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III.
ОглавлениеIl crepuscolo cadeva come una fina pioggerella di cenere grigia; Sofia in piedi dietro i vetri del balcone guardava giù nella strada popolata e rumorosa. Era l'ora in cui la via di Toledo diventa pericolosa pel gran numero di carrozze piccole e grandi, che s'incrociano, salgono, scendono senza posa. Sofia pareva cercasse qualcuno con lo sguardo: ad un tratto un vivo rossore le passò sul viso, essa chinò un poco il capo, ridivenne pallida e subito rientrò nella camera. Non era trascorso un minuto che Lulù giunse come un turbine, sbattendo porte, scostando sedie per correre meglio:
—Che fai qui, donna Sofia Santangelo? Leggevi?
—Sì….. leggevo.
—Non hai avuto lo spirito di stare al balcone?
—E se lo avessi avuto?
—Bah! io son dovuta stare di là, perchè Albina la sarta ha portato l'abito per questa sera—intanto fremevo d'impazienza, perchè avrei voluto esser qui. Ier sera dissi a Roberto di mettere il suo costume bleuté, di attaccare Selim al carrozzino e di passare alle sei e mezzo. Chi sa se mi avrà obbedito!
—Roberto è passato col costume bleuté, nel carrozzino.
—Misericordia! Come sai tutto questo? Non leggevi forse?
—….. Ero dietro i vetri.
—Ed hai riconosciuto Roberto, mentre non lo guardi mai? Miracolo! Ti ha egli salutata?
—Sì.
—Come ha tolto il suo cappello?
—Ma… come si toglie sempre.
—E tu hai risposto?
—Mi prendi per una sgarbata?
—Gli hai rivolto un sorriso almeno?
—No… cioè non lo so.
—Sei una cattiva, Sofia. Anche ieri sera Roberto mi parlava di te…..
—Dicendoti che ero cattiva?
—No, ma chiedendomi la causa di questo tuo carattere chiuso chiuso, così differente dal mio. Allora io gli ho sfilato un bel panegirico; gli ho detto che tu sei più buona, più amabile, più amorosa di me e che hai il solo difetto di nascondere le tue qualità. Figurati, che lui mi ascoltava con molto interesse; infine mi ha domandato dell'avversione tua per lui…
—Avversione?
—Così ha detto, e sai, non ha tanto torto! Lo tratti con sì poca cordialità! Ma anche su questo punto ti ho difesa, ho messa su una bugia, cioè che egli ti era molto simpatico, che lo stimavi tanto tanto…
—Lulù!
—Lo so che non è vero; ma Roberto ti vuol del bene, non è una ingratitudine averlo per estraneo?
Sofia buttò le braccia al collo di sua sorella e la baciò; Lulù la trattenne un istante e le mormorò con voce carezzevole:
—Perchè non lo ami un pochino, Roberto?
L'altra fece un moto brusco, tirandosi indietro, e non disse verbo.
—Sicchè—riprese Lulù, stringendosi nelle spalle e cambiando discorso—questa sera non vieni proprio con noi?
—No, ho mal di capo. Puoi andare con mamma.
—Delle tue solite. Basta, io vado lo stesso, perchè mi divertirò molto molto.
—Viene con te….. Roberto?
—Nix; egli va al suo circolo, dove vi è Consiglio di direzione. Io ne profitto per isvignarmela e per ballare sino a domattina.
—E se egli lo sa?
—Tanto meglio, imparerà da ora a lasciarmi libera. Non voglio fargli prendere cattive abitudini.
—Lo ami poco, mi sembra.
—Moltissimo, alla mia maniera. Ma io scappo a vestirmi, mi ci vorranno almeno due ore.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sofia stette ad ascoltare il rumore della carrozza che si allontanava, portando seco la madre e la sorella; era rimasta sola, sola come aveva sempre desiderato di esserlo. Da bambina, quando le facevano qualche torto, aveva pianto solo quando era in letto all'oscuro, e l'uso gliene era rimasto: così perduta in quel gran salone, sotto il chiaro lume della lampada le mani inerti e la testa abbandonata sulla spalliera della seggiola, le si dipingeva sul volto un grande affanno, il vivo riflesso di una lotta interna alacrissima. Certo in quei momenti di solitudine completa le ritornava la coscienza di un grande dolore; il sentimento della realtà, lungamente respinto, diventava chiaro, distinto, crudele.
Un rumore di passi la fece scuotere. Era Roberto. Vedendola sola si fermò, esitante; ma supponendo il resto della famiglia in altra camera, si avanzò. Sofia si era alzata subito, turbata.
—Buona sera, signorina.
—Buona sera…..
Erano entrambi impacciati. «Dio! quanto è antipatica questa Sofia!» pensava Roberto.
Infine la fanciulla si rimise, riprese l'impero sulla sua fisionomia, che ridiventò composta e severa; sedettero a poca distanza.
—La signora madre sta bene?
—Abbastanza bene, grazie.
—E….. Lulù?
—Anche lei benissimo.
Qui un silenzio. Roberto provava una strana sensazione, come una gioia che lo riempisse di amarezza.
—Lulù è occupata?—chiese egli.
Sofia represse un lieve movimento d'impazienza:
—È al ballo, con la mamma, in casa Dellino—rispose poi rapidamente, quasi volesse prevenire altre domande.
Dunque Sofia era sola! E se non voleva essere il più scortese degli uomini, avrebbe dovuto trattenersi con lei! Roberto a questa idea ebbe l'irresistibile volontà di fuggire. Pure non si mosse.
—Io sono venuto perchè al mio circolo non siamo stati in numero legale—disse dopo, come se volesse scusare la sua presenza.
—Lulù non vi attendeva… Mi dispiace…
—Oh! non importa!—interruppe Roberto.
La interruzione era troppo rapida, quindi poco lusinghiera per l'assente.
—E voi—riprese egli—non siete andata?
—No… sapete che non amo molto il ballo.
—Preferite la lettura?
—Sì, di molto.
—Non temete che vi faccia male?
—Ho buoni occhi—rispose Sofia, alzandoli in viso al suo interlocutore.
—E belli—disse fra sè Roberto—ma senza espressione.—E ad alta voce:—Volevo dire…
—Male morale forse? Non lo credo: dai libri che leggo mi venne sempre una grande pace.
—Avete bisogno di pace?
—Tutti ne abbiamo bisogno.
La voce di Sofia era grave, sonora, eppure Roberto se ne compiaceva come se la sentisse per la prima volta. Pareva si trovasse di fronte ad una donna sin allora sconosciuta, e che costei gli si rivelasse da ogni parola, da ogni atto. Perchè Sofia aveva perduto la sua freddezza, si lasciava andare a guardarlo, a sorridergli, a parlargli come ad un amico. Che ci era stato prima fra loro? Che vi nasceva adesso?
—Quando un libro mi piace—riprese Roberto—mi viene un desiderio forte di conoscerne l'autore, di sapere se è buono, se anche egli ha amato, se anche egli ha sofferto…
—Forse provereste qualche delusione. Gli autori descrivono sempre l'amore degli altri, mai il proprio.
—Per rispetto forse?
—Per gelosia, credo. Vi sono casi in cui l'amore è l'unico tesoro nascosto di un'anima.
Ma la voce di Sofia non si alterò, dicendo queste parole. Rifulgeva dal suo volto tanta onestà; era così semplice, così pura, così convinta in quel suo accento che Roberto non provò alcuna sorpresa, sentendola discorrere così sicuramente dell'amore. Di nulla più egli si meravigliava, tutto gli sembrava naturale, preveduto;—anche quella serata, passata da solo con quella fanciulla singolare, gli sembrava che fosse stata stabilita ed a lungo attesa. Quando si lasciarono, si guardarono bene in viso, quasi volessero riconoscersi. Sofia porse la mano, Roberto la prese e s'inchinò, una portiera ricadde pesantemente. Erano divisi.
Cessato il fascino della presenza e della conversazione di Sofia, Roberto si sentì l'animo in disordine, il cervello scombussolato. Era allegro, malinconico, avrebbe voluto morire ed era pieno di vita: non sapeva più che pensare di Lulù, di Sofia, di sè stesso e dell'avvenire.
Sofia era molto felice, molto felice! Per questo piangeva a singhiozzi, col capo perduto nei guanciali.