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IV La bellissima pioggia del 1985

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Uno dei miei ricordi più belli è legato a un’atmosfera, come spesso accade; quella di un tardo pomeriggio di tantissimi anni fa, precisamente nel freddo novembre del 1985. Ero uscito sotto il diluvio per recarmi all’oasi heavy metal del mio quartiere, Godzilla, lungo la malinconica via Crispi e che torna spesso nei miei aneddoti vintage.

Nonostante le esagerate implorazioni dei miei genitori, e in particolare di mio padre, che non volevano uscissi sotto la pioggia battente, indossai il mio datato giubbotto nero e grigio e andai alla ventura, fresco di paghetta per comprare un vinile metal. La città sembrava deserta. I napoletani non amano la pioggia, è risaputo. Si spaventano per quattro gocce e rinunciano facilmente. Io invece la pioggia la amo, adoro il tempo piovoso e anche il vento che sferza la faccia, sono una strana creatura del Sud. Infatti per me Napoli è meravigliosa sotto i temporali, è una città gotica e misteriosa, la mia cupissima Gotham dei miracoli rispediti al mittente. Sole, mare e pizze non fanno al caso mio.

In venti minuti, fradicio e ansante, ero al negozio. Acquistai un vinile degli Attacker, Battle At Helm’s Deep, un ottimo disco di heavy/power metal americano, copertina orripilante, votata negli anni successivi come una delle peggiori del genere e non solo. Perché lo compravo? Per spirito di contraddizione. Perché mi piaceva il power a stelle e strisce. E perché mi colpiva il nome della band e l’iconografia non proprio vincente dell’artwork.

Pagai il disco e uscito dal negozio, lì iniziò la dose di magia che non ho mai dimenticato. Per via Crispi c’ero solo io, sotto scrosci torrenziali di acqua deviata dal vento. Lampioni tremolanti con luce giallognola, le finestre accese nelle case. Mi trovai solo, fuori al negozio, che ricordo aveva un’insegna verde. Mi sentii profondamente, totalmente libero. Giovane. E ingenuo. Tutte le aspettative della mia serata erano in quell’oscuro disco degli Attacker, e a me andava benissimo così. Speravo anche di trovare all’interno una di quelle ballate drammatiche e arpeggiate che tanto amavo e che poi i Queensrÿche (The lady wore black, I dream in infrared) mi avrebbero elargito di lì a poco a piene mani. Avevo una gran voglia di innamorarmi, anche e soprattutto non ricambiato, perché mi sembrava un cammino più interessante da percorrere. Certo, avevo freddo e il vento mi tagliava le labbra, ma è quella l’atmosfera – lo penso ancora oggi – che può spingere un uomo a innamorarsi sul serio, non importa se per sempre.

Quale era il nome della ragazza che mi era destinata? E quale nome avrei dato allo struggimento, alla mia età, al coraggio delle tempeste che – ne ero certo – mi avrebbe spinto a scrivere tutta la vita? Le risposte transitavano in quell’atmosfera da tregenda atmosferica, sotto l’instabile e pencolante insegna di quel negozio di nicchia, in quella magnifica e decadente strada deserta. La città era dunque ai piedi della mia giovinezza, della mia incoscienza e anche del mio amore assolutista per la musica tutta, a iniziare proprio dall’heavy metal.

Scrivo di quella serata e di quel disco degli Attacker trentaquattro anni dopo. Non ho mai smesso di amare pioggia, vento e dischi. La mia Gotham ormai mi vive dentro, cupa scenografia in cui mi arrogo il puerile diritto di essere sia Batman che il Joker, alternando le maschere a seconda della gradazione del dolore. Sono divorato e dileggiato dal desiderio di anarchia e non mi è affatto estraneo lo scomodo e direttivo abito della vendetta. Il pipistrello giustiziere, il criminale beffardo, l’uomo, gli elementi liberati nella notte. In fondo, da questo punto di vista, non è poi cambiato molto. Fino a poco tempo fa ho continuato a cercare le atmosfere opportune per innamorarmi di qualcuno o di qualcosa, poco importa se non facevano al caso mio. Senza atmosfera, non amo con la garanzia della durata. Una persona mi deve portare e regalare la tempesta che cerco da sempre, non il brivido erotico, non la svogliata comprensione o l’avvolgente concretezza. E questo vale anche per la musica e per le mie scelte, dalle più grandi alle piccolissime. Atmosfera, meglio livida che solare, e mille volte meglio un bacio nelle tenebre che una celebrazione sotto la luce naturale dell’estate.

Erano anni che volevo riacquistare, simbolicamente, quel vinile degli Attacker, finito perso o venduto in chissà quale buco nero dei miei anni di adolescente. Ho sempre ricordato il nome del bassista, chissà come mai: Lou Ciarlo. Un eccellente bassista, per quel che doveva fare in quel contesto.

Ho acquistato Battle at helm’s deep giorni fa, ristampato in vinile verde, più poster, da un’etichetta greca, la Eat Metal Records. Forse me lo metto in cornice. Così come ho incorniciato, come ricordo, il violento e sfacciato coraggio di quegli anni vissuti sotto le insegne malferme di un’epica ingenuità, disarmata e spesso controproducente.

Oggi sono uno dei tanti disillusi e cinici che girano per il mondo, con il mio carico di ferite, di vendette consumate o in preparazione; di amori abortiti, di confessioni interrotte sul più bello, di imprese fallimentari e di rapporti umani andati a puttane senza ombrello. Oggi mi sento il Batman incarnato da Bale, non il Joker. Le tenebre devono fare paura a chi deve averne, e per quanto mi riguarda devono essere l’atmosfera dei regni che sono riuscito a dominare contro ogni previsione esterna. Sì, è vero: uno dei miei grandi difetti è che mi innamoro prima delle atmosfere e poi, e non è detto, del resto. Ma cosa posso farci se mi sento un uomo di vento, e devo quindi cercare i luoghi adatti dove far sentire la mia voce senza essere condannato o fare paura? Il male è restare fermi. Il male è non ricordare le emozioni. Il male è tradirsi per avere accesso a qualcosa che non dovrebbe essere concessione ma sbocco naturale. Come il lavoro, per esempio.

Ma questa è un’altra storia. E allora lunga vita agli Attacker e alla pioggia in cui mi perdo già da ore scrutando il nulla da questa sedia, nelle tenebre tascabili di una nuova stanza lontana dal lontano, che non voglio più.

Cocincina

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