo.

“Chi altri li ha cacciati?”chiese Jaren “Se pensi che torneranno per loro...”

“Non ci sono più cacciatori...solo i più vecchi del posto...Io...”

“E se li avessero cacciati i più vecchi, che senso ha la morte di Tordath?Il fratello di Sarah non doveva avere più di vent'anni.”

“Suo nipote. Il vecchio Jillian è morto pochi anni fa, ma si vendicheranno attraverso il suo sangue, la sua discendenza, la sua stirpe.”

“Significa che Sarah è in pericolo?”

“Lei e gli altri discendenti dei cacciatori.”

“Loro chi sono?”

“Non ce ne sono quasi più. Molti hanno lasciato Vianta molto tempo fa. Avrei dovuto fare lo stesso, ma Lora non voleva. Amava questa terra.”

“Loro chi sono?”insistette Jaren. Ripensandoci si sentiva ridicolo dando credito alle parole di Hans sulla presunta vendetta che potessero aver giurato di compiere quei mostri, che sembravano soltanto guidati dal desiderio di divorare ogni essere umano che avessero incrociato sul proprio cammino.

“Dimenticalo.”concluse alla fine, senza speranze.

“Sono rimaste solo tre famiglie discendenti dei cacciatori.”disse Hans, nonostante il disinteresse di Jaren.”Il povero Tordath e sua sorella Sarah sono nel loro mirino. Jensen, il fabbro, un giovane vigoroso dal carattere sorridente, pagherà per quello che ha fatto sua nonna, la vecchia Delmara; per ironia della sorte i suoi due fratelli sono già morti, a causa di malattie. Delmara era una delle poche donne della confraternita di Gaia, così veniva chiamata, ma molti uomini invidiavano il suo coraggio e la sua forza durante la caccia. E quei due giovani, Erik e sua sorella Sylvaen, salderanno i conti in sospeso di Unkor, il loro severo nonno.

Jaren si sentì gelare il sangue. Si appoggiò al davanzale della finestra e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Si era convinto a non dare credito alle parole di un vecchio pazzo che, con la morte della moglie aveva anche perso la testa. Era assurdo che delle bestie affamate pianificassero la vendetta che, inoltre, avrebbero compiuto sui discendenti di coloro che si erano affermati come loro nemici attraverso una sorta di confraternita, ma sentire anche il nome del suo amico tra quelli scatenò dentro di lui una resistenza a negare tutta la veridicità delle parole di Hans.”

“Fortunatamente io e la mia Lora non avevamo figli.”

“Un giovane è venuto a cercarmi ieri, quando volevi parlarmi. Si riferiva a te come “nonno.”

“E' cosi che mi chiama Jonas” rispose Hans, accendendo il fuoco nel camino. “Lo conosco da quando era un marmocchio; suo nonno e io eravamo come fratelli. Il mio sangue non scorre nelle sue vene, per fortuna.”

“Perché non mi hai raccontato tutto questo ieri?”

”E cosa sarebbe cambiato?”mormorò abbattuto”Non sono dei semplici lupi.”concluse.

Sconvolto da tutto ciò che aveva sentito, Jaren lasciò la fattoria e corse alla ricerca di Donko. In quel momento più che mai aveva bisogno di constatare che Erik stesse bene, e anche Sylvaen, come Sarah e Jensen, il fabbro. Potevano essere la chiave per attirare quegli animali e trovare un modo per ucciderli, ma quello era un rischio che non era sicuro di voler far correre a quei ragazzi, specialmente a Erik.

Il Clan Del Nord

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