Читать книгу La corona dei draghi - Морган Райс, Morgan Rice - Страница 10

CAPITOLO QUARTO

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Nerra era in piedi sulla terrazza del tempio dell’Isola della Speranza e guardava gli abitanti del luogo che, uno a uno, camminavano verso la fontana. Lei era in piedi accanto a essa e cercava di rassicurarli mentre procedevano verso il loro destino. I draghi si erano appollaiati più in alto, sui pendii; erano raggruppati intorno alla pozza e la loro presenza collettiva cancellava fino all’ultima goccia di magia della maledizione. Shadr si trovava al cuore del gruppo, più grande di tutti gli altri e di un nero così profondo da ricordare il cielo notturno.

Altri Perfezionati presero mestoli e tazze, calici e qualsiasi altro recipiente fossero riusciti a trovare, e cominciarono a passare l’acqua a coloro con la malattia del drago. Da parte sua, Nerra prese una tazza, la immerse nella fontana e la passò a una giovane donna che sembrava arrivata sull’isola da poco, perché gli intrecci di squame non erano ancora evidenti sulla sua pelle. Per gli standard delle cose umane, era esile e carina, mentre si mordeva le labbra e osservava la tazza che Nerra le aveva ceduto.

“Ho paura,” ammise la ragazza.

“Non averne,” la rassicurò Nerra. “Questo ti aiuterà. Ti permetterà di essere ciò che sei sempre stata destinata a essere. Ero spaventata anch’io quando sono arrivata qui.”

“Diventerò come te?” chiese.

Come lei. Ci mise un attimo a ricordare come fosse, guardando in basso le squame blu che le coprivano le braccia, sentendo gli artigli estendersi quando voleva, assaporando l’aria con sensi che non avrebbe mai potuto avere prima.

“Diventerai qualcosa di straordinario. Bevete, tutti voi, bevete.”

Bevvero, tutti insieme, alcuni a piccoli sorsi e altri a grandi sorsate. Per un attimo non successe nulla, ma Nerra sapeva bene che non era solo acqua.

Sentì il primo di loro gridare, ne vide un altro collassare e, per un secondo, conobbe davvero la paura. E se qualcosa fosse andato storto? E se la maledizione non fosse stata annullata davvero?

Fidati di noi, Nerra, le disse Shadr. Fidati di me. Stanno mutando, non morendo.

Mentre le urla si alzavano intorno a lei, Nerra si accorse che il processo stava avendo luogo. I corpi iniziarono ad allungarsi e rimodellarsi, le grida a diventare più gutturali, più bestiali, mentre i beventi cominciavano a trasformarsi. Quanti sarebbero diventati Perfezionati e quanti sarebbero invece rimasti Inferiori?

In qualsiasi delle due forme, saranno sempre superiori alle mere cose umane.

Nerra deglutì, consapevole della veridicità di quelle parole, eppure odiava guardare le ossa allungarsi e rompersi e la pelle strapparsi, consumarsi e riformarsi.

Vieni, Nerra. La voce di Shadr era lenitiva per la sua mente. Vola insieme a me.

La regina dei draghi abbassò il collo, permettendo a Nerra di salire a bordo e fissare le mani artigliate alle squame ruvide presenti sulle spalle del drago. Shadr spiegò le ali, abbastanza larghe da poter essere comparate alle vele di una grande nave, e si alzò nell’aria con un battito d’ali dopo l’altro. In pochi secondi, l’Isola della Speranza era molto più in basso, mentre le rovine del villaggio ardevano ancora.

È difficile per te osservare il loro dolore, suggerì Shadr una volta sopra l’isola. Ma quel dolore è una parte necessaria del cambiamento. Saranno di più, molto di più, quando sarà finito.

“Lo so,” replicò Nerra. Il vento soffiava mentre parlava, ma sapeva che il drago l’avrebbe sentita. “Ma resta doloroso guardarli.”

Sei gentile, le disse Shadr. Ma devi anche essere forte. Nelle battaglie che verranno, dovrai esserlo.

“Lo sarò,” le assicurò Nerra. “Quando voleremo lì?”

Presto. Presto il mondo sarà di nuovo come prima. Come deve essere.

Nerra aveva visto cosa sarebbe stato quel mondo, e cosa era stato. Era stato bello, con i draghi che dominavano e i Perfezionati che fungevano da canali tra loro e gli umani. Sì, una parte di lei continuava a essere assillata da qualche piccolo dubbio, ma lo ignorò, perché non aveva senso. Naturalmente, questo era ciò che doveva accadere.

C’è qualcosa che deve accadere prima, però.

Shadr scese a spirale fino a terra, posandosi su una spiaggia vuota. Nerra scivolò giù dalla sua groppa e poi la fissò dal basso.

“Che cosa? Cosa deve succedere?”

C’è una grande minaccia annidata nei ricordi della nostra specie sulla ribellione delle cose umane, un oggetto che ha pareggiato i conti per loro, capace di mettere quelli della nostra specie l’uno contro l’altro. Non potevano combatterci con le loro stesse forze e così hanno prodotto un trucco, una cosa per corromperci.

Nerra riusciva a malapena a credere che qualcosa potesse fermare i draghi ma, se Shadr aveva ragione e c’era davvero qualcosa del genere là fuori, era un pericolo enorme.

“Mostramelo,” disse.

Shadr inclinò leggermente la sua grande testa, e le immagini inondarono Nerra.

Osservò le cose umane marciare contro schiere di draghi. Ne vide alcune bruciare, altre morire lacerate dagli artigli o dall’oscillare della coda. Vide fulmini, fuoco e altro riversarsi su di loro. Vide orde di Inferiori inondare un campo così vasto che sembrava estendersi fino all’orizzonte. Per un attimo, sembrò che la ribellione stesse per essere fermata e l’ordine naturale delle cose ristabilito.

Poi un uomo si fece avanti, tenendo qualcosa stretto in entrambe le mani, come fosse troppo prezioso per rischiare che cadesse. Brillava di gioielli dei vari colori della famiglia dei draghi e una squama giaceva al centro, riflessa nella luce delle fiamme dei draghi. Nerra sapeva senza che le venisse detto che proveniva da uno dei più potenti del loro genere: era stata sottratta a un’ex regina dei draghi da mani che l’avevano portata via di nascosto quando era caduta in un combattimento.

Nerra vide il momento in cui il primo degli Inferiori si ritrasse di fronte a quell’amuleto. Ma vide anche di peggio, perché i draghi stessi cominciarono a scendere in volo e a riversare il loro respiro mortale sugli Inferiori e sui Perfezionati.

Poi iniziarono a rivoltarsi contro i loro simili.

Adesso, nella mente di Nerra, le immagini lampeggiavano tutte insieme; ritraevano i momenti in cui i draghi volavano l’uno contro l’altro, non solo in battaglia, ma più e più volte dopo essa. Li vide colpirsi l’un l’altro nel cielo blu, precipitarsi come falchi su colombe e strappare ali coriacee con artigli troppo affilati per poter essere contrastati. A volte, i draghi che attaccavano morivano, ma le cose umane non se ne curavano; per loro era solo un altro drago morto.

Quell’orrore continuò. Nerra vide i draghi combattere in terrificanti grovigli nel cielo, vide l’aria riempirsi di fuoco, veleno e ghiaccio. Vide i giovani venire uccisi dai draghi più anziani, vide i draghi condurre i cacciatori umani verso i feriti per finirli. Nerra gridò a quella scena, riluttante a guardare ancora, incapace di sopportare il sangue e la morte di creature così belle, così potenti. Come potevano le cose umane fare qualcosa di così malvagio da ucciderle, pur essendo così deboli e crudeli a confronto con i draghi?

Nerra tornò in sé con un sussulto angosciato. Era sdraiata sulla spiaggia, mentre Shadr era in piedi sopra di lei e la pietà affluiva in lei dal suo corpo di drago.

“Come… come hanno potuto farlo?” chiese. “Devono essere fermati!”

Lo saranno. Le cose verranno ripristinate, ma per farlo l’amuleto deve essere distrutto.

E, per farlo, dovevano trovarlo.

“Non lo tengono alla luce del sole,” disse Nerra. “Non è qualcosa di cui mi hanno parlato.”

Lo so, disse Shadr. Certo che lo sapeva, dato che erano così legate. Ma tu conosci il regno delle cose umane. Dove metterebbero un oggetto così potente?

Nerra si fermò a pensare, ma il numero di possibilità era così vasto da risultare schiacciante. Una cosa del genere poteva giacere nascosta ovunque dopo tanto tempo. Un nobile poteva tenerlo come gingillo, oppure poteva essere stato rubato cento volte nel corso delle generazioni. Le vite umane apparivano così brevi che poteva essere stato messo in una scatola e dimenticato, sepolto e perduto.

Se è andato perduto, allora non è una minaccia, sottolineò Shadr. Ma non è così.

“Molta della conoscenza dei draghi è stata perduta,” replicò Nerra. “La gente sa che esistono, o sono esistiti, ma li tratta come qualcosa di remoto, quasi come un mito.”

C’è chi conosce molte cose, insistette Shadr. Il guardiano di quest’isola è stato messo qui per un motivo, e c’è chi ha fatto in modo che la conoscenza non andasse perduta. Questa è una magia troppo potente per essere dimenticata.

“Potrebbero esserci dei collezionisti di cose magiche,” affermò Nerra. “C’è sempre chi si diletta con le arti occulte, spingendosi anche molto oltre di quanto azzardi lo stregone reale. Chiunque di questi potrebbe avere l’amuleto.”

Forse.

Non sembrava la risposta giusta, però; e, senza che Shadr glielo suggerisse, Nerra sapeva che così non avrebbe funzionato. Tentò di ragionare come gli umani di tanto tempo prima. Cosa avrebbero pensato? Come avrebbero agito?

“Quelli che vinsero la guerra saranno diventati i nuovi governanti,” disse Nerra.

Non riesco a ricordare quello che nessuno di noi era lì a vedere, rispose Shadr.

“No, è così. Comunque chi governava doveva conoscere l’importanza di un’arma del genere. L’avrà dunque tenuta con sé… ma una cosa magica come quella in genere viene assegnata a chi è in grado di usarla.”

Improvvisamente, le possibilità si fecero molto più ristrette. Chi avrebbe mantenuto la conoscenza dei draghi? Chi avrebbe mantenuto la conoscenza delle cose magiche, ma sarebbe stato comunque pronto quando il re lo avesse convocato? Nerra poteva pensare solo a due possibilità.

“O ce l’ha lo stregone del re o lo tengono alla Casa degli Accademici,” concluse. “Se è il mago, lo terrà nella sua torre a Royalsport. Se sono gli studiosi… anche loro hanno una Casa a Royalsport, ma un oggetto del genere… credo che lo nasconderebbero nella loro biblioteca di Astare. Greave ne parlava sempre. Voleva andarci prima o poi.” Era strano pensare a suo fratello in quel modo, ora che era così diversa da qualsiasi cosa umana.

Dobbiamo scegliere dove cercare, disse Shadr. Non mi piace l’idea di andare prima nella città del mago, o nel luogo dei re. Correremmo un rischio troppo grande.

“Allora andiamo ad Astare?” chiese Nerra.

Il drago soffiò un sussurro di ombra nel cielo. Andiamo ad Astare e prendiamo l’unica cosa che potrebbe fermarci.

La corona dei draghi

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