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CAPITOLO II

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Fare le valigie per un viaggio di trecento anni è, a dir poco, un compito arduo. Chi era a bordo del Cicala è sopravvissuto grazie alla pianificazione e ai calcoli di progettisti, creatori, costruttori e visionari. Per quanto grande sia l'astronave, cinquecento persone sembrerebbero comunque troppe per farla funzionare giornalmente. Solo una piccola parte della nave, però, è abitabile. L'equipaggio vive la propria vita dove i sistemi di supporto vitale sono in funzione. Crescere, imparare, essere operativi: questo è tutto ciò che sanno, nella misura in cui gli è stato insegnato da genitori e nonni.

Le altre aree della nave non sono usate per il vivere quotidiano. Ad esempio, l'enorme unità di stasi non ha supporto vitale; vi si recano membri dell'equipaggio sprovvisti di tuta di supporto per recuperare provviste, ma solo periodicamente. Una piccola stanza, separata dall'unità di stasi e dall'area atmosferica tramite paratie, rappresenta il posto adatto alla transizione. Sarebbe illogico sacrificare dell'atmosfera sulla nave ogni volta che si prende qualcosa dal magazzino.

Alcune confezioni in stasi non servivano finché non si fosse arrivati alla loro destinazione e ci si fosse preparati a sbarcare. Altre provviste necessitavano di essere sostituite solo di tanto in tanto. Di alcune cose, tuttavia, c'è bisogno ogni giorno, e vengono tirate fuori in grandi quantità, così da ridurre la frequenza di ingressi nell'unità di stasi;

beni come sostanze nutritive o panni igienici sotto vuoto e pre-inumiditi tre secoli prima. Vi si conservano anche i vestiti, ma non ci sono ampi guardaroba e capi di moda. Per una missione del genere, serve qualcosa di estremamente durevole. Perciò, fu sviluppata una fibra sintetica da indossare per anni, se necessario. Indumenti in pezzo unico venivano portati sia dagli uomini sia dalle donne. Erano smanicati e arrivavano fino a metà coscia; data la loro durevolezza ed elasticità, ne servivano solo poche taglie.

Le due sfide più grandi per gli sviluppatori furono l'aria da respirare e l'acqua che sostenesse la vita. La prima fu completata con gli stessi mezzi usati da chiunque si fosse mai immerso respirando poi aria immagazzinata. Ora, come immagazzinare sufficiente aria per cinquecento persone e per trecento anni?

L'immensità assoluta dell'astronave fu il metodo principale per riuscirci. Benché la sezione atmosferica della nave era piuttosto angusta per cinquecento persone, la nave era decisamente enorme. L'unità di stasi era assai più ampia dell'area abitabile, ma tutte le aree si trovavano all'interno di un unico scafo; era proprio qui che l'aria era immagazzinata (non dentro lo scafo, ma dentro lo spessore delle pareti. A vederla da fuori, uno non si renderebbe mai conto che la lunghezza della nave è data dal susseguirsi di camere di aria immagazzinata e compressa ad altissima pressione, all'interno di una parete spessissima. Tutto tenuto insieme da una blindatura. Le camere non erano comunicanti; venivano usate una dopo l'altra, in sequenza. Così facendo, la perdita di contenimento in una camera non produceva effetti nelle altre. Quando la missione era cominciata, a chi abitava nella nave era stato spiegato anche come ridurre, gradualmente e fino a un certo livello, la quantità d'aria necessaria.

Venne poi realizzata una fonte idrica, tramite l'uso di luci e pannelli trasparenti che producevano condensa, come in una serra. Il vapore condensato viene costantemente recuperato e razionato. Questo macchinario, molto grande, è situato nell'area atmosferica dell'astronave, dove la temperatura è abbastanza alta da attivare l'intero sistema. Il vapore raccolto viene fatto circolare attraverso una serie di tubi e generatori idroelettrici, così da creare energia sufficiente per far funzionare l'illuminazione a basso voltaggio e altri sistemi. L'intero macchinario di condensazione è situato al centro dell'area atmosferica della nave. Tutti i membri dell'equipaggio vi lavorano intorno, consci che la propria stessa esistenza derivi da esso. La quantità di condensa è monitorata e controllata da vicino; essendo estremamente preziosa, non se ne spreca neanche una goccia.

In una realtà del genere, i bagni non esistono. L'igiene è garantito da piccoli panni pre-inumiditi, ciascuno dei quali chiuso sotto vuoto. Anche questi sono razionati, come ogni altra cosa a bordo della nave. Le donne, in aggiunta ai panni igienici, dispongono di alcuni oggetti personali.

A nessuno, a bordo del Cicala, viene mai servito un pasto. Per questa gente, il sostentamento consiste solo di vari integratori alimentari, concepiti per offrire a chi li consuma tutte le proteine, vitamine e componenti alimentari considerati necessari. Per renderne il gusto più gradevole, gli furono aggiunti vegetali e frutti. Durante l'assunzione, tali integratori non vengono semplicemente ingoiati, ma vengono masticati e ingeriti con una razione di acqua. L'ultimo, al gusto di menta, va in teoria usato per sciacquarsi i denti (dato che la missione non prevede dentifrici, deodoranti o profumi).

Questi oggetti appartengono al passato; nessuno a bordo ne sente la mancanza, perché non li ha mai conosciuti, come non li hanno conosciuti i loro genitori, nonni o avi. Ciò potrebbe apparire strano a qualche ipotetico visitatore; ma queste persone non hanno neanche uno spazio che essi considerano personale. Ogni notte, prima di dormire, si usano i panni igienici. L'accumulatore di condensa è talmente grande, che funge da barriera per tutelare l'intimità durante questa pratica notturna. Gli uomini da una parte, e le donne dall'altra, usano i propri panni igienici per rinfrescarsi prima di coricarsi. Quand'è tempo di dormire, tutti, eccetto chi è di guardia, tirano fuori e srotolano i tappetini sul pavimento. Una volta che ognuno ha terminato le pratiche d'igiene personale, i nuclei familiari si radunano in posti in cui possano stare vicini durante il sonno.

Questo momento della giornata antecedente al sonno è uno dei preferiti per tutti; si sta tutti seduti o stesi sui tappetini a parlare e ridere. Qualcuno si cimenta nel canto, o nella recitazione di una poesia, o in qualche altra attività orale. E' il momento della famiglia; e non importa se la famiglia sembra un po' numerosa.

Per l'intimità delle coppie, sono disponibili a rotazione dei piccoli scompartimenti. Se un membro dell'equipaggio viene a mancare e si libera un posto, la priorità nell'uso degli scompartimenti per la privacy va alla coppia a cui è permesso concepire.

Chi ha pianificato questa missione ha svolto un gran lavoro per loro, e molte generazioni hanno vissuto la propria vita con ciò che gli era stato messo a disposizione. Sono la culla dell'umanità. Il prezioso carico a bordo di quest'astronave rappresentava la speranza, per l'umanità, di perpetuarsi.

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