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TRE MESI PRIMA

“Sono tuo figlio?” sussurrò Jeremy.

La mente gli andò in subbuglio per quello che gli era appena stato rivelato. Doveva aver sentito male. Raphael, il terzo arcangelo più potente del Paradiso, meno potente solo di Michael e di Gabrielle, non poteva avergli appena detto di essere suo padre.

Sì, aveva sicuramente inteso male. A volte era difficile capire Raphael, che prediligeva la lingua antica. C’erano anche volte in cui passava all’Ebraico a metà di una frase. Succedeva raramente negli ultimi tempi, e lo faceva solo quando era sotto pressione. E questo era sicuramente il caso. La battaglia contro Lucifero a Shiprock, nel New Mexico, non era andata come previsto. Lucifero era riuscito a scappare, e Raphael sosteneva che fosse solo una questione di tempo prima che l’angelo oscuro tornasse con un’armata ancora più grande. Tutti erano in tensione.

E allora perché il cuore gli batteva all’impazzata?

“Tu sei mio padre?” La voce di Jeremy echeggiò nella stanza.

Si sentì un gemito, e i suoi occhi passarono al letto su cui giaceva Naomi Duran, addormentata. Raphael fece una pausa, tenendo le mani sopra al corpo della ragazza.

“Sì” disse sottovoce.

È mio padre. Jeremy si lasciò sprofondare nella poltrona di fronte a lui. Raphael continuò il proprio lavoro di guarigione su Naomi, per proteggere la quale suo fratello aveva lottato così strenuamente.

Non era possibile. O invece sì? Secoli prima, Jeremy era nato da una madre umana, Rebecca. Lash era suo fratello. La punizione di Raphael era stata che i figli perdessero ogni ricordo della vita passata e di tutti quelli che vi avevano vissuto, incluso il padre.

Jeremy osservò gli occhi color zaffiro ed i capelli dorati di Raphael, così simili ai suoi, e le sue mani. Quelle mani.

La mente cominciò a ronzare e poi sentì il pianto di un neonato che gli riempiva la testa. Immagini comparivano e sparivano: un piccolo cottage, una capra, la mano di un bambino accanto ad altre grosse, muscolose.

“Padre, le tue mani sono uguali alle mie.”

Sussultò, e il suo sguardo corse a Raphael. Era tutto vero. Ed era come se l’avesse sempre saputo. Nel suo profondo, aveva sempre sentito un forte legame con l’uomo che chiamava mentore ed amico.

“Ed ero fidanzato con lei.” Passò lo sguardo su Naomi.

Tutto aveva senso adesso. L’improvvisa attrazione che aveva sentito per Naomi la prima volta in cui l’aveva vista a Houston; il modo in cui lei gli tormentava la mente mentre controllava che Lash completasse il suo incarico; e il dolore al petto che l’aveva quasi messo in ginocchio quando aveva visto Lash che la teneva fra le braccia per proteggerla, le premeva le labbra sulla guancia, e le dichiarava il suo amore. E quando ciglia scure ed occhi azzurri si erano sollevati verso il suo migliore amico e labbra bluastre avevano sussurrato “Ti amo”, il suo cuore si era fermato, a pezzi per qualche ragione inspiegabile. Per un attimo, aveva pensato che Lucifero o Saleos fossero fuggiti e lo stessero attaccando servendosi di qualche forza invisibile. Adesso capiva il perché.

L’aveva amata.

Anche adesso il suo cuore soffriva nel vedere Naomi giacere sul letto quasi senza vita, pallida, con i capelli neri sparsi disordinatamente sul cuscino. Era stato lui a farle questo. Aveva preso la sua vita terrena. L’aveva portata via alla famiglia che lei amava tanto.

Dopo averla colpita a Shiprock, l’aveva portata alle residenze degli angeli, in una camera privata. Era rimasto al suo fianco mentre Raphael si occupava di Lash nel Salone delle Offerte, curando le sue ferite. Anche se Jeremy era preoccupato per Lash e sarebbe stato compito di Rachel occuparsi di Naomi, si era rifiutato di allontanarsi da lei. Invece aveva pregato Rachel di venirlo ad avvisare non appena Lash si fosse svegliato. Il suo senso di colpa per non essere al capezzale del fratello era diminuito quando Raphael gli aveva fatto sapere che Lash era fuori pericolo.

“Sì, lo eri” disse Raphael passando le mani sullo stomaco di Naomi. Fece una pausa e guardò Jeremy con intensità. “Ricordi qualcosa, figlio mio?”

Lo sguardo di Jeremy si spostò su Naomi. Le sue guance e le sue labbra perfettamente disegnate stavano lentamente riprendendo colore. Il respiro gli si fermò mentre altre immagini gli passavano per la mente. Si muovevano così velocemente da impedirgli di focalizzarsi su una. Una borsa di pelle. Labbra rosa. Una fascia rossa.

L’attrazione verso di lei si intensificò. Tese una mano nella sua direzione, con il desiderio irrefrenabile di far scorrere le dita sulle sue labbra. E poi, come perso in un passato di cui non aveva conosciuto l’esistenza fino ad ora, sentì la sensazione: labbra sulle labbra, calde, bagnate, sensuali . . . elettrificante.

“Jeremiel?”

Sbattendo gli occhi, guardò Raphael e vide la propria immagine riflessa nello specchio a figura intera appeso alla parete di fronte. La sua mano era a pochi centimetri dalle labbra di Naomi. Desiderio e brama erano dipinti sul suo viso.

Allontanò la mano di scatto, mettendosela in tasca. Qualunque cosa stesse provando, avrebbe dovuto smettere—in fretta. Lash sarebbe stato molto arrabbiato una volta sveglio. E quando avesse saputo che Naomi era stata promessa a Jeremy in matrimonio . . . beh, anche quello non avrebbe certo aiutato. Jeremy conosceva bene l’amico. Agisci prima, rifletti dopo. Lash avrebbe pensato che lui avesse voluto rubargli Naomi intenzionalmente.

Mentre la guardava, una vocina gli risuonò nella mente.

Ed avrebbe ragione.

Jeremy si schiarì la gola, ricomponendosi. “Non proprio. Credo di ricordare qualcosa sull’aver vinto una gara di corsa ed una borsa piena di monete d’oro . . . e forse una capra.”

“Secoli dopo e quella capra ci controlla ancora. Animale testardo.” Ridacchiando, Raphael appoggiò delicatamente la mano sulla fronte di Naomi. “Lei era l’unica in grado di far muovere quella vecchia capra—e l’unica a far sorridere Lahash. Lo rendeva molto felice, e lo farà ancora.”

“L’ha già fatto” mormorò Jeremy guardando con amore la donna che aveva portato il sole nella vita del suo migliore amico.

Non aveva mai visto Lash tanto felice come quando stava con Naomi nelle ultime settimane. Anche prima di venire cacciato dal Paradiso, Lash sembrava sempre circondato da un alone di tristezza. Jeremy aveva pensato che lui fosse fatto così. Adesso aveva capito che era perché gli mancava il cuore e nemmeno lo sapeva.

Se lei era destinata a mio fratello perché il mio spirito si risveglia semplicemente standole seduto vicino?

“Il mio lavoro qui è finito. È stato abbastanza facile.” Raphael si abbassò e baciò la fronte di Naomi. “La rabbia di tuo fratello, invece, sarà un altro paio di maniche.”

“Pensi che dovrei venire con te?” Per quanto Jeremy volesse rimanere con Naomi, forse sarebbe stato meglio rimanerle lontano.

“So che sei ansioso di riappacificarti con Lahash, come me. Dobbiamo muoverci con cautela. Lascia che gli parli io per primo.”

Appena Raphael ebbe lasciato la stanza, Jeremy si girò verso Naomi. Stava meglio. Il suo respiro era lento e stabile. Le ciglia nere formavano una mezzaluna sul suo viso. Le guance erano rosate e le labbra parzialmente schiuse erano di un rosa che invitava i baci. Gemette. Avrebbe dovuto andarsene con Raphael. Avrebbe dovuto lasciare Rachel con Naomi.

Rimase in ascolto, sperando di poter udire i passi di Rachel che si avvicinavano alla stanza. Tutto ciò che riusciva a sentire era musica che arrivava dal cortile. Alzandosi, si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Un gruppo di angeli, seduto sotto gli alberi di ciliegio, ascoltava un serafino cantare. Assomigliava a Rachel, piccola ma con gli occhi azzurri anziché castani. Boccioli di ciliegio svolazzavano nell’aria, cadendo intorno ai suoi piedi e a quelli del suo pubblico di angeli. La sua voce dolce da soprano era pura senza vibrato mentre cantava, chiedendo al proprio amore di sognarla. Le sue mani grassottelle si muovevano con grazia seguendo la melodia della canzone celtica.

Mentre ascoltava l’angelo chiedere cantando di essere portata sulle nuvole dove il suo amore la aspettava, tornò vicino a Naomi. Stava sognando? Sognava di essere riunita a Lash?

Le si avvicinò, ipnotizzato dalla curva delle sue labbra rosa. I suoi capelli erano in disordine sul cuscino e sulle guance aveva delle tracce di terra, ma anche così era la cosa più meravigliosa che Jeremy avesse mai visto. Nemmeno Gabrielle, che era considerata l’angelo più bello, poteva avvicinarsi allo splendore che Jeremy si trovava davanti in quel momento.

Si ricorderà di me?

Con il dorso della mano, le accarezzò delicatamente la guancia.

Lei fece un piccolo gemito.

Lui ritrasse la mano di scatto. Non avrebbe dovuto comportarsi così. Avrebbe dovuto prendere la sedia, metterla in un angolo della stanza, ed aspettare. Stava per farlo quando le labbra di Naomi si mossero leggermente. Jeremy trattenne il respiro. Stava parlando con lui?

Le si avvicinò ancora di più per distinguere le sue parole. Lasciamo perdere che, con le sue abilità angeliche di un udito superiore, la sentiva perfettamente anche dal punto in cui si trovava.

Era così vicino da avvertire il suo respiro sulla guancia. Incantato dal suo viso dolce, lo toccò di nuovo. Voleva solo assicurarsi che stesse bene. Dopo tutto, era stato lui che l’aveva colpita con un fulmine.

Passò il pollice sul suo zigomo, godendo della sofficità vellutata. Le labbra di Naomi si curvarono in un sorriso delicato. Il battito del cuore di Jeremy aumentò quando lei si girò verso la sua mano e vi si appoggiò, sospirando.

Jeremy socchiuse le labbra avvicinandosi. Il ricordo del loro bacio era scolpito nella sua memoria. Dolce. Soffice.

Il suo respiro accelerò, ogni muscolo del suo corpo si tese mentre portava le labbra su quelle di Naomi. Poi, quasi in uno sfiorarsi, le loro labbra si toccarono.

Jeremy strinse le mani a pugno, afferrando il lenzuolo mentre l’elettricità gli invadeva il corpo come un fuoco. Chiuse gli occhi con forza, lottando contro l’istinto di prenderla fra le braccia e possederla.

Memorie di Naomi da un antico passato, un passato che non avrebbe dovuto ricordare, gli invasero la mente. Ricordò la sensazione delle sue braccia che lo circondavano per ringraziarlo di aver lottato contro Saleos quando Lash era ferito, il sorriso sul suo viso mentre l’accompagnava in città, il modo gentile con cui gli si rivolgeva ogni volta che lui visitava la locanda della sua famiglia, il modo in cui i suoi occhi azzurri l’avevano guardato dopo il loro primo bacio ad Ai.

Era stato un unico bacio. Toccandole la fronte con la sua, sussurrò: “Avresti dovuto diventare mia moglie. Avrai provato qualcosa per me? Potresti imparare ad amarmi?”

Trattenne il respiro sentendosi pronunciare queste parole familiari. Era qualcosa che le aveva già detto? Doveva essere così. Come poteva provare ancora questi sentimenti per lei se non avevano condiviso qualcosa di altrettanto intenso in passato?

Aveva bisogno di sapere. Premette le labbra sulle sue con decisione, con il desiderio disperato di percepire il suo amore. E in quel breve momento, tutto ciò che sentì era il battito del suo cuore che si sintonizzava con quello di Naomi mentre si baciavano. Non udì il cigolio della porta che si apriva né il sussulto che arrivava dalla soglia. Rimase perso nel bacio finché non sentì un grido acuto.

“Jeremy! Cosa stai facendo?”

Jeremy  (Angelo Spezzato #4)

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