Читать книгу Un Abbraccio Per Gli Eredi - Морган Райс, Morgan Rice - Страница 13
CAPITOLO CINQUE
ОглавлениеIl Nuovo Esercito avanzò e Sebastian sapeva che non c’era modo di respingerlo senza la protezione dello scudo di Casapietra. Non erano riusciti a farlo ad Ashton, o in nessuna delle altre cittadine del regno, quindi come avrebbero potuto riuscirci qui, in un insediamento di poche migliaia di persone?
“Perché dobbiamo,” disse Asha, sguainando la sua spada e una pistola. “Dobbiamo resistere, o Viola non potrà mai diventare quello che abbiamo visto di lei.”
Sebastian ignorò il fatto che per l’ennesima volta la donna sembrava aver letto nel suo pensiero. Era già abbastanza che fosse propensa ad aiutare, e che fosse presente mentre la prima ondata di soldati entrava.
Moschetti e pistole risuonarono per quel primo attacco, rallentando mentre gli uomini cadevano falciati dalla pioggia di proiettili e frecce. Ma non fu sufficiente: non poteva mai essere sufficiente quando non c’era il tempo per ricaricare. Alcuni guerrieri dell’insediamento riuscirono a sparare una seconda raffica con delle armi di scorta o perché erano in qualche modo riusciti a ricaricare, ma il nemico continuava ad avanzare anche mentre i loro commilitoni cadevano, assaltando le mura che circondavano il villaggio.
Sebastian, spada in pugno, avanzò per affrontare il nemico che voleva sua figlia, conficcando la lama nella gola del primo uomo che gli si avvicinò, poi tirando un fendente di traverso a un secondo.
Abbatteva uomini e quelli continuavano a venire, anche mentre Sebastian tentava di pensare a dei modi per salvare la gente che gli stava attorno. Vide i guerrieri di Casapietra fianco a fianco con quelli tra i rifugiati che sapevano come combattere. Colpivano senza alcuna sorta di piano generale, se non con l’idea di tenerli indietro. Non c’era tempo per nessuna sottigliezza o strategia: solo la necessità di stare lì e combattere.
Sentì una mano sul braccio e si voltò, ma vide solo Emeline, lì accanto a lui nel mezzo della battaglia
“Dobbiamo arrivare a Viola!” gridò oltre il frastuono delle lame e il vibrare della magia che veniva usata nel combattimento. Attorno a Sebastian i guerrieri di Casapietra usavano poteri che li rendevano decine di volte più pericolosi di un singolo soldato: alcuni di loro si muovevano più veloci di qualsiasi persona normale, alcuni gettavano oggetti con forza incredibile, mentre uno evocava le fiamme sugli abiti dei suoi avversari.
Anche con tutte quelle abilità magiche, anche potendo coordinare alla velocità del pensiero ogni singolo nemico che gli si gettava contro, non c’era molto che potessero fare contro l’enorme numero di soldati che li stavano attaccando. Sebastian vide cadere un guerriero, trascinato a terra dalla ressa di uomini che aveva attorno, incapace di spostarsi e schivare i colpi. Cercò di andare in suo soccorso, ma la mano di Emeline era di nuovo sul suo braccio.
“Non c’è nulla che tu possa fare qui, Sebastian,” disse. “La difesa non ha bisogno di te, ma tua figlia sì.”
Sebastian deglutì. Non c’era altra scelta, non con sua figlia in pericolo. Doveva portarla in salvo.
“Dov’è?” le chiese.
“Cora sarà andata verso casa nostra,” rispose Emeline. “Sbrighiamoci, prima che tutto il posto venga invaso!”
Corsero verso la piccola abitazione, passando oltre la violenza in corso. Sebastian vide un paio di soldati che tenevano fermo uno dei rifugiati e ne uccise uno con la sua spada, ma non si fermò. Ora non c’era tempo per fare altro che correre. Se non fossero arrivati presto da Viola, sarebbe stato troppo tardi.
Vide un quartetto di soldati attorno alla porta aperta della casa e lanciò un grido d’attacco mentre si lanciava avanti. Uno degli uomini si girò verso di lui mentre Sebastian gli tagliava la gola con la spada che aveva in mano. Un altro rimase impietrito sul posto con la spada sollevata, e Sebastian gli conficcò la propria lama nel petto, liberandola subito per lanciarsi sul terzo. Lo gettò a terra, prendendo un pugnale dal fodero, ideale per un attacco così ravvicinato, pugnalandolo quindi mentre teneva il polso dell’uomo bloccato a terra con l’altra mano. Quando il soldato si afflosciò, Sebastian sollevò la testa e vide il quarto uomo che incombeva su di lui con la spada alzata.
Asha andò a colpirlo di lato, la spada che gli scivolava dentro con movimento quasi troppo rapido da vedere.
“Pare che avessi ragione,” disse. “Dobbiamo portare la principessa Viola fuori di qui.”
Sebastian la fissò. Non era certo che Asha fosse la persona che avrebbe scelto da tenere al proprio fianco in un momento come questo.
“Allora sei un idiota,” disse lei, in risposta ai suoi pensieri. “Combatto bene come chiunque altro qui, e la proteggerò con la mia vita. La sua sopravvivenza è tutto ciò che conta adesso.”
Sebastian sospettava che dicesse sul serio al riguardo, e in ogni caso non c’era tempo per mettersi a discutere. Sulle mura poteva vedere Vincente che tentava di imbastire una difesa, ma gli uomini e le donne stavano perdendo terreno un passo dopo l’altro.
Fecero irruzione nella casetta e trovarono un altro soldato morto sul pavimento, Cora in piedi vicino a lui con Viola accoccolata in una fascia che aveva addosso e una spada in mano.
“Ben fatto,” le disse Asha, per la prima volta impressionata dalle sue azioni.
“Dobbiamo uscire di qui,” disse Cora, praticamente incurante dell’uomo morto ai suoi piedi. Viola era sorprendentemente tranquilla mentre succhiava uno strofinaccio imbevuto nel latte.
“Ma come?” si chiese Sebastian a voce alta mentre guardava fuori dalla finestra della casupola, cercando di trovare un modo per sgattaiolare attraverso il combattimento. Se fossero riusciti ad arrivare ai cavalli, sarebbero potuti scappare attraverso la brughiera, ma c’erano soldati dappertutto e Sebastian poteva vedere i corvi che iniziavano a raccogliersi sopra di loro, di certo alla ricerca di qualsiasi segno della presenza di Viola.
Peggio ancora, Sebastian vide il momento in cui il Maestro dei Corvi salì sulle mura. I guerrieri di Casapietra corsero verso di lui, e lui li uccise tutti, ruotando e girando, mandandogli i suoi corvi in faccia, colpendo con la sua spada da duello. C’erano uomini tutt’attorno a lui, e sembrava sempre sapere da che parte voltarsi. E poi, con la quantità di morte che si respirava nell’aria, la sua forza era terrificante. Un uomo gli si parò davanti e fu tagliato letteralmente a metà da un colpo fortissimo. Un altro si trovò calciato via, le costole frantumate.
Allora arrivò Vincente, e il Maestro dei Corvi si abbassò in tempo per permettere ai soldati dietro di lui di percepire la chiamata ruggente del suo archibugio. La lunga lama da macellaio di Vincente non era agile come lo stocco del Maestro dei Corvi, ma continuò comunque a muoversi tenendolo a bada. Sembrava che Asha volesse correre ad aiutarlo, ma Sebastian la vide poi puntare gli occhi sul cerchio di pietra poco più in là.
“Se riusciamo ad arrivare lì, posso creare un’uscita per noi.”
“Asha,” disse Emeline. “Non funzionerà. L’incantesimo di Endi…”
“Non intendo stare nel cerchio,” disse lei. Ci serve la pietra cuore che si trova nel mezzo. Aiutatemi a farlo! Non permetterò che Vincente muoia invano.”
Corse fuori dalla casupola, scattando verso il cerchio e uccidendo i nemici che incontrava. Emeline corse insieme a lei e Sebastian imprecò silenziosamente.
“Andiamo,” disse a Cora. “Se Asha ha un modo per uscire, dobbiamo prenderlo.”
Corsero fuori dietro ad Asha ed Emeline, diretti al cerchio. Non appena emersero dalla casa, i corvi iniziarono a gracchiare, e Sebastian poté solo girarsi un momento per vedere il Maestro dei Corvi con gli occhi puntati su di loro. Quel secondo di attenzione costò al generale del Nuovo Esercito un taglio inferto dalla lama di Vincente, ma la ferita si rimarginò praticamente subito, grazie al potere che gli scorreva dentro. I due continuarono a lottare, ma quanto sarebbe potuto durare ancora quel combattimento, con i soldati che si chiudevano attorno a loro da ogni lato?
La risposta arrivò dopo pochi secondi. Il Maestro dei Corvi lasciò un varco e Vincente colpì ancora, ma la sua lama pesante rimase conficcata nella carne dell’uomo, e il Maestro dei Corvi sorrise crudelmente prima di colpire più e più volte, trafiggendolo con la sua spada e con un pugnale lungo.
“Corri verso il cerchio!” gridò Sebastian a Cora, e fortunatamente, sorprendentemente, lei obbedì mentre lui si voltava aspettando che il Maestro dei Corvi venisse a lui. L’uomo balzò avanti, il mantello che sventolava al vento come delle ali, le lame aperte in fuori come mani artigliate. Sebastian sapeva di non poter sopravvivere che qualche secondo contro una cosa del genere, ma anche pochi secondi sarebbero pur stati qualcosa per consentire a sua figlia di scappare.
Il Signore dei Corvi si avvicinò a lui, Sebastian sollevò la spada… e poi calò la nebbia.
Discese sul villaggio come una spessa onda che Sebastian conosceva fin troppo bene. Lì non si poteva distinguere una direzione dall’altra, non si poteva indovinare da che parte sarebbe andato un avversario. Fece un passo di lato, evitando il primo colpo del Maestro dei Corvi, e poi entrambi furono perduti, svaniti nella nebbia.
Sebastian brancolò alla cieca, non sicuro se stesse cercando il suo nemico, o sua figlia, o qualcos’altro. Gli parve di vedere delle ombre nella nebbia, ma nessuna venne verso di lui. Nessuno riuscì ad arrivare a prenderlo.
Una mano gli si chiuse sul braccio e Sebastian si voltò, pronto a uccidere.
“Sono io,” disse Emeline. “Sono io, Sebastian. Da questa parte!”
Fece strada in mezzo alla nebbia fino a un punto dove Cora e Asha stavano tenendo due cavalli. Cora teneva Viola in braccio, mentre Asha aveva qualcosa stretto in pugno, qualcosa che brillava. Aprì un momento la mano e mostrò una pietra perfettamente sferica, decorata con diversi sigilli, tutti che luccicavano sulla superficie.
“Non può farlo,” disse Emeline, meraviglia e paura che trasparivano dalla sua voce. “Non può sostenere l’intera barriera di nebbia mentre il Maestro di Corvi ci spinge contro, senza neanche il cerchio.”
“Guardate… me…” riuscì a dire Asha a denti stretti. “Le pietre sono solo fatte per contenere e concentrare… è… facile!”
A Sebastian non sembrava così facile. Se non altro, pareva che lo sforzo la stesse lentamente consumando, divorandola dall’interno.
“Io cavalcherò con Cora e ci terrò al riparo da possibili incursioni nei nostri pensieri,” disse Emeline. “Sebastian, tu dovrai andare con Asha.”
“Veloci,” disse Asha, gli occhi chiusi nella concentrazione. “Non c’è tempo… da perdere.”
Sebastian annuì e balzò in sella. Fuori dalla nebbia, poteva ancora udire le grida e i rumori della violenza, ma sembravano in qualche modo distanti, soffusi e irreali.
“Ci faremo strada là in mezzo,” disse Emeline, a capo del gruppo. “Passate esattamente dove dico io, e non vi fermate!”
Sebastian non aveva certo bisogno di quella raccomandazione. Nella nebbia, non aveva alcuna speranza di trovare la strada giusta senza imbattersi in nemici, mentre Emeline poteva essere capace di trovare un passaggio tra i soldati e restare al riparo dagli artigli del Maestro dei Corvi.
Insieme, muovendosi più silenziosamente possibile con i loro cavalli, partirono nella nebbia.