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II.

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A Desenzano, di piena sera, sul piazzale della stazione, si dovette aspettare che i bagagli di Filippo fossero caricati.

Il conte Roberto era già salito nell'omnibus dell'albergo; Loredana vi si era pure rincantucciata, all'angolo opposto; solo Filippo restava fuori, impaziente, presso la fanciulla.

— Dimmi, — chiese il conte Roberto. — Hai molti bagagli?...

— Cinque bauli, due valigie e tre cappelliere.

— Santo Dio, potevi dirmelo.... Avrei preso una carrozza, per non rimanere in questo sporco omnibus ad aspettare tanto!

Filippo si mise a ridere.

— Ora vengono, zio!... Eccoli qua.

— Cinque bauli! — ripetè lo zio. — Tu viaggi con gli utensili di cucina?...

Ma ricordandosi che il nipote non viaggiava solo, si morse le labbra e si pentì dell'osservazione, che poteva sembrare scortese....

— Sono pesanti! — esclamò poi, udendo sul capo il rimbombo dei bauli calati sull'imperiale. — Chi sa quante deliziose galanterie!...

E sembrandogli così d'aver rimediato allo sgarbo, non disse più parola.

Quando l'omnibus, traballando sul selciato, si mosse, Loredana si sforzò di veder qualche cosa, guardando fuori del finestrino, ma la città le sembrò orribile, soffocata, male illuminata, coi ciottoli che davano al veicolo sobbalzi continui.

Un senso improvviso di paura le pervase l'animo. Pareva che tutto fosse finito, che la mamma fosse morta, il sole sprofondato tra la nuvolaglia; la fanciulla si strinse tacitamente a Filippo, il quale doveva essere per lei ogni cosa al mondo, e Filippo le prese una mano e la tenne finchè l'omnibus non entrò sotto l'atrio dell'albergo.

Scesero primi gli amanti; poi il conte Roberto.

— Buona notte, Flopi, — disse il vecchio al nipote: e volgendosi al direttore dell'albergo, che era accorso salutando, aggiunse: — Questo vostro omnibus balla come un orso....

— Colpa dei ciottoli, signor conte, — rispose il direttore sorridendo. — L'omnibus è solido.

— Buona notte, zio! — disse Filippo stringendo la mano al vecchio.

Il conte salutò, inchinandosi, la sconosciuta e scomparve su per la scala.

Filippo volle due camere comunicanti; ordinò di portar tre bauli in quella della signora, e due nella sua, e li indicò al facchino.

La camera di Loredana era tappezzata di giallo, coi mobili di damasco giallo; la zanzariera azzurrastra, scendendo da un baldacchino centrale, celava tutto il letto. La camera di Filippo era addobbata di stoffa rossa e disposta identicamente all'altra.

Loredana corse al balcone a guardare il lago, che nella penombra sembrava infinito; solo, nettamente, si distingueva il fanale rosso del faro sulla diga.

Ella stava assorta in quella contemplazione, pensando che il paese sconosciuto era ineffabilmente triste, allorchè udì il passo di Filippo. Egli aveva aperto i bauli e sorrideva.

— Mi hai chiesto se ci sono negozii a Desenzano, — disse, quando l'amica gli fu vicina. — Vedi che ho già pensato a tutto? Questo è il baule della biancheria; gli altri due contengono gli abiti....

La fanciulla si chinò per guardare, ma Filippo le afferrò la testa fra le mani e le ricoperse il volto di baci.

— Come sei bella! — esclamò. — Non ti vedevo da tanto, con quel velo misterioso sulla faccia....

Loredana gli rese i baci con un piacere quasi violento, sentendosi rassicurata da colui che ella s'era abituata a credere più forte, più audace, più potente, più libero, più sicuro di tutti.... E, l'anima divenuta a un tratto leggera e aperta, un sorriso sulle labbra, la giovane s'inginocchiò a terra e sollevando con l'agile mano quel cumulo di biancheria e di trine, guardò rapidamente come fosse composto il suo tesoro.

Filippo in piedi osservava la persona snella e pieghevole, la cara testa dai capelli bruni con bei riflessi dorati e il collo bianchissimo e le piccole mani.

— Sì, a tutto; hai proprio pensato a tutto! — disse Loredana, alzando gli occhi a guardare l'amico. — E che cosa è questo?

Ella teneva fra le mani uno scrignetto trovato sul fondo del baule.

— Apri: dev'essere aperto, — disse Filippo.

Loredana mise lo scrigno sul bordo del camino, e aperse. V'erano diversi astucci e ciascuno conteneva un gioiello: orecchini formati da due piccole perle, due braccialetti d'oro a catenella con qualche turchese, e una collana d'oro a maglie piccoline che sosteneva una medaglietta col motto: « Sempre » da una parte, e dall'altra la data di tre mesi prima: « 8 maggio 1893 ». Poi un anello con una perla nera ed uno con una grossa turchese....

Filippo aveva voluto che tutto fosse elegante e semplice, i gioielli, gli abiti e la biancheria, perchè l'amica sentisse d'essere ancora fanciulla, legata ancora alla sua vita di ieri. Ella parve comprendere quella cura gentile e sorrise dolcemente.

— Una mamma non avrebbe fatto meglio, — mormorò.

E andava volgendo e rivolgendo sul palmo la collana e la medaglietta con quella data fatale.

L'amore di Loredana

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